Sul Daily Star, quotidiano libanese in lingua inglese, si legge una notizia che ha del grottesco. La polizia palestinese, che controlla uno dei tanti "campi profughi" al confine con Israele, ha sequestrato domenica una grossa partita di caramelle. Erano tossiche? provocavano la carie? erano forse scadute? nulla di tutto questo: le caramelle avevano un involucro in turco e siriano, ma una volta scartate denunciavano la provenienza: israeliana. Non erano di dimensioni infime ne' avevano un qualche "naso" adunco, ma semplicemente avevano un secondo incartamento, in ebraico.
Sconvolgimento e indignazione delle autorità che controllano il campo profughi di Ain al-Hilweh. Le caramelle sono state distrutte, onde preservare la purezza dei bambini ospiti loro malgrado del campo. La polizia sta investigando sulla provenienza delle caramelle, e ha dichiarato che bisogna fare di tutto per combattere Israele, anche sul piano economico.
Lo stato ebraico è l'unico che ha visto crescere il suo rating fra i paesi industrializzati dopo la crisi economica del 2008, e nell'ultimo anno ha visto la sua economia crescere del 3.3%: il doppio della Germania, il 50% in più della crescita degli Stati Uniti (mentre l'Europa sprofonda in recessione). Merito forse di una vendita globale di caramelle. O più probabilmente, di un sistema istituzionale che garantisce benessere alla popolazione, e da cui gli stati confinanti dovrebbero trarre spunto, e potrebbero trarre beneficio, anziché combattere ridicole crociate.
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