Il movimento terroristico islamico che governa la Striscia di Gaza dopo il sanguinoso colpo di stato del 2007 (Israele si è disimpegnata dall'enclave palestinese giusto otto anni fa, come è noto a tutti), sta vivendo momenti di grande difficoltà. Messa a dura prova dall'avvento al potere dei Fratelli Musulmani un anno fa al Cairo, di cui pure sono una filiazione, Hamas non ha visto soltanto le proprie entrate collassare assieme alle centinaia di tunnel che l'esercito egiziano ha sbriciolato per ordine del deposto presidente Morsi. Le ripetute chiusure del valico meridionale di Rafah, giustificate dai continui attacchi subiti dalle forze militari egiziane nel Sinai ad opera di bande di terroristi islamici, fanno dipendere la Striscia di Gaza dal vicino Israele per l'approvvigionamento di generi alimentari, medicinali, farmaci, materiali da costruzione, giocattoli, tessuti, fertilizzanti e via discorrendo. Soltanto ieri, ad esempio, l'IDF ha gestito il transito verso Gaza di 216 camion, trasportanti 5662 tonnellate di beni; fra cui 180 tonnellate di frutta. Un brutto smacco, per Hamas, che punta molto sull'odio verso il governo di Gerusalemme per cementare il suo traballante consenso nei confronti della popolazione locale. La retorica dell'"assedio", della "prigione a cielo aperto", che in passato ha fatto una certa presa su una parte dell'opinione pubblica, crolla sotto il peso dell'evidenza di un carceriere della stessa etnia del carcerato.
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giovedì 22 agosto 2013
lunedì 11 febbraio 2013
Ma come sono amati questi palestinesi...
Il rifiuto di Abu Mazen di negoziare una pace con gli israeliani sta costando caro al popolo palestinese. Secondo l'agenzia di stampa Quds Net, diversi stati arabi di grosse dimensioni si stanno rifiutando di inviare a Ramallah i promessi aiuti finanziari pari a circa 100 milioni di dollari al mese, a fronte dell'indisponibilità del presidente dell'autorità palestinese di incontrare il primo ministro israeliano per discutere concretamente di pace (in realtà Abu Mazen ha posto un lungo elenco di precondizioni per iniziare un dialogo, che è cosa ben diversa da un negoziato vero e proprio; ma le condizioni imposte sono evidentemente assurde e irricevibili).
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lunedì 4 febbraio 2013
Il fratello musulmano Morsi sa godersi la vita
Morto un Mubarak se ne fa un altro. Il presidente deposto della repubblica araba d'Egitto è ancora in vita, anche se non se la deve passare molto bene, malgrado le preghiere e i rimpanti dei suoi concittadini, passati dalla pentola del nazionalismo arabo blando del vice della presidenza Sadat, che condusse alla pace con Israele, alla brace del fondamentalismo islamico in grisaglia.
Così, mentre il paese è allo sbando, mentre gli oppositori sono messi in condizioni di tacere, mentre l'economia è al collasso, con i resort deserti e la lira egiziana in caduta libera; il presidente in carica, espressione dei Fratelli Musulmani, ha pensato bene di varare una misura di stimolo del turismo locale, prenotando non una, ma ben dodici suite del prestigiosissimo Hilton Hotel di Taba; la località balneare situata sul Mar Rosso, a pochi metri dal confine con lo stato abitato secondo Morsi tuttoggi da scimmie e maiali.
Così, mentre il paese è allo sbando, mentre gli oppositori sono messi in condizioni di tacere, mentre l'economia è al collasso, con i resort deserti e la lira egiziana in caduta libera; il presidente in carica, espressione dei Fratelli Musulmani, ha pensato bene di varare una misura di stimolo del turismo locale, prenotando non una, ma ben dodici suite del prestigiosissimo Hilton Hotel di Taba; la località balneare situata sul Mar Rosso, a pochi metri dal confine con lo stato abitato secondo Morsi tuttoggi da scimmie e maiali.
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sabato 26 gennaio 2013
Leggende e falsificazioni sulla guerra Hamas-Israele (III Parte)
di IPT News*
6. Hamas è una fonte credibile di informazioni.
E' nell'interesse di Hamas il gonfiare il numero delle vittime palestinesi. Negli anni, Hamas ha impiegato immagini fasulle, allestito finerali finti e mentito sulle reali vittime del conflitto, per creare la sensazione che Israele commetta deliberatamente dei crimini. La recente escalation non ha fatto eccezione. Poco dopo l'inizio delle ostilità ha iniziato a circolare una foto che raffigurava un bambino ucciso; presumibilmente, per mano degli israeliani. Invece, il bambino era una delle 30 mila (ad oggi, le vittime documentate sono quasi 48 mila, NdT) della guerra civile in Siria. Un'altra immagine infame, comparsa sulle prime pagine dei giornali, ritrae il primo ministro egiziano Hisham Qandil e il primo ministro di Hamas Ismail Haniyeh che abbracciano un bambino rimasto ucciso, hanno detto, da un attacco aereo israeliano. Per quanto, esperti del "Palestinian Centre for Human Rights" hanno ammesso che l'esplosione letale sia stata cagionata da un missile palesinese difettoso ricaduto a terra poco dopo il lancio. Hamas non è nuova a queste macchinazioni e mente per guadagnare credito nella guerra delle pubbliche relazioni: l'unica battaglia che può vincere. Nell'epoca dei social media, la propaganda è una componente vitale della comunicazione di Hamas.
6. Hamas è una fonte credibile di informazioni.
E' nell'interesse di Hamas il gonfiare il numero delle vittime palestinesi. Negli anni, Hamas ha impiegato immagini fasulle, allestito finerali finti e mentito sulle reali vittime del conflitto, per creare la sensazione che Israele commetta deliberatamente dei crimini. La recente escalation non ha fatto eccezione. Poco dopo l'inizio delle ostilità ha iniziato a circolare una foto che raffigurava un bambino ucciso; presumibilmente, per mano degli israeliani. Invece, il bambino era una delle 30 mila (ad oggi, le vittime documentate sono quasi 48 mila, NdT) della guerra civile in Siria. Un'altra immagine infame, comparsa sulle prime pagine dei giornali, ritrae il primo ministro egiziano Hisham Qandil e il primo ministro di Hamas Ismail Haniyeh che abbracciano un bambino rimasto ucciso, hanno detto, da un attacco aereo israeliano. Per quanto, esperti del "Palestinian Centre for Human Rights" hanno ammesso che l'esplosione letale sia stata cagionata da un missile palesinese difettoso ricaduto a terra poco dopo il lancio. Hamas non è nuova a queste macchinazioni e mente per guadagnare credito nella guerra delle pubbliche relazioni: l'unica battaglia che può vincere. Nell'epoca dei social media, la propaganda è una componente vitale della comunicazione di Hamas.
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domenica 12 agosto 2012
Chiudete quei tunnel!
Mentre il valico di Rafah al confine fra Egitto e la Striscia di Gaza è ancora chiuso per ordine del presidente egiziano, il transito di merci fra i valichi israeliani di Kerem Shalom e Eretz, e l'enclave palestinese, è tuttora garantito.
Giovedì, per esempio, l'esercito israeliano ha gestito il transito in entrata di 282 TIR, che trasportavano complessivamente 6624 tonnellate di beni di ogni tipo (generi alimentari, farmaci, tessuti, materiali edili e combustibili); fra cui ben 225 tonnellate di marmo.
Cosa ci faccia la popolazione civile di tutto questo marmo resta un mistero. Le autorità israeliane lasciano passare tutto ciò che non sia materiale bellico, per ovvi motivi; e nel passato sono state viste transitare lussuose auto di lusso destinate a facoltosi acquirenti palestinesi residenti a Gaza. La novità è che di tanto in tanto il valico israeliano è attraversato da camion in uscita. Sabato per esempio, sono transitati autoarticolati che trasportavano verdure e ortaggi destinate al mercato saudita: lo riferisce il sito Elder of Ziyon, che cita e traduce una fonte araba. E' sicuramente una buona notizia: di solito le timide esportazioni da Gaza non vanno oltre il West Bank e la Giordania. Ciò mette senza dubbio in imbarazzo chi ancora oggi sostiene che gli israeliani rendano la vita difficile ai palestinesi... (ai palestinesi che importano armi e munizioni certamente sì; per questo, ci vuole pazienza...)
Mentre i valichi israeliani sono attraversati quotidianamente da merci di ogni sorta, il valico al confine con l'Egitto resta chiuso. Un alto esponente di Hamas, oggi, ha dichiarato che l'organizzazione terroristica che governa Gaza dal 2006-2007 è pronta a sigillare tutti i tunnel clandestini in cambio della riapertura del valico di Rafah. Legittimo qualche dubbio circa la buona volontà in tal senso, poiché buona parte delle entrate illegali del movimento islamico proviene dal contrabbando di merci che entrano clandestinamente a Gaza. Ma ieri la stessa Autorità Palestinese da Ramallah ha invitato le autorità egiziane a sigillare i tunnel che scorrono sotto al confine fra Egitto e Striscia, invitando ad un utilizzo legittimo, quotidiano e "alla luce del sole" del valico di Rafah.
Giovedì, per esempio, l'esercito israeliano ha gestito il transito in entrata di 282 TIR, che trasportavano complessivamente 6624 tonnellate di beni di ogni tipo (generi alimentari, farmaci, tessuti, materiali edili e combustibili); fra cui ben 225 tonnellate di marmo.
Cosa ci faccia la popolazione civile di tutto questo marmo resta un mistero. Le autorità israeliane lasciano passare tutto ciò che non sia materiale bellico, per ovvi motivi; e nel passato sono state viste transitare lussuose auto di lusso destinate a facoltosi acquirenti palestinesi residenti a Gaza. La novità è che di tanto in tanto il valico israeliano è attraversato da camion in uscita. Sabato per esempio, sono transitati autoarticolati che trasportavano verdure e ortaggi destinate al mercato saudita: lo riferisce il sito Elder of Ziyon, che cita e traduce una fonte araba. E' sicuramente una buona notizia: di solito le timide esportazioni da Gaza non vanno oltre il West Bank e la Giordania. Ciò mette senza dubbio in imbarazzo chi ancora oggi sostiene che gli israeliani rendano la vita difficile ai palestinesi... (ai palestinesi che importano armi e munizioni certamente sì; per questo, ci vuole pazienza...)
Mentre i valichi israeliani sono attraversati quotidianamente da merci di ogni sorta, il valico al confine con l'Egitto resta chiuso. Un alto esponente di Hamas, oggi, ha dichiarato che l'organizzazione terroristica che governa Gaza dal 2006-2007 è pronta a sigillare tutti i tunnel clandestini in cambio della riapertura del valico di Rafah. Legittimo qualche dubbio circa la buona volontà in tal senso, poiché buona parte delle entrate illegali del movimento islamico proviene dal contrabbando di merci che entrano clandestinamente a Gaza. Ma ieri la stessa Autorità Palestinese da Ramallah ha invitato le autorità egiziane a sigillare i tunnel che scorrono sotto al confine fra Egitto e Striscia, invitando ad un utilizzo legittimo, quotidiano e "alla luce del sole" del valico di Rafah.
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martedì 7 agosto 2012
Finalmente saranno sigillati i tunnel illegali
L'Egitto passa ai fatti e decide finalmente di sigillare i tunnel illegali che lo collegano alla Striscia di Gaza. Sebbene ufficialmente persone e merci procedano da e verso l'enclave palestinese attraverso il valico di Rafah, in territorio egiziano; l'aggressione di domenica ad opera di un commando di 35 persone, costato la vita a 16 egiziani, ha indotto il neo presidente Morsi a passare all'azione.
La penisola del Sinai, perduta con la Guerra dei Sei giorni del 1967 e tornata al Cairo nel 1979 dopo la firma degli accordi di pace con Gerusalemme, è da allora un'area demilitarizzata. Ma il governo di Mubarak ha sempre badato bene che non fosse infestata da bande di criminali e terroristi, come avviene oggi indiscriminatamente: estremisti islamici e fondamentalisti legati ad Al Qaeda ne hanno fatto da tempo una base operativa, impiegata per attacchi ai danni della popolazione civile israeliana. Poco male, deve aver pensato sino a domenica il presidente Morsi: fin quando a lasciare il sangue per terra sono stati gli egiziani.
Da qui la decisione di bloccare il valico di Rafah, tuttora operativa - Gaza è isolata a sud; è stato riaperto invece il valico di Kerem Shalom al confine con Israele - e ora, finalmente, di chiudere le centinaia di tunnel illegali che collegano la Striscia al Egitto. Tunnel mediante i quali passavano armi, munizioni e carburante venduto da Hamas al mercato nero. La propaganda filopalestinese è riuscita fino a qualche tempo fa a convincere non pochi occidentali della natura benigna di questi traffici, e in Italia una televisione privata è riuscita a vendere la tesi che queste gallerie servissero davvero per sfamare la popolazione locale. Ma un'efficace opera di informazione ha rivelato al mondo la sproporzione fra le merci di ogni tipo che appunto da Israele entrano a Gaza ogni giorno; e il volume irrisorio di generi alimentari e medicinali che teoricamente possono entrare dall'Egitto: come se un milione e mezzo di abitanti possa essere sfamato con qualche cassetta di frutta!
Il governo israeliano di fatto approva la decisione del Cairo: la presenza dell'esercito nel Sinai non rientra negli accordi di pace, ma serve per ripulire l'area dalle cellule terroriste che stanno prendendo possesso di un territorio rimasto abbandonato dopo la defenestrazione di Mubarak.
Comprensibilmente contrariata Hamas, secondo cui la sigillatura dei tunnel illegali rappresenta una punizione per l'intera popolazione. Tesi discutibile, come detto: a Gaza giungono tonnellate di merce ogni giorno da Erez e Kerem Shalom, mentre il blocco dei traffici illegali casomai rappresenta una perdita economica per un regime in difficoltà finanziarie, dopo la crisi in Siria e le sanzioni economiche che mettono in difficoltà il protettore iraniano.
La penisola del Sinai, perduta con la Guerra dei Sei giorni del 1967 e tornata al Cairo nel 1979 dopo la firma degli accordi di pace con Gerusalemme, è da allora un'area demilitarizzata. Ma il governo di Mubarak ha sempre badato bene che non fosse infestata da bande di criminali e terroristi, come avviene oggi indiscriminatamente: estremisti islamici e fondamentalisti legati ad Al Qaeda ne hanno fatto da tempo una base operativa, impiegata per attacchi ai danni della popolazione civile israeliana. Poco male, deve aver pensato sino a domenica il presidente Morsi: fin quando a lasciare il sangue per terra sono stati gli egiziani.
Da qui la decisione di bloccare il valico di Rafah, tuttora operativa - Gaza è isolata a sud; è stato riaperto invece il valico di Kerem Shalom al confine con Israele - e ora, finalmente, di chiudere le centinaia di tunnel illegali che collegano la Striscia al Egitto. Tunnel mediante i quali passavano armi, munizioni e carburante venduto da Hamas al mercato nero. La propaganda filopalestinese è riuscita fino a qualche tempo fa a convincere non pochi occidentali della natura benigna di questi traffici, e in Italia una televisione privata è riuscita a vendere la tesi che queste gallerie servissero davvero per sfamare la popolazione locale. Ma un'efficace opera di informazione ha rivelato al mondo la sproporzione fra le merci di ogni tipo che appunto da Israele entrano a Gaza ogni giorno; e il volume irrisorio di generi alimentari e medicinali che teoricamente possono entrare dall'Egitto: come se un milione e mezzo di abitanti possa essere sfamato con qualche cassetta di frutta!
Il governo israeliano di fatto approva la decisione del Cairo: la presenza dell'esercito nel Sinai non rientra negli accordi di pace, ma serve per ripulire l'area dalle cellule terroriste che stanno prendendo possesso di un territorio rimasto abbandonato dopo la defenestrazione di Mubarak.
Comprensibilmente contrariata Hamas, secondo cui la sigillatura dei tunnel illegali rappresenta una punizione per l'intera popolazione. Tesi discutibile, come detto: a Gaza giungono tonnellate di merce ogni giorno da Erez e Kerem Shalom, mentre il blocco dei traffici illegali casomai rappresenta una perdita economica per un regime in difficoltà finanziarie, dopo la crisi in Siria e le sanzioni economiche che mettono in difficoltà il protettore iraniano.
lunedì 6 agosto 2012
Gaza occupata. Dall'Egitto
Dicono che dopo la dimostrazione della natura eliocentrica dell'universo (la Terra gira intorno al sole e non viceversa, come creduto per secoli), per diversi anni illustri scienziati siano rimasti fedeli alla teoria precedente, incapaci di accettare la realtà malgrado l'evidenza. Questa specie di dissonanza cognitiva si deve applicare a diversi altri fenomeni sociali. Per esempio, nonostante lo sgombero (unilaterale: cioé non richiesto da nessuno) di Israele dalla Striscia di Gaza nel 2005, ancora non pochi credono che l'enclave palestinese sia "occupata". Occupata da Hamas, che ha vinto le elezioni nel 2006 praticamente a pari merito con al Fatah, esautorato con un colpo di stato l'anno successivo? no, a quanto pare qualche buontempone crede ancora che Gaza sia occupata da Israele. Il che fra l'altro non spiegherebbe i 676 missili sparati verso il sud di Israele soltanto nell'ultimo anno: un caso di autoflagellazione nazionale? bah!...
Presto però la curiosa dissociazione dalla realtà potrà essere definitivamente curata. Gaza tornerà ad essere occupata... ma dall'Egitto: il neopresidente Morsi è furibondo per l'assalto alla caserma nel Sinai da parte di un commando partito apparentemente dalla Striscia, e rinforzato da una cellula di Al Qaeda, che ieri ha fatto ben 15 morti e 7-8 feriti. Le condoglianze poste da Hamas sono servite a ben poco, e l'esercito ha in queste ore circondato la città di Rafah, in territorio egiziano, dalla quale si accede alla Striscia. L'esponente dei Fratelli Musulmani ha chiarito che per consegnare alla giustizia i mandanti e gli esecutori dell'attentato - quelli rimasti dopo essere stati intercettati dall'aviazione israeliana - è disposto a tutto: anche ad occupare militarmente Gaza.
Chissà cosa scriveranno ora i giornali. Chissà se saranno fatte partire nuove Freedom Flotilla. Chissà se saranno depositate intepellanze urgenti all'ONU. Chissà se i nostri Moni Ovadia, i Vauro e canaglieria varia starnazzeranno ad una occupazione qui dichiarata; e temiamo tutt'altro che amichevole...
Presto però la curiosa dissociazione dalla realtà potrà essere definitivamente curata. Gaza tornerà ad essere occupata... ma dall'Egitto: il neopresidente Morsi è furibondo per l'assalto alla caserma nel Sinai da parte di un commando partito apparentemente dalla Striscia, e rinforzato da una cellula di Al Qaeda, che ieri ha fatto ben 15 morti e 7-8 feriti. Le condoglianze poste da Hamas sono servite a ben poco, e l'esercito ha in queste ore circondato la città di Rafah, in territorio egiziano, dalla quale si accede alla Striscia. L'esponente dei Fratelli Musulmani ha chiarito che per consegnare alla giustizia i mandanti e gli esecutori dell'attentato - quelli rimasti dopo essere stati intercettati dall'aviazione israeliana - è disposto a tutto: anche ad occupare militarmente Gaza.
Chissà cosa scriveranno ora i giornali. Chissà se saranno fatte partire nuove Freedom Flotilla. Chissà se saranno depositate intepellanze urgenti all'ONU. Chissà se i nostri Moni Ovadia, i Vauro e canaglieria varia starnazzeranno ad una occupazione qui dichiarata; e temiamo tutt'altro che amichevole...
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