No, non è una nuova disciplina olimpica. E' il comportamento prevalente in larga parte della stampa. Succede di tanto in tanto che qualche volenteroso si prenda la briga di sfidare i luoghi comuni, spacciati dai media come verità, e allora sono dolori (per i media): qualche giorno fa il quotidiano britannico The Guardian ha dovuto fare pubblica ammenda per aver indicato in Tel Aviv la capitale di Israele. Nulla di più errato, come sanno tutti: la capitale è da secoli Gerusalemme. Solo che, non si sa perché, una pattuglia di giornali europei (El Pais in Spagna, Le Monde in Francia, appunto il Guardian nel Regno Unito; e in Italia la Repubblica e talvolta qualche giornalista distratto de La Stampa e de Il Corriere) incappa in questo grossolano errore. Ci vuole molta pazienza a rincorrere questi strafalcioni; ma la buona notizia è che evidentemente basta davvero molto poco per diventare giornalisti. Sempre meglio che suonare il pianoforte in un bordello, no?!
Alle volte però bisogna fare sforzo di comprensione: le colonne dei giornali in questi giorni sono contese da centinaia di notizie di rilievo. Dal cane punto dal porcospino alla rassegna dei "lati B" da non perdere, dal calore estivo (incredibile!) ai capelli di Berlusconi. Pazienza se non c'è spazio e modo per notizie che giungono dal Medio Oriente.
Succede infatti che il governo egiziano di Morsi stia dando la caccia giorno e notte ai terroristi salafiti che infestano il Sinai. Colpa del predecessore di Mubarak, che fino ad ora ha dormito sonni tranquilli, lasciando che palestinesi di Gaza e cellule di Al Qaeda si incontrassero nella penisola tornata all'Egitto nel 1979 e da allora smilitarizzata. Sta di fatto che dopo la strage di domenica scorsa, in cui sono morte 16 guardie di confine, il fratello musulmano ha deciso di fare sul serio, e non passa giorno se diecine di islamici giacciono riversate per terra. D'accordo che sono terroristi della peggiore risma; ma è sempre sangue musulmano, no?
Beh, insomma, ci si aspetterebbe un titolone, un'ultima ora, del tipo: «Raid egiziano. Uccisi diecine di palestinesi», ma niente: Corriere, Repubblica, La Stampa e via dicendo non se ne occupano. Quante volte abbiamo letto notizie simili, quando l'esercito di Gerusalemme ha colpito terroristi intenti ad attentare alla vita delle famiglie israeliane? svariate volte. Qualcuno con l'occhio ben addestrato, e che non si fa prendere in giro, coglie la spettacolare inversione della notizia: anziché rilevare gli attacchi gratuiti da parte dei terroristi palestinesi, i morti, i feriti, i danni e il panico fra la popolazione civile, ed infine la risposta dell'esercito finalizzato a rimuovere chirurgicamente la minaccia; niente, si denuncia la reazione, omettendo la causa scatenante. E' pacifico che Hamas e compagnia brutta cerchi di eliminare quanti più ebrei possibile: dopotutto rientra nel suo atto costitutivo. E' inaccettabile che lo stato ebraico si didenda: in fondo è discussa la sua stessa costituzione.
Nelle università si incomincia a studiare questo fenomeno di rovesciamento della realtà e di doppiopesismo dei media occidentali. Lodevole l'iniziativa di gruppi privati, che sollecitano le correzioni e le integrazioni delle agenzie di stampa; altrimenti reticenti, omissive e deformanti. Bene così. Ma il più delle volte, il messaggio iniziale giunge a destinazione, e la rettifica non muta la realtà: un nuovo antisionista è guadagnato alla causa.
Dite che non dovremmo preoccuparci di un allocco che si beve le manipolazioni e la deformazione grottesca della realtà?
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