venerdì 30 ottobre 2015

Poveri palestinesi, vittime dei filopalestinesi

Alcuni anni fa un imprenditore, di nome Daniel Birnbaum, ebbe una folgorazione: volle creare opportunità e posti di lavoro per i palestinesi. Così acquisto uno stabilimento nel West Bank, dove la disoccupazione superava il 30%, e assunse ben 500 palestinesi; oltre a 350 arabi israeliani e 300 ebrei israeliani. Riconobbe loro una paga pari a quattro volte quella vigente nei territori palestinesi. E siccome i palestinesi non sono cittadini israeliani, e pertanto non godono della sanità pubblica, stipulò una copertura sanitaria privata, che consentì ai dipendenti palestinesi di garantire copertura e serenità a tutti i numerosi familiari. Nella sua fabbrica il culto delle diverse religioni sarebbe stato consentito dall'istituzione di cappelle, moschee e sinagoghe.
Diede a questa fabbrica il nome di SodaStream.
Birnbaum ha creato dal nulla una azienda che ha generato profitti per gli azionisti ed entrate fiscali. Ha creato posti di lavoro. Ha dimostrato che è possibile la convivenza fra arabi, palestinesi ed ebrei. Ha persuaso una celebrità mondiale come Scarlett Johansson a prestare il proprio volto per la campagna pubblicitaria di SodaStream.

domenica 18 ottobre 2015

Le Nazioni Unite alleate del terrorismo palestinese?

Secondo un rapporto pubblicato da UN Watch di Ginevra, almeno dieci diversi dipendenti dell'ONU stanno usando la legittimazione della loro posizione ufficiale per incoraggiare i palestinesi ad accoltellare e colpire gli ebrei israeliani; uno di essi sulla sua pagina Facebook incita a «pugnalare i cani sionisti». UN Watch è un'organizzazione internazionale il cui mandato conferitole dal Palazzo di Vetro, consiste nel monitorare il rispetto dello statuto istitutivo da parte dell'Organizzazione delle Nazioni Unite.
UN Watch ha sottoposto il documento all'attenzione del segretario generale Ban Ki-moon, del direttore dell'UNRWA Pierre Krähenbühl e dell'ambasciatore americano all'ONU Samantha Power. Gli Stati Uniti, con 400 milioni di dollari annui, sono il principale finanziatore dell'UNRWA.
Dichiara Hillel Neuer, direttore esecutivo di UN Watch: «L'ONU e i finanziatori principali dell'UNRWA come gli Stati Uniti, dovrebbero porre immediatamente fine al rapporto con i propri impiegati che incitano ad attività delittuose e criminali, e che si abbandonano ad atti di antisemitismo, incoraggiando gli attacchi palestinesi contro gli israeliani, che hanno tolto la vita a uomini, donne e bambini innocenti».

giovedì 15 ottobre 2015

Chi sono i nuovi terroristi palestinesi


di Bassam Tawil*

Negli ultimi giorni ho avuto modo di visitare le abitazioni di alcune persone coinvolte nella recente ondata di terrorismo nei confronti degli israeliani: una violenza che alcuni definiscono "intifada". Ciò che ho visto - e che chiunque al mio posto avrebbe scorto - è che nessuno di questi palestinesi vive in condizioni di disagio: le loro condizioni di vita sono tutt'altro che misere. Questi assassini lasciano una vita fatta di agi, con un pieno accesso ad istruzione e lavoro.
Quattro dei terroristi provenivano da Gerusalemme e, come residenti permanenti che non hanno fatto richiesta di cittadinanza, possedevano una carta d'identità israeliana. Godevano di pieni diritti, al pari di tutti gli altri israeliani, eccezion fatta per l'elettorato passivo; ma si fa fatica a credere che gli arabi di Gerusalemme ammazzano e muoiono perché non possono votare per il parlamento israeliano.
Questi giovani hanno tratto beneficio dalla loro condizione di residenti permanenti per andare ad uccidere gli ebrei. Possedevano documenti di identità che hanno consentito loro di circolare liberamente in tutto Israele, e di guidare auto con regolare carta di circolazione. Godevano anche dei benefici previdenziali e sanitari riconosciuti a tutti i cittadini israeliani, a prescindere dalla loro fede, dal colore della pelle o dall'etnia.

lunedì 12 ottobre 2015

Il solito strabismo dell'opinione pubblica internazionale

Che la si chiami o meno "intifada", la recente ondata di violenze e di azioni terroristiche da parte dei palestinesi è stata da alcuni ricondotta alle recriminazioni circa lo status quo relativo al Monte del Tempio di Gerusalemme, che ospita anche due moschee. Non entriamo nel merito delle recriminazioni strumentali del re di Giordania, che ha denunciato il mancato rispetto degli accordi sottoscritti dopo la fine dell'occupazione giordana del 1967; salvo essere contraddetto dal leader dell'opposizione di Amman, che denuncia l'attivo sostegno di Abd Allah II a favore dei facinorosi che nei giorni passati hanno messo a ferro e fuoco la Città Vecchia di Gerusalemme, inducendo l'intervento delle forze di sicurezza, e l'inevitabile intensificarsi della tensione. E non discutiamo la reale fondatezza delle argomentazioni di Gerusalemme, che non avrebbe alcun motivo a modificare la destinazione dei luoghi sacri; incluso il Muro Occidentale, che prima del 1967 era sistematicamente dissacrato e di fatto ridotto ad un orinatoio.

domenica 11 ottobre 2015

Cinque miti storici su Israele da sfatare

di Ryan Bellerose*

È in atto un tentativo in atto di negare la storia e quasi la stessa esistenza del popolo ebraico. Farebbe ridere se non fosse così condiviso. Oggi mi soffermerò su alcuni di questi miti, apparentemente innocui, ma in realtà molto pernicioso e minaccioso.


MITO NUMERO 1: Israele sarebbe stato creato da colonialisti.

La verità è che gli ebrei hanno combattuto all'ultimo sangue per la terra dei loro avi. Mentre il Regno Unito aprì la porta con gli Accordi di Sanremo, e quindi con la Dichiarazione Balfour, il successivo piano di partizione e il mandato palestinese assegnarono i 3/4 della terra promessa (si perdoni il gioco di parole) al neocostituito regno ascemita, che avrebbe preso il nome di Giordania: il che dimostra che l'appoggio britannico non fu in realtà così amichevole. Se poi si considera l'embargo delle armi che agì soltanto nei confronti del neonato stato israeliano, il fatto che Londra armò e addestrò la legione giordana, e i limiti allora imposti all'immigrazione ebraica, mentre al contempo si incoraggiava l'immigrazione araba, si ottiene un quadro ben preciso del presunto favore britannico.
È piuttosto divertente che le persone che sostengono che Londra abbia "creato" Israele, sono le stesse che indicano il bombardamento del King David (in cui a seguito di attentato perirono 28 inglesi, noncurante dell'allarme lanciato prima dell'esplosione, NdT) come prova della cattiveria degli ebrei. Va detto che, in primo luogo il King David era il quartier generale del governo DI OCCUPAZIONE britannico. Soprattutto, non si chiedono mai come mai gli ebrei combattessero la gente che secondo essi avrebbe dato vita allo stato di Israele. È un perfetto esempio del motivo per cui dobbiamo ridimensionare la retorica colonialista. Naturalmente non mancherà chi giurerà che senza il sostegno coloniale, gli ebrei non sarebbero riusciti nel loro intento, quando nella realtà essi combattevano i colonialisti. Ovviamente gli inglesi maldigeriscono questa vicenda.

giovedì 8 ottobre 2015

Tranquilli: il terrorismo non esiste (lo dicono i giornali)

I giornali occidentali evitano accuraramente di pronunciare la parola "terrorismo", citandola soltanto come espressione del pensiero del primo ministro di Gerusalemme. È colpa degli ebrei, i cui corpi - collo, testa, spalla e organi vitali - si scagliano incontrollati contro coltelli, asce, giraviti e altri corpi laceranti di incolpevoli palestinesi; se si contano morti e feriti. È colpa delle strade la cui manutenzione pur spetta, secondo gli Accordi di Oslo, agli israeliani; se le pietre che su esse poggiano sono involontariamente colte da giovanotti palestinesi, specializzatisi in questa tecnica del tiro al bersaglio, che ha prodotto di recente più di una dozzina di vittime; fatalmente tutte da parte israeliana.
Non sia mai pronunciare la parola che incomincia con la lettera "T": si rischierebbe di legittimare la reazione israeliana. Dopotutto, come ha chiarito oggi il primo ministro del governo palestinese - sì, a quanto pare ne esiste uno; anzi, due - sussiste un "diritto alla difesa": esercitato prima lanciando pietre di diverse dimensioni (non i sassolini amorevolmente mostrati dalle pagine di Repubblica; quelli lo sappiamo benissimo che non farebbero male a nessuno; tranne magari ad una qualche giornalista palestinese in cerca di notorietà e celebrazione); poi dotandosi di tutto ciò che possa lacerare i corpi dei colpevoli a prescindere.

mercoledì 7 ottobre 2015

Anche "The Economist" punta il dito contro Abu Mazen

C'è una notevole discrepanza fra l'enorme mole di donazioni internazionali che raggiungono i territori palestinesi amministrati dall'ANP e da Hamas, e il benessere della popolazione. Secondo il Global Humanitarian Assistance Report, nello scorso decennio i palestinesi hanno ricevuto sovvenzione pro-capite di gran lunga superiori agli spiccoli elargiti a Libano, Somalia, Liberia, Sudan, Chad, Angola e via discorrendo; malgrado in questi stati martoriati da carestie, guerre civili e crisi umanitarie, il benessere sia ben inferiore.
La retorica pacifista inaugurata dagli Accordi di Oslo ha generato aspettative rivelatesi ben presto infondate: gli svariati miliardi di dollari che la comunità internazionale ha destinato alla "questione palestinese" non hanno migliorato sostanzialmente le condizioni medie di vita. La maggiore prossimità alle gerarchie del Fatah e di Hamas ha generato migliaia di nuovi milionari, mentre la massa è stata alimentata ad odio e violenza: si incoraggia più facilmente ad impugnare un coltello, quando la pancia è vuota.

lunedì 5 ottobre 2015

Da uno spettacolare Action movie ad un grottesco P-movie...

Spettacolare e audace impresa delle forze di sicurezza israeliane, che ieri sono penetrate all'interno dell'ospedale di Nablus, travestite da arabi, per prelevare Karam al-Masri, 23 anni, coinvolto nei disordini dello scorso fine settimana, e ricoverato per una frattura ad un braccio. Basandosi sulle immagini della TV a circuito chiuso rilasciate ai media locali, il direttore dell'ospedale ha rivelato come il commando sia salito di primo mattino fino al terzo piano del nosocomio, non prima di aver sabotato le telecamere di sorveglianza.
Le immagini diffuse sono state ottenute da telecamere rimaste intoccate.