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lunedì 22 ottobre 2012

La lezione di Estelle: i media ci cascano sempre

Sabato mattina l'imbarcazione "Estelle", battente bandiera finlandese e partita dalla Svezia, è stata abbordata da mezzi della marina militare israeliana dopo ripetuti inviti a non proseguire la navigazione verso le acque di Gaza, dove è in vigore un blocco navale, volto a prevenire l'arrivo di armi e munizioni a beneficio di Hamas, che governa la Striscia dal 2006-2007, e che quotidianamente sferra i suoi attacchi nei confronti della popolazione civile dell'Israele meridionale.
Questa crociera si è risolta come le precedenti: in un nulla di fatto. Nel 2011 sono entrati a Gaza tramite i valichi israeliani di Kerem Shalom e di Erez, beni per 1,2 milioni di tonnellate. Una enormità, rispetto al carico potenziale di una simile imbarcazione. Enorme la sorpresa, quando il carico delle Estelle si è rivelato non esistente: niente aiuti umanitari, niente palloni, o materiale velico, o giocattoli, come in precedenza promesso. Niente: le stive erano completamente vuote.
Israele avrebbe potuto concedersi la leggerezza di consentire ai vacanzieri-pacifinti internazionali di raggiungere Gaza? improbabile, se si ammette che uno stato possa difendersi dalle minacce esterne: almeno una dozzina di volte negli ultimi dieci anni via mare sono arrivati o transitati armi e munizioni. La Victoria l'anno scorso (50 tonnellate di munizioni, nascoste sotto cotone e lenticchie) e la Francop tre anni fa (500 tonnellate, destinate dall'Iran alla Siria, e intercettate ai confini con le acque territoriali di Cipro) sono i casi più eclatanti. Non si gioca con le vite umane. Qualsiasi stato ha il dovere di prevenire che i suoi nemici mortali si armino. Non si può essere leggeri. Potrebbe mancare una seconda possibilità.
Questa impresa, davvero in tono minore per convinzione e capacità di colpire l'immaginazione pubblica (l'emiro del Qatar ha appena donato 254 milioni di dollari), ennesimo insuccesso dopo altre iniziative simili (Freedom Flytilla, Global March to Jerusalem, eccetera); rivela però l'orientamento parziale dei media europei, sempre pronti a correre in soccorso di chi non si fa molti scrupoli per mostrare il proprio animo bellicoso e terroristico: l'emergenza umanitaria è altrove, in Siria i morti in un anno e mezzo si contano in diecine di migliaia (fra cui oltre 500 sono proprio palestinesi), e a Gaza casomai invocano disperatamente nuove forniture di iPhone e altri gadget tecnologici.
Ma niente: i media europei sono stati divisi fra un imbarazzato silenzio per la "non-notizia", e un grottesco appoggio che ne ha ridicolizzato l'autorevolezza e la credibilità. Come è il caso dell'emittente britannica Sky News... Nessuna citazione dell'emergenza umanitaria nei campi profughi palestinesi in Libano, Siria e Giordania; ne' per gli incessanti attacchi da parte di Hamas nei confronti di un milione di persone inermi che vivono nel sud di Israele; ne' per i palestinesi che sono brutalmente torturati da Hamas nella stessa Gaza, o che chiedono in Cisgiordania la testa del corrotto ceto dirigente: non fanno notizia, per i media europei..

di Simon Plosker

L'imbarcazione Estelle, battente bandiera finlandese, e i cui passeggeri ed equipaggi includeva attivisti e parlamentari provenienti da Grecia, Svezia, Stati Uniti, Canada, Norvegia ed Israele, è stata raggiunta sabato dall'IDF e scortata al porto di Ashdod dopo un tentativo di violazione del blocco navale israeliano al largo delle coste di Gaza.
In un video che ha accompagnato la copertura online dell'evento, Sky News ha fornito una piattaforma alla portavoce dell'organizzazione che ha promosso l'iniziativa; la quale portavoce ha asserito, senza che dall'emittente sia giunta una smentita, che «il blocco è illegale e non è accettato dalla comunità internazionale». La portavoce ha altresì asserito che il blocco non ha niente a che vedere con la sicurezza di Israele. Ciò contrasta con il fatto che razzi e missili continuano ad essere sparati da Gaza verso le città israeliane, e malgrado il fatto che la Striscia sia amministrata da una organizzazione terroristica come Hamas.
Per quanto concerne la presunta illegalità del blocco israeliano, ciò è palesemente falso. Il Segretario Generale dell'ONU in persona ha creato una commissione per esaminare gli eventi che seguirono all'incidente della Freedom Flotilla. Il rapporto elaborato in seguito dalla Commissione Palmer concluse che il blocco navale di Gaza è legale, e che Israele ha il diritto di opporre un blocco navale; anche in acque internazionali. Non è la prima volta che Sky News ignora questo elemento fondamentale nell'informazionje che fornisce su questo tema e in particolare a proposito della Mavi Marmara.
Mentre la giornalista di Sky News Colin Brazier si è chiesto se l'IDF avesse fatto tutto il possibile per evitare un attracco non violento dell'imbarcazione, che si presumeva trasportasse 2 alberi di ulivo, 41 tonnellate di cemento, libri, giocattoli e materiale medico; non si è chiesta e non ha chiesto se questi oggetti avessero potuto essere di utilizzo improprio da parte di Hamas.
Non è stato nemmeno detto che gli "aiuti umanitari" sarebbero stati comunque consegnati a Gaza, una volta scaricati e verificati al porto di Ashdod da parte delle autorità israeliane. Ma come ha presto reso noto l'IDF, a bordo della Estelle non c'era l'ombra di aiuti umanitari. Può essere che la barca non trasportava aiuti umanitari semplicemente perché a Gaza non c'é una crisi umanitaria?
In effetti, l'intervistata da Sky ha chiaramente riconosciuto che la missione di Estelle era quella di solidarizzare con i palestinesi di Gaza. La Estelle non era una imbarcazione di aiuti, e l'unico scopo era quello di provocare le autorità e suscitare l'interesse dei media. Sfortunatamente, i giornali e le TV hanno ancora una volta scelto una non-notizia, nella vaga speranza di un seguito come quello della Mavi Marmara.
Mancando un analogo incidente, i media si sono a quel punto concentrati su qualcosa che richiamasse una qualsiasi violenza, anche se una simile notizia risultava del tutto infondata: dopo aver raggiunto l'imbarcazione, la marina militare ha assistito i passeggeri, e offerto loro cibo e bevande.
Forse molti media dovrebbero riconsiderare la credibilità dei responsabili di queste organizzazioni, i quali senza neanche essere a bordo della Estelle (e avendo precedentemente lamentato in prima persona di aver perso il contatto radio, NdT), hanno reso noto alle agenzie che la nave era «sotto attacco». Quando ciò si è rivelato palesemente falso, il proclama è stato modificato lamentando una «dimostrazione di spietatezza».
Alla fine, le motivazioni degli attivisti sono state ben sintetizzate dal primo ministro Netanyahu, il quale ha affermato: «anche i passeggeri della barca sono ben consci che a Gaza non vi è alcuna crisi umanitaria. Piuttosto, il loro obiettivo era quello di creare una provocazione e di infangare il nome di Israele. Se davvero fossero stati interessati ai diritti umani, avrebbero dovuto navigare verso la Siria».

martedì 16 ottobre 2012

«Niente palloni e barche a vela. Portateci batterie»

L'imbarcazione Estelle, ripartita da Napoli e diretta verso le coste di Gaza, rischia di prendere un granchio. I pacifinti partiti dalla Scandinavia - una quindicina in tutto - hanno raccolto quel che potevano per tentare di violare il blocco marittimo israeliano al largo delle coste di Gaza, istituito per prevenire l'acquisizione di armi e munizioni da parte di Hamas, che controlla la Striscia dal 2006/2007. Struggente l'appello di qualche giorno fa: «servono vele, mascherine con respiratori, canotti e altro materiali velico». Invito prontamente raccolto: Estelle consegnerà palloni e barche a vela ai gazani. Una volta messa da parte la retorica della "emergenza umanitaria", a cui non crede più nessuno, le organizzazioni cosiddette "pacifiste" si preoccupano di riempire il tempo libero dei palestinesi che popolano la Striscia. Peccato che si disinteressino completamente dei milioni di siriani sotto la quotidiana minaccia del regime di Assad, e che non abbiano parole per le migliaia di palestinesi massacrati dal macellaio di Damasco. Ma questo è un altro discorso.
Il discorso di oggi è il grande successo dell'iPhone5. Le vendite a Gaza stanno decollando, malgrado prezzi davvero proibitivi: 4500 shekel israeliani per la versione da 16Gb e 5700 NIS per la versione da 64Gb. In dollari, sono rispettivamente 1170 e 1480 dollari: non poco, per un'area ritenuta povera, ma dove al contrario si stanno moltiplicando i milionari.
Addirittura l'iPhone5 arriverà soltanto a dicembre nel vicino Israele, mentre a Gaza è già venduto nei centri commerciali e nei negozi specializzati in telefonia. Il migliaio di tunnel illegali scavati al confine fra Egitto e Striscia di Gaza fa passare munizioni per i terroristi di Hamas, ma anche apparecchiature elettroniche e gadget tecnologici, provenienti questi ultimi da Dubai. Un rivenditore palestinese ha dichiarato al quotidiano libanese "Daily Star" di averne ordinato 30, di cui già 20 sono stati venduti all'esigente e facoltosa clientela palestinese.
Per i pacifinti della Estelle un appello urgente: «lasciate stare palloni e materiale velico. Niente cibo e farmaci: ne abbiamo in abbondanza. Ci arrivano tutte le settimane da Israele, assieme a materiali da costruzione, tessuti e ogni genere di prima (e seconda) necessità. E poi l'altra volta, due anni fa, era tutta roba scaduta. Piuttosto: procurateci batterie e caricabatterie per iPhone: 'che il Melafonino è notoriamente vorace di risorse»...

mercoledì 10 ottobre 2012

Un problema "pesante" per il popolo palestinese

La prestigiosa rivista internazionale Lancet ha lanciato l'allarme: fra i bambini palestinesi cresce in modo preoccupante la percentuale di coloro che possono essere definibili "in sovrappeso" o "obesi". Sulla base di un campione di 1500 bambini, il 12% è risultato in sovrappeso e il 6% obeso. Il dato complessivo supera clamorosamente la proporzione di popolazione infantile in sottopeso o indigente (14%).
Elder of Ziyon, che riporta la notizia, osserva che il dato colloca i territori palestinesi sugli stessi livelli di nazioni avanzate come l'Olanda, la Svezia, e la Germania, e suggerisce ai genitori di incoraggiare i bambini palestinesi in sovrappeso ad esercitarsi in attività ginniche che favoriscono il calo ponderale, come il lancio di sassi contro israeliani di passaggio, la combustione di copertoni, la simulazione teatrale di incidenti a beneficio dei media occidentali. Con la speranza malcelata che qualcuno trovi il modo per accusare il vicino stato ebraico di favorire la sovranutrizione della popolazione palestinese.
Qualcuno dovrebbe avvisare l'imbarcazione Estelle, salpata dalla Svezia in soccorso della popolazione "affamata" palestinese, di lasciare a casa merendine e snack; oppure, di fare come l'altra volta: portare generi alimentari (e farmaci) scaduti e inutilizzabili. Per il bene dei palestinesi.