martedì 15 maggio 2012

Nakba: una ferita autoinflitta dai palestinesi

di Alan Dershowitz

I palestinesi commemorano in questi giorni la "nakba", il giorno del disastro, della catastrofe. Lo chiamano così perché a loro dire furono privati della madrepatria e furono resi profughi sin dalla nascita. Alcuni comparano questa catastrofe addirittura all'Olocausto. L'impressione generale è che questa sia una sciagura inflitta dagli israeliani. E' ora che questa falsità sia collocata nel contesto storico.
La nakba fu una catastrofe, ma in effetti fu una ferita auto-inflitta. Ciò fu la diretta conseguenza del rifiuto della leadership palestinese e in generale araba di accettare la soluzione dei due stati proposta dalle Nazioni Unite nel 1947-48. L'ONU divisa ciò che rimase della "palestina storica" (assegnata agli inglesi dopo la dissoluzione dell'impero ottomano all'inizio degli anni '20, NdT), dopo aver ricavato la Transgiordania, in due stati di dimensioni approssimativamente simili (gli israeliani ebbero una porzione di terra lievemente superiore, ma la terra concessa agli arabi era più coltivabile). Gli israeliani avrebbero controllato un territorio in cui gli ebrei erano largamente prevalenti, mentre i palestinesei avrebbero controllato un territorio in cui gli arabi erano maggioranza. Israele accettò la partizione dell'ONU e dichiarò lo stato. I palestinesi respinsero la delibera dell'ONU e attaccarono Israele con il supporto di tutti gli stati arabi confinanti.
La difesa dall'aggressione comportò ingenti perdite umane in Israele, dove un abitante su 100 perse la vita. Nella guerra che fu scatenata - un vero e proprio tentativo di genocidio - 700 mila palestinesi lasciarono le loro case, alcuni volontariamente, altri pressati dalla leadership araba, altri ancora costretti dagli eventi bellici. Fu invero una catastrofe per ambo le parti (che provocò negli anni successivi l'estirpazione violenta di 850 mila ebrei dagli stati arabi del nord Africa: una massa di rifigiati che incomprensibilmente non ha mai conquistato il dibattito pubblico, NdT); una catastrofe però provocata dall'intransigenza dei palestinesi e degli arabi.
Alla fine delle ostilità, la Giordania occupò il West Bank, mentre l'Egitto si impossessò della Striscia di Gaza. Non c'è mai stata una condanna di questa occupazione da parte delle Nazioni Unite, sebbene essa fu brutale e negò ai palestinesi autonomia e sovranità. Solo quando Israele occupò queste terre, in seguito ad una nuova guerra (dei Sei Giorni, 5-10 giugno 1967, NdT) scatenata da Giordania ed Egitto, l'occupazione diventò oggetto di attenzione da parte della comunità internazionale.
Questa è la verità storica. Il mondo riesce facilmente a comprendere come questa "catastrofe", da distinguersi da tragedie immani come l'Olocausto, avrebbe potuto essere facilmente prevenuta se i palestinesi avessero davvero desiderato un loro stato, più di quanto abbiano bramato la distruzione dello stato ebraico di Israele. I tedeschi non celebrano la catastrofe risultante dall'invasione della Polonia; i giapponesi non festeggiano la catastrofe che scaturì dal bombardamento di Pearl Harbor. Perché i palestinesi celebrano la sciagura che risultò dall'attacco degli stati arabi nei confronti di Israele?

Fonte: Huffington Post

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