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lunedì 10 marzo 2014
Il mondo realizza la legittimità del blocco di Gaza
Quando Israele impedì ad una flottiglia turca di forzare il blocco navale al largo delle coste di Gaza, molte organizzazioni mondiali definirono l'iniziativa illegale. Il famoso rapporto della Commissione Goldstone pervenne a conclusioni analoghe. D'altro canto la Commissione Palmer, istituita presso le Nazioni Unite, concluse che il blocco era pienamente legale.
Questa settimana (la scorsa, NdT), la marina israeliana ha bloccato un cargo che apparentemente trasportava cemento diretto a Gaza, e condotto da personale turco. In realtà, il contenuto era rappresentato da missili di fabbricazione iraniana. La reazione internazionale è stata del tutto differente: il che suggerisce una definitiva accettazione delle conclusioni della Commissione Palmer, e un definitivo rigetto del Rapporto Goldstone. Come ho scritto su Commentary:
mercoledì 18 settembre 2013
Israele corre in soccorso della Striscia di Gaza
Stretta sempre più d'assedio dall'esercito egiziano, che chiude ripetutamente il valico meridionale di Rafah, malmena i pescatori locali, distrugge e allaga i tunnel clandestini, e occupa porzioni sempre più ampie del territorio palestinese per prestunte "ragioni di sicurezza"; e oppressa dal regime oscurantista di Hamas, che ha fatto ormai terra bruciata attorno a se', ignorata dai Fratelli Musulmani prima della loro defenetrazione, e abbandonata da tutti gli stati arabi vicini (con la significativa ma sterile eccezione del Qatar); la Striscia di Gaza conta sempre più sull'aiuto umanitario insperato di Israele.
Il piccolo stato ebraico ha disposto un blocco navale al largo delle coste di Gaza nel 2007, con l'avvento al potere dopo sanguinoso colpo di stato da parte dei fondamentalisti islamici. Questo provvedimento, legittimo sul piano del diritto internazionale (lo certifica il rapporto ONU della Commissione Palmer), ha prevenuto l'arrivo a Gaza di armi e munizioni via mare, senza per ciò pregiudicare le attività marittime e di pesca della popolazione gazana. Non ha evitato ovviamente il contrabbando di armi tramite la penisola del Sinai e i tunnel clandestini scavati dai terroristi fra l'Egitto e la Striscia; ma ciò non ha mai impedito la collaborazione sanitaria, umanitaria e di supporto alla vita di tutti i giorni da parte di Gerusalemme.
Il piccolo stato ebraico ha disposto un blocco navale al largo delle coste di Gaza nel 2007, con l'avvento al potere dopo sanguinoso colpo di stato da parte dei fondamentalisti islamici. Questo provvedimento, legittimo sul piano del diritto internazionale (lo certifica il rapporto ONU della Commissione Palmer), ha prevenuto l'arrivo a Gaza di armi e munizioni via mare, senza per ciò pregiudicare le attività marittime e di pesca della popolazione gazana. Non ha evitato ovviamente il contrabbando di armi tramite la penisola del Sinai e i tunnel clandestini scavati dai terroristi fra l'Egitto e la Striscia; ma ciò non ha mai impedito la collaborazione sanitaria, umanitaria e di supporto alla vita di tutti i giorni da parte di Gerusalemme.
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domenica 10 marzo 2013
Un'altra tragedia umanitaria a Gaza

A queste sciagure bibliche - altro che l'invasione delle locuste che sta flagellando il vicino Israele; e di cui si occupa con morbosa atttenzione la stampa nostrana - se ne aggiunge un'altra: come riferisce Ma'an News Agency, nel mese di febbraio il locale ministero dei trasporti ha ordinato il numero chiuso delle auto importate nella Striscia. Motivazione? il numero eccessivo di autoveicoli che circolano per le strade dell'enclave palestinese. Le cui sofferenze risultano così sempre più indicibili.
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venerdì 28 dicembre 2012
Il Guardian ci casca un'altra volta
Goebbels lo raccomandava: «dite una bugia. Palesatela tante volte, senza pudore e con convinzione. Finirà per divenire una verità». Il ministro della propaganda nazista, artefice della "arianizzazione" della società tedesca, era in errore: per eccesso. Basti vedere come scrive il britannico Guardian (ancora lui): è sufficiente affermare una sola volta una bugia, ed essa è presa per oro colato da un consistente numero di lettori. Specie se la rocambolesca affermazione riguarda gli ebrei, gli israeliani, o una combinazione di entrambi.
Si prenda il blocco di Gaza disposto dal governo di Gerusalemme dopo il sequestro del caporale Gilad Shalit e l'ascesa al potere dei terroristi di Hamas nella Striscia. Per carità, blocco legittimo: l'ha dichiarato persino l'ONU, che certo non è organizzazione tenera nei confronti dello stato ebraico. Ma certo qualche problema lo crea: non a caso per ottenere i rifornimenti di armi e munizioni, i terroristi palestinesi sono costretti ad attendere che i carichi giungano via mare dall'Iran circumnavigando tutta la penisola arabica e attraccando i porti del Sudan, da dove intraprendono una faticosa e polverosa traversata del deserto egiziano.
Si prenda il blocco di Gaza disposto dal governo di Gerusalemme dopo il sequestro del caporale Gilad Shalit e l'ascesa al potere dei terroristi di Hamas nella Striscia. Per carità, blocco legittimo: l'ha dichiarato persino l'ONU, che certo non è organizzazione tenera nei confronti dello stato ebraico. Ma certo qualche problema lo crea: non a caso per ottenere i rifornimenti di armi e munizioni, i terroristi palestinesi sono costretti ad attendere che i carichi giungano via mare dall'Iran circumnavigando tutta la penisola arabica e attraccando i porti del Sudan, da dove intraprendono una faticosa e polverosa traversata del deserto egiziano.
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lunedì 22 ottobre 2012
La lezione di Estelle: i media ci cascano sempre
Sabato mattina l'imbarcazione "Estelle", battente bandiera finlandese e partita dalla Svezia, è stata abbordata da mezzi della marina militare israeliana dopo ripetuti inviti a non proseguire la navigazione verso le acque di Gaza, dove è in vigore un blocco navale, volto a prevenire l'arrivo di armi e munizioni a beneficio di Hamas, che governa la Striscia dal 2006-2007, e che quotidianamente sferra i suoi attacchi nei confronti della popolazione civile dell'Israele meridionale.
Questa crociera si è risolta come le precedenti: in un nulla di fatto. Nel 2011 sono entrati a Gaza tramite i valichi israeliani di Kerem Shalom e di Erez, beni per 1,2 milioni di tonnellate. Una enormità, rispetto al carico potenziale di una simile imbarcazione. Enorme la sorpresa, quando il carico delle Estelle si è rivelato non esistente: niente aiuti umanitari, niente palloni, o materiale velico, o giocattoli, come in precedenza promesso. Niente: le stive erano completamente vuote.
Israele avrebbe potuto concedersi la leggerezza di consentire ai vacanzieri-pacifinti internazionali di raggiungere Gaza? improbabile, se si ammette che uno stato possa difendersi dalle minacce esterne: almeno una dozzina di volte negli ultimi dieci anni via mare sono arrivati o transitati armi e munizioni. La Victoria l'anno scorso (50 tonnellate di munizioni, nascoste sotto cotone e lenticchie) e la Francop tre anni fa (500 tonnellate, destinate dall'Iran alla Siria, e intercettate ai confini con le acque territoriali di Cipro) sono i casi più eclatanti. Non si gioca con le vite umane. Qualsiasi stato ha il dovere di prevenire che i suoi nemici mortali si armino. Non si può essere leggeri. Potrebbe mancare una seconda possibilità.
Questa impresa, davvero in tono minore per convinzione e capacità di colpire l'immaginazione pubblica (l'emiro del Qatar ha appena donato 254 milioni di dollari), ennesimo insuccesso dopo altre iniziative simili (Freedom Flytilla, Global March to Jerusalem, eccetera); rivela però l'orientamento parziale dei media europei, sempre pronti a correre in soccorso di chi non si fa molti scrupoli per mostrare il proprio animo bellicoso e terroristico: l'emergenza umanitaria è altrove, in Siria i morti in un anno e mezzo si contano in diecine di migliaia (fra cui oltre 500 sono proprio palestinesi), e a Gaza casomai invocano disperatamente nuove forniture di iPhone e altri gadget tecnologici.
Ma niente: i media europei sono stati divisi fra un imbarazzato silenzio per la "non-notizia", e un grottesco appoggio che ne ha ridicolizzato l'autorevolezza e la credibilità. Come è il caso dell'emittente britannica Sky News... Nessuna citazione dell'emergenza umanitaria nei campi profughi palestinesi in Libano, Siria e Giordania; ne' per gli incessanti attacchi da parte di Hamas nei confronti di un milione di persone inermi che vivono nel sud di Israele; ne' per i palestinesi che sono brutalmente torturati da Hamas nella stessa Gaza, o che chiedono in Cisgiordania la testa del corrotto ceto dirigente: non fanno notizia, per i media europei..
di Simon Plosker
L'imbarcazione Estelle, battente bandiera finlandese, e i cui passeggeri ed equipaggi includeva attivisti e parlamentari provenienti da Grecia, Svezia, Stati Uniti, Canada, Norvegia ed Israele, è stata raggiunta sabato dall'IDF e scortata al porto di Ashdod dopo un tentativo di violazione del blocco navale israeliano al largo delle coste di Gaza.
In un video che ha accompagnato la copertura online dell'evento, Sky News ha fornito una piattaforma alla portavoce dell'organizzazione che ha promosso l'iniziativa; la quale portavoce ha asserito, senza che dall'emittente sia giunta una smentita, che «il blocco è illegale e non è accettato dalla comunità internazionale». La portavoce ha altresì asserito che il blocco non ha niente a che vedere con la sicurezza di Israele. Ciò contrasta con il fatto che razzi e missili continuano ad essere sparati da Gaza verso le città israeliane, e malgrado il fatto che la Striscia sia amministrata da una organizzazione terroristica come Hamas.
Per quanto concerne la presunta illegalità del blocco israeliano, ciò è palesemente falso. Il Segretario Generale dell'ONU in persona ha creato una commissione per esaminare gli eventi che seguirono all'incidente della Freedom Flotilla. Il rapporto elaborato in seguito dalla Commissione Palmer concluse che il blocco navale di Gaza è legale, e che Israele ha il diritto di opporre un blocco navale; anche in acque internazionali. Non è la prima volta che Sky News ignora questo elemento fondamentale nell'informazionje che fornisce su questo tema e in particolare a proposito della Mavi Marmara.
Mentre la giornalista di Sky News Colin Brazier si è chiesto se l'IDF avesse fatto tutto il possibile per evitare un attracco non violento dell'imbarcazione, che si presumeva trasportasse 2 alberi di ulivo, 41 tonnellate di cemento, libri, giocattoli e materiale medico; non si è chiesta e non ha chiesto se questi oggetti avessero potuto essere di utilizzo improprio da parte di Hamas.
Non è stato nemmeno detto che gli "aiuti umanitari" sarebbero stati comunque consegnati a Gaza, una volta scaricati e verificati al porto di Ashdod da parte delle autorità israeliane. Ma come ha presto reso noto l'IDF, a bordo della Estelle non c'era l'ombra di aiuti umanitari. Può essere che la barca non trasportava aiuti umanitari semplicemente perché a Gaza non c'é una crisi umanitaria?
In effetti, l'intervistata da Sky ha chiaramente riconosciuto che la missione di Estelle era quella di solidarizzare con i palestinesi di Gaza. La Estelle non era una imbarcazione di aiuti, e l'unico scopo era quello di provocare le autorità e suscitare l'interesse dei media. Sfortunatamente, i giornali e le TV hanno ancora una volta scelto una non-notizia, nella vaga speranza di un seguito come quello della Mavi Marmara.
Mancando un analogo incidente, i media si sono a quel punto concentrati su qualcosa che richiamasse una qualsiasi violenza, anche se una simile notizia risultava del tutto infondata: dopo aver raggiunto l'imbarcazione, la marina militare ha assistito i passeggeri, e offerto loro cibo e bevande.
Forse molti media dovrebbero riconsiderare la credibilità dei responsabili di queste organizzazioni, i quali senza neanche essere a bordo della Estelle (e avendo precedentemente lamentato in prima persona di aver perso il contatto radio, NdT), hanno reso noto alle agenzie che la nave era «sotto attacco». Quando ciò si è rivelato palesemente falso, il proclama è stato modificato lamentando una «dimostrazione di spietatezza».
Alla fine, le motivazioni degli attivisti sono state ben sintetizzate dal primo ministro Netanyahu, il quale ha affermato: «anche i passeggeri della barca sono ben consci che a Gaza non vi è alcuna crisi umanitaria. Piuttosto, il loro obiettivo era quello di creare una provocazione e di infangare il nome di Israele. Se davvero fossero stati interessati ai diritti umani, avrebbero dovuto navigare verso la Siria».
Questa crociera si è risolta come le precedenti: in un nulla di fatto. Nel 2011 sono entrati a Gaza tramite i valichi israeliani di Kerem Shalom e di Erez, beni per 1,2 milioni di tonnellate. Una enormità, rispetto al carico potenziale di una simile imbarcazione. Enorme la sorpresa, quando il carico delle Estelle si è rivelato non esistente: niente aiuti umanitari, niente palloni, o materiale velico, o giocattoli, come in precedenza promesso. Niente: le stive erano completamente vuote.
Israele avrebbe potuto concedersi la leggerezza di consentire ai vacanzieri-pacifinti internazionali di raggiungere Gaza? improbabile, se si ammette che uno stato possa difendersi dalle minacce esterne: almeno una dozzina di volte negli ultimi dieci anni via mare sono arrivati o transitati armi e munizioni. La Victoria l'anno scorso (50 tonnellate di munizioni, nascoste sotto cotone e lenticchie) e la Francop tre anni fa (500 tonnellate, destinate dall'Iran alla Siria, e intercettate ai confini con le acque territoriali di Cipro) sono i casi più eclatanti. Non si gioca con le vite umane. Qualsiasi stato ha il dovere di prevenire che i suoi nemici mortali si armino. Non si può essere leggeri. Potrebbe mancare una seconda possibilità.
Questa impresa, davvero in tono minore per convinzione e capacità di colpire l'immaginazione pubblica (l'emiro del Qatar ha appena donato 254 milioni di dollari), ennesimo insuccesso dopo altre iniziative simili (Freedom Flytilla, Global March to Jerusalem, eccetera); rivela però l'orientamento parziale dei media europei, sempre pronti a correre in soccorso di chi non si fa molti scrupoli per mostrare il proprio animo bellicoso e terroristico: l'emergenza umanitaria è altrove, in Siria i morti in un anno e mezzo si contano in diecine di migliaia (fra cui oltre 500 sono proprio palestinesi), e a Gaza casomai invocano disperatamente nuove forniture di iPhone e altri gadget tecnologici.
Ma niente: i media europei sono stati divisi fra un imbarazzato silenzio per la "non-notizia", e un grottesco appoggio che ne ha ridicolizzato l'autorevolezza e la credibilità. Come è il caso dell'emittente britannica Sky News... Nessuna citazione dell'emergenza umanitaria nei campi profughi palestinesi in Libano, Siria e Giordania; ne' per gli incessanti attacchi da parte di Hamas nei confronti di un milione di persone inermi che vivono nel sud di Israele; ne' per i palestinesi che sono brutalmente torturati da Hamas nella stessa Gaza, o che chiedono in Cisgiordania la testa del corrotto ceto dirigente: non fanno notizia, per i media europei..
di Simon Plosker
L'imbarcazione Estelle, battente bandiera finlandese, e i cui passeggeri ed equipaggi includeva attivisti e parlamentari provenienti da Grecia, Svezia, Stati Uniti, Canada, Norvegia ed Israele, è stata raggiunta sabato dall'IDF e scortata al porto di Ashdod dopo un tentativo di violazione del blocco navale israeliano al largo delle coste di Gaza.
In un video che ha accompagnato la copertura online dell'evento, Sky News ha fornito una piattaforma alla portavoce dell'organizzazione che ha promosso l'iniziativa; la quale portavoce ha asserito, senza che dall'emittente sia giunta una smentita, che «il blocco è illegale e non è accettato dalla comunità internazionale». La portavoce ha altresì asserito che il blocco non ha niente a che vedere con la sicurezza di Israele. Ciò contrasta con il fatto che razzi e missili continuano ad essere sparati da Gaza verso le città israeliane, e malgrado il fatto che la Striscia sia amministrata da una organizzazione terroristica come Hamas.
Per quanto concerne la presunta illegalità del blocco israeliano, ciò è palesemente falso. Il Segretario Generale dell'ONU in persona ha creato una commissione per esaminare gli eventi che seguirono all'incidente della Freedom Flotilla. Il rapporto elaborato in seguito dalla Commissione Palmer concluse che il blocco navale di Gaza è legale, e che Israele ha il diritto di opporre un blocco navale; anche in acque internazionali. Non è la prima volta che Sky News ignora questo elemento fondamentale nell'informazionje che fornisce su questo tema e in particolare a proposito della Mavi Marmara.
Mentre la giornalista di Sky News Colin Brazier si è chiesto se l'IDF avesse fatto tutto il possibile per evitare un attracco non violento dell'imbarcazione, che si presumeva trasportasse 2 alberi di ulivo, 41 tonnellate di cemento, libri, giocattoli e materiale medico; non si è chiesta e non ha chiesto se questi oggetti avessero potuto essere di utilizzo improprio da parte di Hamas.
Non è stato nemmeno detto che gli "aiuti umanitari" sarebbero stati comunque consegnati a Gaza, una volta scaricati e verificati al porto di Ashdod da parte delle autorità israeliane. Ma come ha presto reso noto l'IDF, a bordo della Estelle non c'era l'ombra di aiuti umanitari. Può essere che la barca non trasportava aiuti umanitari semplicemente perché a Gaza non c'é una crisi umanitaria?
In effetti, l'intervistata da Sky ha chiaramente riconosciuto che la missione di Estelle era quella di solidarizzare con i palestinesi di Gaza. La Estelle non era una imbarcazione di aiuti, e l'unico scopo era quello di provocare le autorità e suscitare l'interesse dei media. Sfortunatamente, i giornali e le TV hanno ancora una volta scelto una non-notizia, nella vaga speranza di un seguito come quello della Mavi Marmara.
Mancando un analogo incidente, i media si sono a quel punto concentrati su qualcosa che richiamasse una qualsiasi violenza, anche se una simile notizia risultava del tutto infondata: dopo aver raggiunto l'imbarcazione, la marina militare ha assistito i passeggeri, e offerto loro cibo e bevande.
Forse molti media dovrebbero riconsiderare la credibilità dei responsabili di queste organizzazioni, i quali senza neanche essere a bordo della Estelle (e avendo precedentemente lamentato in prima persona di aver perso il contatto radio, NdT), hanno reso noto alle agenzie che la nave era «sotto attacco». Quando ciò si è rivelato palesemente falso, il proclama è stato modificato lamentando una «dimostrazione di spietatezza».
Alla fine, le motivazioni degli attivisti sono state ben sintetizzate dal primo ministro Netanyahu, il quale ha affermato: «anche i passeggeri della barca sono ben consci che a Gaza non vi è alcuna crisi umanitaria. Piuttosto, il loro obiettivo era quello di creare una provocazione e di infangare il nome di Israele. Se davvero fossero stati interessati ai diritti umani, avrebbero dovuto navigare verso la Siria».
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domenica 2 settembre 2012
I milionari di Gaza
Le aggressioni pressoché quotidiane indussero le autorità di governo di Gerusalemme a correre ai ripari, istituendo un blocco navale al largo delle coste di Gaza, finalizzato ad impedire l'arrivo di nuovi armamenti. Ciò non ha impedito il potenziamento degli arsenali di Hamas e di altre formazioni terroristiche, grazie alle centinaia di tunnel illegali scavati al confine fra la Striscia e l'Egitto, ma ha nondimeno alimentato la retorica della "crisi umanitaria", sapientemente alimentata da media simpatizzanti per l'opera di annichilimento sionista portata avanti da Hamas. Due anni fa il colpo di scena: dopo una approfondita indagine, l'ONU ha riconosciuto in un rapporto dettagliato che a Gaza non vi è alcuna crisi umanitaria: generi alimentari, medicinali, materiali da costruzione, abiti e tessuti, prodotti high-tech e persino beni di lusso, pervengono periodicamente a Gaza per il tramite dei valichi israeliani di Kerem Shalom e di Eretz, che spesso hanno sopperito alla improvvisa chiusura del valico egiziano di Rafah. Anzi, di generi di lusso ne arrivano sospettosamente sin troppi...
Si scopre oggi che i milionari a Gaza abbondano: sono circa 600. I centri commerciali sono sempre più affollati di acquirenti e di mercanzia, le concessionarie d'auto di lusso, sono aperte anche al sabato, si aprono sempre più ristoranti e alberghi di lusso e i mercatini rionali straripano di prodotti. La "denuncia" proviene da una fonte insospettabile di partigianeria: è il quotidiano in lingua araba "Asharq Al-Awsat" a sostenerlo, con dovizia di particolari. Casomai, rivela il quotidiano che cita un ex alto ufficiale dell'Autorità Palestinese, le condizioni di vita dei residenti sarebbero molto migliori se non vi fosse il regime autoritario e temuto di Hamas, salita al potere con un colpo di stato con cui ha esautorato brutalmente i rivali di Al Fatah, e che da anni non tiene libere elezioni nel timore di perderle (a favore, peraltro, di organizzazioni ancora più radicali).
Hamas ottiene 1/4 delle entrate proprio dal commercio illegale al confine con l'Egitto: ogni auto che entra nella Striscia paga un dazio di 2000 dollari e una sovrattassa pari al 25% del prezzo. Dazi sono imposti anche su cemento, su sigarette e sui combustibili di ogni tipo. Si capisce bene perché il primo ministro Ismail Haniyeh avversi la decisione del neo-presidente egiziano Morsi di sigillare i tunnel clandestini. Si capisce meno perché ancora oggi qualche giornali si ostina a parlare di crisi umanitaria in una terra dove il denaro abbonda: casomai, è (molto) mal distribuito. In effetti i palestinesi si libererebbero ben volentieri di Hamas, e molti avversano la sua aggressività nei confronti del vicino Israele; ma purtroppo da queste parti la democrazia è talmente avanzata che non c'è bisogno di tenere libere elezioni più di una volta...
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domenica 26 giugno 2011
Perché esiste il blocco navale di Gaza
Israele ha lasciato la Striscia di Gaza nel 2005. Gaza è in mano ai palestinesi da allora, e sotto il controllo di Hamas dal 2007. Da allora sono partiti quotidiani gli attacchi verso il sud di Israele. Questo video spiega bene perché esiste il blocco navale al largo della Striscia di Gaza, a cosa serve (ad impedire gli attacchi di Hamas, a permettere alla propria popolazione di vivere in pace) e cosa non impedisce (l'ingresso di generi alimentari, materiali da costruzione, medicinali, tutto all'infuori di armi e munizioni).
Gli attacchi verso la popolazione civile del sud di Israele si sono ridotti ma non sono terminati: i terroristi di Hamas si approvvigionano di missili, granate, razzi e munizioni mediante cunicoli clandestini che collegano l'Egitto alla Striscia di Gaza, e desidererebbero tanto lo sblocco della sorveglianza navale di Gaza onde perseguire con maggiore facilità i propri fini.
Il video in due minuti spiega bene perché è stato istituito a gennaio 2009 il blocco navale di Gaza; un blocco che il diritto internazionale ritiene perfettamente (e comprensibilmente) legittimo:
1) Hamas, che nel 2007 ha esautorato Al Fatah dall'amministrazione di Gaza, conquistando il potere solitario con un colpo di stato, ha sempre negato il diritto di Israele a vivere, e prevede nel suo statuto la distruzione violenta dello stato confinante, e la morte dei suoi abitanti;
2) la maggior parte delle armi perviene ad Hamas via mare; questo soprattutto prima che il valico meridionale di Rafah fosse riaperto dagli egiziani. E' notizia di qualche settimana fa il sequestro del contenuto - cinquanta mila armi! - della nave "Victoria", proveniente dall'Iran;
3) le navi che entrano nelle acque territoriali controllate dalla marina israeliana sono scortate fino al porto di Ashdod, dove attraccano affinché venga verificato il contenuto. Dopodiché, una volta accertata l'assenza di armi e munizioni, proseguono la navigazione verso Gaza;
4) in alternativa, Israele si impegna a sue spese a trasportare le merci destinate a Gaza, mediante propri mezzi, e fino a destinazione, passando per i propri valichi. Alimentari, farmaci, materiali da costruzioni, generi di ogni tipo attraversano ogni giorno il valico di Erez, diretti verso Gaza.
mercoledì 15 giugno 2011
L'IHH rinuncia?

Buone notizie giungono dal Medio Oriente: l'organizzazione turca IHH, con legami con Al Qaeda, e dichiarata terroristica dall'Unione Europea, ha affermato che potrebbe rivedere i piani per un secondo tentativo di forzatura del blocco navale esistente davanti alle coste di Gaza, per impedire che i terroristi di Hamas ricevano armi dall'esterno.
La "flottiglia" sarebbe composta da 15-20 navi, provenienti da tutto il mondo, che si dovrebbero incontrare in acque internazionali nei pressi di Cipro, prima di muovere verso oriente.
Secondo gli organizzatori la decisione di rinunciare a questo nuovo attacco sarebbe legata agli sviluppi in Siria. Ma probabilmente gioca a sfavore anche il comportamento della Turchia nei confronti del genocidio perpetrato dal regime di Assad, con il ministro degli Esteri turco che avrebbe suggerito all'IHH di attendere gli effetti dell'apertura del valico di Rafah.
Nel frattempo l'esercito israeliano avvierà oggi un programma di esercitazioni, atto a contrastare con successo ogni tentativo di forzatura del blocco navale al largo delle coste di Gaza. E' il caso di ricordare che nella Striscia giungono pressoché quotidianamente cibo, medicinali e generi di prima necessità attraverso il varco di Erez al confine con Israele.
Il governo di Gerusalemme si è offerto di trasportare a Gaza tutti i generi alimentari e sanitari che saranno inviati da qualsiasi organizzazione pacifica internazionale, con esclusione di armi e munizioni. L'IHH si è rifiutata di prendere in considerazione tale ipotesi.
Il blocco navale infine è legittimo, secondo il diritto internazionale.
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mercoledì 8 giugno 2011
Freedom Flottilla: terroristi in arrivo

E' il caso di ricordare ai distratti che l'organizzazione turca IHH, sostenuta dagli integralisti islamici di Hamas, e sponsor della "Freedom Flottilla" che a fine mese tenterà nuovamente di forzare il blocco navale davanti alle coste di Gaza; è stata inserita dall'UE fra le organizzazioni terroristiche. Presumibilmente, dopo aver esaminato la lista dell'equipaggio, l'effettivo comportamento (non quello mistificato dai media dopo aver ascoltato le fonti di parte) e le stive delle navi in questione.
Giova altresì ricordare che cibo, medicinali e generi di prima necessità affluiscono quasi quotidianamente da Israele a Gaza mediante il valico di Erez, e che i viveri e medicinali che assieme ad armi e munizioni erano trasportati dalla Mavi Marmara un anno fa erano scaduti e perlopiù inutilizzabili.
Secondo il diritto internazionale, inoltre, il blocco navale è pienamente legittimo.
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