martedì 9 settembre 2014

Le notizie che non interessano a nessuno

Hamas non doveva scomodarsi nel dettare ai giornalisti internazionali le linee guida sul corretto comportamento da assumere a Gaza: i media sono già sbilanciati di loro, e non farebbero nulla - salvo poche lodevoli eccezioni - per mettere in cattiva luce i fondamentalisti islamici che dal 2007 detengono il potere a Gaza. Inutile cercare prove della loro condotta riprovevole su stampa e TV, che praticano sistematicamente una sorta di autocensura preventiva.
Così, dopo averci frantumato i benedetti sui danni collaterali provocati dai bombardamenti israeliani a Gaza durante la Guerra dei 50 giorni; si apprende oggi - e la fonte è decisamente credibile: le Nazioni Unite! - che gli strike dell'aviazione israeliana hanno vantato precisione chirurgica nel colpire le installazioni terroristiche; risparmiando le strutture civili circostanti. Meno del 5% del territorio è stato interessato dai bombardamenti dell'IAF, mentre le zone più popolose di Gaza e dintorni sono risultate sorprendentemente intatte o danneggiate in misura trascurabile. Un resoconto asciutto e incontestabile; eppure, non trova menzione sulla stampa ufficiale.


Le ostilità a Gaza sono cessate, almeno temporaneamente, ma gli estremisti palestinesi non perdono tempo: giungono notizie di ripresa di attività sotterranea nella Striscia, con miliziani della Jihad Islamica intenti a ricostruire alacremente le gallerie che negli intenti originari avrebbero dovuto provocare una strage il giorno di Rosh Hashanah, il Capodanno ebraico che quest'anno curiosamente conciderà con la fine del mese di tregua concordata fra israeliani e palestinesi. Nuovi attacchi imminenti? speriamo di no, ma temiamo di sì.
E mentre Hamas trova finalmente casa in Turchia - l'organizzazione terroristica che governa la Striscia dal 2007 aveva lasciato il quartier generale di Damasco, in aperta polemica con Assad, che non disdegnava di trucidare migliaia di profughi palestinesi, residenti nel campo profughi di Yarmouk - membro a tutti gli effetti della NATO; da Israele giungono notizie confortanti, che riempiono il cuore di speranza. Ha fatto notizia la decisione del governo di Gerusalemme di dichiarare area demaniale una superficie di circa 4 chilometri quadrati situata non lontano dalla capitale, nella cosiddetta "area C" del West Bank; peccato, per la credibilità dei giornali, che analogo risalto non sia stato fornito alla decisione della municipalità di Gerusalemme, di approvare la costruzione di 2200 appartamenti nel sobborgo di al-Sawahira, ad un chilometro e mezzo dalla Strada 60 che attraversa Gerusalemme. Il piano di espansione e ammodernamento edilizio andrà principalmente a beneficio delle comunità arabe che popolano il sobborgo, migliorandone la qualità della vita. Di questo "atto provocatorio" non si pre-occupa nessuno, a quanto pare...


Così come non fa notizia la decisione del Re Abdullah di approvare la costruzione di una barriera di separazione, posta a nord dell'Arabia Saudita, della lunghezza di diverse centinaia di chilometri. Lo scopo sarebbe quello di impedire l'ingresso dall'Iraq di infiltrati e contrabbandieri. Soltanto un anno fa il regno saudita ha approvato la costruzione di un barriera difensiva che corre lungo tutto il confine con lo Yemen. Chissà perché, questo provvedimenti difensivi sono stigmatizzati quando posti in essere da Israele, che ha dimostrato lungo sanguinosi anni di subire una minaccia esistenziale in virtà degli attacchi terroristici provenienti dal West Bank; mentre passano in cavalleria le diecine di muri eretti e rafforzati in tutto il mondo.

Ma non polemizziamo. Questo post era animato da nobili intenti. E allora occupiamoci di questo coraggioso siriano di 12 anni, giunto in Israele sul dorso di un asino in gravi condizioni. Un colpo di mortaio ha ferito il ragazzino alle gambe, alle braccia e agli occhi. Trasportato inizialmente da Damasco ad un ospedale libanese, dove ha subito l'amputazione di una mano, è stato dimesso e mandato a casa, quando il fratello ha avuto l'idea di metterlo in groppa ad un asino, con il quale è fortunosamente entrato in contatto con le guardie di confine israeliane. Trasportato allo Ziv Medical Center, sta ricevendo tutte le cure possibili.
Israele è ufficialmente in guerra con la Siria, non essendo mai stato sottoscritto un trattato di pace dopo la Guerra dello Yom Kippur del 1973. Ciò non impedisce alle strutture sanitarie dello stato ebraico di accogliere centinaia di vittime della guerra civile che in tre anni ha prodotto quasi 200 mila vittime. Se ciò non ha cagionato lo sdegno dell'opinione pubblica mondiale, fedelmente al detto "No jews, no news"; come può la commovente storia di questo ragazzino trovare spazio anche nelle pagine interne dei giornali? Che gli israeliani continuino a recitare la parte loro imposta di cattivoni senza scrupoli!

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