martedì 27 marzo 2012

Hamas specula sulla pelle dei palestinesi



C'è una brutta storia che proviene da Gaza. Mohammed Helou, un bambino di cinque mesi attaccato ad un respiratore artificiale, è morto all'inizio del mese perché il generatore elettrico che alimentava la macchina che lo teneva in vita si è spento, per il black-out di 18 ore al giorn imposto da Hamas all'intera Striscia di Gaza.
Il governo di Gerusalemme si è impegnato in uno sforzo umanitario senza precedenti inviando tonnellate di combustibile al valico di Kerem Shalom, al confine settentrionale fra la Striscia e Israele, ma il regime di Hamas si è rifiutato di far entrare il gasolio: accetta carburante che entri soltanto dal valico al confine meridionale con l'Egitto.
Due considerazioni: una squallida, l'altra dolorosa. Hamas preferisce che le merci entrino da sud perché in questo modo riesce a "fare la cresta", imponendo un pedaggio alle merci in transito. Così, mentre la popolazione muore di fame, le casse dell'organizzazione terroristica si gonfiano. Nulla di nuovo: succedeva anche ai tempi di Arafat.
L'altra considerazione, non imprevedibile, è che si continua a fare propaganda sulla pelle dei palestinesi. Hamas e il padre del bambino, desiderosi della ribalta e dell'approvazione internazionale, hanno cercato di attribuire a terzi (al governo egiziano, o addirittura a quello israeliano), la responsabilità della morte di Mohammed Helou. C'è cascata anche l'agenzia di stampa AP, che ha rilanciato questa tesi. Salvo fare vistosamente marcia indietro quando si è accorta dell'inganno: il bambino è morto non venerdì, ma il 4 marzo, a giudicare da un articolo apparso su un quotidiano simpatizzante per la fazione rivale di Al Fatah. Hamas ha cercato di sfruttare a proprio vantaggio questa tragedia.
Non è la prima volta: la stampa palestinese spesso denuncia morti senza fornire prove (che la credulona stampa occidentale non chiede: come quel famoso lassativo, "basta la parola"), i feriti riportati si decuplicano, e si riesumano morti di anni precedenti, facendoli passare per vittime della reazione israeliana. Due settimane fa un ragazzino è saltato in aria mentre si recava a scuola: immediata la condanna di Israele, salvo scoprire poco dopo che recava con se' del materiale esplosivo, da consegnare probabilmente a qualche milizia terroristica palestinese.
Per fortuna adesso Internet smaschera questi vergognosi impostori incalliti.

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