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lunedì 30 luglio 2012

Alla fine è stato osservato il silenzio

Sollievo per la decisione del CIO di osservare un momento di silenzio in occasione della cerimonia inaugurale della XXX Edizione delle Olimpiadi moderne. Rincrescimento per il fatto che non è stato fatto in memoria delle undici vittime dell'attentato terroristico palestinese che insanguinò le Olimpiadi di Monaco del 1972.
Slate riporta che in due momenti la cerimonia inaugurale è stata interrotta: per ricordare le vittime delle due guerre mondiali e degli altri conflitti combattuti sulla terra (legittime le proteste dei familiari delle vittime del cielo, dello spazio e degli abissi marini); e per "coloro che non possono essere qui in questo momento".
Smentito il principio ipocrita della presidenza Rogge, secondo cui la cerimonia non si prestava alla rimembranza. Il CIO si è ritagliato due momenti per ricordare. Per ricordarci quanto i morti possano essere differenti. Specie se vittime di un terrorismo che gode ancora di giustificazioni e coperture.
Dal presidente di un organismo internazionale, immortalato con i vessilli palestinese, era proprio quello che ci si poteva aspettare.

La pavida BBC, timorosa di indispettire una parte dell'utenza araba (mi rifiuto di credere che TUTTI gli arabi siano fiancheggiatori del terrorismo. Sono sicuro che diversi arabi avrebbero approvato un momento di rispetto per le vittime della brutalità e dell'odio), continua a rimestare la cloaca dell'ipocrisia e del politically correct. La famosa scheda informativa dello stato israeliano è stata ancora una volta emendata: la superficie è immutata: 22072 chilometri quadrati: quanto una regione italiana come la Puglia o il Piemonte (e questa dovrebbe essere la minaccia per il mondo arabo?!). Ma adesso campeggia una precisazione: quest'area include la capitale Gerusalemme e le alture del Golan, strappate alla Siria dopo la Guerra dei Sei Giorni. Ho controllato la scheda dell'Italia, attendendomi una simile precisazione a proposito della capitale Roma, strappata allo stato del Vaticano nel 1870, e di Trento e Trieste, notoriamente vinte all'Austria dopo un sanguinoso conflitto; senza successo. Fiducioso che giungerà puntuale la precisazione nei prossimi giorni. O vogliamo irritare i neoborbonici e non solo essi, che da sempre denunciano l'annesione forzosa del Mezzogiorno d'Italia da parte del regno sabaudo?

(H/t: Israellycool.com)

Malgrado l'ottuso rifiuto del CIO, le iniziative a sostegno della commemorazione delle vittime del brutale attentato a Monaco si sono andate moltiplicando nei giorni: domenica la delegazione italiana alle Olimpiadi di Londra ha ricordato i caduti dell'attentato terroristico palestinese del 1972 davanti alla sede israeliana presso il villaggio olimpico di Londra, mentre giovedì il capitano e i membri dell'equipaggio di un volo Easy Jet diretto a Tel Aviv, hanno osservato in volo un minuto di silenzio in onore degli atleti israeliani trucidati quarant'anni fa.

venerdì 20 luglio 2012

Meglio tardi che mai

Una testata giornalistica autorevole, sebbene per il tramite della redazione sportiva, non poteva incappare in un incidente così grossolano. Così ora, pagina sportiva della versione online della BBC riporta correttamente la capitale di Israele, grottescamente omessa in precedenza, e seppur con il bisogno di una precisazione. La valanga di e-mail che hanno raggiunto l'emittente britannica sono servite per farla rinsavire. Meglio tardi che mai.
A proposito di iniziative lodevoli, si segnala che la petizione con cui il mondo civile chiede l'osservazione di un minuto di silenzio per le vittime israeliane dell'attentato terroristico di quarant'anni fa alle Olimpiadi di Monaco, ha superato l'incredibile cifra delle cento mila firme. Una adesione di massa che speriamo indurrà il Comitato Olimpico Internazionale dal recedere dal proposito di non onorare le vittime di questa ignobile carneficina, mai ricordata a sufficienza.

mercoledì 18 luglio 2012

Qual è la capitale di...?

Sapete quel giochetto che si fa ai ragazzini per stimolarne l'intelligenza? mio papà me lo faceva sempre da piccolo; il che conferma l'inefficacia di quei giochi. Insomma, si chiedono le capitali degli stati, e i bimbi si affrettano a fornire la risposta, a volte storpiando il nome, altre confondendo gli stati, e via dilettando...
Poi si cresce, ma ad alcuni i traumi infantili restano. Uno di questi sfortunati deve essere il responsabile della sezione sportiva del sito della BBC. Quella emittente tanto politically correct che pur di non definire terroristi chi fa saltare locali pubblici e autobus con bombe e granate, escogita espedienti piuttosto patetici, tipo "combattenti per la libertà" (la libertà di ammazzare, NdR), o "attivista bombo-dotati", o "diversamente pacifici", e via dicendo.
Insomma: tutte gli stati hanno una capitale. Per definizione. Se non c'è una capitale, non c'è uno stato, e viceversa. L'Italia prima non aveva Roma come capitale, e così puntò provvisoriamente su Torino, poi su Firenze, e se il muro a Porta Pia non avesse ceduto, chissà i corrispondenti esteri da dove si sarebbero collegati con le emittenti straniere.
Israele non ha una capitale. Almeno secondo la BBC, che propone delle comode schede informative su tutti gli stati che partecipano alle imminenti Olimpiadi. Una capitale ce l'hanno tutti in Medio Oriente: ce l'ha l'Iran, la Siria. Ce l'hanno altri stati canaglia: una capitale non si nega a nessuno, no? No: Israele la capitale non ce l'ha. Persino alla Palestina, che non risulta essere uno stato (a meno che si ammetta che anche la Padania sia uno stato; magari con capitale Milano), è stata assegnata una capitale: Gerusalemme Est. Una capitale un po' strana, usurpata da un'altra città.
Uno potrebbe pensare che "Gerusalemme Ovest" sia capitale di un altro stato. O che questo stato abbia pure una città rappresentativa, sede di istituzioni - parlamento, ministeri, ambasciate. Niente. Non è capitale Gerusalemme (Est o Ovest; Nord o Sud, Alta o Bassa; Nuova o Vecchia), non è capitale Tel Aviv, o Haifa, o qualche villaggio di beduini del deserto del Negev. Niente. Questo stato non ha capitale.
Per estensione, si dovrebbe concludere forse che uno stato senza capitale, non è uno stato?
Se fosse così, sarebbe legittimo il rifiuto del Comitato Olimpico di rispettare un minuto di silenzio, durante le prossime Olimpiadi, in segno di rispetto per le vittime israeliane del terrorismo che insanguinò quarant'anni fa Monaco: se non esiste uno stato israeliano, non esistono nemmeno vittime israeliane, non è vero?

mercoledì 23 maggio 2012

Ancora sul rumoroso silenzio del CIO

Le prossime Olimpiadi saranno coperte da un silenzio straziante. Il Comitato Olimpico Internazionale non ha ancora riconosciuto l'opportunità di osservare un minuto di silenzio in memoria delle undici vittime - undici atleti israeliani - del macabro attentato terroristico del 1972. Dopo quarant'anni, la fiamma dei ricordi non si spegne ancora. Quella olimpica, sì.
Moshe Weinberg, Yossef Romano, Ze'ev Friedman, David Berger, Yakov Springer, Eliezer Halfin, Yossef Gutfreund, Kehat Shorr, Mark Slavin, Andre Spitzer, Amitzur Shapira e Anton Fliegerbauer furono prelevati dalle loro camere nel villaggio olimpico di Monaco, nella (allora) Germania Federale. Furono picchiati e sequestrati. In cambio, i terroristi chiedevano la scarcerazione di 234 detenuti arabi rinchiusi nelle carceri israeliane per vari reati, e un salvacondotto verso l'Egitto. Lo scontro con una impreparata e dilettantesca polizia tedesca fu sanguinoso. Cinque terroristi persero la vita e tre furono arrestati, ma successivamente rilasciati dopo il dirottamento di un aereo della Lufthansa, sempre ad opera del gruppo terroristico palestinese "Settembre Nero". Tornati nei paesi di provenienza, furono salutati come eroi e accolti con tutti gli onori.
E' ripugnante il silenzio del CIO. Non è accettabile la spiegazione che un gesto umano e civile sarebbe accolto con irritazione dalla popolazione araba. Non è sicuramente così. Chi ama la pace non lo può accettare. E' un oltraggio nei confronti degli arabi.

Ricordare per un minuto le vittime del crimine non è un gesto politico. Non implica in alcun modo la condivisione della politica del governo israeliano, presente o passato o futuro. E' un gesto di fratellanza che lo spirito olimpico dovrebbe far rivivere, seppure ad intermittenza quadriennale. Rifiutare questa logica lampante equivale ad avallare simili tragedie nel futuro, come ha ricordato la signora Ankie Rekhess-Spitzer, vedova di uno degli atleti trucidati dai terroristi quarant'anni fa: «Non dimentichiamo ciò che è successo a Monaco. E facciamolo per una ragione: per evitare che accada di nuovo».


Danny Ayalon, vice-ministro degli Esteri israeliano, è come tutti indignato e sconcertato per il brutto gesto del CIO, ed esorta in un'intervista tutte le persone di buona volontà a fare un piccolo gesto, un gesto di un minuto, per indurre il comitato organizzatore a commemorare le vittime di quella strage.

Tutti si possono impegnare. Basta compilare la petizione online che la signora Spitzer ha avviato. Sono state già raccolte più di 80 mila firme. Si può ancora aggiungere il proprio sassolino. Come quelli che in segno di rispetto e di ricordo adornano le tombe degli ebrei.

martedì 22 maggio 2012

La malafede allontana la pace


Il judoka palestinese qualificato all'Olimpiade
E senza aiutini: «È una pagina storica»

Per quale motivo il Comitato Organizzatore delle Olimpiadi di Londra 2012 invita "per onor di bandiera" atleti palestinesi, e non usa lo stesso metro generoso nei confronti di atleti kurdi, del Kossovo, dell'Ossezia del Sud e di Cipro del Nord?
Perché, dal momento che la Palestina non esiste, se non come entità geografica, non certo come stato?
Pazienza per lo spirito olimpico andato in frantumi, e pazienza per le popolazioni degli altri non-stati, figli di un dio minore. Pazienza per le deroghe, lo sport ha smesso da tempo di essere un gioco, e non sarà un problema per nessuno fornire ospitalità a cinque giovani arabi che forse non hanno mai messo il naso fuori dalle loro scomode città. Poco fa ho evidenziato un bellissimo quanto microscopico gesto di integrazione fra arabi ed ebrei, fra palestinesi ed israeliani, che rappresenta un timido germoglio di pacifica convivenza. Ma l'ottusità e la malafede lo ha già spazzato via.
Diversi atleti palestinesi, residenti nel West Bank, si allenano da tempo e in armonia in Israele. Si potrebbe argomentare che la montagna di milioni di dollari che arrivano dall'Occidente sono inghiottiti dalla corruzione dilagante dell'Autorità Palestinese, al punto che non ci sono soldi nemmeno per comprare un pallone, quando si potrebbero costruire interi stadi. Lo stesso Maher Abu Rmeileh, che apprendiamo ha conquistato per meriti l'accesso alle Olimpiadi, è di Gerusalemme Est. Una città che non esiste. Esiste Gerusalemme, che è la capitale di Israele, per cui Abu Rmeileh è un arabo israeliano, come un milione di arabi residenti felicemente nello stato ebraico. Che senso ha fare confusione? calcolo politico?
Forse è per questo che, come sottolinea compiaciuto il perfido Battistini, Londra si è rifiutata di ricordare, anche solo per un minuto, le undici vittime della strage perpetrata nel 1972 a Monaco dai terroristi palestinesi dell'OLP di Arafat - di cui, ricorda il Corriere, era consigliere Jibril Rajoub, oggi a capo dello sport nei Territori, "che ormai crede più nei judoka che nei jihadisti". Undici atleti, israeliani, che avevano conquistato le Olimpiadi per meriti e per pacifica appartenenza alla comunità internazionale, il cui sogno fu spezzato dai kalashnikov dei terroristi di Settembre Nero. Non tanto perché ormai sono passati quarant'anni - 'che altrimenti la commemorazione dei defunti dovrebbe essere stata cancellata da tempo dal calendario; ma «per non imbarazzare gli arabi».
Assurdo. Raccappricciante. Inquietante: come se si evitasse di stigmatizzare il nazismo davanti alla signora Merkel, nel timore di disturbarla. Come se gli arabi possano avere qualcosa in contrario nel commemorare le vittime del terrorismo. Come se si avallasse la tesi secondo cui i residenti arabi di Londra simpatizzino indistintamente per i criminali. Come se gli arabi e i musulmani siano tutti terroristi. No, caro Battistini: non è solo Israele a voler ricordare le vittime di una carneficina premeditata. A volerlo è tutto il mondo civile. A cui Lei non è degno di appartenere.