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martedì 27 settembre 2016

Ecco come funziona la barriera sotterranea difensiva israeliana

Come riportato qui a giugno, Gerusalemme sta lavorando ad una barriera sotterranea in cemento al confine con la Striscia di Gaza, che impedirà le incursioni dei terroristi palestinesi in territorio israeliano tramite i tunnel del terrore. La barriera difensiva sarà profonda diverse diecine di metri, e costerà poco più di due miliardi di shekel. Da tempo i residenti nell'Israele meridionale denunciano insistenti rumori del sottosuolo, che lascerebbero intendere un'incessante attività poco distante dall'abitazione dei civili israeliani, e che ha cagionato finora la morte di oltre 160 bambini palestinesi: periti per soffocamento, o per il collasso di costruzioni precarie.
Il sito Israellycool ha pensato bene di chiarire meglio il funzionamento di questo originale dispositivo difensivo. Spiegato come ad un bambino di quattro anni. Si trattava in partenza di concepire un sistema che impedisse ai loschi figuri nella parte superiore della figura qui in alto, di impartire la morte alle famiglie tipo quella riportata nella parte inferiore.
Per cui, come funziona la barriera sotterranea difensiva? nella figura in basso si vedono i terroristi di Hamas che raggiungono un tunnel appena costruito. Solitamente entrandovi attraverso un foro praticato in prossimità del lavandino del bagno di una famiglia complice e compiacente.

venerdì 8 maggio 2015

Il muro difensivo che salva le vite umane

La barriera difensiva costruita dalla Bulgaria al confine con la Turchia.
Nel mondo proliferano le barriere difensive, atte a prevenire gli attacchi letali delle popolazioni vicine: è solo che non se ne cura nessuno, se i "muri" non sono costruiti dagli israeliani. Persino nella civilissima Europa, fa fatica a guadagnare l'ospitalità dei giornali la barriera di separazione che il governo di Bulgaria ha fatto costruire al confine con la Turchia. Le motivazioni non mutano al variare delle latitudini: Sofia intende così contenere e controllare l'ondata di immigrati in fuga dal Nord Africa e Medio Oriente, fra cui si possono facilmente nascondere terroristi e jihadisti. Bizzarro che l'erezione del muro segua a distanza di un quarto di secolo la caduta di un altro muro: ma a differenza di quello, questo non serve per impedire la fuga verso l'esterno.
Ma i bulgari se ne facciano una ragione: la loro barriera difensiva non guadagnerà mai la popolarità e la fama di cui gode la barriera costruita da Gerusalemme al confine col West Bank. E, per loro fortuna, non è stato necessario registrare il drammatico bagno di sangue che ha funestato Guidea e Samaria prima della costruzione della security fence. Il cui merito indiscusso, in termini di vite umane risparmiate, è stato impareggiabile.
Vediamo perché.

martedì 9 settembre 2014

Le notizie che non interessano a nessuno

Hamas non doveva scomodarsi nel dettare ai giornalisti internazionali le linee guida sul corretto comportamento da assumere a Gaza: i media sono già sbilanciati di loro, e non farebbero nulla - salvo poche lodevoli eccezioni - per mettere in cattiva luce i fondamentalisti islamici che dal 2007 detengono il potere a Gaza. Inutile cercare prove della loro condotta riprovevole su stampa e TV, che praticano sistematicamente una sorta di autocensura preventiva.
Così, dopo averci frantumato i benedetti sui danni collaterali provocati dai bombardamenti israeliani a Gaza durante la Guerra dei 50 giorni; si apprende oggi - e la fonte è decisamente credibile: le Nazioni Unite! - che gli strike dell'aviazione israeliana hanno vantato precisione chirurgica nel colpire le installazioni terroristiche; risparmiando le strutture civili circostanti. Meno del 5% del territorio è stato interessato dai bombardamenti dell'IAF, mentre le zone più popolose di Gaza e dintorni sono risultate sorprendentemente intatte o danneggiate in misura trascurabile. Un resoconto asciutto e incontestabile; eppure, non trova menzione sulla stampa ufficiale.

venerdì 28 marzo 2014

I "muri dell'apartheid" di cui non si parla


Da sempre le comunità minacciate da aggressioni esterne si proteggono ereggendo barriere difensive. Nel 1953 il governatore di New Amsterdam, che più tardi avrebbe cambiato nome in New York in onore del duca di York, concluse che si rendeva necessario costruire un muro di legno - alto 3,65 metri e lungo più di 400 metri - che proteggesse i coloni olandesi delle Nuove Olande dalle tribù indigene e dai vicini colonizzatori inglesi. Per ovvie ragioni, la strada che delimitava quella zona fu ribattezzata Wall Street.
Questa sana abitudine non è stata perduta nei secoli successivi, ne' ha quasi mai scatenato ostilità e disapprovazione. Nessuno ha nulla da obiettare nei confronti del muro che separa Stati Uniti e Messico, costruito in funzione anti-immigrazione clandestina; o di quello che protegge l'enclave spagnola di Ceuta nel territorio marocchino. C'é poi il muro che divide Corea del Nord e Corea del Sud, o ancora l'Oman dagli Emirati Arabi. Uno studio pubblicato lo scorso anno, censisce diecine di muri in tutto il mondo, spesso ignoti ai più, o trascurati per il loro scarso appeal politico-ideologico.

lunedì 30 luglio 2012

E adesso la barriera difensiva israeliana è studiata...

Le continue e crescenti minacce allo stato israeliano hanno spinto il ministero della difesa e l'esercito a rafforzare i confini con una barriera difensiva finalizzata ad evitare incursioni terroristiche e penetrazioni illegali nello stato ebraico. Dopo la caduta di Mubarak il Sinai egiziano è infestato da bande di terroristi legati ad Al Qaeda, che organizzano attentati ai danni della popolazione civile dello stato ebraico, le aggressioni da Gaza procedono a ritmo quotidiano, e le stragi perpetrate dal West Bank sono state ridimensionate negli anni proprio grazie alla barriera difensiva al confine con Israele.
La costruzione di questa barriera - una "strada" di filo spinato di cinque metri, e altamente tecnologica, procede alacremente sul confine meridionale con l'Egitto. A giugno, un operaio - arabo israeliano - è rimasto vittima di un attentato mentre lavorava alla costruzione della barriera, lunga ormai 150 chilometri, e che proteggerà Israele sul confine con l'Egitto entro la fine dell'anno.
L'efficacia contenitiva di questa barriera ha spinto ora diversi stati a studiarne le caratteristiche e ad implementarla al proprio interno. L'India, che ha pagato un prezzo di sangue elevatissimo prima e dopo l'attentato di Mumbai del 2008 - sta valutando una soluzione simile al confine con il Pakistan. E anche gli Stati Uniti, alle prese con un confine messicano solcato sistematicamente illegalmente, meditano di adottare una soluzione simile a quella israeliana. Fatta di filo spinato, ma anche di un sistema di radar che segnalano le potenziali minacce e le eventuali violazioni in tempo per evitare che esse provochino nuove vittime.
Facile ipotizzare che il successo di questa iniziativa, e il favorevole riscontro internazionale, attirino gli strali degli odiatori di Israele, frustrati da questa efficace misura contenitiva delle aggressioni terroristiche.

Fonte: Jerusalem Post

martedì 12 giugno 2012

Quale muro?


Il sentimento antisionista di alcuni giornali in Europa è tale da sfiorare il ridicolo. E' il caso di una foto pubblicata sul Guardian, che in tema di ostilità nei confronti di Israele gode di pochi rivali.
E' noto che la barriera difensiva issata al confine fra lo stato ebraico e il West Bank ha praticamente azzerato le centinaia di sanguinosi attentati terroristici che hanno funestato Israele dal 2000 in poi. Comprensibile il rammarico del giornale britannico, preoccupato per la enorme disponibilità di tempo che si è liberata per i giovani palestinesi, speranzosi di guadagnarsi il lussurioso paradiso islamico mediante massacro di vittime innocenti. Tuttavia bisognerebbe prestare attenzione a quello che si scrive: di un "muro" (in cemento armato, si suppone) nell'immagine non vi è alcuna traccia. Solo filo spinato.
Se invece questa grottesca didascalia non è altro che un modo per suggerire al lettore come la barriera difensiva sia muro soltanto per una frazione ridotta della sua lunghezza, come è in realtà, non possiamo che plaudire a questo divertente lapsus.

H/t: Honest Reporting.

lunedì 26 settembre 2011

Israele: uno stato di apartheid?

di Dennis Prager



Sempre più frequentemente negli ultimi giorni questa accusa è mossa. Curiosamente, quando il Sudafrica era uno stato in cui regnava l'apartheid, nessuna accusa simile veniva mossa nei confronti di Israele. Il motivo per cui l'accusa non veniva mossa allora, e non dovrebbe essere mossa oggi, è il medesimo: non c'è alcun fondo di verità in una simile affermazione.
Per quelli che conoscono Israele, o che vi sono stati almeno una volta, una simile accusa è assurda se non proprio oscena. In effetti si tratta di una calunnia. Ma molti non conoscono a fondo Israele, per cui è opportuno confutare questa accusa.
Anzitutto, che cos'è esattamente uno stato di apartheid? e in questa definizione può rientrare Israele, o se è per questo qualunque altro stato? Andiamo in Sudafrica, il primo stato in cui questo termine ha trovato luogo. Qui dal 1948 al 1994 c'era una politica ufficiale che dichiarava i neri "cittadini di seconda classe" in ogni aspetto della vita: i neri non potevano votare, non potevano rivestire cariche pubbliche (e furono costretti alle dimissioni), non potevano sposare i bianchi e persino non potevano nemmeno frequentare i bagni dei bianchi. Nessuna - nessuna - di queste restrizioni è lontanamente ipotizzabile ai tanti arabi che vivono in Israele.
Un milione e mezzo di arabi vivono in Israele: circa il 20% della popolazione complessiva. Ognuno di essi vanta gli stessi diritti di cui godono tutti gli israeliani; ed è sempre stato così. Possono votare, e si servono di questo diritto; possono essere eletti membri del parlamento israeliano (la "Knesset", NdT), e così fanno; possono essere proprietari di immobili, di aziende, e possono esercitare le libere professioni come tutti gli altri israeliani. Possono essere nominati giudici, e lo sono.

Ecco un esempio molto concreto: era un giudice arabo (arabo!) che condannò l'ex presidente di Israele al carcere per stupro, e nessuno ebbe da obiettare circa la possibilità che si trattasse di un errore di valutazione nei confronti di un presidente ebreo che stava per essere incarcerato. Altro esempio: Reda Mansour è stato il più giovane ambasciatore israeliano della storia; Walid Badir è una stella della squadra nazionale di calcio di Israele; Rana Raslan, araba, è stata nel 1999 Miss Israele; Ismail Khaldi è stato il vice console di Israele a San Francisco; Khaled Abu Toameh è un importante giornalista del Jerusalem Post; Raleb Majadele fino a poco tempo fa ha amministrato il governo israeliano. Sono tutti arabi; nessuno di essi è ebreo. E quanti al di fuori di Israele sanno che tutti i segnali stradali in Israele sono riportati in inglese, in ebraico e in arabo?
Non solo Israele non è uno stato di apartheid, ma gli arabi in Israele sono più liberi di qualsiasi stato arabo confinante. Nessuno cittadino in qualunque stato arabo gode dei diritti civili e delle libertà individuali di cui godono gli arabi in Israele. Questo perché Israele è una democrazia liberale basata sul pluralismo: l'unica in questa parte del mondo.

Si potrebbe obiettare: va bene, ma i palestinesi che vivono in Israele godono di tutti questi diritti; ma che dire dei palestinesi che vivono in quelli che sono noti come "Territori Occupati"? non sono forse trattati in modo differente? Certo che lo sono: perché non sono cittadini israeliani, essendo governati dall'Autorità Palestinese o da Hamas. L'unico controllo che Israele ha sulle vite di queste persone ha luogo quando essi manifestano il desiderio di entrare in Israele. A questo punto sono sottoposte a lunghe code e a stringenti controlli, necessari per prevenire l'ingresso di terroristi.
E che dire della barriera di sicurezza che divide Israele dal West Bank? non è esso un esempio di apartheid? la risposta è ferma e senza dubbi: si tratta della stessa barriera di sicurezza costruita fra Stati Uniti e Messico, che certo non è noto come esempio di apartheid. Israele ha costruito la barriera di sicurezza al solo scopo di impedire ai terroristi di entrare in Israele e ammazzare la sua gente. E sapete una cosa? ha funzionato! La barriera, rappresentata perlopiù da un recinto elettronico, è stato costruito nel 2002 dopo che le bombe suicide palestinesi hanno ammazzato i cittadini israeliani negli autobus, per le strade e nei ristoranti. Dopo che il "muro" è stato costruito, il terrorismo è crollato (dai 220 morti del 2002 si è scesi ai 142 morti del 2003, ai 55 morti del 2004, ai 23 morti del 2005, ai 15 morti del 2006 e ai 3 morti del 2007, NdT) fin quasi a zero.

Per cui in definitiva perché Israele è raffigurato come uno stato di apartheid? perché il confronto con lo stato più liberale mette in difficoltà molti stati del medio oriente, che cercano di persuadere la gente disinformata che il sistema vigente in Israele non ha diritto ad esistere, così come l'apartheid del Sudafrica non avevo alcun diritto per perpetrarsi.
E se non credete a me, chiedetelo alle persone che conoscono la realtà meglio di chiunque altro, quale menzogna sia quella che raffigura Israele come stato di apartheid: chiedetelo a quell'israeliano arabo su cinque. Ed è questo il motivo per cui essi preferiscono vivere nello stato degli ebrei (l'82% degli israeliani arabi) anziché in qualunque altro stato arabo.