giovedì 12 settembre 2013

L'assedio della Striscia di Gaza

La Striscia di Gaza è sotto un crudele assedio, che non tiene conto delle esigenze di base della popolazione. Ma il mondo rimane indifferente. Già sotto la presidenza dell'ora deposto Morsi, l'esercito egiziano ha iniziato un'opera di distruzione e di allagamento dei tunnel clandestini. Ora il confine è stato sigillato, e non si sa quando sarà riaperto. Sull'altro fronte, lo stato di Israele consente il transito di persone e mezzi verso la Striscia di Gaza, a cui fornisce elettricità e acqua, malgrado sia definito "entità ostile". Ecco tutta la verità su Gaza assediata.

Negli ultimi mesi l'assedio di Gaza è diventato più asfissiante. È quasi impossibile fare impresa, i movimenti dei civili sono stati limitati drasticamente e le varie possibilità di interscambio con l'esterno prima presenti sono state annullate. Il ministro degli Esteri di Hamas Razi Hamed ha affermato che «Gaza è diventata una gigantesca prigione».
Ha ragione. Da mesi, l'esercito egiziano ha sistematicamente scoperto e distrutto i tunnel clandestini scavati da Hamas nel sottosuolo (e che collegavano la Striscia all'Egitto, NdT); un processo avviato quando presiedeva ancora il deposto Morsi. In questo periodo, il valico di Rafah è stato aperto ad intermittenza. Ora, con l'Egitto infestato da violenza e scontri, le autorità del Cairo hanno annunciato che il valico sarà chiuso per un illimitato periodo di tempo per «motivi di sicurezza». Per lo stesso motivo, le acque territoriali egiziane, che fino ad ora erano navigabili dai pescatori palestinesi, sono state chiuse. Lo scorso 30 agosto, secondo fonti di Hamas, due pescatori di Gaza sono stati feriti, e cinque arrestati dalla marina militare egiziana al largo delle coste di Gaza.
Le ultime notizie dicono che l'Egitto mira a stabilire una zona cuscinetto larga 500 metri attorno al confine con la Striscia di Gaza. I palestinesi che vivono a ridosso del confine riceveranno un avviso di sfratto, dopodiché i bulldozer egiziani demoliranno le case e sradicheranno gli alberi dell'area.
È interessante notare come il momento più difficile per l'economia legata ai tunnel clandestini sia stato registrato con l'avvento al potere dei Fratelli Musulmani, alleati naturali del regime di Gaza. A giugno, l'esercito egiziano ha inasprito le operazioni nei confronti dei tunnel, portando ad un boom dei prezzi dei carburanti e del cemento nella Striscia. Abu Basem, un "imprenditore" con circa 40 dipendenti, operante nel sottosuolo fra l'Egitto e Gaza, afferma che «gli affari hanno subito un arresto cardiaco».


Di chi è la colpa?

All'inizio di aprile, una settimana dopo l'avvio da parte dell'esercito egiziano delle operazioni di distruzione e allagamento dei tunnel con acque reflue, giunse da tutto il mondo - anche dalle Nazioni Unite - una ferma condanna dell'inasprimento dell'assedio e del peggioramento delle già critiche condizioni dei poveri palestinesi; ma la condanna raggiunse Israele, non l'Egitto.
Missili e colpi di mortaio sono stati sparati verso lo stato ebraico fra la fine di febbraio e gli inizi di marzo, inducendo il governo a limitare l'entità dell'area adibita a pesca al largo delle coste di Gaza e a chiudere il valico di Kerem Shalom, eccezion fatta per i casi umanitari. Il valico ha conosciuto una significativa crescita del transito di persone e cose dal 2010 ad oggi, e la causa di ogni chiusura è sempre stata di Hamas.
Il fatto che il valico sia stato riaperto ai primi di marzo, malgrado il perdurare di attacchi dalla Striscia, non ha dissuaso James Rawley, delle Nazioni Unite, dal prendersela con Israele. In un comunicato stampa rilasciato ad aprile, ha affermato che «queste misure sono il risultato dell'esaurimento di scorte di beni di prima necessità, inclusi alimentari e gas per cucinare, e minano le condizioni di vita e i diritti delle già provate famiglie di Gaza».
Un mese dopo, a maggio, Hamas ha dato prova di quanto sia interessata alle sorti della sua gente, quando una riapertura del valico di Kerem Shalom è stata salutata con l'attacco mediante quattro colpi di mortaio. Ciononostante, il coraggioso ministro della Difesa Moshe Yaalon decise di lasciare aperto il valico. Fortunatamente gli attacchi verso Israele si ridussero e il transito tornò alla normalità; ma tutto questo non ha convinto Rawley; che all'inizio di luglio ha emesso un nuovo comunicato in cui sollecita «il governo di Israele a rimuovere le restrizioni in essere da tempo, incluso il blocco navale di Gaza in essere dal 2007».



Sarebbe questo uno stato d'assedio?

Il blocco disposto da Israele su Gaza (dal 2007, dopo l'ascesa al potere dei terroristi di Hamas, NdT) è terribile: un palestinese di Gaza che desideri merci o prodotti di Israele deve - tenetevi forti - comprarli! dopo aver contattato privatamente un imprenditore israeliano, ordinando i suoi prodotti, deve coordinare il loro arrivo con un ufficio pubblico locale chiamato "Palestinian Civilian Committee". Il quale contatta una rappresentanza dell'esercito israeliano a Gaza (IDF Coordination and Liaison Administration"), dopodiché la strada è spianata.
Non sorprende che i supermercati di Gaza e i mercatini rionali siano zeppi di prodotti israeliani. Secondo il sito dell'Israeli Office of Coordination of Government Activities in the Territories, 34.800 camioni, zeppi di ogni bendiddio fra generi alimentari, medicinali, apparecchi elettronici, materiali da costruzione e altro; hanno attraversato il valico di Kerem Shalom dall'inizio dell'anno (6639 camion nel solo mese di luglio). Certo, alcuni camion trasportano aiuti umanitari e non prodotti importati, ma è una parte minoritaria del traffico di merci. Ad esempio nella settimana del 21-27 luglio sono transitati 1800 camion, dei quali soltanto 298 contenevano aiuti inviati da organizzazioni internazionali. Il transito di persone è garantito dal valico di Erez: 6000 palestinesi sono da qui entrati in Israele nel mese di luglio.


Un debito elettrizzante

Il colpo di stato di Hamas a Gaza, l'incitamento incessante nei confronti dell'"entità sionista", la cooperazione con i peggiori nemici di Israele, il disimpegno di questi e il lancio di migliaia di missili nei confronti delle città dello stato ebraico: malgrado tutto ciò, gli Accordi di Oslo sono ancora rispettati. Come parte degli accordi, Israele si impegna a fornire ad un territorio ostile cinque milioni di metri cubici di acqua all'anno e 125 megawatt di elettricità al giorno.
E non è finita qui: ha fornito manutenzione alla rete elettrica anche durante l'operazione Pillar of Defence, mentre l'esercito combatteva contro i terroristi di Hamas che sparavano missili sul suo territorio. Da notare che le autorità di Gaza non versan denaro all'autorità palestinese per l'elettricità che ricevono da Israele, ed è per questo che i palestinesi hanno ammassato un debito di centinaia di milioni di shekel nei confronti della compagnia elettrica israeliana.
Certo, ci sono talvolta cali di tensione elettrica nella Striscia, ma ciò dipende dalla decisione di Hamas del 2011 di non comprare più combustibili da Israele, affidandosi alle forniture che sopraggiungono dai tunnel clandestini. E sappiamo tutti come sia andata a finire.


È tutta colpa di Israele

Queste riflessioni, che non toccano la selva di alberghi e parchi acquatici aperti negli ultimi anni nella Striscia, dovrebbero aprire gli occhi a tutte le persone ragionevoli che osservano la realtà mediorientale senza pregiudizi. Ma anche l'evidenza dei fatti non sembra far cambiare idea a coloro che prima scagliano il colpo di freccia, e poi ci disegnano intorno l'obiettivo: per essi, il fatto che Israele abbia compiuto ripetutamente gesti di buona volontà nei confronti di un'entità violenta che mira alla sua distruzione, risulta del tutto irrilevante, al pari dell'assedio di Gaza da parte di altri arabi. Per essi, la nascita dello stato di Israele è stata viziata, Israele come stato del popolo ebraico è inaccettabile e pertanto da biasimare sempre e comunque. È ovvio che la vita a Gaza non sia tutta rose e fiori, ma non si può neanche dire che la sua popolazione viva in miseria: lo standard di vita risulta comunque superiore a quello di molte popolazioni del Terzo Mondo.
Quando ne hanno avuto la possibilità, nel 2006, gli abitanti di Gaza hanno preferito puntare sugli estremisti islamici che utilizzano i loro figli come scudi umani, e ciò oltretutto certo non ha giovato loro. Ma l'esperienza del Medio Oriente suggerisce che essi possono riappropriarsi delle loro vite, abbattendo l'attuale regime. La via del terrore non è scolpita nella pietra; e Hamas non regna per concessione divina.

Eric Greenstein, su MIDA.org.

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