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mercoledì 9 marzo 2016

Bernie Sanders, l'ebreo che odia Israele


In risposta ad un militante che gli rinfacciava la scarsa enfasi posta sulle sue origini, il rivale della signora Clinton nella corsa alla nomination democratica per la Casa Bianca ha fermamente ribattuto: «sono estremamente orgoglioso di essere ebreo. La famiglia di mio padre è stata spazzata va durante l'Olocausto, e sono perfettamente cosciente dei pericoli dell'estremismo politico». Una dichiarazione perentoria che ha tranquillizzato i simpatizzanti convenuti domenica nel Michigan.
Ma Sanders assomiglia vagamente a quei politici nostrani, sempre pronti ad indossare la casacca della città dove sono ospitati per la campagna elettorale. Ventiquattr'ore dopo la sua appassionata rivendicazione delle proprie radici, l'anziano senatore del Vermont, in visita a Dearborn, sempre nel Michigan, ha precisato: «da decenni in Medio Oriente imperano odio e ostilità. Vi assicuro che farò tutto quanto sarà in mio potere per indurre le parti - israeliani e palestinesi; il resto del Medio Oriente essendo notoriamente luogo pacifico e al riparo da estremismi, faide, lotte fratricide e decimazioni delle minoranze, NdR - a discutere. Sposando le tesi di Jimmy Carter, Sanders ha lamentato un trattamento delle parti a suo dire iniquo; lasciando intendere che il trattamento di presunto favore riconosciuto ad Israele sarà rivisto in futuro, se egli siederà alla Casa Bianca. E lasciando intendere che la responsabilità dello stallo è tutta da far ricadere sulle spalle dello stato ebraico.