martedì 7 agosto 2012

Finalmente saranno sigillati i tunnel illegali

L'Egitto passa ai fatti e decide finalmente di sigillare i tunnel illegali che lo collegano alla Striscia di Gaza. Sebbene ufficialmente persone e merci procedano da e verso l'enclave palestinese attraverso il valico di Rafah, in territorio egiziano; l'aggressione di domenica ad opera di un commando di 35 persone, costato la vita a 16 egiziani, ha indotto il neo presidente Morsi a passare all'azione.
La penisola del Sinai, perduta con la Guerra dei Sei giorni del 1967 e tornata al Cairo nel 1979 dopo la firma degli accordi di pace con Gerusalemme, è da allora un'area demilitarizzata. Ma il governo di Mubarak ha sempre badato bene che non fosse infestata da bande di criminali e terroristi, come avviene oggi indiscriminatamente: estremisti islamici e fondamentalisti legati ad Al Qaeda ne hanno fatto da tempo una base operativa, impiegata per attacchi ai danni della popolazione civile israeliana. Poco male, deve aver pensato sino a domenica il presidente Morsi: fin quando a lasciare il sangue per terra sono stati gli egiziani.
Da qui la decisione di bloccare il valico di Rafah, tuttora operativa - Gaza è isolata a sud; è stato riaperto invece il valico di Kerem Shalom al confine con Israele - e ora, finalmente, di chiudere le centinaia di tunnel illegali che collegano la Striscia al Egitto. Tunnel mediante i quali passavano armi, munizioni e carburante venduto da Hamas al mercato nero. La propaganda filopalestinese è riuscita fino a qualche tempo fa a convincere non pochi occidentali della natura benigna di questi traffici, e in Italia una televisione privata è riuscita a vendere la tesi che queste gallerie servissero davvero per sfamare la popolazione locale. Ma un'efficace opera di informazione ha rivelato al mondo la sproporzione fra le merci di ogni tipo che appunto da Israele entrano a Gaza ogni giorno; e il volume irrisorio di generi alimentari e medicinali che teoricamente possono entrare dall'Egitto: come se un milione e mezzo di abitanti possa essere sfamato con qualche cassetta di frutta!
Il governo israeliano di fatto approva la decisione del Cairo: la presenza dell'esercito nel Sinai non rientra negli accordi di pace, ma serve per ripulire l'area dalle cellule terroriste che stanno prendendo possesso di un territorio rimasto abbandonato dopo la defenestrazione di Mubarak.
Comprensibilmente contrariata Hamas, secondo cui la sigillatura dei tunnel illegali rappresenta una punizione per l'intera popolazione. Tesi discutibile, come detto: a Gaza giungono tonnellate di merce ogni giorno da Erez e Kerem Shalom, mentre il blocco dei traffici illegali casomai rappresenta una perdita economica per un regime in difficoltà finanziarie, dopo la crisi in Siria e le sanzioni economiche che mettono in difficoltà il protettore iraniano.

3 commenti:

  1. ma sì! Chiudiamoli nel recinto. Tanto non sono uomini ma sporchi palestinesi!

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  2. ...vuol dire che faremo pressione sul governo egiziano affinché continui a consentire il contrabbando di armi e benzina attraverso questi tunnel.
    Di tanto in tanto qualche palestinese salterà in aria, qualcun'altro morirà asfissiato; ma pur di portare munizioni ai terroristi e carburante su cui Hamas fa una lucrosa cresta, saremo disposti a tollerarlo, non è vero?
    Spiacente, ma io non ci sto a questa macelleria. Anche se l'Egitto continua a tenere sigillato il valico di Rafah, auspico di tutto cuore che medicinali, generi alimentari, beni di prima necessità e materiali da costruzione continuino a transitare per i valichi israeliani di Erez e Kerem Shalom, come succede ogni giorno, senza spargimenti di sangue e alla luce del sole (è il caso di dire).

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  3. Certo che ne ha di argomenti, il signor Anonimo!

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