Lo stato di Israele è stato tormentato dalle ostilità dei paesi vicini sin dalla sua fondazione, per pronunciamento unanime dell'ONU il famoso 27 novembre 1947. Nel 1948 viene proclamato lo stato, e subito dopo gli stati arabi confinanti gli dichiarano guerra, subendo la prima di innumerevoli sconfitte.
Ma dagli anni '70 in poi cambia il modo con cui il mondo osserva questo microscopico stato, circondato dalla belligeranza di sterminati territori arabi e spesso antisionisti, se non propriamente antisemiti. Questo perché fino ad allora lo stato ebraico era fondamentalmente povero, dall'economia socialista e dal reddito pro-capite inferiore alla media. Non a caso, fino ad appena un paio d'anni fa l'OCSE classificava Gerusalemme come economia emergente, prima di promuoverla ad "avanzata". La benevolenza con cui il pingue mondo occidentale ha osservato Israele ha lasciato posto prima allo stupore per il cambio di marcia nella performance economica, e poi ad un misto di invidia ed irritazione: la crescita dell'economia ha pochi precedenti nel mondo occidentale, e rivaleggia con il boom delle economie asiatiche.
Nel 2004, il PIL pro-capite era pari a meno di 19.000 dollari. Oggi è balzato a più di 22.000 dollari. Il bilancio dello stato è sotto controllo, e il debito pubblico non desta timori. L'economia è il fiore all'occhiello di Israele: il PIL era pari a 113 miliardi di dollari nel 2003; raddoppierà, quest'anno, a più di 225 miliardi di dollari. Ciononostante l'inflazione è sotto controllo: l'indice dei prezzi al consumo è cresciuto di meno del 2% negli ultimi dodici mesi.
Risultato di questo boom: la piena occupazione. Il tasso di disoccupazione è sceso al minimo storico del 5.4%. E' privo di lavoro soltanto chi non vuole lavorare. C'è benessere e opportunità per tutti, e ci sarebbe anche per gli stati confinanti che fossero disposti a deporre le armi e a rimboccarsi le maniche.
Il settimanale Bloomberg Business Week ha appena celebrato le performance dell'economia israeliana, mettendo a raffronto la crescita del mercato del lavoro, con le economie di Cina, Brasile, Stati Uniti e Area Euro: non c'è confronto, il miracolo economico israeliano fa impallidire paradigmi ben più noti. Nonostante la crescente ostilità degli stati arabi confinanti, nel Medio Oriente c'è una perla che brilla e che genera benessere e occupazione per tutti. Un ulteriore motivo per il fondamentalismo islamico per tentare di annichilire lo stato ebraico.
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