Moshe Weinberg, Yossef Romano, Ze'ev Friedman, David Berger, Yakov Springer, Eliezer Halfin, Yossef Gutfreund, Kehat Shorr, Mark Slavin, Andre Spitzer, Amitzur Shapira e Anton Fliegerbauer furono prelevati dalle loro camere nel villaggio olimpico di Monaco, nella (allora) Germania Federale. Furono picchiati e sequestrati. In cambio, i terroristi chiedevano la scarcerazione di 234 detenuti arabi rinchiusi nelle carceri israeliane per vari reati, e un salvacondotto verso l'Egitto. Lo scontro con una impreparata e dilettantesca polizia tedesca fu sanguinoso. Cinque terroristi persero la vita e tre furono arrestati, ma successivamente rilasciati dopo il dirottamento di un aereo della Lufthansa, sempre ad opera del gruppo terroristico palestinese "Settembre Nero". Tornati nei paesi di provenienza, furono salutati come eroi e accolti con tutti gli onori.
E' ripugnante il silenzio del CIO. Non è accettabile la spiegazione che un gesto umano e civile sarebbe accolto con irritazione dalla popolazione araba. Non è sicuramente così. Chi ama la pace non lo può accettare. E' un oltraggio nei confronti degli arabi.
Ricordare per un minuto le vittime del crimine non è un gesto politico. Non implica in alcun modo la condivisione della politica del governo israeliano, presente o passato o futuro. E' un gesto di fratellanza che lo spirito olimpico dovrebbe far rivivere, seppure ad intermittenza quadriennale. Rifiutare questa logica lampante equivale ad avallare simili tragedie nel futuro, come ha ricordato la signora Ankie Rekhess-Spitzer, vedova di uno degli atleti trucidati dai terroristi quarant'anni fa: «Non dimentichiamo ciò che è successo a Monaco. E facciamolo per una ragione: per evitare che accada di nuovo».
Tutti si possono impegnare. Basta compilare la petizione online che la signora Spitzer ha avviato. Sono state già raccolte più di 80 mila firme. Si può ancora aggiungere il proprio sassolino. Come quelli che in segno di rispetto e di ricordo adornano le tombe degli ebrei.
Nessun commento:
Posta un commento