Baha Nabata, era un'attivista palestinese di 31 anni. Marito, e padre di due figli. È stato ucciso lunedì sera nel campo profughi di Shuafat, alla periferia di Gerusalemme, raggiunto da una pioggia di proiettili esplosa da sicari dileguatisi poi in sella ad una motocicletta.
La comunità locale piange una persona onesta, seria, e coraggiosa. Perché ha avuto l'ardire di tentare di migliorare le condizioni di vita degli ospiti del discusso campo profughi situato fra la periferia orientale della capitale israeliana, e il West Bank. Meir Margalit, ex consigliere del partito di estrema sinistra Meretz, e collaboratore di Baha Nabata, ha rivelato che l'attivista palestinese temeva per la sua vita, a causa delle numerose minacce subite: era accusato di tradimento, di collaborazionismo con il nemico. La sua colpa consisteva nei contatti che aveva istituito con la municipalità di Gerusalemme, con cui lavorava nel tentativo di risolvere i problemi del campo profughi, migliorando le condizioni di vita dei palestinesi ivi residenti: costruendo strade e via d'accesso, istituendo un pronto intervento sanitario e addestrando la popolazione a fronteggiare un'eventuale incendio, in collaborazione con i vigili del fuoco di Gerusalemme.
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giovedì 5 maggio 2016
domenica 22 giugno 2014
Evviva, è incominciata l'estate
La bella stagione è appena incominciata, i ragazzi salutano i compagni ed escono dalle scuole gioiosi e spensierati: avviene in tutto il mondo; incluso quel ridotto lembo di terra che si affaccia sul Mediterraneo orientale. Uno stato grande quanto la Puglia, eppur perennemente aggredito, odiato e minacciato da stati vicini grandi 640 volte Israele.
Poco lontano dello stato ebraico, per gli adolescenti si chiudono le scuole e si aprono i campi estivi organizzati e gestiti da Hamas. L'organizzazione terroristica islamica è orgogliosa dell'incitamento all'odio impartito sin da piccoli, al punto da aver invitato la scorsa settimana giornalisti da tutto il mondo, i quali hanno potuto constatare di persona l'indottrinamento subito da oltre 100.000 bambini e ragazzi. Niente libri di scuola, niente attività all'aperto, niente classi di nuoto e partite di calcio. Le materie vertono su: tecniche di guerriglia, metodologie di sequestro, fondamenti di odio razziale, principi di storia riscritta in chiave antisemita, ed esercitazione di battaglia in campo aperto. Non mancano alla fine dei summer camp esami di verifica e consegne di attestati di partecipazione. Le famiglie che più o meno volontariamente mandano i loro figli a questi campi dell'odio devono esserne orgogliose.
Poco lontano dello stato ebraico, per gli adolescenti si chiudono le scuole e si aprono i campi estivi organizzati e gestiti da Hamas. L'organizzazione terroristica islamica è orgogliosa dell'incitamento all'odio impartito sin da piccoli, al punto da aver invitato la scorsa settimana giornalisti da tutto il mondo, i quali hanno potuto constatare di persona l'indottrinamento subito da oltre 100.000 bambini e ragazzi. Niente libri di scuola, niente attività all'aperto, niente classi di nuoto e partite di calcio. Le materie vertono su: tecniche di guerriglia, metodologie di sequestro, fondamenti di odio razziale, principi di storia riscritta in chiave antisemita, ed esercitazione di battaglia in campo aperto. Non mancano alla fine dei summer camp esami di verifica e consegne di attestati di partecipazione. Le famiglie che più o meno volontariamente mandano i loro figli a questi campi dell'odio devono esserne orgogliose.
mercoledì 28 agosto 2013
Chi finanzia i campi dell'odio a Gaza?
di Paul Alster*
Sin dalla tenera età di 5 anni i bambini palestinesi apprendono l'odio per gli ebrei, l'esaltazione del martirio e il sostegno per la jihad; e, secondo un recente studio, un'agenzia dell'ONU finanziata dai contribuenti sostiene lo sforzo.
La United Nations Relief and Works Agency (UNRWA) ospita i campi estivi in cui i bambini palestinesi sono indottrinati: stando al documentario dal titolo "Camp Jihad: Inside UNRWA Summer Camp Season 2013”. Oltre ad apprendere espressioni di odio, ai bambini è insegnato che Israele è cosa loro: «i bambini apprendono i nomi di molti villaggi, e non solo delle grandi città come Gerusalemme», afferma Amina Hinawi, identificata dal documentario come responsabile di un campo UNRWA a Gaza. «In questo modo ogni bambino è motivato a fare ritorno al proprio villaggio».
L'indottrinamento dei piccoli palestinesi non è nulla di nuovo, ma il documentario ha suscitato il biasimo degli israeliani a causa del ruolo attivo rivestito dalle Nazioni Unite. Secondo lo stesso sito dell'UNRWA, gli Stati Uniti sono il maggior finanziatore di questa attività, con una elargizione di 232 milioni di dollari soltanto nel 2012; seguono l'Unione Europea (204 milioni) e il Regno Unito (68 milioni).
Sin dalla tenera età di 5 anni i bambini palestinesi apprendono l'odio per gli ebrei, l'esaltazione del martirio e il sostegno per la jihad; e, secondo un recente studio, un'agenzia dell'ONU finanziata dai contribuenti sostiene lo sforzo.
La United Nations Relief and Works Agency (UNRWA) ospita i campi estivi in cui i bambini palestinesi sono indottrinati: stando al documentario dal titolo "Camp Jihad: Inside UNRWA Summer Camp Season 2013”. Oltre ad apprendere espressioni di odio, ai bambini è insegnato che Israele è cosa loro: «i bambini apprendono i nomi di molti villaggi, e non solo delle grandi città come Gerusalemme», afferma Amina Hinawi, identificata dal documentario come responsabile di un campo UNRWA a Gaza. «In questo modo ogni bambino è motivato a fare ritorno al proprio villaggio».
L'indottrinamento dei piccoli palestinesi non è nulla di nuovo, ma il documentario ha suscitato il biasimo degli israeliani a causa del ruolo attivo rivestito dalle Nazioni Unite. Secondo lo stesso sito dell'UNRWA, gli Stati Uniti sono il maggior finanziatore di questa attività, con una elargizione di 232 milioni di dollari soltanto nel 2012; seguono l'Unione Europea (204 milioni) e il Regno Unito (68 milioni).
lunedì 10 giugno 2013
E' sempre più difficile coltivare la terra

La colpa del governo israeliano? nessuna; "responsabilità oggettiva", si potrebbe dire. Sì, perché si fa riferimento ad una vecchia vicenda di due palestinesi che lavoravano in un terreno agricolo nell'ex insediamento ebraico di Gush Katif, nel sud della Striscia di Gaza. I due malcapitati nel 2005, dopo lo sgombero israeliano dalla Striscia, sono stati raggiunti da un missile Qassam sparato dai terroristi di Hamas contro la stessa popolazione palestinese, rimanendo entrambi uccisi.
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