Il Guardian ci ha abituati a prese di posizione piuttosto rocambolesche, incomprensibili e fuori da ogni logica. Il capolavoro di queste analisi dell'assurdo è la sezione "Comment is free": una specie di speakers' corner, dove buontemponi e ciarlatani sono liberi di esprimere la loro opinione, pur se estrema e fuori dal mondo; il tutto, in nome della libertà di pensiero e di espressione.
Capita così di leggere i deliri di tale Jamal Zahalka, che censura senza appello il patto elettorale stretto di recente fra il partito del primo ministro israeliano (Likud) e quello (Israel Beiteinu) del suo principale alleato, attuale ministro degli esteri dello stato ebraico, in vista delle elezioni generali che si terranno a gennaio. Un cartello elettorale che in nessun altro stato al mondo solleverebbe obiezioni; ma che al signor Zahalka proprio non va giù. Al punto da chiedere addirittura sanzioni e boicottaggi: ancor prima che il nuovo eventuale governo sia formato, e che prenda un qualsiasi provvedimento.
Censura preventiva. L'opposto di quanto auspicherebbe la sezione che ospita il suo intervento. Ma qual è la ragione di tanta acredine?
Jamal Zahalka è un membro della Knesset. Insomma, un parlamentare israeliano. Arabo. Lo si apprende dal suo profilo creato per l'occorrenza sul sito del Guardian. La conferma, sul sito istituzionale della Knesset.
Ora, non importa quante strambe e fuori dal mondo siano le prese di posizione di questo parlamentare, improvvisatosi per l'occasione editorialista malriuscito. L'aspetto rilevante è che la democrazia israeliana è talmente robusta e moderna da dare voce anche a chi ne auspicherebbe la disgregazione. E' il caso di Jamal Zahalka; ma anche per esempio di Haneen Zoabi, il deputato arabo che nel 2010 prese parte alla spedizione della Mavi Marmara; o di Ahmed Tibi, che non perde occasione per esaltare il "martirio" dei terroristi palestinesi. Poco conta che si tratti di apologio di reato, di istigazione al suicidio e all'omicidio; e si può sorvolare sul fatto che questi parlamentari siano liberissimi di incontrarsi con esponenti di organizzazioni terroristiche bandite in tutto il mondo civile.
In un'area dove la repressione diventa sempre più brutale, dove le minoranze sono ostracizzate, minacciate, intimidite e non di rado percosse fino alla morte; in un'area dove la democrazia e la libertà di pensiero sono sempre più a rischio, fa piacere rilevare che esista uno stato - uno solo - dove le libertà individuali sono incoraggiate fin quasi all'autolesionismo. Sarebbe bello apprendere di parlamentari ebrei liberi di manifestare la loro indignazione in Iran; o deputati cristiani sollevarsi contro l'oppressione in Egitto; o esponenti politici di sesso femminile che possano prendere liberamente la parola nel mondo arabo; ma questo fa parte al giorno d'oggi del mondo dei sogni.
H/t: Honest Reporting.
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