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martedì 17 maggio 2011

Napolitano e l'ambasciata palestinese a Roma



Napoletano un po' frettolosamente ha dichiarato che presto a Roma sarà aperta una ambasciata palestinese.
Ora, come si concilia questa promessa con il fatto che
1) non esiste uno stato di Palestina;
1b) secondo gli Accordi di Oslo, uno stato palestinese sarà il punto di arrivo di negoziati bilaterali, e non di una dichiarazione unilaterale;
1c) per buona parte del 2010 il governo israeliano ha atteso invano Abu Mazen a negoziati di pace, e in cambio ha sospeso gli insediamenti nei territori contesi. Una volta scaduto il termine, un po' puerilmente, Abu Mazen ha lamentato la ripresa dell'attività edile, come elemento di contrasto all'avvio di negoziati di pace.


2) questa decisione spetta al governo, non al presidente della repubblica;

3) al governo palestinese c'è Hamas, un'organizzazione terroristica tale riconosciuta dall'Unione Europea? Ci mettiamo in casa l'ambasciata di uno stato virtualmente "canaglia", amministrato da un movimento che dichiara di volere la distruzione di uno stato confinante, legittimamente in essere?

4) dai tempi in cui Arafat era nostro "ospite", la delegazione palestinese a Roma viene pagata dai contribuenti italiani: unico caso al mondo di una "ambasciata" finanziariamente non alle dipendenze della patria di origine.

Meglio rimandare le elezioni, non si sa mai...



Le elezioni nei territori palestinesi (Striscia di Gaza e Cirgiordania) sono state spostate da luglio a non prima di ottobre. Comunque dopo l'atteso voto dell'assemblea generale dell'ONU sul riconoscimento dello stato di Palestina.
L'ultima volta che si è votato risale al 2006: allora le due fazioni che governano i palestinesi - Hamas e Al Fatah - terminarono con un sostanziale testa a testa (44% contro 41%). Lo stallo che ne conseguì e la necessità di collaborare portarono l'organizzazione terroristica Hamas ad estromettere il movimento di Abu Mazen dalla Striscia; con le buone o con le cattive. Di fatto Gaza è controllata dal 2007 da Hamas in seguito ad un colpo di stato.
Il timore di molti è che le prossime elezioni possano comportare analoga sorte per la Cisgiordania: con un siluramento dell'Autorità Palestinese e una amministrazione ad opera dei terroristi di Hamas.

Hamas continua a rifiutare le precondizioni dettate dal Quartetto (ONU, USA, UE e Russia) per il riconoscimento di un futuro stato palestinese: la rinuncia alla violenza, il riconoscimento dello stato di Israele e l'accettazione dei trattati sottoscritti. E continua a detenere in prigionia Gilas Shalit, sequestrato in territorio israeliano nel 2006.

Nel frattempo il presidente della Repubblica Napolitano, in visita in Israele, ha affermato che l'Italia potrebbe presto ospitare una ambasciata palestinese. Siamo in attesa di una analoga rappresentanza dello "stato" di Padania, e ci chiediamo cosa osta all'istituzione di una più sacrosanta ambasciata del Tibet.
In ogni caso, se le parole di Napolitano dovessero avere seguito, l'Italia entrerà nel club dei paesi europei che ospitano un'ambasciata palestinese: l'elenco, ad oggi, è composto da Albania, Bielorussia, Bosnia, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Ungheria, Malta, Norvegia, Polonia, Romania, Serbia, Slovacchia, Ucraina e Vaticano. Mancano gli stati più seri: Regno Unito, Germania, Francia, Spagna e tutti gli altri...