Visualizzazione post con etichetta donna. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta donna. Mostra tutti i post

sabato 23 giugno 2012

Donne occidentali, abbracciate l'Islam!


Ve lo dice Mahmoud Al-Masri, chierico egiziano, un religioso che di queste cose se ne intende: fate come le vergini del Paradiso che aspettano trepidanti voi e i vostri mariti. Non vi intromettete, non contestate il coniuge, non discutete l'autorità del marito. Di più: evitate di uscire di casa, di andare dal parrucchiere, di frequentare amicizie (femminili, naturalmente), e comunque, quando siete costrette ad abbandonare il rifugio domestico nel quale dovreste vivere per tutta la vita, facciatelo completamente coperte dal vostro hijab, come le vergini del paradiso.
Sappiate che questo vi eviterà gli aspetti ripugnanti della vita terrena: non certo la visione di personaggi squallidi e ripugnanti. In paradiso non avrete il ciclo mestruale, non sopporterete i dolori del parto e tutte quelle cose schifose e vomitevoli che caratterizzano la vita terrena.
E comunque, sappiatelo: se non seguirete queste interessanti prescrizioni, o sorelle terrene, sappiate che subirete la maledizione eterna - e presumibilmente, anche un bel po' di corna - da parte delle belle fanciulle dagli occhi castani che attendono voi e i vostri maritini nell'aldilà.

mercoledì 30 maggio 2012

Ma in che mondo viviamo?


Incredibile amici! ci sono donne in Arabia Saudita che se ne vanno in giro per centri commerciali con i capelli scoperti e con lo smalto per unghie! ma dove viviamo?!?! presto o tardi arriveremo al punto che pretenderanno di guidare un auto, o addirittura di votare!
Hanno fatto bene questi solerti cittadini ad avvertire la polizia religiosa. Le donne devono restare a casa, e quando escono devono coprirsi integralmente ed essere accompagnate da un maschio della propria famiglia. Ma dove arriveremo?!?!
Per fortuna la shaaria e la sottomissione della donna stanno prendendo piede in Tunisia, in Egitto e negli altri stati beneficiati dalla "primavera araba". Ah, potessimo avere noi europei questo rivoluzionario influsso. Ma non è il caso di disperare. Esempi di islamizzazione sono sempre più evidenti in Olanda - dove ieri l'ambasciatore siriano è stato prudentemente definito "persona non-grata", mentre altrove si procedeva all'espulsione senza tanti riguardi - in Belgio, in Francia, nel Regno Unito, in Germania e in tutto il Vecchio Continente...

mercoledì 4 aprile 2012

Israele: un esempio di integrazione nel mondo del lavoro


Israele è senza dubbio un altro mondo, da cui l'Occidente dovrebbe prendere spunto (le residue speranze di rappresentare un modello per il resto del Medio Oriente sono state spazzate via dall'oscurantismo promesso agli arabi da una sciagurata e mal interpretata "primavera"). Non solo lo stato ebraico spicca per crescita economica che ha ridotto ai minimi storici il tasso di disoccupazione, al punto da fregiare il governatore della Bank of Israel come migliore responsabile della politica monetaria nazionale al mondo. Ma si distigue per la profondità con cui favorisce l'integrazione nel tessuto economico di tutta la società, senza distinzione di sesso o di razza.
Fa notizia - ma non sorprende chi conosce questo stato - resa nota questa mattina dalla stessa Bank of Israel, secondo cui il tasso di partecipazione delle donne arabe alla forza lavoro è raddoppiato negli ultimi quarant'anni, pur mostrando ancora ritardo rispetto al tasso di partecipazione delle donne ebree. Secondo lo studio, il 20% delle donne arabe è impiegata in Israele: il doppio, appunto, rispetto al 10% del 1970. La differenza rispetto alla maggiore partecipazione del resto della popolazione è spiegata con il gap di istruzione e con un retaggio culturale che ancora scoraggia nel mondo arabo l'impegno femminile nel mercato del lavoro.
Se ancora molto resta da fare da queste parti - ogni stato purtroppo ha il suo Mezzogiorno - l'integrazione attiva della donna nella società rimane un miraggio nel mondo arabo. Spiace constatare la sostanziale complicità dei media occidentali, sempre pronti a rilevare fenomeni di folklore dello stato israeliano, a condizione che facciano apparire Gerusalemme e dintorni sotto una luce grottesca; e sempre lesti a rimuovere dalle prime pagine dei giornali - e spesso anche dalle ultime - notizie di carattere generale che ristabiliscono una rappresentazione veritiera del conflitto arabo-israeliano.

E' il caso del pronunciamento di ieri della Corte di Giustizia Internazionale (ICC), che ha rigettato il ricorso dell'Autorità Palestinese contro lo stato ebraico, il quale si sarebbe macchiato di non meglio specificati "crimini di guerra" nell'operazione Piombo Fuso nella Striscia di Gaza a cavallo fra il 2008 e il 2009. Quell'operazione provocò una certa condanna da parte del mondo occidentale, ingannato da una astuta propaganda della stampa araba. Le Nazioni Unite promossero un'inchiesta, affidata al giudice sudafricano Goldstone, il quale emise una frettolosa quanto vergognosa condanna, che in seguito ritrasse imbarazzato dalle colonne del New York Times: «se avessi saputo ciò che so oggi, non avrei emesso quel rapporto», ammise tardivamente Goldstone. Frustrata dalla mancata condanna della legittima iniziativa israeliana, la leadership palestinese di stanza a Ramallah ha sollecitato l'intervento della ICC, la quale però ha rilevato di non avere alcuna giurisdizione, in quanto l'entità agente non può configurarsi come uno stato.
Ci si aspetterebbe un mea culpa da parte della stampa occidentale, che a suo tempo enfatizzò l'iniziativa velleitaria di Abu Mazen. Dubito che ciò avverrà. Spero che quantomeno questa ennesimo monito ad iniziative unilaterali estemporanee induca la leadership palestinese a tornare al tavolo dei negoziati, unica strada verso il mutuo riconoscimento. E' tempo che nasca uno stato palestinese; a condizione che i palestinesi lo vogliano.

giovedì 8 marzo 2012

Pensiamo oggi soltanto alle donne meno fortunate



8 marzo, festa della donna. Riflettiamo tutti sulla posizione drammatica della donna nell'islam. Non generalizziamo, per carità, ma la shaaria ammette la flagellazione della donna, molto praticata in alcuni paesi (Pakistan, per esempio). Le donne sono nascoste, discriminate, e talvolta rese oggetto di violenza, mutilate, stuprate, sfigurate con l'acido, private della dignità se non della vita.
Sul canale americano HBO e sul National Geographic Channel è andato in onda un documentario-pugno allo stomaco che bisognerebbe vedere, se non fosse che rischieremmo di pagare noi il conto di queste infamie.



Sul Washington Post si legge «Il presidente Karzai ha appoggiato un documento del Consiglio degli Ulemi, che ammette la pratica della punizione della moglia soltanto a certe condizioni. Il documento rappresenta un notevole passo in avanti nella condizione della donna in Pakistan.
Fra le condizioni: le donne non devono viaggiare senza un guardiano maschio, e non si devono mischiare con uomini strani nelle scuole, nei mercati o negli uffici. La punizione fisica è vietata se non ci sono motivi diversi da quelli contemplati dalla legge coranica».