E mentre i rifugiati di tutto il mondo - inclusi i 700 mila ebrei residenti nei paesi arabi, che furono brutalmente espulsi da stati in cui erano pienamente e attivamente integrati - si inserivano in nuove realtà, e diventavano cittadini di un nuovo stato a partire dalla prima discendenza; i rifugiati palestinesi sono rimasti tali per generazioni: gli stati ospitanti non hanno mai fornito loro la cittadinanza. Peggio: li hanno sempre trattati con disprezzo, negando i basilari diritti civili. Costretti in luridi campi profughi, privi della possibilità di accedere a lavori e a vantare qualsiasi diritto, i rifugiati palestinesi sono stati impiegati dalle nazioni arabe come arma di pressione contro il vicino Israele, dove gli arabi rimasti godono viceversa di tutti i diritti (incluso l'elettorato attivo e passivo).
L'Occidente si è reso complice di questo maltrattamento. Voltandosi dall'altro lato, ha concesso generosi finanziamenti alle istituzioni sovranazionali incaricate di gestire una situazione inizialmente provvisoria. Ma i nodi stanno venendo al pettine: i fondi scarseggiano, e l'UNRWA ha lanciato il suo grido di dolore. Del tutto inascoltato da chi prima di altri dovrebbe risultare sensibile: gli stati arabi, che negano ulteriori fondi. Mentre l'Europa ha già la sua crisi da risolvere...
Fonte: Elder of Ziyon*
Di recente il Commissario Generale dell'UNRWA Filippo Grandi ha fornito un discorso appassionato ad una sotto-commissione ONU circa la condizione critica in cui versano i rifugiati arabi palestinesi, e su quanto sia importante che l'UNRWA sia dotata di nuovi fondi. Nascosto fra le pieghe del discorso, Grandi a malincuore ha ammesso che le nazioni arabe hanno discriminato i rifugiati siriani di origine palestinese. Da notare la sua riluttanza ad ammettere esplicitamente quello che gli stati arabi stanno facendo, e la cautela nel criticarli per aver di fatto gettato i confratelli sotto un treno:
«Nell'ambito del Piano Regionale di Risposte, l'UNRWA chiede altresì 10 milioni di dollari per assistere i rifugiati palestinesi che stanno abbandonando la Siria per dirigersi in Giordania e Libano: allo stato attuale, rispettivamente 1600 e 8000 persone. La loro situazione, difficile come quella di tutti i profughi siriani, è aggravata dalla situazione preesistente. Malgrado il numero ristretto, la loro condizione critica tristemente conferma che, a prescindere da quanto tempo vivano negli stati ospitanti e quanto confortevolmente vi abbiano vissuto, essi restino estremamente vulnerabili ed esposti allo shock della crisi.
Apprezziamo molto che gli stati confinanti con la Siria ancora una volta si siano sobbarcati questo onere, ancora una volta senza il contributo internazionale. Voglio ricordare che i rifugiati palestinesi che abbandonano la Siria in cerca di una protezione temporanea, sono esposti agli stessi rischi e pericoli degli altri profughi. Purtroppo, però, l'UNRWA è al corrente di diversi casi di palestinesi a cui è stata negata questa protezione. Mi appello ancora una volta agli stati confinanti affinché sia rispettato un criterio umanitario nel trattare questi casi, senza distinguere fra diverse categorie di rifugiati, evitando qualunque maltrattamento fino a quando la crisi siriana sarà risolta».
Quello che sappiamo con certezza, è che Giordania e Libano, se da un lato hanno accettato molti profughi siriani, dall'altro stanno respingendo quelli di origine palestinese in Siria, dove affronteranno un futuro incerto, se non la morte. Quello che il Commissario non dice esplicitamente è che molti altri palestinesi scapperebbero dalla Siria, se fossero sicuri che Giordania e Libano accogliessero loro; ma così non è, evidentemente.
Grandi usa una enorme cautela per non inimicarsi le nazioni arabe, che stanno maltrattando le persone che egli desidererebbe proteggere.
Non è il momento di analizzare la situazione sotto una differente prospettiva? Nello specifico, l'UNRWA dovrebbe ritornare al suo mandato originario di integrare gli arabi palestinesi negli stati ospitanti.
Ho appena scoperto un documento, scritto da Lance Bartholomeusz, responsabile della divisione Diritto Internaizonale dell'UNRWA in occasione del 60esimo anniversario dele 2010. E' davvero sconvolgente, perché ammette che l'UNRWA ha un mandato di ricollocare i rifugiati: qualcosa che ha smesso di fare da tempo.
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ottimo pezzo, grazie
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