giovedì 26 settembre 2013

Chi è veramente Rohani?

Non convincono i modi gentili del neopresidente iraniano Rowhani. La barba curata, l'aspetto bonario da docente universitario in pensione, e l'approccio meno rude e cafonesco rispetto al predecessore Ahmadinejad ha colto di sorpresa l'opinione pubblica occidentale, che si era ben abituata ai deliri di Ahmadinejad. Ma la sostanza non cambia. E scavando nel passato del presidente designato de facto degli ayatollah, si hanno conferme sulla cautela giustamente adottata dai paesi più esposti alla minaccia atomica iraniana.
Nel 2003, sotto la presidenza Khatami, Rohani divenne capo negoziatore sul nucleare, e l'anno successivo firmò la sospensione del programma atomico: «sul suolo iraniano non ci saranno mai più centrali per l'arricchimento dell'uranio». Infatti furono spostare nel sottosuolo, disseminate in punti strategici e difficilmente attaccabili. È stato di parola.
Quest'anno la sanguinosa guerra civile in Siria stava prendendo una brutta piega per Assad, accerchiato dagli oppositori al regime. Il conflitto è stato nuovamente sbilanciato dall'intervento di Hezbollah, che ha impiegato uomini e mezzi in Siria; ma soprattutto dall'arrivo a Damasco di 4000 soldati della Guardia Repubblicana, capeggiati dal generale Qassem Suleimani, rodato specialista di Teheran nel vincere le guerriglie in paesi stranieri. Sebbene la decisione sia maturato una settimana prima delle elezioni presidenziali in Iran, non risulta che il "moderato" Rowhani abbia sospeso l'invio di truppe e mezzi al regime dell'alleato siriano. Ciò non impedisce ad ambo le parti di parlare serenamente di diritti umani, mentre in Iran quest'anno si contano già oltre 400 esecuzioni capitali, e in Siria la guerra civile non conosce soluzione di continuità.

Chi è dunque il vero Rowhani? il sito realRouhani.com propone un interessante botta e risposta: un confronto fra affermazioni ad uso e consumo dei media, e un resoconto spietato di "fatti concludenti", che rivelano la vera natura del lupo vestito da pecora, che poche ore fa ha affascinato la platea-claque del Palazzo di Vetro, composto a prevalenza di stati membri che si ispirano proprio alla guida di Teheran. È interessante confrontare ciò che Rowhani dice, e ciò che Rowhani fa:

1. «Dobbiamo lavorare insieme per cessare queste laceranti rivalità e comprendere che alimentare la violenza ci allontana» (The Washington Post, 09/19/13).
Il governo di Rowhani ha tenuto una parata militare a Teheran lo scorso fine settimana, in cui sono scorsi missili con su impressa la scritta «morte all'America» e «morte ad Israele» (The Washington Free Beacon, 09/23/13).

2. «Sono impegnato a rispettare le promesse fatte al mio popolo, incluso l'impegno di implementare una collaborazione costruttiva con il resto del mondo» (The Washington Post, 09/21/13).
Rowhani, in un comizio tenuto l'8 maggio 2013: «Non basta dire "morte all'America". Dobbiamo far seguire l'azione a questa promessa» (The Wall Street Journal, 08/07/13).

3. «Un approccio costruttivo con le diplomazie comporta impegnarsi reciprocamente, sulla base di un piano di parità e di rispetto reciproco» (Washington Post, 09/21/13).
In precedenza Rowhani aveva dichiarato: «Consideriamo Israele una nazione terroristica» (ABC News, 09/12/02).

4. «Un aspetto chiave del mio impegno a relazioni costruttive comporta uno sforzo sincero nell'impegnarci con gli stati vicini e con altre nazioni ad identificare una situazione di mutuo beneficio» (The Washington Post, 09/21/13).
Rowhani ha scelto come ministro della difesa uno degli organizzatori della strage di Beirut del 1983 che uccise 241 americani (The Washington Times, 08/13/13).

5. «I negoziati sul nucleare abbisognano di una sola cosa: la volontà politica dell'altra parte di raggiungere un accordo. Da parte nostra c'è tutta la buona volontà. E secondo me, se ambo le parti hanno la volontà politica, allora la questione nucleare iraniana è molto semplice e può essere risolta in poco tempo» (NBC News, 09/21/13).
In un discorso a clerici iraniani di appena poche settimane fa, Rowhani ha affermato: «il nostro governo non cederà mai di fronte al suo diritto assoluto sul nucleare» (YNet News, 09/10/13).
Nel 2006, Rowhani si è vantato in una conversazione privata di aver ingannato l'Occidente circa il programma nucleare iraniano. Secondo il New York Times: «in una amissione degna di nota, Rowhani ha riconosciuto in un suo discorso di aver usato i negoziati con gli europei per abbindolarli. Ha ammesso che mentre le discussioni erano in corso, l'Iran conseguiva un passo significativo nel processo di arricchimento dell'uranio: la conversione del yellow cake presso l'impianto di Isfahan. «Mentre discutevamo con gli europei a Teheran, installavamo le installazioni in parte degli impianti di Isfahan, ma non siamo ancora arrivati a compimento del progetto», affermò. «Difatti, calmando le acque, saremo in grado di completare il lavoro a Isfahan» (The New York Times, 03/14/06).

6. «Il nucleare iraniano è pacifico. L'Iran è contraria agli armamenti nucleari» (NBC News, 09/21/13).
Nel 2006, quando Rowhani era il capo negoziatore dell'Iran, mentì spudoratamente ai negoziatori europei a proposito del programma nucleare iraniano: promettendo che l'Iran era decisa a cooperare appieno con il monitoraggio dell'AIEA del suo programma nucleare, mentre di nascosto arricchiva l'uranio (American Enterprise Institute, 06/18/13).

7. «La Siria, un modello di civilizzazione, è diventata il teatro di violenza inaudita, che include l'attacco con armi chimiche, che noi condanniamo risolutamente» (The Washington Post, 09/19/13)
Dopo la Russia, l'Iran è il principale alleato militare e politico del regime di Assad in Siria, a cui fornisce armi, munizioni, denaro, addestramento e combattenti. L'attacco chimico di Assad è avvenuto quando Rowhani era presidente dell'Iran (The New York Times, 09/04/12).

8. «Dobbiamo creare un'atmosfera dove le genti di quest'area possano decidere il loro destino» (The Washington Post, 09/19/13). L'Iran ha ordinato all'alleato libanese di Hezbollah di penetrare in Siria per aiutare Assad a sterminare con più facilità il suo popolo (The New York Times, 08/17/13).
Iran, Siria e Hezbollah hanno allestito un commando congiunto per sopprimere nel sangue l'opposizione al regime di Assad (The Times of Israel, 09/07/13).

9. «L'epoca delle faide è finita» (The Washington Post, 09/19/13).
«Rowhani è stato presidente del Consiglio di Sicurezza Nazionale dell'Iran fra il 1989 e il 2005, il che implica che egli era ai vertici quando l'Iran concepì l'attentato terroristico del 1994 al Centro Culturale Ebraico di Buenos Aires, che fece 85 vittime; nonché dell'attentato alle Khobar Towers del 1996, in cui persero la vita 19 militari americani» (The Wall Street Journal, 06/17/13).

10. «Anziché soffermarci su come impedire che le cose peggiorino; dobbiamo pensare - e discutere - sul come migliorarle» (The Washington Post, 09/19/13).
Rowhani ha gestito la soppressione di una rivolta studentesca del 1999. Come affermò ad una manifestazione filo-regime di quell'anno, «abbiamo ricevuto un ordine di sopprimere ogni mossa di questi elementi opportunistici, dovunque essi si manifestino» (The Wall Street Journal, June 13, 2013).


Non potendo più schierarsi nel novero dei negazionisti dell'Olocausto, Rowhani ha scelto un approccio più soft e disgraziatamente condiviso, rispetto all'atteggiamento assurdo del predecessore: ha ammesso implicitamente la Shoah, ridimensionandone la drammatica estensione, e minimizzandone la portata in termini numerici; in buona compagnia di un rumoroso stuolo di revisionisti. Un vero moderato. Ma ad una parte del pingue Occidente, questo può bastare per accoglierlo a braccia aperte. Come fece d'altro canto quando si compiacque di ospitare l'ayatollah Khomeini, nella sua tenda a Parigi, con la sua aura di paciosità, prima di spedirlo in Iran per prendere il posto occupato dallo Scià di Persia.

1 commento:

  1. Christiane Amanpour, la famosa anchowoman della CNN accusata di aver palesi simpatie filoarabe, ha gestito un'intervista al presidente iraniano Rowhani, la cui tradizione è risultata palesemente distorta e piuttosto generosa rispetto al contenuto originario. La denuncia proviene oggi dal Wall Street Journal, pagina A14 ("Holocaust Denial in Translation").
    Secondo il quotidiano americano, Rowhani non avrebbe mai citato l'Olocausto, citando generalmente "eventi storici", e riconoscendo i crimini compiuti dai nazisti verso il genere umano nel suo complesso.
    Non è mancata la classica evasione retorica di consegnare il dramma di sei milioni di vittime ebree agli storici: un classico dei negazionisti della Shoah; e un plauso all'agenzia iraniana Fars, risultata la prima a mettere coraggiosamente - ma poco opportunamente - i puntini sulle "i".
    Qualcuno ora dovrebbe chiedere alla CNN conto di questa traduzione grossolana.

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