Il tribunale di Haifa ha dunque rigettato la richiesta di indennizzo presentata dalla famiglia di Rachel Corrie, cittadina americana e militante dell'International Solidarity Movement (ISM) - l'organizzazione con affiliazioni ad Hamas, alla Jihad Islamica e altre formazioni terroristiche - rimasta uccisa dalla manovra di un carro armato israeliano a Rafah, Striscia di Gaza, nel 2003. Il tribunale ha proclamato la non colpevolezza dell'esercito israeliano e ha respinto la richiesta di risarcimento danni, condonando le spese legali. Il conducente del blindato non poteva vedere la Corrie, nascosta alla sua visuale, e la sua morte è stata una tragica fatalità, benché autoprovocata. Ma facciamo un passo indietro e ricordiamo come si svolsero gli eventi.
Siamo in tempi della "Seconda Intifada", la guerriglia quotidiana con ogni mezzo dei palestinesi ai danni della popolazione civile israeliana. Svariati gli attentati terroristici nei bar, nelle pizzerie, nelle piazze, nelle stazioni dei bus e nei luoghi pubblici frequentati dalle famiglie israeliane. Centinaia le vittime.
Rachel Corrie era giunta a Gaza per ostacolare l'esercito, impegnato a rimuovere le postazioni da cui i terroristi palestinesi lanciavano gli attacchi contro la popolazione civile israeliana. Hamas non ha mai esitato ad usare i tetti delle case e delle scuole come rampe di lancio dei missili (costringendo la popolazione civile ad assistere da vicino nella prevedibile eventualità di renderla vittima sacrificale della risposta dall'altra parte del confine), e le moschee e i luoghi di culto come depositi di munizioni. All'epoca la Striscia di Gaza era sotto il controllo di Israele, uscito vittorioso dalla Guerra dei Sei Giorni con cui aveva sconfitto l'Egitto che fino al 1967 controllava la Striscia. Due anni dopo il governo di Sharon avrebbe ordinato unilateralmente il doloroso sgombero da Gaza: una decisione lacerante e che ha fatto molto discutere. Si fa fatica a non concordare con chi lamenta l'intensificarsi degli attacchi ai danni della popolazione civile israeliana dopo quella decisione. Ma non divaghiamo...
Nessuno può dubitare dell'equilibrio e dell'imparzialità dei giudici israeliani. Il presidente della Corte Suprema è stato in passato arabo, e he qualche mese fa è stato condannato l'ex presidente della repubblica per stupro (presidente della corte ancora un giudice arabo). Non si insabbia niente, e i colpevoli sono sempre consegnati alla giustizia, senza riguardi per alcuno. I familiari della Corrie sapevano bene che la giustizia israeliana è imparziale, quando si sono rivolti al tribunale di Haifa.
Casomai sul banco degli imputati deve essere messo l'ISM, l'organizzazione che ha usato la Corrie senza esitazioni come scudo umano. La Convenzione di Ginevra difatti attribuisce a chi si serve di scudi umani la responsabilità della loro vita. L'ISM, a cui apparteneva Rachel Corrie, era specializzata in attività di fiancheggiamento e di finanziamento del terrorismo, e non badava a mettere a rischio la vita dei suoi aderenti per ostacolare l'attività di rimozione delle minacce per la popolazione civile israeliana. Thomas Saffold, co-fondatore dell'ISM, considera la sua organizzazione di natura para-militare, e al pari degli eserciti ufficiali, dice, "non bisogna esitare come generali a mandare le truppe a farsi ammazzare".
La poverina, in verità un po' invasata, sapeva i rischi a cui andava incontro, e più volte è stata allontanata assieme ad altri militanti dell'ISM. C'erano ben tre barriere all'entrata dell'area, che in precedenza era stata dichiarata zona di guerra, chiusa ai civili. Gli Stati Uniti in precedenza avevano ammonito i propri cittadini a non recarsi nella Striscia di Gaza. Ma la Corrie ha una scarsa stima dello stato dal quale proveniva, a giudicare dall'abitudine di bruciare il vessillo a stelle e strisce. E' sfuggita ai controlli e si è piazzata davanti ad un carro armato.
Come ha chiarito il giudice, ha cercato la morte con le sue mani. La visuale di quei veicoli è piuttosto limitata. Rachel invece vedeva benissimo il pericolo incombente, e ha scelto la morte. Circostanza tragica di un periodo drammaticamente turbolento: appena dieci giorni prima, un attentatore suicida fece saltare in aria un autobus proprio ad Haifa, a pochi chilometri da dove è stata letta la sentenza questa mattina: 16 morti, in gran parte giovani, e diversi feriti. Il terrorismo insanguinava il Medio Oriente da anni, e per diversi anni uomini, donne e bambini sarebbero morti: fino al completamento della costruzione dello Scudo Difensivo.
Si prova dolore per una giovane vittima spezzata, ma il processo va riaperto: questa volta, nei confronti dei responsabili della sua morte: l'ISM, che ha organizzato la sua folle spedizione suicida.
Nessun commento:
Posta un commento