venerdì 16 marzo 2012

Qualcuno credeva alla tregua?



Malgrado il "cessate il fuoco" non ufficiale sollecitato dall'Egitto di concerto con gli Stati Uniti, colpi di mortaio, razzi e missili continuano a piovere quotidianamente sulle città meridionale di Israele. Impressionante il ritmo dell'ultima settimana: da venerdì scorso si contano almeno 328 lanci; di cui 16 rivendicati dalle "brigate dei martiri di Al Aqsa" (braccio armato di Al Fatah), 21 dal "fronte democratico per la liberazione della palestina", 56 dal comitato di resistenza popolare, e ben 185 dalle "brigate Al-Quds", affiliate alla Jihad Islamica. A titolo di confronto, in tutto il 2010, gli attacchi ad Israele provenienti dalla Striscia di Gaza sono stati 365.
Un intervento militare nella Striscia per alcuni aspetti sarebbe inopportuno: indurrebbe Hamas, che governa l'enclave palestinese, ad un coinvolgimento più diretto, e distoglierebbe forze da altri fronti (è di questi giorni la notizia che il contingente francese nel sud del Libano sarà ridotto di 400 unità. La missione "di pace" UNIFIL, istituita dopo la seconda guerra del Libano, ha sostanzialmente fallito la sua impresa di indurre il disarmo dell'organizzazione terroristica Hezbollah, che adesso addirittura siede sui banchi del governo di Beirut. Anche l'Italia si sta disimpegnando, e presto l'UNIFIL potrebbe tornare a casa; senza alcun rimpianto, si direbbe). Tuttavia non si può contare solo sull'efficacia sistema difensivo Iron Dome, e il governo di Gerusalemme ha ammonito Hamas a cessare definitivamente gli attacchi entro 48 ore. Nelle ultime ore gli attacchi sono provenuti dalla zona a sud della Striscia, e sono stati rivendicati da una cellula salafita affiliata ad Al Qaeda, e solo apparentemente al di fuori del raggio di influenza di Hamas e del governo egiziano a guida Fratellanza Musulmana.

Nel frattempo continua a far discutere l'iniziativa, sinceramente vergognosa di Khulood Badawi, dipendente dell'agenzia ONU incaricata del coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA). Badawi ha diffuso tramite Twitter immagini risalenti al 2006, e ritraenti una bambina perita dopo una caduta, spacciandola per vittima delle incursioni chirurgiche dell'aviazione israeliana. La diffamazione è stata prontamente smascherata, ma è evidentemente inaccettabile che una simile persona sieda in un consesso deputato a diffondere informazioni rilevanti a tutto il mondo. Encomiabile l'iniziativa di Honest Reporting, che invita a sottoscrivere una petizione che chiede la rimozione dall'incarico di Khulood Badawi.

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