giovedì 30 agosto 2012

Le "Rachel" dimenticate

La sentenza del tribunale di Haifa che sostanzialmente ha riconosciuto la colpevolezza di Rachel Corrie, la cittadina americana che ha cercato e trovato la morte collocandosi davanti ad un bulldozer a Rafah, Striscia di Gaza, nel 2003, mentre cercava di impedire la distruzione di immobili usati dai terroristi come piattaforme di lancio di missili contro la popolazione civile israeliana; ci fa ricordare la diversa memoria riservata ad altre Rachel, che la morte non l'hanno mai cercata, ma l'hanno invero subita per mano delle organizzazioni terroristiche a cui era ed è affiliata l'ISM, che ha finanziato e incoraggiato il suicidio della Corrie. Queste donne non avranno mai un processo in cui sarà chiarita la responsabilità della loro morte, non beneficeranno mai del riconoscimento di un campo sportivo, di una imbarcazione, di un monumento ad esse dedicato. Forse perché ebree. Fossero state palestinesi, fossero state fiancheggiatrici del terrorismo, avrebbero beneficiato di ben diversa sorte.

- Rachel Levy (17 anni, saltata in aria in un negozio di alimentari);
- Rachel Levi (19 anni, colpita mentre attendeva un autobus);
- Rachel Gavish (uccisa con suo marito, figlio e padre mentre celebrava il pranzo di Pasqua);
- Rachel Charhi (esplosa in aria mentre era in un caffé a Tel Aviv. Ha lasciato tre figli);
- Rachel Shabo (uccisa nella sua abitazione assieme ai suoi tre figli di 5, 13 e 16 anni);
- Rachel Ben Abu (16 anni, morta in una esplosiozne all'ingresso di un centro commerciale di Netanya);
- Rachel Kol, 53 anni, impiegata di un ospedale di Gerusalemme, uccisa assieme al marito in un attentato terroristico palestinese a luglio 2005 pochi giorni dopo l'attentato di Londra;
- Rachel Sela, 82 anni, uccisa il giorno prima della festività del Purim il 4 marzo 1996, quando un attentatore suicida palestinese si fece esplodere al Dizingoff Center, Tel Aviv;
- Rachel Tajgatrio, 83 anni, rimasta vittima dell'esplosione di due bombe al mercato "Machaneh Yehuda" di Gerusalemme il 30 luglio 1997;
- Rachel Thaler, 16 anni, di Ginot Shomron, morta in seguito alle ferite riportate dopo l'attentato terroristico palestinese del 27 febbraio 2002, che fece 3 vittime e 30 feriti;
- Rachel Tamari, 61 anni, uccisa il 24 luglio 1995 dalla bomba palestinese piazzata sulla linea numero 2 del bus di Ramat Gan. assieme a 6 israeliani, mentre diverse diecine rimasero feriti;
- Rachel Drouk, 35 anni, madre di sette figli della comunità di Shilo, uccisa da un cecchino palestinese mentre partecipava ad una manistazione il 28 ottobre 1991;
- Rachel Weiss, 26 anni, incinta e madre di tre bambini, uccisi tutti da un terrorista palestinese che scagliò contro la loro abitazione una bomba molotov il 31 ottobre 1988;
- Rachel Weiss, 69 anni, accoltellata a morte da un terrorista palestinese inviato presso la sua abitazione dallo sceicco Ahmed Yassin come prova di coraggio per l'ingresso in Hamas (3 agosto 1988);
- Rachel Munk, 24 anni, sposata da sei settimane, uccisa con il marito mentre erano in auto in un attacco terroristico il 26 luglio 1996;
- Rachel Stern, 8 anni, accoltellata a morte assieme alla madre, mentre consumavano una colazione nella loro casa di Kiryat Shmona l'11 aprile 1974. In quell'attacco per mano palestinese perirono 16 persone;
- Rachel Afita, 16 anni, uccisa da terroristi palestinesi nell'Israele settentrionale il 15 maggio 1974;
- Rachel Lev, 50 anni, uccisa da un attentato terroristico palestinese il 23 ottobre 1969, quando cinque bombe furono fatte esplodere ad Haifa, uccidendo sette persone, fra cui il marito e il figlio;
- Rachel Mizrachi, 38 anni, accoltellata a morte da terroristi arabi nella sua casa a Tiberiade il 2 ottobre 1939.

Fonte: Muqata Blog
(sono riportati i link ai siti che descrivono ogni assassinio)

2 commenti:

  1. Nessuna equivicinanza è possibile fra gli oppressi e i loro assassini:
    "Israele non può essere considerato affidabile nell’amministrare la giustizia secondo gli
    standard internazionali." [Goldstone Report, paragrafo 1756]

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  2. Carissima,
    forse non sai che il rapporto Goldstone è stato ritrattato dal suo autore, il giudice sudafricano Richard Goldstone, in un editoriale apparso sul New York Times, in cui in merito all'Operazione Piobo Fuso affermava: «Ho sbagliato. Se allora avessi saputo quello che so oggi, non avrei scritto quel rapporto».
    Del giudice Goldstone, e del suo mea culpa mi sono occupato in passato su questo blog. Se vuoi saperne di più, puoi utilizzare il motore di ricerca qui al lato.

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