mercoledì 29 aprile 2015

Il boom economico israeliano attira nuovi capitali

Continua a sorprendere l'economia israeliana. Il piccolo stato ebraico, la cui economia si è espansa del 6.8% annualizzato nel quarto trimestre, attira interesse e capitali da tutto il mondo. L'eccellenza delle università e dei centri di ricerca, e l'effervescenza del tessuto imprenditoriale, fanno di Israele la meta obbligata per le start-up, dietro l'imprendibile Silicon Valley californiana.
Secondo un rapporto rilasciato dall'IVC Research Center, nel primo trimestre di quest'anno 166 società di nuova costituzione (start-up, appunto) hanno raccolto fondi per complessivi 994 milioni di dollari: si tratta del secondo miglior dato degli ultimi dieci anni. Particolare ancora più sorprendente, i mezzi freschi raccolti risultano in crescita del 48% rispetto allo stesso periodo di un anno fa, sebbene facciano registrare una contrazione rispetto al passato trimestre. Negli ultimi sei mesi, a marzo, i capitali raccolti dalle start-up israeliane superano i due miliardi di dollari.

martedì 28 aprile 2015

Israele e Giordania: amici o nemici?

Malgrado gli Accordi di Pace del 1994, i rapporti fra Israele e Giordania sono sempre stati altalenanti. Da qualche mese la prospettiva di una partnership strategica basata sulla fornitura di gas naturale da Gerusalemme ad Amman, è stata messa in discussione dalla costante opera di disturbo del partito ideologico palestinista, ostile alla prospettiva di una definitiva normalizzazione fra i due stati bagnati dal Giordano.
Schizofrenia e alti e bassi non sono venuti meno di recente. Nelle ultime ore sono sopraggiunte due notizie fra esse contrastanti. Una testata giornalistica rivela come lo scorso 12 aprile Maher Abu Tair, autorevole editorialista del quotidiano giordano Al-Dustour, abbia stigmatizzato l'atteggiamento gelido da parte degli stati arabi nei confronti del regno hashemita. Al punto da spingere la Giordania nelle braccia di Israele: «la pura verità è che la Giordania non vanta più alcun alleato arabo, e al giorno d'oggi l'unico partner è Israele. Se gli arabi avessero voluto una Giordania forte, autonoma rispetto ad Israele, non l'avrebbero economicamente abbandonato, assediandolo politicamente al punto che la sua politica estera è diventata evanescente.

lunedì 27 aprile 2015

Lo sciacallaggio di Human Rights Watch

di Yarden Frankl*

Sentendo parlare di "Human Rights Watch" si potrebbe essere indotti a pensare che si tratti di un'organizzazione dedicata esclusivamente alla disamina delle condizioni dei diritti umani in tutto il mondo. Ma i lettori di vecchia data sono a conoscenza di diverse prove che documentano l'autentica ossessione di HRW per l'aggressione verbale di Israele, impiegando diverse persone, dal giudizio molto discutibile.
C'era l'"esperto di diritti umani" che adorava collezionare cimeli nazisti, fra una calunnia di Israele e l'altra. C'era il direttore generale di HRW impegnato a raccogliere fondi in Arabia Saudita - uno dei paesi peggiori al mondo per rispetto dei diritti umani - e che fece in tempo di ritorno a vergare un articolo con cui demonizzava Ariel Sharon, poche ore dopo la morte dell'ex primo ministro israeliano.
E ora, non appena Israele ha catapultato uno staff di medici e paramedici per soccorrere le vittime del terremoto nel Nepal, ecco che giunge un tweet dell'attuale direttore esecutivo:

venerdì 24 aprile 2015

Che avranno in Israele da essere così felici?

È stato appena pubblicato il terzo World Happiness Report: la prima edizione risale al 2012, e da allora misura - per conto delle Nazioni Unite - la felicità e il benessere degli stati che aderiscono al progetto. Il sondaggio si avvale della collaborazione tecnica di Gallup e riguarda 156 nazioni di tutto il mondo. Per ciascuno di essi sono ponderate otto variabili:
1) il reddito pro-capite, normalizzato mediante l'approccio della "parità dei poteri d'acquisto" (PPP);
2) l'accessibilità al sostegno sociale da parte di parenti, amici e conoscenti in caso di bisogno;
3) l'aspettativa di vita;
4) la possibilità di determinare il proprio destino, di scegliere la propria vita;
5) la disponibilità ad effettuare donazioni ad organizzazioni benefiche o caritatevoli;
6) la percezione di corruzione da parte del tessuto imprenditoriale o del mondo politico;
7) la capacità di provare emozioni positive che generano felicità, ilarità e divertimento;
8) la presenza di stati d'animo negativi derivanti da preoccupazione, tristezza o irritazione.

martedì 21 aprile 2015

Come la mettiamo, ora che Bergoglio condanna l'antisemitismo?

In Italia ci sono notizie che per misteriose ragioni, sfuggono all'attenzione degli altrimenti sempre vigili giornalisti e mezzi di informazione. Come in occasione della prima uscita ufficiale del neopresidente della Repubblica Mattarella alle Fosse Ardeatine: «L’alleanza tra Nazioni e popolo seppe battere l’odio nazista, razzista, antisemita e totalitario di cui questo luogo è simbolo doloroso. La stessa unità in Europa e nel mondo saprà battere chi vuole trascinarci in una nuova stagione di terrore». Niente, la rumorosa denuncia del fondamentalismo islamico cadde nel silenzio.
Ci riprova Jorge Bergoglio. Papa Francesco ieri ha denunciato la crescente ondata di antisemitismo in Europa, invitando i cristiani a mostrare «solidarietà con il popolo ebraico, deplorando ogni forma di antisemitismo, e difendendo i loro valori condivisi; rafforzando il dialogo interreligioso». Una esortazione che avrà provocato più di qualche mal di pancia, da parte di non pochi cattolici di simpatie giudeofobe, immaginiamo. Chissà come reagiranno essi, una volta udito questo moderno "contrordine, fratelli".

sabato 18 aprile 2015

Parla chi filmò gli orrori dell'Olocausto

di Roberto Loiederman*

Ad inizio aprile del 1945 Arthur Mainzer, appena 22enne, era un cameraman dell'aviazione degli Stati Uniti a cui venne assegnato il compito di filmare il conflitto in Europa; era nell'esercito da tre anni, e fino a quel momento la Seconda Guerra Mondiale non era stata per egli un'esperienza atroce. Al contrario, era stata elettrizzante: non aveva riportato alcuna ferita e si era persino innamorato. Così, mentre gli Alleati già pregustavano la vittoria, i nazisti rantolavano, e Mainzer non vedeva l'ora che finisse la guerra per poter sposare la sua Germaine, la donna francese di cui si era innamorato, e che sperava di portare negli Stati Uniti.
Mainzer, cattolico nato in Canada, si era trasferito assieme alla sua famiglia da giovane a Chicago, dove crebbe in un quartiere popolato da persone di diverse razze e religioni, ebrei inclusi. Nel 1942, subito dopo l'attacco di Pearl Harbor, si arruolò nell'aviazione degli Stati Uniti.

Al liceo aveva l'hobby della cinepresa, per cui le Forze Armate lo spedirono ad un istituto tecnico di Denver, dove apprese tutti i segreti della pellicola. In seguito fu assegnato ad un'unità di Culver City, dove fu impiegato nelle riprese a scopo militare, in compagnia di un giovane attore dal nome di Ronald Reagan.
A novembre 1943 Mainzer fu assegnato alla divisione dei cameraman da guerra in Europa. Lì, assieme ad un'unità capitanata da Elliss Carter, partecipò a diverse missioni: filmando le incursioni della sua unità, sia quelle riuscite, che quelle fallite.

giovedì 16 aprile 2015

Hamas è impegnata a preparare la prossima guerra di Gaza

Fervono i preparativi per la prossima guerra di Gaza da parte di Hamas. L'organizzazione terroristica che governa la Striscia di Gaza si è dotata dei potenti Bagger 288, escavatori pesanti di fabbricazione tedesca capaci di svolgere il lavoro di diecine di braccia umane. Perplessità fra la popolazione locale: la scorsa estate diversi residenti di Gaza sono stati prelevati forzosamente dalle rispettive residenze, per essere condotti su un luogo di lavoro in seguito specificato, rivelatosi poi l'imboccatura di una delle oltre mille gallerie che hanno portato il terrore nelle comunità meridionali di Israele. Si stima che oltre 160 bambini abbiano perso la vita, per scavare a mani nude i tunnel di Hamas: le organizzazioni per i diritti del fanciullo tireranno un sospiro di sollievo. Il Bagger 288 scava più velocemente, ed è in grado di realizzare perforazioni più sottili.

sabato 11 aprile 2015

Dall'Islam abbiamo tutto da imparare


Comunità scientifica internazionale ancora senza fiato, per gli straordinari contributi che ci giungono dal mondo islamico. Si dibatte tuttora della straordinaria scoperta e rivelazione di Sheikh Bandar al-Khaibari, l'imam saudita che un paio di mesi fa ha rivelato ai suoi studenti e al mondo intero che il pianeta Terra è fermo ed è il Sole a giragli intorno. Una dimostrazione inoppugnabile ha condito le affermazioni, alimentando nuove ricerche nel traffico aereo, civile e incivile.
Ma a proposito di civiltà, un'altra straordinaria lezione ci giunge dal clerico saudita Abdul Aziz bin Abdullah: il quale ha precisato che, in casi di estrema indigenza tali da impedire l'approvvigionamento di cibo, il marito è autorizzato a cibarsi della moglie (stranamente non attecchisce ancora l'occidentalissima e consolidata consuetudine di definire i due impalmati "Coniuge 1" e "Coniuge 2"). Proprio così: a conferma del fatto che non si tratta di un semplice orientamento personale, ma di un precetto vincolante, l'imam ha codificato questa prescrizione in una fatwa, avente praticamente il valore di legge.

mercoledì 1 aprile 2015

Schizofrenia in salsa mediorientale

Il sobborgo di Jabel Mukaber, a Gerusalemme Est
Questi giornali: sempre pronti a denunciare il bieco comportamento del governo di Gerusalemme, che manifesta tutto il proprio disprezzo per la pace... autorizzando la costruzione di qualche diecina di appartamenti nelle periferie. Certo, si contano in quattro anni centinaia di migliaia di vittime in Siria, Boko Haram ha conquistato soltanto ora la convocazione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU per i suoi crimini di guerra; e la situazione nello Yemen sfugge di mano; ma cosa c'è di peggio del permesso edilizio? quale miglior torto può subire l'essere umano da un sopruso simile?
Specie se le abitazioni in costruzione saranno abitate da ebrei. Nel 1938 si mandavano in frantumi le vetrine dei loro negozi, e ora si prevede per essi una comoda dimora? giammai! Se invece le case sono costruite, in territori contesi, a favore non degli ebrei ma degli arabi, il discorso cambia. Acrobazia morale? può essere. Sta di fatto che nel sobborgo di Jabel Mukaber, ad est di Gerusalemme, le autorità hanno approvato lunedì la costruzione di 2200 alloggi, destinati alla locale popolazione a prevalenza palestinese. Non solo: il ministero per l'Edilizia ha approvato il condono di 300 abitazioni palestinesi abusive.