di Roberto Loiederman*
Ad inizio aprile del 1945 Arthur Mainzer, appena 22enne, era un cameraman dell'aviazione degli Stati Uniti a cui venne assegnato il compito di filmare il conflitto in Europa; era nell'esercito da tre anni, e fino a quel momento la Seconda Guerra Mondiale non era stata per egli un'esperienza atroce. Al contrario, era stata elettrizzante: non aveva riportato alcuna ferita e si era persino innamorato. Così, mentre gli Alleati già pregustavano la vittoria, i nazisti rantolavano, e Mainzer non vedeva l'ora che finisse la guerra per poter sposare la sua Germaine, la donna francese di cui si era innamorato, e che sperava di portare negli Stati Uniti.
Mainzer, cattolico nato in Canada, si era trasferito assieme alla sua famiglia da giovane a Chicago, dove crebbe in un quartiere popolato da persone di diverse razze e religioni, ebrei inclusi. Nel 1942, subito dopo l'attacco di Pearl Harbor, si arruolò nell'aviazione degli Stati Uniti.
Al liceo aveva l'hobby della cinepresa, per cui le Forze Armate lo spedirono ad un istituto tecnico di Denver, dove apprese tutti i segreti della pellicola. In seguito fu assegnato ad un'unità di Culver City, dove fu impiegato nelle riprese a scopo militare, in compagnia di un giovane attore dal nome di Ronald Reagan.
A novembre 1943 Mainzer fu assegnato alla divisione dei cameraman da guerra in Europa. Lì, assieme ad un'unità capitanata da Elliss Carter, partecipò a diverse missioni: filmando le incursioni della sua unità, sia quelle riuscite, che quelle fallite.
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sabato 18 aprile 2015
lunedì 6 ottobre 2014
Metodi e principi discutibili di B'Tselem
Neturei Karta è un gruppetto di circa 5.000 ebrei ultraortodossi animati da bizzarre idee: al punto da negare legittimità e la stessa esistenza dello stato di Israele. Costituiscono lo 0,06% della popolazione dello stato ebraico, eppure le loro rimostranze sono spesso indicate dalla stampa internazionale come testimonianza del reale sentimento degli israeliani; spazzando logica e buon senso che si soffermano inevitabilmente sulla infima rappresentatività di questi megalomani.
Esempi simili di strabismo giornalistico non mancano, quando si parla di Israele: Breaking the Silence, +972 Magazine, B'Tselem sono organizzazioni non governative, animate da una agenda apertamente ostile ad Israele, quando non manifestamente antisemita, che però riscuotono attenzione e consenso da parte dei media, lesti a propagandare accuse strampalate e inverosimili, a costo di rimettere il residuo di credibilità di cui godono.
Esempi simili di strabismo giornalistico non mancano, quando si parla di Israele: Breaking the Silence, +972 Magazine, B'Tselem sono organizzazioni non governative, animate da una agenda apertamente ostile ad Israele, quando non manifestamente antisemita, che però riscuotono attenzione e consenso da parte dei media, lesti a propagandare accuse strampalate e inverosimili, a costo di rimettere il residuo di credibilità di cui godono.
martedì 6 maggio 2014
Barbari ad Auschwitz
D'accordo che la mamma degli stupidi è abitualmente gravida; ma qualcuno dovrà pur provvedere affinché la signora sia dotata di efficaci presidi contraccettivi. Ci risiamo: ancora una volta il museo di Auschwitz è stato vandalizzato da gente che non si sa bene se appartenga alla categoria degli idioti occasionali, o a quella dei sabotatori antisemiti sistematici e patologici. Il Telegraph riportava ieri la denuncia di ripetuti furti di oggetti presenti nel campo profughi che ha testimoniato la morte di oltre un milione di ebrei prima durante la Seconda Guerra Mondiale. Propenderemmo per classificare gli autori nella prima succitata categoria, poiché - nel perfetto stile delle gite scolastiche infantili - non manca chi ha lasciato un ricordo indelebile della sua presenza, scrivendo sui muri e marcando sulle panche su cui le vittime della Shoah hanno dormito, effigi memorabili del tipo "Tizio è stato qui" (che forse male non gli avrebbe fatto). Se non fosse che siamo abituati da tempo a rilevare come una parte della teppaglia nazista e antisemita tenti di banalizzare, ridicolizzare e normalizzare il ricordo dell'Olocausto con questi patetici mezzi.
giovedì 26 settembre 2013
Chi è veramente Rohani?
Non convincono i modi gentili del neopresidente iraniano Rowhani. La barba curata, l'aspetto bonario da docente universitario in pensione, e l'approccio meno rude e cafonesco rispetto al predecessore Ahmadinejad ha colto di sorpresa l'opinione pubblica occidentale, che si era ben abituata ai deliri di Ahmadinejad. Ma la sostanza non cambia. E scavando nel passato del presidente designato de facto degli ayatollah, si hanno conferme sulla cautela giustamente adottata dai paesi più esposti alla minaccia atomica iraniana.
Nel 2003, sotto la presidenza Khatami, Rohani divenne capo negoziatore sul nucleare, e l'anno successivo firmò la sospensione del programma atomico: «sul suolo iraniano non ci saranno mai più centrali per l'arricchimento dell'uranio». Infatti furono spostare nel sottosuolo, disseminate in punti strategici e difficilmente attaccabili. È stato di parola.
Nel 2003, sotto la presidenza Khatami, Rohani divenne capo negoziatore sul nucleare, e l'anno successivo firmò la sospensione del programma atomico: «sul suolo iraniano non ci saranno mai più centrali per l'arricchimento dell'uranio». Infatti furono spostare nel sottosuolo, disseminate in punti strategici e difficilmente attaccabili. È stato di parola.
lunedì 23 gennaio 2012
La settimana del ricordo

Abu Mazen (nome di battaglia dell'organizzatore della strage di Monaco del 1972) è vero, si è laureato: con una tesi sul negazionismo.
E Hitler trovò nel Gran Muftì di Gerusalemme, guida spirituale dei musulmani in Terra Santa, un alleato formidabile per la Soluzione Finale.
Rivelatrice la scelta di "far parlare" il leader palestinese, e non per esempio anche quello ebreo, discendente dei sei milioni di morti ammazzati.
Eloquente la scelta di citare Haaretz, noto quotidiano di simpatie filo-palestinesi e anti-governative, e non altri giornali.
Ma alla fine Antonio Ferrari si redime: dopo aver censurato "la politica di Israele, non sempre condivisibile" (forse perché si rifiuta di farsi sbudellare dagli attacchi quotidiani provenienti dall'esterno), offre il ramoscello d'ulivo. Confermando, come sempre, che gli ebrei provocano approvazione solo da morti.
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