
Napoletano un po' frettolosamente ha dichiarato che presto a Roma sarà aperta una ambasciata palestinese.
Ora, come si concilia questa promessa con il fatto che
1) non esiste uno stato di Palestina;
1b) secondo gli Accordi di Oslo, uno stato palestinese sarà il punto di arrivo di negoziati bilaterali, e non di una dichiarazione unilaterale;
1c) per buona parte del 2010 il governo israeliano ha atteso invano Abu Mazen a negoziati di pace, e in cambio ha sospeso gli insediamenti nei territori contesi. Una volta scaduto il termine, un po' puerilmente, Abu Mazen ha lamentato la ripresa dell'attività edile, come elemento di contrasto all'avvio di negoziati di pace.
2) questa decisione spetta al governo, non al presidente della repubblica;
3) al governo palestinese c'è Hamas, un'organizzazione terroristica tale riconosciuta dall'Unione Europea? Ci mettiamo in casa l'ambasciata di uno stato virtualmente "canaglia", amministrato da un movimento che dichiara di volere la distruzione di uno stato confinante, legittimamente in essere?
4) dai tempi in cui Arafat era nostro "ospite", la delegazione palestinese a Roma viene pagata dai contribuenti italiani: unico caso al mondo di una "ambasciata" finanziariamente non alle dipendenze della patria di origine.