I rapporti in Israele fra la minoranza araba e la maggioranza ebrea non sono sempre stati idilliaci, è inutile negarlo. Il risentimento originato dalla vittoria dello stato ebraico nei confronti degli stati arabi confinanti che attaccarono Israele subito dopo la dichiarazione di indipendenza del 1948 è ancora vivo, come testimoniano in continuazione i sondaggi tenuti di tanto in tanto fra il milione e mezzo di arabi che vivono qui. Eppure, nonostante questo, la netta maggioranza degli arabi israeliani (il 68.3%) ammette che preferisce vivere in Israele piuttosto che in qualunque altro stato. E' il risultato di una indagine statistica condotta dal professore Sami Samuha dell'Università di Haifa, e che sarà presentata ufficialmente oggi.
Si può fare di meglio per le minoranze, non c'è dubbio: ogni stato ha il suo Mezzogiorno. Ma intelligentemente, gli arabi israeliani riconoscono che in nessun altro stato arabo godrebbero di libertà e diritti come in Israele. Una dura lezione per gli odiatori professionali, che lamentano da tempo la scarsa popolarità delle iniziative di boicottaggio e di attacco vero e proprio - dalla "marcia globale su Gerusalemme" alla "Flytilla", dall'insuccesso nell'organizzare una seconda Freedom Flotilla al solito ma sempre più desertico "Nakba day" - ad Israele.
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