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mercoledì 24 giugno 2015

Messaggio per i palestinesi: tranquilli, il vostro amico terrorista sta bene

Il Ramadan si macchia ancora di sangue. Qualche giorno fa un giovane terrorista palestinese, proveniente da Hebron, ha tentato di uccidere un militare israeliano, che stazionava nei pressi della Porta di Shchem (Porta di Damasco secondo la toponomastica araba), attraversata da migliaia di fedeli musulmani; ferendolo gravemente al collo con un grosso coltello. Fortunatamente il malcapitato, prontamente soccorso, è fuori pericolo di vita. Immediato l'intervento delle forze di sicurezza, che hanno neutralizzato il palestinese, protagonista dell'ennesimo episodio di criminalità a Gerusalemme. L'ONU, con il suo fragoroso silenzio, evidentemente approva.
Immediata la sequenza di contumelie sui siti simpatizzanti per la causa terroristica: «maledetti sionisti», «razza umana schifosa», «bastardi» gli epiteti più facilmente riportabili. Le foto divulgate riportano alcune stranezze - una vistosa ferita sulla coscia sinistra, evidente dalla lacerazione del jeans; ma lo strappo sulla maglia non evidenzia alcuna perdita di sangue, che appare invece più in alto; ma soprassediamo: lasciamo l'investigazione agli amici specializzati nello smascheramento delle bufale di Pallywood.

martedì 30 settembre 2014

Il piccolo Mohammed e la propaganda palestinese senza pudore

Mohammed Al-Farra è un bambino che sta per compiere 5 anni. Ha due problemi: è nato nella Striscia di Gaza, e tutti sappiamo le difficoltà che ciò comporta. Ma si potrebbe sorvolare sul dominio oppressivo di Hamas, se non fosse che il piccolo è affetto dalla nascita da una malattia genetica che ha reso necessaria l'amputazione di ambo gli arti. Ad un certo punto è stato abbandonato dai genitori, e dalle autorità sanitarie, che a Gaza sono più intente a diffondere statistiche farlocche, che a preoccuparsi della salute del propri cittadini.
Così, Mohammed è stato accolto e adottato dall'ospedale pediatrico di Safra a Ramat Gan, Israele. Il Borghesino ne ha parlato a maggio dell'anno scorso, e anche l'amica Barbara ha riportato sul suo blog la vicenda, rilanciando la notizia pubblicata in Italia dal Messaggero.
Una delle tante storie di amore e dedizione al prossimo, che imbarazza gli odiatori di Israele. Lo stato ebraico cura ogni giorno diecine di palestinesi - bambini, in particolare - dal comune cittadino al parente vicino dell'autorità politica più elevata della Striscia di Gaza. Problematico vomitare sentenze di morte nei confronti degli ebrei, e al tempo stesso sfruttarne le indubbie eccellenze sanitarie; ma gli odiatori a tempo pieno non si fanno scrupoli di contraddizione e schizofrenia: tanto chi mai lo verrà a sapere? chi ne denuncerà il comportamento obbrobrioso?


Bene. Cosa c'è di peggio dell'omissione? la mistificazione. Così, una notizia passata in cavalleria più di un anno fa, è riesumata e violentata e vivisezionata ad uso e consumo degli antisemiti. Il povero Mohammed, che ogni giorno ringrazia gli israeliani per le amorevoli cure che ha ricevuto, è strumentalizzato e presentato come vittima delle "centinaia di bambini di Gaza resi disabili dal conflitto di questa estate". Ci vuole molto pelo sullo stomaco per rovesciare la realtà; ma l'esercizio deve risultare agevole a queste canaglie e gradito ai loro seguaci, se è vero che il sito di propaganda filopalestinese ha beneficiato nella fattispecie di oltre 11.000 gradimenti, ed è stato retwittato 181 volte. Una rapida ricerca sul social network dei 140 caratteri conferma la presenza della foto del fanciullo in diecine di account di sostegno alla "causa palestinese", dove la notizia è ovviamente stravolta e presentata oggi in guisa vergognosamente diversa da quella reale di un anno fa.
A corto di materiale propagandistico proveniente da Siria e Iraq, i fanatici sostenitori di Hamas non si sono fatti scrupoli nel rivolgersi addirittura ad Israele per saccheggiarne le informazioni, deformandole in modo spregiudicato. C'è chi abboccherà a questa calunniosa quanto dettagliata ricostruzione.

martedì 9 settembre 2014

Le notizie che non interessano a nessuno

Hamas non doveva scomodarsi nel dettare ai giornalisti internazionali le linee guida sul corretto comportamento da assumere a Gaza: i media sono già sbilanciati di loro, e non farebbero nulla - salvo poche lodevoli eccezioni - per mettere in cattiva luce i fondamentalisti islamici che dal 2007 detengono il potere a Gaza. Inutile cercare prove della loro condotta riprovevole su stampa e TV, che praticano sistematicamente una sorta di autocensura preventiva.
Così, dopo averci frantumato i benedetti sui danni collaterali provocati dai bombardamenti israeliani a Gaza durante la Guerra dei 50 giorni; si apprende oggi - e la fonte è decisamente credibile: le Nazioni Unite! - che gli strike dell'aviazione israeliana hanno vantato precisione chirurgica nel colpire le installazioni terroristiche; risparmiando le strutture civili circostanti. Meno del 5% del territorio è stato interessato dai bombardamenti dell'IAF, mentre le zone più popolose di Gaza e dintorni sono risultate sorprendentemente intatte o danneggiate in misura trascurabile. Un resoconto asciutto e incontestabile; eppure, non trova menzione sulla stampa ufficiale.

giovedì 13 febbraio 2014

È tempo di investimenti


L'economia sta migliorando, ci avvisano gli esperti. Gli Stati Uniti procedono al galoppo, l'Europa sta faticosamente uscendo dalla recessione, e la Cina non preoccupa più di tanto. Merito soprattutto della ripresa degli investimenti, favoriti dai bassi tassi di interesse e dalla abbondante liquidità.
Insomma, bisogna avere fiducia e investire, per uscire dalla crisi; è il monito corale degli economisti. È anche per questo che l'autorità palestinese ha deciso di aumentare gli stanziamenti a favore dei terroristi rilasciati in tempi diversi dalle carceri israeliane, in ossequio ad negoziati di pace che però si sono risolti in gesti di buona volontà soltanto unilateralmente. Palestinian Media Watch rende noto che il governo di Ramallah ha reso disponibili ulteriori 46 milioni di dollari per il 2014, per i criminali rilasciati da Gerusalemme, in aggiunta alle svariate centinaia di milioni di dollari stanziati in un bilancio bucato come una forma di gruviera per lo stesso scopo. Bizzarra ipocrisia, quello dei governi occidentali: che denunciano e deplorano il terrorismo mondiale, e si rifiutano sdegnati di sostenere finanziariamente chi attenta alla vita altrui; salvo versare nelle casse di Abu Mazen ingenti somme - due miliardi di euro, soltanto negli ultimi cinque anni, l'Unione Europea - che in significativa parte finiscono nelle tasche di chi ha le mani ancora macchiate del sangue di innocenti.

lunedì 9 dicembre 2013

Il morbo di Parkinson ha i giorni contati

Le malattie neurodegenerative, come il morbo di Parkinson o l'Alzheimer, stanno per essere sconfitte. È il senso di un recente annuncio dell'Università Ebraica di Gerusalemme, che in collaborazione con una start-up ha annunciato il conseguimento di signifativi risultati nella lotta all'invecchiamento delle cellule cerebrali. Nello specifico un farmaco ideato dalla TyrNovo, e noto con il nome in codice di NT219, consentirebbe di sviluppare farmaci mirati per le malattie citate, e privi di effetti collaterali sostanziali.
Il farmaco, hanno annunciato il CEO di TyrNovo e il direttore del dipartimento di Chimica biologica dell'Università del Monte Scopus, agirebbe sull'attività dell'insulina e di un ormone noto come IGF1, inibendone l'attività e prevenendone il meccanismo di segnalazione che porta alle malattie neurodegenerative.

venerdì 27 settembre 2013

Medicina senza frontiere

di Claudio Pagliara*

In 65 anni di esistenza, Israele ha raggiunto accordi di pace solo con due Paesi arabi: Egitto e Giordania. Alcuni membri di questo strano – e rissoso – condominio chiamato Medio Oriente si guardano bene dal chiamare lo Stato ebraico col suo nome, nel timore che così facendo ne giustifichino l’esistenza. Preferiscono l’eufemismo disprezzante di ”entità sionista”. Ma in questo buio orizzonte c’è almeno uno sprazzo di luce. I cittadini di questi Paesi si dimostrano più pragmatici dei loro leader. Una spia è il successo che stanno avendo nel mondo arabo i video con istruzioni sanitarie prodotti dalla mutua israeliana. I positivi talk back scritti dai fruitori contraddicono l’ostilità’ dichiarata dei loro leader.

Sei mesi fa Clalit – una delle mutue israeliane – ha postato su YouTube, in ebraico ed arabo, una serie di video educativi su argomenti quali allattamento, maternità , fisioterapia, diagnosi precoce di alcune malattie, ecc. L’iniziativa – che la nostra INPS farebbe bene a copiare – ha avuto un enorme successo: in poco tempo i video hanno superato il milione di click. Dall’analisi dei dati, emerge una relatà sorprendete. Solo 45 mila utenti sono israeliani. La metà, 560 mila, sono sauditi, 168 mila egiziani, 90 mila iracheni, 70 mila marocchini, 65 mila algerini, 42 mila giordani. Persino 11 mila cittadini della Siria dilaniata dalla guerra civile hanno visto i video educativi israeliani.

La stragrande maggioranza del pubblico arabo è stato attratto dal video sull’allattamento. è anche il video che ha ricevuto il più’ grande numero di commenti positivi. Come quello di Fatima: “Grazie per gli utili consigli”. Il Medio Oriente non smette mai di stupire, nel bene come nel male!

*Responsabile dell’Ufficio Rai per il Medio Oriente dal 2003. Riprodotto con il consenso dell'autore.

mercoledì 18 settembre 2013

Israele corre in soccorso della Striscia di Gaza

Stretta sempre più d'assedio dall'esercito egiziano, che chiude ripetutamente il valico meridionale di Rafah, malmena i pescatori locali, distrugge e allaga i tunnel clandestini, e occupa porzioni sempre più ampie del territorio palestinese per prestunte "ragioni di sicurezza"; e oppressa dal regime oscurantista di Hamas, che ha fatto ormai terra bruciata attorno a se', ignorata dai Fratelli Musulmani prima della loro defenetrazione, e abbandonata da tutti gli stati arabi vicini (con la significativa ma sterile eccezione del Qatar); la Striscia di Gaza conta sempre più sull'aiuto umanitario insperato di Israele.
Il piccolo stato ebraico ha disposto un blocco navale al largo delle coste di Gaza nel 2007, con l'avvento al potere dopo sanguinoso colpo di stato da parte dei fondamentalisti islamici. Questo provvedimento, legittimo sul piano del diritto internazionale (lo certifica il rapporto ONU della Commissione Palmer), ha prevenuto l'arrivo a Gaza di armi e munizioni via mare, senza per ciò pregiudicare le attività marittime e di pesca della popolazione gazana. Non ha evitato ovviamente il contrabbando di armi tramite la penisola del Sinai e i tunnel clandestini scavati dai terroristi fra l'Egitto e la Striscia; ma ciò non ha mai impedito la collaborazione sanitaria, umanitaria e di supporto alla vita di tutti i giorni da parte di Gerusalemme.

martedì 10 settembre 2013

Poi uno si spiega perché Israele sia avversato...

...dagli arabi (o perlomeno da una significativa parte di essi); e dagli europei, da sempre innamorati degli arabi, malgrado non siano mai stati egualmente ricambiati. Non solo lo stato ebraico sta accogliendo centinaia di feriti gravemente dalla repressione brutale del regime di Assad in Siria; uomini, donne e bambini che mettono a repentaglio la loro medesima esistenza accettando le cure di uno stato con cui formalmente Damasco è in guerra. Ma Gerusalemme rompe gli indugi e, in prima linea come sempre nelle iniziative umanitarie (basti chiedere ai superstiti dei terremoti di Haiti del 2010, o del terremoto in Turchia nel 2011), ha deciso ieri di inviare alla popolazione siriana 670 tonnellate di generi alimentari, 20 tonnellate di farmaci e 120 tonnellate di altri beni di prima necessità. Per scavalcare l'ostacolo dell'assenza di relazioni diplomatiche, gli aiuti perverranno per il tramite di ONG specializzate: «nessuno chiede il permesso di uccidere. Noi non chiederemo il permesso di salvare vite umane», ha dichiarato al Jerusalem Post il fondatore di questa organizzazione, che annovera oltre 1200 volontari.

lunedì 2 settembre 2013

Questo è Israele

Alle volte riesce difficile descrivere in poche parole un paese con migliaia di anni di storia alle spalle, in cui si mescolano culture e religioni di cento altri paesi. Alle volte, le descrizioni hanno una valenza positiva: «ecco che cosa è Israele». Ne parlo da sei anni e forse non posso aggiungere molto a quanto già detto in passato. Ma qualche minuto fa, stanca del giudizio degli altri sul mio paese, ho deciso per l'ennesima volta di vincere la pigrizia e di ripetermi. Non è quello Israele. Ecco che cos'é Israele. Israele non scalpita ansiosamente affinché gli Stati Uniti attacchino la Siria. Ma ci sono dei distinguo Anzitutto, essendo scampati all'Olocausto, conosciamo il pericolo, la rabbia, la realtà aberrante di un mondo che resta a guardare mentre la gente è gassata fino alla morte. Tutti paghiamo in prima persona nell'ignorare questa realtà: e non si tratta soltanto di israeliani, perché quelli che succede in Egitto, in Siria, nello Yemen e in altri posti, alla fine ricade sulla propria pelle. È successo l'11 settembre; ed è successo a Boston, a Londra e a Madrid.

giovedì 27 giugno 2013

Israele risponde all'emergenza umanitaria in Siria. E il resto del mondo?

Il Syrian Observatory for Human Rights (SOHR), ONG per i diritti umani, denuncia un traguardo a dire poco deprimente: dall'inizio della guerra civile in Siria, il 18 marzo di due anni fa, i morti hanno raggiunto la macabra cifra di 100.000 persone. Le vittime includono 36.661 civili, di cui 5.144 bambini. Interminabile il conteggio di feriti, dispersi, e profughi (non meno di un milione. Non così fortunati da poter millantare una remota discendenza "palestinese" del 1948: per quelli l'ONU prevede un'agenzia apposita, con sontuoso budget...).
La comunità internazionale resta a guardare. Non capisce bene le cause e i motivi di questo drammatico conflitto. Scorge i "cattivi" da una parte, e i "cattivissimi" dall'altra, e preferisce occuparsi d'altro; ben assecondata in questa dai media, che preferiscono celebrare il vincitore di Arab Idol che documentare il genocidio siriano. D'altro canto, dopo decenni in cui è stato riferito loro che le cause di tutti i guai del Medio Oriente è il conflitto arabo-israeliano, un pizzico di confusione e smarrimento è immaginabile.

lunedì 24 giugno 2013

Una pillola difficile da mandar giù

Amatori acciaccati dalla vita sedentaria e da una cucina ipercalorica, gioite! adesso per soddisfare la/le vostra/e partner, non sarà più necessario dilapidare i risparmi faticosamente accantonati; ne' ricorrere a quelle truffaldine farmacie online che vi promettono Viagra o Cialis a basso costo, recapitandovi delle pasticchette di solfato di calcio (gesso) o di idrossido d'alluminio (che fa bene quantomeno a chi soffre di acidità).
La buona notizia è che adesso è disponibile in Europa una versione generica, "non brandizzata" della famosa pillola blu che solleva le prestazioni sessuali dei maschietti. Il brevetto della Pfizer è infatti scaduto nel Regno Unito, in Germania, in Italia, in Svizzera e Olanda, fra gli altri. Così, il farmacista potrà proporre la versione più costosa del Viagra, o quella meno costosa, contenente lo stesso principio attivo. A voi la scelta.

lunedì 27 maggio 2013

Sanità israeliana, insanità palestinese

Al-Hayat, quotidiano ufficiale dell'Autorità Palestinese, riporta la visita del ministro della sanità di Ramallah presso l'ospedale Hadassah a Gerusalemme, rilevando come il 30% dei pazienti del nosocomio sia palestinese, e sottolineando il programma di formazione e specializzazione a favore di 60 medici e infermieri palestinesi. Ne abbiamo parlato qui qualche settimana fa, e fa piacere che da parte palestinese ci sia l'onestà per riconoscere questo bel gesto.
Purtroppo le belle notizie finiscono qui. Nei pressi di Gaza una donna incinta di 25 anni è stata selvaggiamente picchiata a morte dalla suocera e dai parenti del marito. Anche il bambino di 7 mesi che aveva in grembo è morto. La sua colpa? essere entrata in cucina senza preventivamente accertarsi che la suocera fosse uscita da quella stanza. Immediata la ritorsione: pugni e calci in testa, all'addome e sulla schiena da parte di suocera e cognata, mentre il cognato sferrava violenti colpi con un tubo di ferro (H/t: Elder of Ziyon). Gli aguzzini l'hanno abbandonata sull'uscio di casa, dove è stata raggiunta, priva di vita, da un'ambulanza.
E magari qualcuno troverà il coraggio di addossare ad Israele la responsabilità di questa barbarie.

martedì 7 maggio 2013

Per fortuna dei palestinesi, ci sono gli ospedali israeliani

Per la prima volta nella storia, un ministro palestinese ha visitato il complesso ospedaliero di Hadassah, eccellenza della sanità a Gerusalemme. Lo rivela il Times of Israel, precisando che il ministro della sanità palestinese era accompagnato da una delegazione di funzionari. L'incontro con i vertici dell'ospedale israeliano era finalizzato ad accrescere il numero di medici palestinesi che prestano servizio presso la struttura sanitaria (attualmente non meno di 60) eccellenza nell'area mediorientale, e a favorire la cooperazione fra l'Hadassah Medical Center e l'ANP.

lunedì 29 aprile 2013

Salvata la vita di di un palestinese

Un medico israeliano ha fatto la storia, impiegando lo scorso mese plasma disidratato per salvare la vita ad un autista palestinese, rimasto gravemente ferito in un incidente nella Valle del Giordano. Lo riportava ieri il quotidiano Haaretz, nella versione cartacea.
E' la prima volta che il plasma disidratato è impiegato in questo modo. Il medico militare, sergente Alona Babliel, in questo modo è riuscito a stabilizzare le condizioni gravi del ferito, successivamente trasportato da un elicottero dell'aviazione israeliana all'ospedale più vicino. Il paziente, riporta il quotidiano di simpatie arabe, gode ora di buona salute ed è stato rilasciato qualche giorno fa.
Un altro quotidiano, The Times of Israel, rende noto invece che nei cinque mesi successivi all'operazione Pillar of Defense, che mirava a neutralizzare la minaccia terroristica di Hamas nella Striscia di Gaza; sono stati effettuati ben 18 attacchi ai danni delle famiglie dell'Israele meridionale. L'ultima aggressione risale a sabato, quando un Kassam ha interrotto la pace dei residenti del Negev, intenti a festeggiare la ricorrenza del Lag B’Omer.
Così, mentre i medici israeliani compiono autentici miracoli per salvare le vite dei palestinesi, che affollano da sempre gli ospedali dello stato ebraico; i terroristi islamici che infestano Gaza si impegnano costantemente a sottrarre loro la vita. Così va, in questa zone del Medio Oriente...

mercoledì 6 febbraio 2013

Tenetevi a distanza dalle tette!

Il seno delle donne provoca la diarrea. E' la rivoluzionaria tesi esposta da Hisham Qandil, anonimo primo ministro dell'Egitto del fratello musulmano Morsi. Il titolare del governo del Cairo, distintosi per essersi fatto raggirare dall'omologo gazano nella sua visita di novembre in cui baciò un bambino morto, spacciato per vittima israeliana; ha offerto la sua testimonianza diretta: osservando un lattante avere un attacco di diarrea subito dopo essersi nutrito dal seno materno in un villaggio rurale dell'Egitto. La scoperta scientifica (scienza islamica, s'intende) ho provocato l'imbarazzata levata di sopraccigli da parte delle donne presenti al consiglio dei ministri presieduto da Qandil.
Trattasi dello stesso brillante solutore della crisi energetica egiziana: basta indossare abiti di cotone, e vivere in più persone nella stessa camera, onde risparmiare sull'energia elettrica. Nella speranza che non siano presenti donne dal seno infetto.
La notizia sta già facendo il giro del mondo. Panico e sconcerto fra i poppanti di tutte le razze, agitazione fra i frequentatori di locali notturni specializzati nella somministrazione di cibo e alcolici direttamente sulle chiappe e tette di disponibili ragazze.
«Diamoci un taglio», propongono dal Pakistan. Dove militanti talebani hanno sorpreso una donna alimentare al seno il proprio figlio. I "combattenti per il progresso" le hanno amputato il seno, ordinando alle altre donne presenti di mangiarne i resti, riporta un quotidiano del posto.

martedì 29 gennaio 2013

Differenze di prospettiva

Pochi mesi fa veniva barbaramente trucidato a Bengasi l'ambasciatore Christopher Stevens. La sua colpa? essere americano, come americani erano il produttore e il regista di un filmetto semi-amatoriale ritenuto blasfemo secondo il giudizio dei suoi brutali carnefici. L'esecuzione oltraggiosa di Stevens ha raggiunto la Casa Bianca, accusata di negligenza quando non di complicità; e soltanto l'aura abbagliante di Obama ha evitato la clamorosa bocciatura alle urne.
Il punto però è un altro: "l'Occidente se l'é cercata", fu la sbrigativa conclusione di una significativa parte dell'opinione pubblica mondiale, sempre pronta ad autoflagellarsi per presunte colpe antiche e moderne. Raffigurare Maometto è dissacrante per europei e americani ancor prima dei musulmani, e il solo parlarne è sconsigliabile se si vogliono evitare grane; figurarsi a raffigurarlo in atteggiamenti umani.
Se c'è chi ha disposto a comprendere, tollerare e addirittura prevedere una comprensibile reazione violenta in seguito ad una certa rappresentazione offensiva del buon musulmano; quale dovrebbe essere la reazione del buon ebreo di fronte alla ripugnante vignetta pubblicata l'altro giorno dal Sunday Times (quotidiano del gruppo Murdoch, che ieri si è personalmente scusato)?

giovedì 13 dicembre 2012

Un palestinese e un israeliano, ottimi amici

Domenica pomeriggio, i pazienti del reparto di Oncologia pediatrica del Sourasky Medical Center di Tel Aviv sono scesi al piano terra per partecipare ai festeggiamenti di Hanukkah. Hanno acceso la menorah e cantato le canzoni tradizionali che ricordano la rivolta dei maccabei che nel 167 AC sconfissero i potenti greci. Ma mentre il miracolo era celebrato al piano di sotto, un miracolo moderno si compiva al secondo piano dell'ospedale. Tal Zilker, un ragazzo di 17 anni dell'Israele meridionale, chiacchierava con il suo nuovo migliore amico: Qsuy Imran, anch'egli di 17 anni, proveniente da Gaza.
Essendo reduce da una pesante seduta di chemioterapia, Imran era troppo debole per partecipare ai festeggiamenti, e così Zilker ha deciso di rimanere a fargli compagnia. "Chiacchierare" è una parola grossa per descrivere l'interazione fra i due ragazzi. Ma quando si è così giovani, il vocabolario non è così importante: «siamo tutti e due matti per la Playstation», esclama Zilker.
Questa amicizia fra due coetanei, che condividono anche la stessa malattia, lo stesso aspetto fisico, e la stessa passione per i videogame, non farebbe notizia, se non fosse per la loro provienenza.

giovedì 6 dicembre 2012

La storia commovente di Wafa al Bass

Gli ospedali - si sa - sono il contesto ideale per ambientarvi storie strappalacrime. Esseri umani sottratti alla morte, crisi di coscienza, lacrime e dolore per una vita spezzata anzitempo, gioia per un complicato intervento chirurgico riuscito perfettamente.
Malgrado la recente ondata di terrorismo palestinese, e la risposta israeliana nota come Colonna di Difesa, nello stato ebraico è affluito un numero considerevole di abitanti della Striscia di Gaza. Persino il cognato del primo ministro di Hamas è ricorso alle cure mediche degli israeliani; ma la vita di tutti i giorni è ricca di episodi di dedizione al dovere che non guarda il colore della pelle, o la razza, o la lingua. Spesso arabi israeliani prestano servizio come volontari negli ospedali dell'Israele meridionale, per assistere pazienti palestinesi in difficoltà con la lingua.

martedì 23 ottobre 2012

Ma alla fine la pace trionferà... (?)

Alcuni episodi delle ultime ore che testimoniano gli sforzi di conseguire una pace duratura fra israeliani e arabi-palestinesi:
- Un ufficiale dell'esercito israeliano è rimasto gravemente ferito dalla deflagrazione di un dispositivo esplosivo collocato al confine centrale con la Striscia di Gaza, nei pressi del varco di Kissufim. Secondo quanto reso noto, l'ufficiale ha aperto il varco nell'ambito di operazioni di routine finalizzate a verificare la presenza di esplosivi, e questo ha provocato l'esplosione dell'ordigno.
- Un palestinese ha tentato di entrare in Israele dal West Bank attraverso un check-point a nord di Gerusalemme, ma è stato perquisito e bloccato dagli addetti ai controlli. Recava con se' otto dispositivi esplosivi. Lo rende noto Debka.
- Erez Ben Sa'adon, un residente nella comunità ebraica di Rachelim nel West Bank, ha denunciato alle autorità locali il danneggiamento subito notte tempo ad opera di ignoti, che con una sega elettrica hanno tagliato 50 alberi di ulivo, rubandone i frutti e lasciando scritte ingiuriose prima di dileguarsi.
- Noam Chomsky, linguista ebreo americano e famoso antisionista, è stato accolto a braccia aperte da Hamas, a Gaza, nell'ambito delle celebrazioni dell'arrivo dell'emiro del Qatar in visita ufficiale nella Striscia. Chomsky non ha mancato di manifestare il suo sostegno all'organizzazione terroristica che governa Gaza dal 2006/2007.

Nel frattempo, soltanto nell'ultima settimana, più di 150 residenti a Gaza hanno beneficiato di trattamenti sanitari nel vicino Israele.

lunedì 1 ottobre 2012

Per alcuni palestinesi Israele è meglio dell'Egitto

Quando si tratta di salvare la vita, si accantonano rancori e ostilità spesso alimentati da un ceto politico autoreferenziale e corrotto. Ha fatto scalpore la notizia di qualche settimana fa del cognato del primo ministro di Gaza, ricoverato in un ospedale israeliano per un delicato intervento chirurgico. Magari la credibilità e la coerenza di Hamas hanno subito nella circostanza un pesante contraccolpo, ma ha prevalso il principio sintetizzato nel celebre "c'ho famiglia" di Ennio Flaiano. Ma sono casi eclatanti, che facilmente guadagnano le prime pagine dei giornali. Meno noti i tanti casi di salvataggio di vite umane da parte degli ospedali israeliani a vantaggio delle famiglie palestinesi che ad essi ricorrono.
Un caso di questi è stato reso noto in questi giorni. Jian Abu Agram è una donna di 31 anni, originaria di Gaza, che ha perduto tre figli per malformazioni congenite alla nascita. Così, quando la sua bambina ha presentato una patologia intestinale, confortata dai suoi medici, non ha esitato questa volta a preferire l'ospedale di Kfar Sava, nei pressi di Tel Aviv, agli ospedali egiziani a cui si era precedentemente rivolta.
L'intervento, complesso, è perfettamente riuscito, e la bambina è tornata a casa due settimane fa, insieme alla mamma, attraverso il valico di Erez.

Fonte: Arutz Sheva.