martedì 31 gennaio 2012

Il mondo convivrà con l'incubo della Atomica iraniana

Il tempo scorre inesorabile, e il regime iraniano degli ayatollah si avvicina sempre più al "sogno" della bomba atomica: un incubo per il mondo occidentale e per la regione sottostante.
Le sanzioni economiche imposte all'Iran vedono il mondo diviso sulla loro applicazione, e nel frattempo paradossalmente agevolano Ahmadinejad in due modi: anzitutto favorendo una crescita delle quotazioni petrolifere, poiché una contrazione dell'offerta iraniana priva il mercato mondiale di una considerevole fonte. Il livello di pareggio è fissato a 80 dollari: quotazioni superiori producono entrate maggiori della spesa pubblica, qualora l'Iran dovesse riuscire a collocare comunque la sua produzione. Il mondo impatterebbe negativamente sulla leadership iraniana soltanto con quotazioni del greggio inferiori a questa soglia; non superiori.
In secondo luogo, l'applicazione delle sanzioni e l'attesa del loro concretizzarsi, fornisce prezioso tempo al regime degli ajatollah. Anziché avvicinare il momento di una soluzione decisa, lo allontana irrimediabilmente: difficile paventare missioni di distruzione delle installazioni nucleari, prima che le sanzioni incomincino a fare effetto.



Oltretutto ci sono forti dubbi circa l'efficacia di uno "strike". Il regime iraniano sta procedendo con sollecitudine allo spostamento delle installazioni nucleari nel sottosuolo. Il sito di arricchimento dell'uranio di Natanz è situato a 6 metri (25 piedi) di profondità, mentre l'aviazione israeliana è dotata di munizioni che penetrano un muro di cemento armato fino a 20 piedi. Gli Stati Uniti ammettono che le armi in loro possesso non sarebbero in grado di colpire tutte le attuali installazioni nucleari iraniane.
L'Occidente insomma comincia a recitare il mea culpa: la malevole miopia di El Baradei, quando a capo dell'Agenzia Internazionale dell'Energia ha rifiutato di ammettere la natura bellica della ricerca nucleare iraniana, e l'eccessiva indulgenza dell'Occidente, con l'assurda politica "delle mani tese", hanno fornito al regime di Ahmadinejad tempo utile per portare a termine la realizzazione di - forse - quattro bombe atomiche ad alto potenziale. Si stima che a metà anno il processo sarà completato, e l'Iran potrà schierare il suo arsenale nucleare. Minacciando l'unico stato verso il quale si manifesta quotidiana ostilità, e inducendo le altre potenze locali a correre ai ripari, dotandosi di analogo arsenale nucleare a scopo di deterrenza.
Nel frattempo l'unico stato disponibile a sobbarcarsi l'eventualità di una missione eroica quanto potenzialmente suicida - Israele - fronteggia il rischio di dolorose rappresaglie; ancora una volta, favorite dall'ottusità occidentale. Ieri un alto diplomatico italiano ha chiarito che qualora gli Hezbollah a sud del Libano (e nel governo di Beirut) dovessero aggredire le città settentrionali di Israele, in risposta ad un attacco di questi alle installazioni iraniane; l'esercito italiano non muoverà un dito. Bizzarra posizione, dal momento che missione dell'UNIFIL è proprio quella di disarmare l'organizzazione terroristica sciita, e di prevenirne nuovi attacchi nei confronti di Israele. Non è più agevole la posizione sul fronte meridionale, con Hamas rafforzata dalla vittoria schiacciante delle organizzazioni integralista islamiche nel vicino Egitto, con le forze democratiche e liberali invece annichilite.
Senza considerare che secondo gli esperti, un attacco ben riuscito alle postazioni nucleari iraniane riuscirebbe a rimandare di due, al massimo tre anni il conseguimento di una bomba atomica; non a prevenirlo del tutto. Un incubo che si fa sempre più concreto, e che rappresenta una concreta minaccia per la pace nel mondo da qui ai prossimi anni.

domenica 29 gennaio 2012

Si trova chi loda gli assassini della famiglia Fogel

Nessun essere umano, degno di tal nome, potrebbe mai provare apprezzamento, o anche lontana stima, per l'ignobile gesto compiuto da un commando di ragazzi, che nella notte dell'11 marzo 2011 ha massacrato un'intera famiglia - marito, moglie e tre figli, fra cui una bambina di appena tre mesi («era pur sempre un'ebrea», si sono giustificati gli assassini, dopo la cattura) - ad Itamar, nel West Bank. Una strage brutale, animalesca, eppure premeditata e senza alcuno scrupolo. Condanna generale.
Eppure oggi c'è chi tesse le lodi di un simile gesto. E non cammina a quattro zampe.
In un imbarazzato articolo, il quotidiano Haaretz - di solito duro nei confronti del governo israeliano, al punto da sfiorare le posizioni palestinesi e filo-arabe - ha commentato una trasmissione televisiva andata in onda all'inizio del mese, in cui alcuni parenti degli assassini della famiglia Fogel hanno esaltato i gesti compiuti dagli assassini. La madre di uno dei membri del commando ha salutato il figlio, che sconta una condanna a cinque ergastoli. La zia descrive il nipote come un «eroe».



C'è ben poco da aggiungere. Nessun omicidio premeditato può essere giustificato, o compreso. Ma il dolore aumenta a dismisura quando non si verifica alcun pentimento, e raggiunge il parossismo quando si riesce a trovare qualcuno che tesse le lodi di un simile scempio.
Spiace dirlo, ma è difficile pensare che si possa mai arrivare alla pace, in Medio Oriente, se c'è gente che apprezza la morte e chi la somministra.

sabato 28 gennaio 2012

La questione dei rifugiati palestinesi (I Parte)

La questione dei rifigiati è un elemento chiave per comprendere il conflitto israelo-palestinese. Ma chi sono i rifugiati, e perché dopo 60 anni questo è ancora un problema?
Nel maggio del 1948 (in coincidenza con la dichiarazione di indipendenza israeliana, NdT), la popolazione araba locale fu affiancata da sette stati arabi confinanti nel tentativo di distruggere il neonato stato ebraico.
Incoraggiati dai leader arabi, che promisero loro il ritorno in Israele come vincitori e, più tardi, come conseguenza dell'insuccesso del loro attacco, circa 500 mila arabi lasciarono Israele dirigendosi verso gli stati arabi confinanti. Ma è questa tutta la verità? Diamo un'occhiata a queste immagini:





Molti potrebbero pensare ad essi come arabi, in uscita da Israele. In realtà invece sono ebrei, che lasciano gli stati arabi in cui hanno vissuto da sempre. Questa mappa illustra la situazione complessiva dei rifugiati:




Ci sono molti più rifugiati ebrei che non rifugiati arabi! Oltre 850 mila ebrei, appartenenti ad antiche comunità, furono costretti ad abbandonare le loro case, privati della cittadinanza e confiscati dei loro beni. Di converso, 160 mila arabi accettarono di buon grado l'offerta di rimanere in Israele, e oggi sono diventati oltre un milione di cittadini arabi-israeliani, con gli stessi diritti dei cittadini di religione ebraica.
Una domanda sorge spontanea: avete mai sentito parlare di campi di rifugiati ebrei? Non penso proprio: i rifugiati furono immediatamente accolti ed assorbiti dallo stato di Israele o da altre nazioni. Perché dunque, dopo più di sessant'anni, i rifugiati arabi non sono ancora accolti ed assorbiti dagli stati loro ospitanti? e come è possibile che questo numero sia cresciuto da 500 mila a 4.7 milioni di unità?

Fonte: Danny Ayalon, The Truth About the Refugees.


venerdì 27 gennaio 2012

Hamas cerca nuovi soci finanziatori



Nuove alleanze crescono. Hamas sta aprendo un ufficio di rappresentanza in Turchia, dopo che il governo di Ankara ha accettato di aiutare finanziariamente l'organizzazione terroristica palestinese che dal 2005 controlla la Striscia di Gaza. E' la conseguenza prevedibile del raffreddamento dei rapporti fra Hamas e l'Iran, dopo che la prima si è rifiutata da aiutare il traballante governo di Damasco, dove l'organizzazione palestinese ha una attiva sede.
Ciò non esclude relazioni diplomatiche fra il dittatore iraniano e i terroristi palestinesi: il "primo ministro" Ismail Haniyeh si recherà in visita a Teheran, dopo aver ricevuto la lettera di congratulazioni di Ahmadinejad, recapitata per celebrare l'anniversario del colpo di stato con cui Hamas ha acquisito il potere a Gaza nel 2007, ai danni dell'Al Fatah di Abu Mazen.

(Aggiornamento) Già a dicembre era trapelato l'impegno del governo di Erdogan a staccare un assegno di 300 milioni di dollari: quasi la metà del budget dell'intero 2012 dell'entità palestinese. Ciò fa della Turchia il principale sponsor finanziario di Hamas, ora che l'Iran è sottoposta alle pressioni internazionali per la sua corsa verso la bomba atomica - secondo una fonte citata da Reuters il governo di Teheran non versa tranche del suo contributo annuale di 250-300 milioni di dollari da agosto - e con Assad in Siria impegnato a reprimere le aspirazioni democratiche della popolazione.

Antisionismo e antisemitismo sono la stessa cosa

Ce lo ricorda Martin Luther King:

«Tu dichiari, amico mio, di non odiare gli ebrei, di essere semplicemente "antisionista". E io dico, lascia che la verità risuoni alta dalle montagne, lascia che echeggi attraverso le valli della verde terra di Dio: quando qualcuno attacca il sionismo, intende gli ebrei, questa e’ la verità di Dio. Tutti gli uomini di buona volontà esulteranno nel compimento della promessa di Dio, che il suo Popolo sarebbe ritornato nella gioia per ricostruire la terra di cui era stato depredato. Questo è il sionismo, niente di più, niente di meno... E che cos’è l’antisionismo? E’ negare al popolo ebraico un diritto fondamentale che rivendichiamo giustamente per la gente dell’Africa e accordiamo senza riserve alle altre nazioni del globo. E’ una discriminazione nei confronti degli ebrei per il fatto che sono ebrei, amico mio. In poche parole, e’ antisemitismo... Lascia che le mie parole echeggino nel profondo della tua anima: quando qualcuno attacca il sionismo, intende gli ebrei, puoi starne certo».

giovedì 26 gennaio 2012

Arrigoni, compianto dai camerati italiani



I militanti di Forza Nuova celebrano ora Vittorio Arrigoni, loro simile, sgozzato da terroristi palestinesi a Gaza.
E' tutto molto logico e coerente. Costui si compiaceva di riprodurre sul suo profilo su Facebook foto di negozi che negavano l'ingresso ai cani e agli ebrei, e chiamava con disprezzo nelle sue corrispondenze gli israeliani "ratti", proprio come un certo Adolf Hitler faceva nel suo "Mein Kampf".
A ben vedere, non stupisce che i neofascisti lo compiangano...

martedì 24 gennaio 2012

Il pudore di non esclamare più «sporca ebrea»

Insomma: se disegni vignette satiriche su Maometto, oltraggi l'Islam, ti tocca riparare in USA cambiando nome e connotati; bene che vada ti becchi una fatwa; male che vada ti tagliano la gola, dopo averti accusato di ostacolare il dialogo fra le religioni e favorito il razzismo.

Molto meglio oltraggiare un ebreo: è satira, è diritto di critica (dello STATO di Israele; come se si criticasse lo stato italiano, e non - come è legittimo - il governo italiano), e se trovate un giudice eurarabo (si trova, si trova...) ti danno anche un ricco premio in denaro...




(Pierluigi Battista, "A che punto è l'antisemitismo in Italia alla vigilia della Giornata della Memoria?", sul Corriere della Sera del 23/01/2012)

Alcune lezioni per sapere come vanno le cose nell'Italia del 2012, alla vigilia delle solenni celebrazioni della Giornata della Memoria.

Prima lezione: alla vigilia delle celebrazioni della Giornata della Memoria un giudice ha appena condannato un giornalista, Peppino Caldarola, reo di aver satiricamente criticato una vignetta satirica di Vauro Senesi sul Manifesto, in cui si caricaturizzava una donna italiana ebrea, Fiamma Nirenstein, con il naso adunco, secondo una tradizione iconografica antisemita che certamente Vauro ignora (dobbiamo dire così, perché altrimenti se si critica troppo Vauro, si perde in tribunale), e che risale alle copertine della «Difesa della Razza» e prima ancora dei «Protocolli dei Savi Anziani di Sion».

Seconda lezione: se il posto dove critichi ferocemente una vignetta satirica è esso stesso un contenitore satirico intitolato Mambo, come è avvenuto in questo caso con Caldarola, un giudice rovescia la richiesta di assoluzione dello stesso Pubblico ministero, e stabilisce che il satiro politicamente scorretto deve immediatamente risarcire quello politicamente corretto (perché attaccare per principio gli ebrei e Israele è considerato politicamente corretto). Terza lezione: nei giorni che precedono le solenni celebrazioni della Giornata della Memoria se su una caricatura di una cittadina italiana ed ebrea vengono accostate la stella di David e il fascio littorio, la parte offesa, cioè la cittadina italiana ed ebrea raffigurata nella sua ebraicità attraverso la stella di Davide, deve incassare l'umiliazione in silenzio, chi offende invece può incassare la somma che Caldarola, sceso in soccorso della cittadina italiana ed ebrea offesa, è tenuto a pagare per una sentenza decisa in nome del popolo italiano (non ariano, italiano).

Quarta lezione: alla vigilia delle solenni celebrazioni della Giornata della Memoria, se ti chiami Fiamma Nirenstein, se sei una cittadina italiana ed ebrea e osi addirittura presentarti alle elezioni con il Pdl, allora meriti la vignetta mostrificante con il naso adunco (libertà di satira) e nessuno potrà solidarizzare con te se il tuo nome, come accade, è contemporaneamente indicato come bersaglio da colpire e annientare in un'infinità di siti dichiaratamente antisemiti, costringendoti a muoverti perennemente (come Saviano) sotto scorta armata. Quinta lezione: alla vigilia delle solenni celebrazioni della Giornata della Memoria, puoi tranquillamente ignorare la differenza tra «ebrea» e «israeliana», raffigurare con la stella di Davide un'«ebrea» non «israeliana» e quindi sottolineare che il bersaglio della tua satira è proprio «ebrea» e quindi da svillaneggiare come «ebrea» e, anziché passare per analfabeta, passi per un campione della libertà d'espressione. Ultima lezione in forma di domanda (retorica): a che punto è l'antisemitismo nell'Italia alla vigilia delle solenni celebrazioni della Giornata della Memoria?

lunedì 23 gennaio 2012

La settimana del ricordo


Abu Mazen (nome di battaglia dell'organizzatore della strage di Monaco del 1972) è vero, si è laureato: con una tesi sul negazionismo.
E Hitler trovò nel Gran Muftì di Gerusalemme, guida spirituale dei musulmani in Terra Santa, un alleato formidabile per la Soluzione Finale.
Rivelatrice la scelta di "far parlare" il leader palestinese, e non per esempio anche quello ebreo, discendente dei sei milioni di morti ammazzati.
Eloquente la scelta di citare Haaretz, noto quotidiano di simpatie filo-palestinesi e anti-governative, e non altri giornali.
Ma alla fine Antonio Ferrari si redime: dopo aver censurato "la politica di Israele, non sempre condivisibile" (forse perché si rifiuta di farsi sbudellare dagli attacchi quotidiani provenienti dall'esterno), offre il ramoscello d'ulivo. Confermando, come sempre, che gli ebrei provocano approvazione solo da morti.

domenica 22 gennaio 2012

Quiz della domenica



Un piccolo quiz per voi. Questo lurido soldato, che opprime una bambina araba, è:

- un israeliano, ovviamente, e la bambina è una palestinese oppressa dall'occupazione sionista;
- un siriano, intento a fare un'altra vittima, dopo gli oltre 5000 concittadini barbaramente trucidati.

So che avete già la risposta pronta, ma vi do' un indizio: il fucile imbracciato è un Kalashnikov, in dotazione all'esercito di....?

sabato 14 gennaio 2012

Torno subito...



Brutto lasciare privo di aggiornamenti un blog per così tanto tempo, ma - come si dice - esigenze supreme mi hanno trattenuto altrove. Ne dovrei avere ancora per una settimana o poco più. Ancora un po' di pazienza.
Nel frattempo, non è una cattiva idea dare una lettura all'archivio. Si trovano sempre delle riflessioni interessanti su cui ragionare...