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martedì 28 agosto 2012

Processare i responsabili della morte di Rachel Corrie

Il tribunale di Haifa ha dunque rigettato la richiesta di indennizzo presentata dalla famiglia di Rachel Corrie, cittadina americana e militante dell'International Solidarity Movement (ISM) - l'organizzazione con affiliazioni ad Hamas, alla Jihad Islamica e altre formazioni terroristiche - rimasta uccisa dalla manovra di un carro armato israeliano a Rafah, Striscia di Gaza, nel 2003. Il tribunale ha proclamato la non colpevolezza dell'esercito israeliano e ha respinto la richiesta di risarcimento danni, condonando le spese legali. Il conducente del blindato non poteva vedere la Corrie, nascosta alla sua visuale, e la sua morte è stata una tragica fatalità, benché autoprovocata. Ma facciamo un passo indietro e ricordiamo come si svolsero gli eventi.
Siamo in tempi della "Seconda Intifada", la guerriglia quotidiana con ogni mezzo dei palestinesi ai danni della popolazione civile israeliana. Svariati gli attentati terroristici nei bar, nelle pizzerie, nelle piazze, nelle stazioni dei bus e nei luoghi pubblici frequentati dalle famiglie israeliane. Centinaia le vittime.
Rachel Corrie era giunta a Gaza per ostacolare l'esercito, impegnato a rimuovere le postazioni da cui i terroristi palestinesi lanciavano gli attacchi contro la popolazione civile israeliana. Hamas non ha mai esitato ad usare i tetti delle case e delle scuole come rampe di lancio dei missili (costringendo la popolazione civile ad assistere da vicino nella prevedibile eventualità di renderla vittima sacrificale della risposta dall'altra parte del confine), e le moschee e i luoghi di culto come depositi di munizioni. All'epoca la Striscia di Gaza era sotto il controllo di Israele, uscito vittorioso dalla Guerra dei Sei Giorni con cui aveva sconfitto l'Egitto che fino al 1967 controllava la Striscia. Due anni dopo il governo di Sharon avrebbe ordinato unilateralmente il doloroso sgombero da Gaza: una decisione lacerante e che ha fatto molto discutere. Si fa fatica a non concordare con chi lamenta l'intensificarsi degli attacchi ai danni della popolazione civile israeliana dopo quella decisione. Ma non divaghiamo...

Nessuno può dubitare dell'equilibrio e dell'imparzialità dei giudici israeliani. Il presidente della Corte Suprema è stato in passato arabo, e he qualche mese fa è stato condannato l'ex presidente della repubblica per stupro (presidente della corte ancora un giudice arabo). Non si insabbia niente, e i colpevoli sono sempre consegnati alla giustizia, senza riguardi per alcuno. I familiari della Corrie sapevano bene che la giustizia israeliana è imparziale, quando si sono rivolti al tribunale di Haifa.
Casomai sul banco degli imputati deve essere messo l'ISM, l'organizzazione che ha usato la Corrie senza esitazioni come scudo umano. La Convenzione di Ginevra difatti attribuisce a chi si serve di scudi umani la responsabilità della loro vita. L'ISM, a cui apparteneva Rachel Corrie, era specializzata in attività di fiancheggiamento e di finanziamento del terrorismo, e non badava a mettere a rischio la vita dei suoi aderenti per ostacolare l'attività di rimozione delle minacce per la popolazione civile israeliana. Thomas Saffold, co-fondatore dell'ISM, considera la sua organizzazione di natura para-militare, e al pari degli eserciti ufficiali, dice, "non bisogna esitare come generali a mandare le truppe a farsi ammazzare".

La poverina, in verità un po' invasata, sapeva i rischi a cui andava incontro, e più volte è stata allontanata assieme ad altri militanti dell'ISM. C'erano ben tre barriere all'entrata dell'area, che in precedenza era stata dichiarata zona di guerra, chiusa ai civili. Gli Stati Uniti in precedenza avevano ammonito i propri cittadini a non recarsi nella Striscia di Gaza. Ma la Corrie ha una scarsa stima dello stato dal quale proveniva, a giudicare dall'abitudine di bruciare il vessillo a stelle e strisce. E' sfuggita ai controlli e si è piazzata davanti ad un carro armato.
Come ha chiarito il giudice, ha cercato la morte con le sue mani. La visuale di quei veicoli è piuttosto limitata. Rachel invece vedeva benissimo il pericolo incombente, e ha scelto la morte. Circostanza tragica di un periodo drammaticamente turbolento: appena dieci giorni prima, un attentatore suicida fece saltare in aria un autobus proprio ad Haifa, a pochi chilometri da dove è stata letta la sentenza questa mattina: 16 morti, in gran parte giovani, e diversi feriti. Il terrorismo insanguinava il Medio Oriente da anni, e per diversi anni uomini, donne e bambini sarebbero morti: fino al completamento della costruzione dello Scudo Difensivo.
Si prova dolore per una giovane vittima spezzata, ma il processo va riaperto: questa volta, nei confronti dei responsabili della sua morte: l'ISM, che ha organizzato la sua folle spedizione suicida.

giovedì 26 gennaio 2012

Arrigoni, compianto dai camerati italiani



I militanti di Forza Nuova celebrano ora Vittorio Arrigoni, loro simile, sgozzato da terroristi palestinesi a Gaza.
E' tutto molto logico e coerente. Costui si compiaceva di riprodurre sul suo profilo su Facebook foto di negozi che negavano l'ingresso ai cani e agli ebrei, e chiamava con disprezzo nelle sue corrispondenze gli israeliani "ratti", proprio come un certo Adolf Hitler faceva nel suo "Mein Kampf".
A ben vedere, non stupisce che i neofascisti lo compiangano...

giovedì 20 ottobre 2011

Pelazza: più che iena, una carogna

Le Iene - PELAZZA: I tunnel di Gaza - Video Mediaset

Rabbia, indignazione, sconcerto e nausea sono le prime sensazioni che affiorano osservando - tenendo in pugno un sacchetto per raccogliere la bile che i conati di vomito fa affiorare ripetutamente - lo spettacolo indecente trasmesso ieri da una rete televisiva nazionale.
Ieri sera su Italia 1, nel corso della trasmissione "Le Iene", è stato trasmesso un servizio propagandistico di tale Pelazza, dall'impronta vergognosamente antisionista e filoterroristica (mascherato da un falso buonismo filopalestinese). Il servizio intendeva mostrare la realtà dei tunnel illegali - "fatti interamente a mano", rimarca Pelazza, a sostegno dell'artigianato locale - che i terroristi di Hamas (ripetiamo: i terroristi. Tali sono considerati dagli Stati Uniti di Obama, dall'Unione Europea, dal Canada, dall'Australia, e da diversi altri stati; compreso Israele, che riceve quasi ogni giorno attacchi dalla roccaforte della Striscia di Gaza) hanno scavato al confine fra la Striscia e l'Egitto. Scopo: quello di introdurre illegalmente armi provienienti dalla Siria, e contrabbandate passando per il Sinai ormai abbandonato dall'esercito israeliano.
Ormai nessuno più crede alla favola della "tragedia umanitaria". A Gaza entra ogni due giorni l'equivalente del carico trasportato lo scorso anno dalla "Freedom Flottilla"; carico peraltro in buona parte inutilizzabile perché scaduto o irrimediabilmente deteriorato. E' stupido - quanto Pelazza - credere che ci sia gente che rischi la vita per trasportare qualche pesca attraverso un tunnel, quando i mercati di Gaza straripano di ogni ben di dio, proveniente dai valichi israeliano di Erez e da quello egiziano di Rafah. Soltanto una persona in malafede lo può credere.
E soltanto un ignorante può sorvolare sul fatto che le armi introdotte a Gaza servono ad uccidere civili inermi: le città di Sderot, Ashdod e Ashkelon sono colpite quasi ogni giorno, con morti, feriti e danni che non interessano a questo "signore". Il quale ha bellamente commesso un reato, introducendosi illegalmente a Gaza, e dando megafono a chi non è che l'abbia raccontata proprio giusta.
Dunque apprendiamo che ci sono oltre 2000 tunnel scavati. Ogni tunnel costa dai 200 a 250 mila dollari. Dunque Hamas, che governa Gaza dopo un sanguinoso colpo di stato, ha speso circa 500 milioni di dollari, e altri spende quando i tunnel franano sotto il loro stesso peso. Quanti palestinesi sarebbero stati sfamati con quel denaro in un'area che conta un milione e mezzo di abitanti? Possibile che a Pelazza non venga in mente? possibile che non coglie la consecutio temporum? prima i palestinesi lanciano i loro attacchi, e poi giunge la risposta israeliana, che tenta di distruggere le installazioni belliche. Mai il contrario. Chi è bellicoso? chi è aggressivo? chi lancia l'attacco o chi difende la propria popolazione?
Possibile che Pelazza non si chiede se sia vero che addirittura il 99% dei crolli dei tunnel siano dovuti ai bombardamenti dei caccia israeliani? vuol farci credere davvero che Israele mette a repentaglio un trattato di pace con l'Egitto, andando a bombardare il suo confine con la Striscia? e come mai, se quasi tutti quelli che muoiono dentro i tunnel, devono la loro morte agli attacchi dei caccia israeliani; come mai non risulta alcuna denuncia, ne' di Hamas, ne' di Abu Mazen, ne' di una qualsiasi ONG, dalla più piccola ad Amnesty International? Niente, nessuno ha mai denunciato l'accaduto, ma questo non scoraggia Pelazza a contrabbandare - giacché c'è - anche questa colossale balla. Andare a chiedere lumi ad un console, un militare, un giornalista, un semplice cittadino israeliano non avrebbe fornito una rappresentazione più obiettiva e meno platealmente distorta? è questo il modo di fare informazione?
Ma lo scopo non era quello di gettare fango su un paese perennemente attaccato da quando è nato. No. Lo scopo - che maligni che siamo stati!... - era quello di vedere la costruzione di una scuola a Gaza. Una delle tante scuole che Hamas utilizza per lanciare missili, razzi e granate contro Israele, costingendo sovente la popolazione civile locale ad assistere inerme, anche quando i caccia israeliani lanciano volantini in arabo per invitare la popolazione civile ad evacuare. Soltanto Pelazza può credere che ci sia gente tanto malvagia da distruggere una scuola, se non quando quella scuola perde la sua nobile funzione per diventare una rampa di lancio di Qassam e Katiuscia.
Alla fine, l'indignazione lascia posto alla rassegnazione. Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. O di chi non conosce la realtà. D'altro canto, uno che omette di ricordare che Vittorio Arrigoni è stato ucciso proprio dai palestinesi; uno che più di una volta parla di "Palestina", uno stato che non esiste (esiste l'Autorità Palestinese, ma si trova dall'altra parte, in Cisgiordania), non stupisce che ordini in sequenza una serie di fandonie. Peccato che qualcuno fra i telespettatori ci possa credere. Ma se è disposto a farlo, non deve essere meno ottuso di questo fantomatico reporter.

domenica 21 agosto 2011

I casi sono due...



anzi tre:

1) i terroristi che giovedì dal Sinai hanno ammazzato otto israeliani, ferendone diverse diecine, in una serie di attentati che hanno colpito la cittadina di Eilat, sono davvero egiziani. Difficile, ma se così fosse sarebbe una palese violazione del trattato di pace in essere dal 1979 fra Israele ed Egitto, e dimostrerebbe la piega presa da quelle parti dalla cosiddetta "primavera araba";
2) i terroristi provenienti dalle file di Hamas, come dimostrerebbe l'estrema organizzazione che questo attentato richiedeva e l'efficacia conseguita. E' l'ipotesi più probabile, e dimostra la natura di chi il mese prossimo vuole presentarsi alle Nazioni Unite per chiedere il riconoscimento di stato di Palestina: un covo di delinquenti che in tre giorni ha lanciato oltre cento attacchi verso lo stato confinante, ponendo formalmente fine ad una tregua che peraltro in due anni non è mai stata rispettata;
3) i terroristi provengono da Gaza, ma non sono riconducibili direttamente ad Hamas. Improbabile, ma se così fosse dimostrerebbe lo scarso controllo degli estremisti islamici nella Striscia. Come peraltro testimonia lo sgozzamento del cooperante italiano Vittorio Arrigoni avvenuta lo scorso aprile per mano di terroristi islamici.

Nel secondo come nel terzo caso l'Egitto fa bene a chiedere spiegazioni ad Israele per l'uccisione di tre propri soldati in seguito alle reazioni poste in essere dall'esercito con la stella di David (e Israele dovrà spiegare come si è manifestato questo tragico errore); ma l'Egitto a sua volta dovrebbe spiegare come sia possibile che un commando di terroristi sia penetrato nel suo territorio, abbia percorso diecine di chilometri armato fino ai denti, e abbia potuto tornare tranquillamente a casa dopo aver eseguito l'attentato.
Non si può escludere che i militari egiziani siano in realtà stati colpiti dagli stessi terroristi, ovvero che essi si siano serviti dei primi come scudi prima di dileguarsi. Da notare che i terroristi indossavano divise egiziane.

domenica 26 giugno 2011

Palestina: uno stato basato sullo spregio del diritto



Come può una comunità di persone, dello stesso ceppo sociale, residente sulla stessa terra, che aspira presto a diventare uno stato, sfregiare il diritto internazionale, respingere i trattati sottoscritti, dichiarare di ambire all'eliminazione di uno stato confinante, accettare il sequestro di un cittadino straniero e negargli i più basilari diritti umani?
Uno stato di Palestina non esisterà mai fino a quando i suoi presunti promotori mostreranno una così totale assenza di rispetto per la legge e ancor prima per l'umanità. Forse è per questo che gli sgherri di Hamas hanno fatto fuori il militante Vittorio Arrigoni: non sopportavano ne' condividevano i suoi inviti a "restare umani"...

lunedì 18 aprile 2011

Neanche buoni per pulircisi il sedere



- muore un ragazzo di 16 anni in seguito alle ferite al capo riportate dopo che lo scuolabus su cui si trovava è stato colpito da un razzo teleguidato palestinese (teleguidato al laser: si intendeva proprio colpire lo scuolabus che lo ospitava; e per puro caso poco prima erano scesi quasi tutti i passeggeri), e sui giornali non c'è traccia;
- due palestinesi confessano di aver massacrato nel sonno una famiglia israeliana, aggiungendo che inizialmente non s'erano accorti della bimba di tre mesi, poi mentre stavano fuggendo la piccola ha incominciato a piangere e nel timore di essere scoperti sono tornati sui loro passi, sgozzando anche lei ("anche neonata, è ebrea anche lei", hanno confessato); e anche di questo i giornali questa mattina non parlano;
- eruttano feccia invece per farci sapere che saranno tenuti funerali "di stato" (di uno stato che non esiste) di un tizio che prendeva per il culo mezzo mondo - io appartengo all'altra metà - con la storiella del "restiamo umani", e nel frattempo si compiaceva di vedere morire i dirimpettai; forse perché coerentemente con il suo credo erano ritenuti non umani, ma "diabolici", o "ratti";
- e se non bastasse la stampa, ci (mi) trafiggono le immagini di una mamma che non ha nemmeno una lacrima per il figlio morto, ma soltanto sete di sangue. Di un sangue ben preciso...

Ho rimosso da due giorni il Corriere della Sera dai Preferiti dell'Explorer. Ripugnante.

P.S.: "Gli israeliani non hanno mai voluto Arrigoni da vivo", dice la mamma Egidia Beretta. Vero. Ma prima o poi si dovrà rendere conto che quegli altri l’hanno voluto morto" (Christian Rocca).
Questione di punti di vista, c'è chi ama la vita, e chi osanna la morte. Specie quella degli altri.

domenica 17 aprile 2011

Lui umano voleva restare. Ma era ebreo...



Daniel Viflic, il ragazzo israeliano di 16 anni gravemente ferito dal missile anticarro sparato dalla Striscia di Gaza contro lo scuolabus nel Negev dieci giorni fa, è morto. Fatali le ferite riportate al capo.

Purtroppo per gli attentatori amichetti di Arrigoni, il vigliacco attacco non si è trasformato in una strage. Per fortuna, per chi ama la vita.
Quanti morti occorrono affinché i giornali occidentali domani riportino la notizia? dieci? cento? mille? (come l'agghiacciante slogan coniato - senza "i" - dai pacifinti italiani per celebrare le morti dei nostri soldati di Nassirya)

Alla luce del fatto che il massacro della famiglia Fogel a Itamar - marito, moglie e tre figli, fra cui una di pochi mesi, sgozzati nel sonno - non è stata ritenuta degna di essere menzionata anche in due righe di una dimenticata pagina interna da un giornale come Repubblica, c'è poco da sperare. La pietà è morta. Tranne che per i farabutti.

P.S.: Nel frattempo i due palestinesi (18 e 19 anni), responsabili della strage di Itamar in cui ha perso la vita un'intera famiglia, sgozzata nel sonno; hanno confessato di aver ammazzato la bambina di tre mesi... perché piangeva.

Sicuramente leggeremo anche di questo nei giornali di domani, magari dopo aver letto delle lacrime di Giorgio del Grande Fratello 10 che si lamenta delle ascelle sudate di Cristina dell'Isola dei Famosi 4.

Chi era Vittorio Arrigoni



Al di la' dell'umana pietà - sentimento che in chi non frequenta le chiese può legittimamente difettare - il giudizio sull'operato di questo personaggio deve rifuggire dalla retorica romantica che i media si sono affrettati a dispensare a basso costo. Costui si compiaceva di riprodurre sul suo profilo su FB foto di negozi che negavano l'ingresso ai cani e agli ebrei, e chiamava con disprezzo nelle sue corrispondenze gli israeliani "ratti", proprio come un certo Adolf Hitler faceva nel suo "Mein Kampf".

L'ISM di cui era esponente è una organizzazione terroristica e fiancheggiatrice di Hamas, come evidenzia con dovizia di particolari questo rapporto, e non mi risulta, malgrado l'invocazione all'umanità con cui terminava i suoi scritti, che abbia mai manifestato sdegno per le vittime della strage di Itamar di qualche settimana fa, o censura per il missile sparato contro lo scuolabus israeliano di qualche giorno fa, o imbarazzo per la recente ritrattazione del giudice Goldstone a proposito del documento in cui si accusava gli israeliani di crimini contro l'umanità, e che è valsa l'ennesima e ingiustificata condanna dell'ONU a trazione filopalestinese e terzomondista (nel frattempo i terroristi di Hamas hanno continuato indisturbato i loro crimini contro l'umanità, come riconosciuto dallo stesso Goldstone, una volta paladino dei filopalestinesi e adesso attaccatto e vesseggiato perché - diamine! - dopotutto è pur sempre un ebreo...)

Senza dimenticare che gli sgherri di Hamas sono soliti lanciare i loro attacchi - che provocano inevitabilmente le reazioni dell'IDF - fra le abitazioni, le moschee e addirittura i cimiteri di Gaza, e che il "fosforo bianco" denunciato a suo tempo dai Rai News (non nuova a propagandare patacche) è stato usato ai tempi dell'operazione Piombo Fuso per illuminare il campo di battaglia, e non per colpire la popolazione civile, come falsamente denunciato da Hamas, che poi in seguito non ha esitato a fare altrettanto nei confronti della popolazione civile delle città meridionali di Israele.
Malgrado il goffo tentativo degli amichetti di Hamas di rovesciare la responsabilità dell'assassinio di Arrigoni contro chi per evidenti ragioni non poteva certo nutrire simpatia nei suoi confronti, mi riesce difficile provare compassione nei confronti di un soggetto che considerava umani soltanto i suoi simili: non di rado, delle bestie.

sabato 16 aprile 2011

La guerra sbagliata del "pacifista" nemico di Israele



Purtroppo questo intervento del vicedirettore del Corriere compensa soltanto in parte la sbandata antisionista di ieri, con l'intervento ancora una volta scomposto di Battistini. Ho lo stomaco in subbuglio per la retorica da quattro soldi spesa per un amichetto dei terroristi che chiamava ratti gli israeliani (anzi, i "sionisti"), e che se la faceva tutti i giorni con gli sgherri di Hamas. Malgrado i tentativi patetici dei filopalestinesi di respingere la nemesi che ha colpito il loro caro, non riesco a provare nemmeno una umana pietà.

Si stenta persino a capire in quali abissi di bestialità possano essere piombati gli uomini che hanno trucidato Vittorio Arrigoni a Gaza. Quali giustificazioni può avere l’enormità disumana del loro gesto? E invece il fanatismo folle ha questo di peculiare: il trattare gli esseri umani come oggetti da torturare, se la Causa lo impone. Il sacrificare gli innocenti, se il sangue versato può essere utile alla guerra santa. Perciò il corpo martoriato di Arrigoni suscita pietà due volte. Pietà per il rito cruento che lo ha barbaramente annientato. Pietà per lo sgomento e la disillusione che Arrigoni deve aver provato negli ultimi momenti della vita, prima di essere ucciso da chi era stato il destinatario, ingrato, del proprio impegno e del proprio aiuto. Eppure l’efferatezza dell’esecuzione di Arrigoni ha una sua logica, un’allucinata ma coerente sequenza politica e ideologica in grado di ispirare un gesto così vigliacco. Arrigoni aveva consacrato se stesso alla causa palestinese, con un’adesione totalizzante, assoluta, mistica, senza riserve, dubbi, sfumature. Una causa che ai suoi occhi si identificava con un odio altrettanto assoluto nei confronti dello Stato di Israele, descritto e demonizzato nel suo blog come l’espressione di ogni nefandezza, la manifestazione di uno scandalo storico che non ammetteva mediazioni e non concedeva nulla, ma proprio nulla, alle ragioni del Nemico. «Demonizzazione» , in questo caso, è più di una metafora. Nel suo blog Arrigoni invocava la dannazione per i «demoni sionisti» che agitavano gli orrori dello «Stato ebraico» . Aveva trattato Roberto Saviano, colpevole di aver aderito a una manifestazione a difesa di Israele, come un «propagandista dei crimini» . Definiva il sionismo «disgustoso» . Scomunicava al Fatah come una centrale di «venduti alla causa di Israele» . Condannava Shimon Peres come un mostro che «bruciava bambini con il fosforo bianco» . Non aveva mezze misure, chiaroscuri, sfumature. Ha detto una volta: «Io i libri di Yehoshua, Grossman e Oz non li leggo perché sono sporchi di sangue» . Proprio così: «Sporchi di sangue» . Oggi dobbiamo provare pietà per come lo hanno ucciso, ma Arrigoni non aveva pietà per Gilad Shalit, il giovane israeliano ostaggio da oltre 1700 giorni dei carcerieri di Hamas, e diceva che gli appelli per Shalit «intasano l’etere» , moleste e ripetitive invocazioni per salvare una vita. «Restiamo umani» , amava dire Arrigoni. Ma certe volte il fanatismo ideologico ispira ineluttabilmente parole disumane. E troppa disumanità ha macchiato un conflitto interminabile come quello che da decenni impegna il Medio Oriente. Lui con le ragioni di Hamas si identificava in toto. E gli era difficile immaginare che un gruppo terroristico ancora più oltranzista, feroce, sanguinario avrebbe potuto scavalcare in fanatismo chi incarnava le ragioni del «popolo palestinese» . La sua furia per ciò che riteneva il Bene supremo e non negoziabile era tale, da non riconoscere come centrale dell’identità storica contemporanea il Male che si era abbattuto sugli ebrei, vittime di un crimine enorme e imprescrittibile. Oggi, all’indomani di un omicidio tanto barbaro, sarebbe tuttavia disonesto, in primo luogo per il rispetto dovuto alla memoria di Arrigoni, offrire per la vittima del fanatismo un ritratto angelicato, falso, edulcorato. Sarebbe un’impostura, come quella di chi ha addirittura proposto il premio Nobel con cui insignire post mortem il militante filo-palestinese assassinato: perché Vittorio Arrigoni non era un pacifista, era un fiero e coraggioso combattente di una guerra per la quale si era generosamente speso con tutto se stesso. Era il combattente di una guerra sbagliata, ma questo non può diminuire l’ammirazione per la sua dedizione. Oggi, nei siti filo-palestinesi intossicati da un complottismo irriducibile, circola ovviamente la leggenda della responsabilità di Israele (e della Cia e del Mossad) per il rapimento e l’assassinio di Arrigoni. La spregiudicatezza falsificatrice di queste ricostruzioni grottesche è pari alla cronica incapacità di scorgere che anche nella parte da loro considerata «giusta» possa annidarsi il virus della violenza cieca e bestiale, del fanatismo disumano di chi conosce solo il linguaggio del Terrore. Israele è il colpevole di tutto, per definizione, e dunque anche del massacro di Arrigoni. È il Male, per definizione, e dunque è solo la sua malvagità ad aver armato la mano degli assassini. «Restiamo umani» , invocava Arrigoni nei suoi scritti. Purché nell’umanità di chi ne rivendica l’eredità la menzogna sistematica non prenda il posto della saggezza. E un nuovo fanatismo metta a tacere la pietà per un uomo strozzato da mani che forse credeva amiche. Una tragedia, che i complottisti non hanno il diritto di ridurre a una farsa.

Umanità varie e avariate



Saeb Erekat, aiutante di Abu Mazen, ha definito l'assassinio di Arrigoni "una pagina nera nella storia palestinese".

Analisti politici palestinesi e israeliani concordano nel ritenere che alcuni esponenti salafisti a Gaza si siano introdotti nella Striscia passando per il confine egiziano, approfittando dei disordini successivi al rovesciamento del regime di Mubarak.

Nel frattempo la madre di Vittorio Arrigoni ha manifestato la volontà che il corpo del figlio non ritorni in Italia partendo da Israele, e chiede che torni dall'Egitto. Restiamo umani...

venerdì 15 aprile 2011

Il Corriere sull'assassinio di Arrigoni tocca il fondo



Dispiace davvero vedere come si è ridotto il Corriere della Sera. Il profilo romanzato dell'attivista italiano da parte di Battistini è un vero oltraggio alla verità e alla ragione. Si può tollerare che simili baggianate le scriva il manifesto. Ma non l'ex primo giornale italiano.

Distorsioni, omissioni, superficialità e voli pindarici abbondano. A partire dal titolo, che riporta una inesattezza, la cui comprensione fra virgolette non basta a ridimensionarne il significato.

Vik, la voce della Striscia

contro l'«assedio» di Israele



Assedio? Gaza è autonoma e indipendente dal 2005, quando Israele ha deciso unilateralmente di lasciare la Striscia. E forse ha fatto male, visto che nel 2007 Gaza è stata catturata da un colpo di stato dell'organizzazione terroristica Hamas, che la "governa" con la forza.

A Gaza non c'è nessun israeliano. Tranne speriamo il povero Gilad Shalit, soldato catturato in Israele quasi cinque anni fa dai miliziani palestinesi.

L'unico contatto fra Gaza e Israele è il confine a nord. Così come l'unico contatto fra Gaza ed Egitto è il confine a sud. Entrambi presidiati: non si entra e non si esce liberamente. Come accade fra Italia e Svizzera.

Chi da Gaza vuole recarsi in Israele deve dimostrare di non portare con se' armi. Cosa che invece spesso e volentieri succede(va).

Vittorio Arrigoni, 36 anni, era il solo cronista sul campo quando nel dicembre 2008 scoppiò la guerra

Qualunque buon giornalista prima di riportare una notizia (specie se non proveniente da un’agenzia di stampa ufficiale, come l’AP, o anche la Reuters) verifica la notizia, verifica la fonte, ricerca almeno un’altra fonte. In questo caso no, non occorre. E’ sufficiente un osservatore, che perdipiù dichiara più avanti di non essere obiettivo. E’ questa informazione?

Prima di Al Jazeera, prima dell'agenzia palestinese Ramattan. La mattina del 27 dicembre 2008, quando Israele scatenò su Gaza la guerra di Piombo fuso,

A Battistini non viene in mente di spiegare perché Israele abbia dato il via all’operazione Piombo Fuso. Sorvola sugli attacchi quotidiani che precedentemente dalla Striscia di Gaza sono stati lanciati contro le cittadine meridionali di Israele. Ignora le morti e i feriti fra la popolazione civile. Gli ebrei suscitano compassione soltanto una volta all’anno, quando si compatiscono i 6 milioni di vittime della barbarie nazifascista.

la prima cartolina dall'inferno ce la mandò lui. Vittorio Arrigoni stava in un appartamento vicino alle due caserme di polizia colpite dal raid, non lontano dalla vecchia casa di Arafat.

Il fatto di abitare nei pressi della casa di Arafat (un terrorista sanguinario, mandante di diverse stragi di civili, non dimentichiamolo) dovrebbe suonare come un elemento di merito?

Per terra fra un tavolo e un letto, la finestra spalancata sul porto, Vik guardava fuori e intanto descriveva, lui l'unico dentro: «Sapevo di venire a vedere cose terribili, non cose così terribili...».

Avrebbe dovuto recarsi dall’altra parte, di tanto in tanto. Avrebbe visto morti e feriti. Si è per caso preoccupato della famiglia Fogel massacrata nel sonno ad Itamar? Si è impietosito l’altro giorno quando uno scuolabus è stato raggiunto da un missile palestinese, che per pura fortuna ha “soltanto” ferito gravemente un bambino?

Chiamare Arrigoni. Da quel giorno, e per 22 giorni, diventò un impegno fisso per chiunque volesse sapere che cosa si vedeva in quel lenzuolo di terra sigillato al mondo.

Chiamare anche l’ufficio stampa dell’Israeli Defence Force no?

No, Arrigoni è il depositario unico della verità. Della SUA verità, come ammette più avanti.

Vittorio era arrivato nella Striscia da qualche mese soltanto, via mare da Cipro, assieme a una delle navi Free Gaza Movement che due anni dopo gl'israeliani avrebbero deciso di fermare a ogni costo.

E certo: queste navi non hanno mai portato con se’ viveri e beni di sostentamento. Ma solo armi e munizioni. Come è stato ben evidenziato in occasione del blocco della Mavi Marmara.

Cominciò a scrivere corrispondenze per il manifesto, sofferte, partecipi, molto lette, che ogni giorno finivano con la stessa frase: «Restiamo Umani, Vik da Gaza City» (titolo pure del suo libro, tradotto in quattro lingue).

Grazie Battistini per la marchetta. Corro subito a comprarlo.

Lecchese, pacifista «per vocazione» prim'ancora che giornalista «per dovere di testimonianza»,

Non risulta iscritto a nessun albo dei giornalisti.

sul suo profilo di Facebook e sul suo blog guerrillaradio.iobloggo.com, Vik ha sempre detto con chiarezza da che parte stava: «Non credo ai confini e alle barriere,

Nobile. Nessun vuole la fame, tutti vogliono la pace nel mondo. Ma se una donna incinta chiede di entrare in Israele con il pretesto di recarsi in un ospedale,e poi dopo una perquisizione si scopre che indossava una cintura esplosiva con dieci chili di tritolo, si può essere abbastanza cauti da prevedere delle barriere?

Quanto ai confini, spiacente, ma il mondo è fatto così: tutti gli stati sono delimitati da confini.

credo che apparteniamo tutti, indipendentemente dalle latitudini, alla stessa famiglia umana». E anche in questi mesi, mentre il Medio Oriente s'infiammava e nessuno parlava più di Gaza,

Certo. Perché si è capito che la tragedia delle genti che popolano il Medio Oriente non si chiama Israele, come ci hanno ripetuto alla nausea: “risolviamo il conflitto israelo-palestinese e il Medio Oriente tornerà felice”. Falso. La gente per strada ha dimostrato che voleva cibo e benessere. Quello che non ha mai avuto dai dittatori che affamano il Medio Oriente. Inclusa Gaza e Cisgiordania.

lui ha sempre continuato a testimoniare il «criminale assedio israeliano»,

Assedio israeliano? Israele ha sgombrato da Gaza nel 2005. Sveglia!...

i 300 palestinesi morti nei tunnel scavati al confine con l'Egitto

...contrabbandando armi iraniane nella Striscia di Gaza. E poi, che c’entra Israele con i palestinesi che sono stati schiacciati dai tunnel scavati illegalmente da essi stessi per entrare in Egitto e raccogliere armi e denaro?

la rivolta dei blogger contro Hamas...

sì, sì, come no… stranamente, si sono viste dappertutto manifestazioni di piazza (in Egitto, in Tunisia, in Libia; persino in Giordania, in Siria, in Iran). Ma non a Gaza. A Gaza chi si oppone al regime di Hamas viene ammazzato.

Schierato, sta con l'International Solidarity Movement, il gruppo che pagò la resistenza ai bulldozer israeliani con la vita della pacifista americana Rachel Corrie.

Rachel Corrie era la ragazza un po’ stupida che ha cercato coscientemente di suicidarsi per dimostrare, come fanno peraltro i martiri suicidi, gli shaid, il suo odio per gli ebrei e Israele. Il fatto avvene quando la Carrie, per impedire che un bulldozer abbattesse una casa abusiva (in tutti gli stati del mondo le case abusive sono abbattute), si mise dietro al medesimo, dopo che era stata invitata ad allontanarsi. Non essendo stata vista, finì uccisa mentre il mezzo faceva marcia indietro.

Da Israele lo curavano con attenzione: nel 2008 era stato arrestato ed espulso mentre cercava con un peschereccio palestinese di forzare il blocco navale e di raggiungere la Striscia.

Che carogne, questi palestinesi… cosa ci farà mai poi, all’interno di un peschereccio.

Non certo per portare pesce ai palestinesi, dal momento che OGNI GIORNO, dai valichi che collegano la Striscia di Gaza ad Israele, entra ogni ben di dio fra generi alimentari, coperte, abiti, medicine e quant’altro.

Non è che questo peschereccio portava con se’ qualcosa di diverso dal pesce?

Per maggio, Arrigoni si stava preparando all'ennesima flottiglia degli attivisti di Free Gaza.

Ci siamo già dimenticati le reali intenzioni della Freedom Flottilla bloccata al largo delle coste di Gaza qualche mese fa? Pacifisti? O pacifinti?...

Di sinistra, il pacifista-giornalista non fa sconti: mesi fa ha attaccato anche Roberto Saviano per l'appoggio a una manifestazione romana pro-Israele. «Nelson Mandela - disse allo scrittore - sono anni che denuncia il razzismo d'Israele. Sto parlando di Nelson Mandela, non di Fabio Fazio».

E certo. Roberto Saviano è un idolo della sinistra. Ma quando si pone al fianco di Israele entra automaticamente nella lista dei nemici. E’ bollato a vita. Specie se poi è un ebreo.

Il 26 marzo - quando nelle piazze di Gaza City erano di nuovo scese in piazza migliaia di giovani, un'imitazione delle rivolte di quest'inverno arabo, subito manganellata e repressa dal governo di Hamas - Vik era lì

Il numero di manifestanti naturalmente ci viene offerto dallo stesso Arrigoni. E possiamo scommettere che sia realistico, no? D’altro canto, a scatola chiusa…

«Aveva appena cambiato casa, ma era molto prudente e davanti ad altri non diceva mai quale fosse il nuovo indirizzo - racconta Aldo Soligno, fotoreporter di Emblema, che ha lavorato con Arrigoni nelle ultime due settimane

Sì. Era anche attento a chi frequentava. Tant’è vero che ieri è stato trovato in compagnia degli sgherri di Al Aqsa, nota sanguinaria organizzazione terroristica.

Era eccitato da questa prova di ribellione. Ci sperava molto. Siamo andati
insieme a trovare i blogger che criticavano Hamas. E quando Hamas li ha arrestati, è riuscito ad assistere ai loro interrogatori: la presenza d'uno straniero, questa era l'idea, avrebbe evitato abusi».


Hamas democratica e magnanima. E’ stato necessario un sacrificio umano per scoprirlo. Grazie, Arrigoni...

Che i salafiti se la prendano con uno così, è per certi versi inspiegabile: «Sono dei veri stupidi - dice da un carcere israeliano Marwan Barghouti, leader palestinese condannato a cinque ergastoli

Un galantuomo. Autore di stragi. Ma apprezzato da Abu Mazen, “il moderato”…

Chi può avere interesse a rapire un cooperante italiano che lavora in un contesto difficile come Gaza?

Ce lo dica Lei, Battistini...

Come ci deve spiegare perché nessuno in Occidente protesta davanti alle ambasciate dell’Arabia Saudita, dove i salafiti (gli assassini dichiarati del povero Arrigoni) risiedono.

L'articolo integrale del Corriere della Sera (se proprio avete stomaco) si può leggere qui.