giovedì 1 marzo 2012
I palestinesi non ne possono più del terrorismo
Questo sondaggio dimostra la pochezza dei giornali italiani e in generale occidentali.
Secondo un recente sondaggio, il numero di palestinesi che sostiene la lotta armata contro Israele è ai livelli più bassi degli ultimi 14 anni. Nonostante da tre anni non si tengano negoziati di pace, sempre meno palestinesi sono convinti che compiere attentati, lanciare sassi o farsi esplodere nei locali pubblici israeliani sia la strada giusta per la loro "causa".
Questo dato contrasta fortemente con l'aggressività della leadership palestinese. Che evidentemente non esisterebbe più se finalmente si raggiungesse una pace fra israeliani e palestinesi. Ecco perché Abu Mazen (il "moderato" di Ramallah) rifiuta di incontrarsi con il primo ministro di Gerusalemme, nonostante le pressioni di Europa e USA. Ecco perché ha invece scelto l'abbraccio mortale con la fazione rivale di Hamas, che governa col terrore la Striscia di Gaza da cinque anni.
I palestinesi vedono i vicini di casa con invidia: benessere e occupazione sono generalizzati: il tasso di disoccupazione è sceso al 5.4%, ai minimi degli ultimi 32 anni e ai livelli più basso del mondo, nonostante la crisi globale. E vorrebbero anche loro un po', di questo benessere. Ma invece no, Hamas ha convenienza ed interesse a mantenere lo stato di miseria e prostrazione (il popolo è più facilmente manipolabile quando è affamato), e distrugge le serre lasciate dagli israeliani con lo sgombero ordinato da Sharon nel 2005, e le rimpiazzano con trincee dalle quali fanno partire missili alla volta delle città meridionali di Israele.
Per una volta tanto, mi piacerebbe che una "primavera araba" scoppiasse a Ramallah e a Gaza; ma ci credo poco. Quando i palestinesi sono scesi per strada per manifestare contro Assad, che ha massacrato diecine di loro in Siria, Hamas ha brutalmente soffocato la rivolta. E a differenza di quanto occorre in Egitto o altrove, i media occidentali si sono guardati ben dal rilevarlo...
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