La leadership palestinese non sembra granché intenzionata ad accogliere gli inviti al buon senso e alla ragionevolezza. Gli accordi di pace sono il risultato di concessione reciproche; ma a Ramallah e dintorni proprio non ne vogliono sapere. Sorge lo storico sospetto che da parte di Abu Mazen e di chi l'ha preceduto, non vi sia alcun interesse a cessare le ostilità; come d'altro canto è sempre stato. La Guerra dei Sei Giorni fu seguita da inviti al dialogo e al conseguimento nella pace; e nel 2000 e 2007 le proposte israeliane furono vantaggiosissime; al limite dell'autolesionismo. Ma la risposta fu sempre la stessa: no, no e ancora no.
Ma forse vediamo la questione dalla prospettiva sbagliata. La volontà di risolvere definitivamente l'annosa questione arabo-israeliana non la si scorge da queste scaramucce diplomatiche, ma dalla vita quotidiana. Che riserva sorprese impressionanti.
Dalal Mughrabi è quella che l'Occidente definirebbe sprezzantemente una "terrorista"; soltanto perché ha tolto la vita a 38 pacifiche persone, fra cui 13 bambini, che viaggiavano su un autobus che percorreva la strada costiera israeliana. Si sa, in Medio Oriente l'etichetta di terrorista è soggettiva e opinabile: non è certamente tale chi attenta alla vita di ebrei (il lavoro di Hitler qualcuno lo dovrà pur completare, no?); è tale chi attenta alla vita di altri arabi. Ma poiché in questo caso i media sono in altre faccende affaccendati, ecco che la questione non si pone.
Perché ci occupiamo di Dalal Mughrabi? perché Jibril Rajoub, membro del Comitato Centrale di Fatah - un pezzo grosso del partito di Abu Mazen, insomma - ha deciso di intitolare alla memoria dell'"eroica martire" un torneo di ping pong, la cui conclusione è stata salutata dal vicepresidente (supponiamo vi sia anche un presidente e una presidenza. Apprezzano le burocrazie, questi palestinesi...) della "federazione palestinese di ping pong", Radwan Al-Sharif, che ha portato i saluti del presidente del comitato olimpico locale (e dalle...).
Palestinian Media Watch rileva, non senza sarcasmo, l'ipocrisia di Abu Mazen (come era conosciuto quando imbracciava le armi e architettava stragi olimpioniche; tanto per rimanere in tema), che di recente alle Nazioni Unite ha esortato la comunità internazionale a vigilare affinché non si verifichino eventi che possano minare il processo di pace. Probabilmente l'indottrinamento delle giovani menti, la promozione dell'odio antisemita, l'intitolare a terroristi pluriomicidi scuole, strade, asili nido, tornei sportivi e manifestazioni pubbliche, non rientra nella casistica di eventi che allontanano il processo di pace.
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