mercoledì 20 novembre 2013

Riprendono i "negoziati" sull'Nucleare iraniano a Ginevra


Espressione eufemistica, dal momento che è stato ormai deciso tutto, ed è stata soltanto l'intransigenza francese, che ha generato un inedito asse fra Parigi e Riad, sponda Gerusalemme; ad impedire un accordo della prima ora.
Così, mentre la guida suprema iraniana precisa che il regime degli ayatollah "non indietreggerà di una virgola" sul proposito di fare dell'Iran una potenza atomica, inducendo i sauditi a rivolgersi al Pakistan per una fornitura di materiale bellico atomico (e chissà quanti altri stati del Golfo faranno altrettanto - magari rivolgendosi all'India - scatenando una proliferazione nucleare sulla quali i pacifisti europei non hanno nulla da dire); in Svizzera la ripresa delle "trattative" procede a passo svelto, malgrado il comprensibile disappunto - per usare un eufemismo - di Israele, che è fra coloro che credono che il nucleare iraniano sia tutt'altro che finalizzato a scopi pacifici; come d'altro canto suggerisce l'immagine scelta dall'agenzia di stampa iraniana Fars, che raffigura una dimostrazione più o meno spontanea, in cui un gruppo di donne inneggia all'arricchimento di uranio: per cancellare Israele dalla mappa geografica, puntualizza il cartello sulla destra.
Il tenero Rohani (che ricorda il "Giacomo" della vecchia Settimana Enigmistica) precisa di non avercela con l'America; ma con il suo governo. E in tutta risposta si sente esclamare dalla platea a cui si è rivolto un consueto "death to America!" che non guasta mai, in un regime conservatore. Ma alla fine il G5+1 acconsentirà. E l'Iran si doterà di una bomba atomica. Più probabilmente, di almeno quattro ordigni nucleari. Oltre ad un allentamento delle sanzioni internazionali, che favorirà l'afflusso di miliardi di dollari. Cosa offrirà in cambio Teheran?
Niente:


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