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giovedì 19 aprile 2012

Per qualcuno il macellaio Assad è un galantuomo...


Il redivivo Assange ha intervistato lo sceicco Nasrallah, guida spirituale (e non solo) di Hezbollah, il "partito di Dio" di ispirazione sciita, diretta emanazione del regime iraniano in Libano. Hezbollah è responsabile dell'omicidio di Rafik Hariri, primo ministro libanese fino all'attentato del 14 febbraio 2005. A Rafik è succeduto il figlio Saad, durante il cui governo l'ONU ha istituita una commissione (il Tribunale Speciale per il Libano), presieduta dal nostro Antonio Cassese, che ha accertato le responsabilità dell'organizzazione terroristica islamica localizzata nel sud del Libano, e che la missione delle Nazioni Unite "UNIFIL" avrebbe dovuto disarmare e disperdere. Saad Hariri ha subito le forti pressioni di Hezbollah, che naturalmente osteggiava i risultati dell'inchiesta del TSL, e tanto più si rifiutava di riconoscerne le risultanze e di consegnare i propri uomini alla giustizia. Al punto tale da aver costretto il governo alle dimissioni, onde evitare una nuova, sanguinosa guerra civile. Il nuovo Esecutivo di Beirut vede ora gli uomini di Nasrallah sulle poltrone del governo libanese.
Questa premessa per identificare quale specie di canaglia abbia intervistato l'ex fondatore di Wikileaks. E' una delusione per chi ha festeggiato l'ispiratore della rivelazione di "scomodi segreti" di stato, rilevare l'accondiscendenza con cui Assange ha assistito alle dichiarazioni di Nasrallah. Particolarmente oltraggiosa l'intervista concessa al canale Russia Times dal minuto 1'17" in poi: il regime di Assad, il macellaio di Damasco, autore dell'uccisione di oltre 10 mila civili in poco più di un anno, sarebbe un regime di "resistenza". Pur avendo massacrato un numero considerevole di palestinesi "ospitati" nei campi profughi - al punto da aver provocato l'abbandono indignato di Hamas, che a Damasco aveva sede ufficiale, avrebbe supportato la "resistenza palestinese". E vanta l'ostinazione di Assad, che non avrebbe fatto alcuna concessione, malgrado le pressioni degli americani e degli israeliani (aggiungo io: di tutto il mondo civile, disgustato delle stragi compiute in questi luridi 13 mesi).
Se questo regime (di Assad, NdR) ha fornito "un eccellente servigio alla causa e al popolo palestinese", come mai Hamas è scappata da Damasco e ha rotto le relazioni con l'Iran, che finanzia e arma Assad? Che ha da dire lo sceicco delle migliaia di civili rimasti sull'asfalto, delle torture inflitte ai prigionieri dell'esercito siriano, delle persecuzioni persino negli ospedali, del mancato rispetto del "piano di pace" concordato con Kofi Annan, inviato dell'ONU?

martedì 25 ottobre 2011

Brevi dal MENA



Nasrallah, leader dell'organizzazione terroristica islamica Hezbollah, di stanza nel sud del Libano e nel governo di Beirut; ieri ha attaccato ancora una volta Israele, sostenendo che rappresenti una minaccia per il Medio Oriente. Bizzarro: prima di ieri si sarebbe detto che è buona parte del Medio Oriente a rappresentare una minaccia per la sopravvivenza di Israele.
"Israele è uno stato razzista", ha aggiunto Nasrallah. Come conciliare questa rocambolesca affermazione con il fatto che il 20% della popolazione israeliana è araba, che le minoranze sono parte attiva della società, e che in nessun altro stato del Medio Oriente è possibile professare liberamente tutte le religioni monoteiste, come in Israele?



Il partito integralista islamico Nahda ha vinto le elezioni in Tunisia, con proiezioni comprese fra il 40 e il 55%. Può governare da solo, o al peggio guidare un governo di coalizione. Il partito Tekatil, di centro sinistra, è arrivato secondo; terzo un partito guidato da un attivista per i diritti umani. Delude il partito di sinistra, fiero avversario di Nahda.
Per la Tunisia sembrava si stesse mettendo male. Si metterà peggio.

E intanto in Libia il capo del governo afferma: "la legge sul divorzio e sulla monogamia sono contrarie alla shaaria e saranno pertanto abrogate".
Per le donne del nord Africa è un incubo che diventa realtà. La sottomissione (traduzione di "islam") totale e assoluta è dietro l'angolo




La liberazione di Gilad Shalit è una pugnalata allo stomaco delle famiglie delle vittime dei terroristi e criminali rilasciati dalle carceri israeliane, d'accordo; è una vittoria per la vita e per chi la esalta e onora. Ma è soprattutto una sconfitta per la miriade di ONG (da Amnesty International a Human Right Watch) che non hanno mai messo il caso del caporale sequestrato in Israele da Hamas fra le priorità da affrontare. E' una dichiarazione di fallimento, per esse.