sabato 26 aprile 2014

Dove vuole arrivare Abu Mazen?

di Khaled Abu Toameh*

Il presidente dell'Autorità Palestinese (ANP) Mahmoud Abbas ha colto ancora una volta di sorpresa Israele e Stati Uniti, questa volta sottoscrivendo un accordo di "riconciliazione" con Hamas. Il 23 aprile, Abbas ha inviato una delegazione dell'OLP a Gaza per sottoscrivere lo "storico" accordo con il primo ministro di Hamas Ismail Haniyeh. L'accordo prevede la formazione di un governo di unità nazionale, presieduto da Abbas, entro cinque settimane. Sei mesi dopo la formazione del nuovo governo, secondo l'intesa, saranno tenute elezioni presidenziali e parlamentari in tutti i territori palestinesi.
La decisione di Abbas di unire le forze con Hamas è vista come mossa tattica allo scopo di mettere pressione su Israele e Stati Uniti affinché siano accettate le sue condizioni per estendere i colloqui di pace oltre la scadenza prevista del 29 aprile. Ma malgrado la solennità della firma dell'accordo, tenutasi presso la residenza di Haniyeh, la distanza fra la fazione del Fatah di Abbas e quella di Hamas, rimane più ampia che mai.

venerdì 25 aprile 2014

Anziché con Gerusalemme, Abu Mazen si è accordato con Hamas

A 26 anni dalla fondazione, avvenuta nel 1987, il gruppo terrorista che controlla la Striscia di Gaza (Hamas è acronimo di Harakat al-Muqawama al-Islamiyya; traducibile come "movimento di resistenza islamica") è ancora etichettato come movimento terrorista dall'Unione Europea, dagli Stati Uniti, dal Regno Unito, da Australia e Canada; ed è dietro migliaia di assassini di civili innocenti.
Nel 1988 Hamas redasse il suo bieco statuto: una squallida ammissione della natura fondamentalista e razzista del movimento. Ancora oggi, i "valori" grotteschi definiti nel suo atto costitutivo, continuano ad essere il riferimento morale del gruppo terrorista.

Le radici di Hamas

Sarebbe opportuno leggere tutto lo statuto di Hamas; in particolare gli articoli 8, 9, 13 e 32. Ma per rappresentare la malvagità del movimento, è sufficiente richiamare questi principi:

domenica 6 aprile 2014

Abbattuto il processo di pace, Abu Mazen tenta il bluff. Ma ci casca solo Kerry...

Benché manchino ancora alcune settimane alla data che sancirà la conclusione dei negoziati fra israeliani e palestinesi - sponda Washington; nessuno crede davvero che il processo di pace possa mai (ri)partire, dopo l'affondamento provocato da Abu Mazen con la decisione di iscrivere l'ANP ad una serie di organismi e trattati internazionali, disattendendo i pre-accordi concordati lo scorso luglio prima di questa ennesima occasione per perdere tempo, e per dis-perdere anidride carbonica nell'atmosfera. Al povero Kerry, frustrato, e smanioso più di apparire finalmente come qualcosa di più del "marito della signora Heinz", che di realmente conseguire un Premio Nobel per la Pace in verità sbiadito da qualche anno; non resta che fare marcia indietro evitando ulteriori figuracce. Mancando anche l'obiettivo minimo di una "pace in Medio Oriente" a cui alla vigilia non credeva nessuno che conosce un pochino le faccende che ruotano attorno al Fiume Giordano. È un nuovo smacco per l'amministrazione Obama - ma questa volta il più scaltro Barack Hussein ha mantenuto una posizione defilata, evitando un diretto coinvolgimento che avrebbe appannato ulteriormente il suo prestigio: dopo il discorso del Cairo che ha aperto le porte al fondamentalismo islamico in Egitto (peraltro mai seriamente aberrato da Obama, il quale al contrario ha reagito con stizza alla defenestrazione di Morsi; e sì che vanta rapporti perlomeno indiretti con l'estremismo sunnita); dopo aver assistito impotente a diversi quanto beffardi varchi della mitica "linea rossa" a Damasco, dove Assad è stato libero di continuare a sterminare i siriani dopo aver "visto" il bluff della Casa Bianca; dopo aver accantonato la linea dura con Teheran, concedendo agli ayatollah la prerogativa di coltivare l'ambizione atomica, coniugando quella massima della diplomazia secondo cui "se non puoi combatterli, unisciti a loro" (ed infatti la Boing è stata autorizzata a vendere parti di ricambio per aerei all'Iran, dietro la vaga garanzia di non impiegarli per finalità militari); dopo aver dovuto prendere atto passivamente dell'annessione della Crimea da parte della Russia di Putin, sfibrando nel frattempo solide alleanze con l'Arabia Saudita, l'Egitto e lo stesso Israele; alla fine la montagna-USA ha cercato di partire il topolino di una "storica" pace fra Israele e palestinesi, dal sapore più simbolico che reale (in Siria sono morti in tre anni il quadruplo di tutti gli arabi periti nei conflitti con Israele dal 1948 in poi), non riuscendo a conseguire nemmeno questo obiettivo minimo.

sabato 5 aprile 2014

Guida ai falliti negoziati israelo-palestinesi


Malgrado i resoconti di intensi sforzi da parte americana di incoraggiare negoziati fra Israele e palestinesi, pare dalla stampa e dalle affermazioni pubbliche di esponenti dell'amministrazione Obama, che l'estenuante negoziato durato ormai quasi nove mesi si stia avviando a fallimento.


LE PARTI HANNO NEGOZIATO PER MESI: E ORA CHE SUCCEDE?

A luglio 2013 il segretario di Stato USA John Kerry annunciò il ripristino di negoziati diretti fra israeliani e palestinesi, dopo tre annni di silenzio, con l'obiettivo di raggiungere un accordo di pace entro nove mesi.
Ogni parte concordava su una serie di condizioni - inclusa quella di evitare di discutere in pubblico circa l'andamento dei negoziati - che prevedevano da ambo le parti la concessione di gesti di buona volontà: Israele si impegnava a scarcerare in quattro tranche 104 terroristi palestinesi ospitati presso le sue carceri; i palestinesi accettavano di congelare il proposito di aderire a diverse organizzazioni internazionali, rimandando il riconoscimento come stato indipendente.
Dopo alcuni mesi, la diplomazia USA ha riconosciuto che sarebbe stato improbabile da parte dei due contendenti il raggiungimento di un accordo definitivo entro aprile 2014, così gli Stati Uniti hanno incoraggiato le parti a sviluppare un "accordo quadro", che avrebbe rappresentato un punto di partenza per un successivo accordo; prolungando i negoziati fino alla fine del 2014, inizio 2015. Si prevedeva che ambo le parti avrebbero aderito, sebbene non mancassero riserve su specifici aspetti.
Per buona parte del 2014, i negoziati sembrano animati dal tentativo di definire questo accordo quadro, che includeva previsioni sulle misure di sicurezza, sui confini, e sulla definizione di Israele come "stato ebraico".

giovedì 3 aprile 2014

E anche questi colloqui di pace ce li siamo levati dai piedi


Anche questo avventuroso processo di pace può essere archiviato, in abbondante compagnia degli episodi precedenti. Il povero Pollard resterà in carcere: presumibilmente per poco più di un anno, quando sconterà i 30 anni di pena detentiva che solitamente rimpiazzono il carcere a vita. I 78 criminali palestinesi rilasciati in tre tranche continueranno a festeggiare e ad essere festeggiati a Ramallah e dintorni; privi della compagnia dei 26 detenuti residui che Gerusalemme non ha rilasciato, a fronte dell'indisponibilità di Abu Mazen a prolungare i colloqui oltre la scadenza naturale della fine del mese ('che in così poco tempo non si ricompone nemmeno un dissidio condiminiale; figurarsi un conflitto secolare). John Kerry smetterà di spargere anidride carbonica con le sue continue quanto velleitarie spole da e per il Medio Oriente: si accontenterà della riconoscenza neanche troppo convinta di Obama, che si terrà stretto il suo Premio Nobel.

mercoledì 2 aprile 2014

Quei perfidi alchemici degli israeliani...


Un grammo di eroina costa al massimo 30 euro. Un grammo di marijuana 5-6 euro; al massimo, 9 euro, stando a quello che si legge in giro. Non bisogna essere economisti per capire che a naso il traffico del primo stupefacente rende molto di più. Sempre dal punto di vista della teoria economica, sarebbe comodo comprare un prodotto che sul mercato si vende a 5 euro, e venderlo al dettaglio a 30 euro. Insomma: compri all'ingresso del "fumo", e lo vendi al consumatore per eroina. Oltretutto gli fai meno male; ma soprattutto moltiplichi i guadagni.
Figurarsi se questa "frode" fosse architettata da un intero Stato: sarebbe la scoperta del Sacro Graal: la coppa nella quale, secondo la leggenda, venne raccolto il sangue di Cristo dopo la sua crocifissione. E Proprio per questo, dotata di misteriosi poteri magici. Scoprire il modo per trasformare la marijuana in eroina renderebbe uno stato storicamente povero, privo di fonti di energia e di materie prime, attaccato direttamente dagli stati confinanti e indirettamente da mezzo mondo; boicottato - con scarso successo, peraltro - in tutte le sedi, incluse quella del commercio; farebbe di questo stato una mini-potenza economica.