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lunedì 2 novembre 2015

Clamoroso all'ONU: l'Egitto vota a favore di Israele!


È passato un po' inosservato l'ingresso di Israele nella prestigiosa agenzia ONU incaricata di promuovere la cooperazione internazionale per l'impiego pacifico dello spazio extraterrestre: la United Nations Office for Outer Space Affairs (UNOOSA). Al di là dei compiti di questa agenzia del Palazzo di Vetro, e del significativo apporto tecnologico che il piccolo stato ebraico potrà ora fornire, ciò che colpisce di questa cooptazione è il voto con cui è stata approvata alle Nazioni Unite: dove diversi stati arabi e musulmani - Qatar, Tunisia, Siria, Arabia Saudita, Yemen, Kuwait, Iraq e Algeria - si sono astenuti; e dove addirittura l'Egitto ha votato a favore dell'ingresso di Gerusalemme nell'organismo internazionale.
Il voto di venerdì da parte del Cairo costituisce un precedente assoluto, sin dalla creazione del moderno stato di Israele del 1948. Prima del voto, il portavoce del ministro degli Esteri egiziano si è rifiutato di rilasciare dichiarazioni. In seguito all'ingresso di Israele nell'UNOOSA, ha minimizzato rilevando che la decisione si rendeva necessaria per favorire il contestuale ingresso di altri stati arabi nell'Agenzia. Diversi politici in Egitto hanno aspramente contestato la decisione, presumibilmente benedetta invece dal presidente al-Sisi.

martedì 15 luglio 2014

A sorpresa il supporto va ad Israele, non ad Hamas

di Daniel Pipes*

Il recente attacco di Hamas nei confronti di Israele he prevedibilmente scatenato la congregazione di nazionalisti palestinesi, filo-islamici, sinistra e antisemiti che non vedevano l'ora di colpire Israele. Ma, a sorpresa, lo stato ebraico sta beneficiando di sostegno, o quantomeno di obiettività ed equilibrio da parte di fonti inimmaginabili:

- Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon: «Affrontiamo oggi il rischio di una escalation in Israele e a Gaza, con la minaccia concreta di una offensiva di terra, evitabile soltanto se Hamas smetterà di lanciare i suoi missili».
- Le forze di sicurezza libanesi hanno arrestato due persone per aver sparato razzi verso Israele.
- Le forze di sicurezza egiziane hanno sequestrato 20 razzi che stavano per essere contrabbandati a Gaza.
- Mahmoud Abbas, presidente dell'autorità palestinese, ha partecipato ad una "conferenza di pace" promossa da Haarez in Israele il giorno dell'inizio dei combattimenti*, e ha fatto infuriare Hamas per la disponibilità di continuare il dialogo con il governo israeliano.
- Il ministro degli Esteri giordano Nasser Judeh ha implorato Israele a "cessare immediatamente l'escalation", ma ha equilibrato questa affermazione chiedendo il "ripristino della piena calma, evitando di coinvolgere i civili, e il ritorno a negoziati diretti".
- Il presidente francese François Hollande ha fornito a Netanyahu il supporto più accorato fra tutti i leader stranieri, nel momento in cui ha garantito al leader israeliano che "la Francia condanna risolutametne gli attacchi" ai danni degli israeliani, esprimendo "la solidarietà della Francia per i missili sparati da Gaza. Il governo israeliano deve adottare tutte le misure necessarie per proteggere la popolazione dalle minacce".

venerdì 28 marzo 2014

I "muri dell'apartheid" di cui non si parla


Da sempre le comunità minacciate da aggressioni esterne si proteggono ereggendo barriere difensive. Nel 1953 il governatore di New Amsterdam, che più tardi avrebbe cambiato nome in New York in onore del duca di York, concluse che si rendeva necessario costruire un muro di legno - alto 3,65 metri e lungo più di 400 metri - che proteggesse i coloni olandesi delle Nuove Olande dalle tribù indigene e dai vicini colonizzatori inglesi. Per ovvie ragioni, la strada che delimitava quella zona fu ribattezzata Wall Street.
Questa sana abitudine non è stata perduta nei secoli successivi, ne' ha quasi mai scatenato ostilità e disapprovazione. Nessuno ha nulla da obiettare nei confronti del muro che separa Stati Uniti e Messico, costruito in funzione anti-immigrazione clandestina; o di quello che protegge l'enclave spagnola di Ceuta nel territorio marocchino. C'é poi il muro che divide Corea del Nord e Corea del Sud, o ancora l'Oman dagli Emirati Arabi. Uno studio pubblicato lo scorso anno, censisce diecine di muri in tutto il mondo, spesso ignoti ai più, o trascurati per il loro scarso appeal politico-ideologico.

mercoledì 18 settembre 2013

Israele corre in soccorso della Striscia di Gaza

Stretta sempre più d'assedio dall'esercito egiziano, che chiude ripetutamente il valico meridionale di Rafah, malmena i pescatori locali, distrugge e allaga i tunnel clandestini, e occupa porzioni sempre più ampie del territorio palestinese per prestunte "ragioni di sicurezza"; e oppressa dal regime oscurantista di Hamas, che ha fatto ormai terra bruciata attorno a se', ignorata dai Fratelli Musulmani prima della loro defenetrazione, e abbandonata da tutti gli stati arabi vicini (con la significativa ma sterile eccezione del Qatar); la Striscia di Gaza conta sempre più sull'aiuto umanitario insperato di Israele.
Il piccolo stato ebraico ha disposto un blocco navale al largo delle coste di Gaza nel 2007, con l'avvento al potere dopo sanguinoso colpo di stato da parte dei fondamentalisti islamici. Questo provvedimento, legittimo sul piano del diritto internazionale (lo certifica il rapporto ONU della Commissione Palmer), ha prevenuto l'arrivo a Gaza di armi e munizioni via mare, senza per ciò pregiudicare le attività marittime e di pesca della popolazione gazana. Non ha evitato ovviamente il contrabbando di armi tramite la penisola del Sinai e i tunnel clandestini scavati dai terroristi fra l'Egitto e la Striscia; ma ciò non ha mai impedito la collaborazione sanitaria, umanitaria e di supporto alla vita di tutti i giorni da parte di Gerusalemme.

lunedì 2 settembre 2013

Ma non lo chiamate doppiopesismo

L'Egitto ha chiuso ripetutamente il valico di Rafah che lo collega alla Striscia di Gaza, come forma di ritorsione nei confronti di Hamas, che secondo la nuova dirigenza del Cairo avrebbe preso parte attiva agli scontri con l'esercito all'indomani dell'esautoramento di Morsi. Nel frattempo i valichi israeliani di Erez e Kerem Shalom sono rimasti aperti: soltanto giovedì, l'IDF ha gestito il transito di 262 camioni, trasportanti 6266 tonnellate di beni, fra cui 640 tonnellate di materiali da costruzione. Ciò ha impedito che gli abitanti della Striscia rimanessero segregati e isolati. Il tentativo egiziano di mettere Gaza sotto assedio, facendo della Striscia una prigione a cielo aperto, non è andato a buon fine.
L'Egitto ha distrutto mediante detonazione con esplosivo il 90% dei tunnel clandestini che lo collegavano alla Striscia di Gaza. Per accertarsi della compiutezza del lavoro, non si è esitato ad allagare con acqua ciò che è rimasto delle gallerie sottorranee; e pazienza se nel frattempo qualche palestinese è annegato (se non è morto prima per schiacciamento). Non sono pervenute proteste, interrogazioni parlamentari, flottiglie della libertà, cortei per la pace, editoriali infuocati ne' mobilitazioni sui social network.

giovedì 22 agosto 2013

I Tamarod sconfiggeranno Hamas?

Il movimento terroristico islamico che governa la Striscia di Gaza dopo il sanguinoso colpo di stato del 2007 (Israele si è disimpegnata dall'enclave palestinese giusto otto anni fa, come è noto a tutti), sta vivendo momenti di grande difficoltà. Messa a dura prova dall'avvento al potere dei Fratelli Musulmani un anno fa al Cairo, di cui pure sono una filiazione, Hamas non ha visto soltanto le proprie entrate collassare assieme alle centinaia di tunnel che l'esercito egiziano ha sbriciolato per ordine del deposto presidente Morsi. Le ripetute chiusure del valico meridionale di Rafah, giustificate dai continui attacchi subiti dalle forze militari egiziane nel Sinai ad opera di bande di terroristi islamici, fanno dipendere la Striscia di Gaza dal vicino Israele per l'approvvigionamento di generi alimentari, medicinali, farmaci, materiali da costruzione, giocattoli, tessuti, fertilizzanti e via discorrendo. Soltanto ieri, ad esempio, l'IDF ha gestito il transito verso Gaza di 216 camion, trasportanti 5662 tonnellate di beni; fra cui 180 tonnellate di frutta. Un brutto smacco, per Hamas, che punta molto sull'odio verso il governo di Gerusalemme per cementare il suo traballante consenso nei confronti della popolazione locale. La retorica dell'"assedio", della "prigione a cielo aperto", che in passato ha fatto una certa presa su una parte dell'opinione pubblica, crolla sotto il peso dell'evidenza di un carceriere della stessa etnia del carcerato.

sabato 20 luglio 2013

Saluti da Gaza

Mentre John Kerry cerca prodigiosamente di portare a casa una promessa di riapertura di dialogo fra israeliani e palestinesi, conseguendo apparentemente il primo successo della politica estera americana di Obama; poco lontano da Amman, dove il consorte della signora Heinz ha faticosamente triangolato fra Gerusalemme e Tel Aviv, si continua a morire per impiccagione. A Gaza, qualche giorno fa, il boia ha eseguito la sesta sentenza di condanna a morte di questo sanguinoso 2013. Costa carissimo, fino alla vita, essere sospettati di collaborare con il nemico. Un mese fa un palestinese ha subito la stessa sorte poiché sospettato vagamente di collaborare con lo stato israeliano.
A questo punto, Ismail Haniyeh starà sudando freddo. Il leader di Hamas infatti, nel tentativo di rispolverare la sua immagine pubblica piuttosto appannato, ha visitato una scuola elementare della Striscia di Gaza, dove ha dispensato bevande e snack ai bambini ivi ospitati. Non si è accorto, il tapino, che gli yogurt somministrati sono prodotti proprio da una ditta isr... oops, sionista, come evidenzia bene la foto. Una evidente manifestazione di collaborazionismo con il nemico che potrebbe costar cara al boss di Hamas.

mercoledì 8 maggio 2013

Arabi che ammazzano altri arabi: non fa notizia

Continua la repressione palestinese ad opera del governo egiziano. Lunedì' il Cairo ha reso noto il rinvenimento di ben 276 tunnel clandestini scavati fra l'Egitto e la Striscia di Gaza. E' noto che questi tunnel esistono a migliaia, e sono stati impiegati fino ad ora per contrabbandare nell'enclave palestinese beni di ogni tipo: generi alimentari, sì, ma anche costosi gadget tecnologici e soprattutto armi e munizioni, che in Egitto arrivano dal confinante Sudan, provenienza Iran. Oltre ad armare Hamas, questi tunnel servono anche a finanziare l'organizzazione terroristica, che preleva dal valore delle "importazioni" una sorta di dazio pari al 20%. Paradossalmente, con l'avvento al potere dei Fratelli Musulmani nel vicino Egitto, Hamas, costola storica dei FM, ha conosciuto una crescente ostilità che ha portato alla progressiva chiusura dei tunnel illegali; con ogni mezzo: anche per allagamento, e conseguente annegamento dei poveri disgraziati che vi "lavorano".

domenica 17 febbraio 2013

Continuano le vessazioni dei palestinesi

Fra Israele e Striscia di Gaza c'é una condizione di guerra cronica permanente. Ne abbiamo avuto prova lo scorso anno, con le migliaia di razzi e missili sparati dai terroristi di Hamas verso le città meridionali dello stato ebraico; al punto di indurre l'IDF ad un'operazione militare che ha ridimensionato nel breve periodo la costante minaccia dell'organizzazione terroristica che controlla l'enclave palestinese dal 2007. Nessuna meraviglia che in virtù di questo stato, il transito di persone e cose fra i due territori sia controllato e centellinato (ma ciò non impedisce che da Israele a Gaza giungano ogni settimana tonnellate di generi alimentari e beni di prima necessità).
Ciò che sorprende e rattrista, è che le restrizioni avvengano anche sul versante meridionale della Striscia di Gaza.

lunedì 4 febbraio 2013

Il fratello musulmano Morsi sa godersi la vita

Morto un Mubarak se ne fa un altro. Il presidente deposto della repubblica araba d'Egitto è ancora in vita, anche se non se la deve passare molto bene, malgrado le preghiere e i rimpanti dei suoi concittadini, passati dalla pentola del nazionalismo arabo blando del vice della presidenza Sadat, che condusse alla pace con Israele, alla brace del fondamentalismo islamico in grisaglia.
Così, mentre il paese è allo sbando, mentre gli oppositori sono messi in condizioni di tacere, mentre l'economia è al collasso, con i resort deserti e la lira egiziana in caduta libera; il presidente in carica, espressione dei Fratelli Musulmani, ha pensato bene di varare una misura di stimolo del turismo locale, prenotando non una, ma ben dodici suite del prestigiosissimo Hilton Hotel di Taba; la località balneare situata sul Mar Rosso, a pochi metri dal confine con lo stato abitato secondo Morsi tuttoggi da scimmie e maiali.

sabato 26 gennaio 2013

Leggende e falsificazioni sulla guerra Hamas-Israele (III Parte)

di IPT News*

6. Hamas è una fonte credibile di informazioni.
E' nell'interesse di Hamas il gonfiare il numero delle vittime palestinesi. Negli anni, Hamas ha impiegato immagini fasulle, allestito finerali finti e mentito sulle reali vittime del conflitto, per creare la sensazione che Israele commetta deliberatamente dei crimini. La recente escalation non ha fatto eccezione. Poco dopo l'inizio delle ostilità ha iniziato a circolare una foto che raffigurava un bambino ucciso; presumibilmente, per mano degli israeliani. Invece, il bambino era una delle 30 mila (ad oggi, le vittime documentate sono quasi 48 mila, NdT) della guerra civile in Siria. Un'altra immagine infame, comparsa sulle prime pagine dei giornali, ritrae il primo ministro egiziano Hisham Qandil e il primo ministro di Hamas Ismail Haniyeh che abbracciano un bambino rimasto ucciso, hanno detto, da un attacco aereo israeliano. Per quanto, esperti del "Palestinian Centre for Human Rights" hanno ammesso che l'esplosione letale sia stata cagionata da un missile palesinese difettoso ricaduto a terra poco dopo il lancio. Hamas non è nuova a queste macchinazioni e mente per guadagnare credito nella guerra delle pubbliche relazioni: l'unica battaglia che può vincere. Nell'epoca dei social media, la propaganda è una componente vitale della comunicazione di Hamas.

venerdì 5 ottobre 2012

La futura Striscia di Gaza

Il governo di Hamas a Gaza ha una connotazione sempre più autonomista. Lontani i tempi in cui "dialogava" con Al Fatah per la costituzione di un governo palestinese unitario: la realtà sta procedendo in direzione opposta. Non solo il movimento terroristico islamico rigetta la retorica dell'"occupazione israeliana", ancora cara ad alcuni (sempre meno, per la verità) irriducibili filo-palestinesi. Ma agisce sempre più in piena autonomia rispetto a Ramallah. La prospettiva di un corridoio che avrebbe dovuto collegare la Striscia di Gaza al West Bank, per concretizzare un futuro stato palestinese, avanzata in passato dai governi israeliani nell'ambito delle proposte per una pace definitiva, sembra sbiadita rispetto al trascorrere degli eventi in campo palestinese.
Sì, perché Hamas si sta orientando diversamente. Non bisogna dimenticare che il movimento integralista è una costola dei Fratelli Musulmani che ora governano l'Egitto, non senza ambiguità (ma il crollo delle entrate valutarie dal turismo obbliga i nuovi padroni ad una realpolitik che include copiosi finanziamenti occidentali; e di fronte a quelli, si è ben disposti ad indossare la grisaglia). Così, mentre da un lato Hamas accetta a malincuore la chiusura del migliaio di tunnel illegali che collegano l'Egitto alla Striscia; dall'altro apre alla prospettiva di una progressiva apertura del valico di Rafah, che integrerà sempre più Gaza al Cairo; al punto che non pochi osservatori ormai immaginano una Striscia integrata ormai politicamente nel nuovo Egitto della Fratellanza Musulmana.
D'altro canto, le recenti elezioni successive alla defenestrazione di Mubarak hanno consegnato il potere ad una schiacciante maggioranza in cui prevalgono i Fratelli Musulmani, ma in cui sono ben rappresentati gli ultra-integralisti salafiti. Che, guardacaso, insidiano dalle estremità la stessa Hamas a Gaza. Si ripropone insomma nell'enclave palestinese un tandem consacrato dalle elezioni democratiche nel vicino Egitto.
E in questa prospettiva non meravigliano le prime timide discussioni fra Hamas e Jihad Islamica che stanno prendendo corpo in questi giorni. Come riporta Challah hu Akbar, i militanti salafiti stanno celebrando in pompa magna l'anniversario della loro fondazione. Le foto testimoniano una folta rappresentanza di integralisti tunisini, che a pochi chilometri dalle coste siciliane stanno islamizzando la società nordafricana, e soprattutto di Mahmoud Zahar, co-fondatore di Hamas. Le foto evidenziano la militarizzazione della società palestinese, che purtroppo lascia poco spazio all'immaginazione. La retorica antisionista è sempre più accesa e coinvolge donne e bambini fin dalla tenera età. Si noti in una di queste immagini la raffigurazione di uno "stato palestinese" in cui Israele non trova alcun spazio. Cancellato senza pudore con tutta la sua popolazione.

lunedì 27 agosto 2012

Quanto vale l'economia illegale?

Oggi, primo giorno di scuola in Israele, due milioni di bambini sono stati salutati da un lancio di missili e granate dalla Striscia di Gaza. Particolarmente colpite le aree attorno a Sderot. Costretti a trovare rifugio negli shelter antimissile bambini, familiari e insegnanti. E' il modo palestinese per inaugurare il nuovo anno scolastico...
Per fortuna armi e munizioni arrivano a Gaza con minore abbondanza, da quando le pattuglie della marina israeliana sorvegliano le coste al largo per impedire i rifornimenti delle organizzazioni terroristiche di stanza nella Striscia. Ma ciò ovviamente non impedisce ad Hamas, alla Jihad Islamica, al PCR, al FPLP e alle sigle del terrore di approvvigionarsi di bombe e munizioni dal vicino Egitto.
L'atteggiamento del nuovo governo del Cairo è ambiguo. Se da un lato il presidente Morsi dichiara di voler estirpare il terrorismo che ha preso possesso del Sinai, dall'altro calpesta un trattato di pace che dichiara smilitarizzata la penisola dopo gli Accordi di Camp David del 1979. Da un lato tende la mano ad Hamas, filiazione diretta dei Fratelli Musulmani usciti vincitori dalle recenti elezioni; dall'altro continua a sigillare il migliaio di tunnel illegali che collegano l'Egitto alla Striscia di Gaza.
Secondo una stima di YnetNews, ogni anno attraversano illegalmente il confine beni per 800 milioni di dollari. La circolazione avviene in ambo le direzioni, poiché in Egitto pervengono attraverso Gaza beni prodotti in Israele, di cui gli egiziani sono grandi estimatori; al punto da arricchire i contrabbandieri che attraversano i tunnel. Un rapido calcolo suggerisce che 1/5 delle entrate di Hamas proviene da un "dazio" che l'organizzazione esige sulle merci che entrano nella Striscia passando per i tunnel nei pressi del valico di Rafah. Osservatori smaliziati rilevano che a saltare in aria per mano dell'esercito del Cairo sono stati soltanto i tunnel "indipendenti", quelli più piccoli e meno significativi; intoccati sono rimasti invece i tunnel sotto il diretto controllo di Hamas.

martedì 7 agosto 2012

Finalmente saranno sigillati i tunnel illegali

L'Egitto passa ai fatti e decide finalmente di sigillare i tunnel illegali che lo collegano alla Striscia di Gaza. Sebbene ufficialmente persone e merci procedano da e verso l'enclave palestinese attraverso il valico di Rafah, in territorio egiziano; l'aggressione di domenica ad opera di un commando di 35 persone, costato la vita a 16 egiziani, ha indotto il neo presidente Morsi a passare all'azione.
La penisola del Sinai, perduta con la Guerra dei Sei giorni del 1967 e tornata al Cairo nel 1979 dopo la firma degli accordi di pace con Gerusalemme, è da allora un'area demilitarizzata. Ma il governo di Mubarak ha sempre badato bene che non fosse infestata da bande di criminali e terroristi, come avviene oggi indiscriminatamente: estremisti islamici e fondamentalisti legati ad Al Qaeda ne hanno fatto da tempo una base operativa, impiegata per attacchi ai danni della popolazione civile israeliana. Poco male, deve aver pensato sino a domenica il presidente Morsi: fin quando a lasciare il sangue per terra sono stati gli egiziani.
Da qui la decisione di bloccare il valico di Rafah, tuttora operativa - Gaza è isolata a sud; è stato riaperto invece il valico di Kerem Shalom al confine con Israele - e ora, finalmente, di chiudere le centinaia di tunnel illegali che collegano la Striscia al Egitto. Tunnel mediante i quali passavano armi, munizioni e carburante venduto da Hamas al mercato nero. La propaganda filopalestinese è riuscita fino a qualche tempo fa a convincere non pochi occidentali della natura benigna di questi traffici, e in Italia una televisione privata è riuscita a vendere la tesi che queste gallerie servissero davvero per sfamare la popolazione locale. Ma un'efficace opera di informazione ha rivelato al mondo la sproporzione fra le merci di ogni tipo che appunto da Israele entrano a Gaza ogni giorno; e il volume irrisorio di generi alimentari e medicinali che teoricamente possono entrare dall'Egitto: come se un milione e mezzo di abitanti possa essere sfamato con qualche cassetta di frutta!
Il governo israeliano di fatto approva la decisione del Cairo: la presenza dell'esercito nel Sinai non rientra negli accordi di pace, ma serve per ripulire l'area dalle cellule terroriste che stanno prendendo possesso di un territorio rimasto abbandonato dopo la defenestrazione di Mubarak.
Comprensibilmente contrariata Hamas, secondo cui la sigillatura dei tunnel illegali rappresenta una punizione per l'intera popolazione. Tesi discutibile, come detto: a Gaza giungono tonnellate di merce ogni giorno da Erez e Kerem Shalom, mentre il blocco dei traffici illegali casomai rappresenta una perdita economica per un regime in difficoltà finanziarie, dopo la crisi in Siria e le sanzioni economiche che mettono in difficoltà il protettore iraniano.

lunedì 6 agosto 2012

Gaza occupata. Dall'Egitto

Dicono che dopo la dimostrazione della natura eliocentrica dell'universo (la Terra gira intorno al sole e non viceversa, come creduto per secoli), per diversi anni illustri scienziati siano rimasti fedeli alla teoria precedente, incapaci di accettare la realtà malgrado l'evidenza. Questa specie di dissonanza cognitiva si deve applicare a diversi altri fenomeni sociali. Per esempio, nonostante lo sgombero (unilaterale: cioé non richiesto da nessuno) di Israele dalla Striscia di Gaza nel 2005, ancora non pochi credono che l'enclave palestinese sia "occupata". Occupata da Hamas, che ha vinto le elezioni nel 2006 praticamente a pari merito con al Fatah, esautorato con un colpo di stato l'anno successivo? no, a quanto pare qualche buontempone crede ancora che Gaza sia occupata da Israele. Il che fra l'altro non spiegherebbe i 676 missili sparati verso il sud di Israele soltanto nell'ultimo anno: un caso di autoflagellazione nazionale? bah!...
Presto però la curiosa dissociazione dalla realtà potrà essere definitivamente curata. Gaza tornerà ad essere occupata... ma dall'Egitto: il neopresidente Morsi è furibondo per l'assalto alla caserma nel Sinai da parte di un commando partito apparentemente dalla Striscia, e rinforzato da una cellula di Al Qaeda, che ieri ha fatto ben 15 morti e 7-8 feriti. Le condoglianze poste da Hamas sono servite a ben poco, e l'esercito ha in queste ore circondato la città di Rafah, in territorio egiziano, dalla quale si accede alla Striscia. L'esponente dei Fratelli Musulmani ha chiarito che per consegnare alla giustizia i mandanti e gli esecutori dell'attentato - quelli rimasti dopo essere stati intercettati dall'aviazione israeliana - è disposto a tutto: anche ad occupare militarmente Gaza.
Chissà cosa scriveranno ora i giornali. Chissà se saranno fatte partire nuove Freedom Flotilla. Chissà se saranno depositate intepellanze urgenti all'ONU. Chissà se i nostri Moni Ovadia, i Vauro e canaglieria varia starnazzeranno ad una occupazione qui dichiarata; e temiamo tutt'altro che amichevole...

mercoledì 27 giugno 2012

In Iran le donne sono sacre. In Egitto, a quanto pare, non ancora

Quel tal comico sostiene che in Iran le donne sono al centro delle attenzioni degli uomini. Insomma, non le si tocca con un fiore. Un affermazione che ha fatto ridere in pochi; ma si sa, le provocazioni sono il pane quotidiano dello showman genovese con residenza a Lugano, e non bisogna credere che riflettano la realtà.
Perché altrimenti, se le donne in Iran se la passano benone, bisognerebbe credere che altrettanto avvenga in Egitto, ormai gemellato con la repubblica islamica iraniana dopo le recenti elezioni che hanno visto l'affermazione del candidato dei Fratelli Musulmani.
A questo punto però non si riesce a capire se il protagonista indimenticato di "Te la do io l'America" (e poi "il Brasile", e presto "l'Iran") stesse scherzando, o fosse serio. Perché in Egitto le donne sono ancora malmenate.
E' successo infatti che un residente di Alessandria abbia picchiato la moglie, incinta, dopo aver appreso che essa non aveva votato per Mohammed Morsi, il fondamentalista islamico ora presidente d'Egitto. La donna è stata in seguito trasportata in ospedale, dove è morta per le ferite riportate. La notizia è stata riportata dalla versione online della TV Al Arabiya, che cita un quotidiano locale.

domenica 24 giugno 2012

Il nuovo che avanza

Dunque Mohammed Morsi, espressione dei Fratelli Musulmani - la cui filiale a Gaza si chiama Hamas - è il nuovo presidente d'Egitto. Succede a Hosni Mubarak.
Giusto per capire di cosa stiamo parlando, questo è il bigliettino da visita del neo-presidente dello stato arabo più popoloso al mondo:


«La nostra capitale non è ne' Mecca ne' Medina. Con la volontà di Allah, la nostra capitale sarà Gerusalemme. Milioni di martiri stanno già marciando verso Gerusalemme.
E' Gerusalemme il nostro obiettivo. E' lì che pregheremo».

Poco più di tre anni fa un ometto mediocre, che poco prima per una serie di fortunose circostanze storiche, era stato eletto presidente dello stato più potente al mondo, con il suo famigerato discorso al Cairo dava il via alla rivoluzione araba, ancora oggi chiamata da alcuni primavera araba. Un suo predecessore, al quale oggi è accostato, nel 1979 salutava con entusiasmo la fine dell'esilio dell'ayatollah Khomeini che tornando in Persia inaugurava la rivoluzione iraniana.
Così, mentre l'accondiscendenza occidentale nei confronti della Siria ha indotto la Turchia a trovare la smoking gun che aprirà le ostilità fra i due stati, con la NATO nell'imbarazzata posizione di alleata di Erdogan, più a sud Egitto e Iran convergono verso l'unica democrazia del Medio Oriente.
E noi che ci lamentiamo dei nostri politici ladri di polli. Ne vedremo delle "belle" nei prossimi mesi...

giovedì 5 aprile 2012

"Non esiste nessuna entità chiamata Israele"



I frutti della "primavera araba" crescono sempre più copiosi. Hazem Salah Abu Ismail, candidato alle elezioni presidenziali del nuovo Egitto, si è distinto nelle ultime settimane per affermazioni del tipo: «non esiste nessuna cosa che si chiami Israele», oppure «la Palestina è tale dal fiume (Giordano, NdR) al mare». Ismail, sostenuto dai salafisti - secondi arrivati nelle recenti elezioni legislative dietro i Fratelli Musulmani - chiede l'abrogazione del trattato di pace fra Israele ed Egitto, sottoscritto nel 1979 da Begin e Sadat, e si spinge fino a definire "martire" Osama Bin Laden.

Intanto l'esercito israeliano rende noto di aver contrastato negli ultimi due mesi ben dieci minacce terroristiche provenienti dalla penisola del Sinai, ormai fuori dal controllo del governo del Cairo, e nelle mani del fondamentalismo islamico. L'ultimo attacco ieri sera, quando un missile Katyusha ha raggiunto la località turistica di Eilat, nel sud di Israele. La penisola del Sinai, riconsegnata all'Egitto dopo gli accordi di pace del 1979, è infestata da organizzazioni terroristiche riconducibili ad Hamas e ad Al Qaeda.

venerdì 24 febbraio 2012

Questo pollo è sionista




Tu vedi questo bel pollo e ti viene da sorridere. Te lo immagini arrosto, o alla cacciatora. Non penseresti mai che possa nuocerti. Sbagliato!
Il governo egiziano ha accusato Gerusalemme di attentare alla sua popolazione. Israele introdurrebbe vaccini per polli che provocano la loro malattia, riducendo il numero delle uova, e causando la fame degli egiziani.
Un altro funzionario ha sostenuto che i jeans importati da Israele stringono talmente tanto le parti intime da provocare infertilità dei maschietti, riducendo la gloriosa popolazione araba.
Qualche tempo il Mossad fu accusato di introdurre clandestinamente squali nel Mar Rosso, con l'intento di provocare la fuga dei turisti da Sharm el Sheik (non centra niente il fatto che quella località sia ormai in mano ad Al Qaeda...). In precedenza l'accusa riguardava aquile e pennute, assoldate come spie dello stato ebraico.

La satira è morta dopo Berlusconi. Ma in Egitto far ridere è facile come non mai...

Scherzi a parte, l'ex segretario generale dell'ONU Kofi Annan è stato nominato inviato speciale delle Nazioni Unite in Siria. Si tratta della stessa persona che durante l'ultima guerra del Libano fra Hezbollah e Israele, si recò in visita di cortesia ad Ahmadinejad. E ditelo che non vi bastano sette mila morti...

La stessa ONU comunque (clamoroso!) ha appena approvato una risoluzione di "ferma condanna" degli attentati terroristici ai danni di diplomatici israeliani in India e in Georgia: «il terrorismo è una delle maggiori minacce alla pace e alla sicurezza. Gli atti terroristici sono criminali e ingiustificabili».
E' la prima volta che succede dal 2005.
L'Iran è dietro entrambi gli attentati, ma nega, sostenendo che sia stato lo stesso Israele a far saltare in aria i suoi diplomatici.
Chissà perché tutti gli altri attentati avvenuti sul suolo ebraico in tutti questi anni non hanno ricevuto pari attenzione...

martedì 21 febbraio 2012

Palestinesi senza energia per colpa di Hamas



L'organizzazione terroristica islamica che dal 2006 controlla la Striscia di Gaza (in coabitazione con Al Fatah; dal 2007, esclusamente, dopo un sanguinoso colpo di stato che ha estromesso l'organizzazione di Abu Mazen) tiene da diversi giorni al buio la popolazione locale.
L'energia elettrica erogata è ridotta al minimo, nonostante gli sforzi del vicino Israele, che da nord fornisce elettricità alla Striscia. L'Egitto tarda a far pervenire combustibile che alimenti le centrali elettriche: non potendo passare per il valico di Rafah, le autorità del Cairo hanno precisato che invieranno combustibile tramite il valico di Kerem Shalom che collega il nord di Gaza allo stato ebraico, e dal quale passano tutti i giorni tonnellate di medicinali, generi alimentari e materiale da costruzione. Ma Hamas ha rifiutato sdegnata.
Non perché energia non arrivi già dagli "impuri sionisti", come già detto; ma perché ciò priverebbe l'organizzazione di ingenti profitti derivanti dal fiorente contrabbando che si realizza nelle migliaia di tunnel clandestini che collegano l'Egitto al sud della Striscia di Gaza. Gli egiziani hanno chiarito che non faranno più passare combustibile dai tunnel, per non alimentare la speculazione di Hamas. Che un anno fa ha detto stop alle forniture di combustibile destinato alla centrale elettrica locale, e proveniente da Israele.
Le organizzazioni internazionali premono affinché i fondamentalisti islamici che governano Gaza cedano alla ragionevolezza, evitando ulteriori sofferenze ai palestinesi. Ma è verosimile ritenere che le esortazioni non giungeranno a destinazione: ancora una volta, è più produttivo per la propaganda del regime l'immagine di una popolazione sofferente; che tragicamente non può che prendersela con il governo che essa stessa ha eletto sei anni fa.
E nel frattempo a Gaza la luce manca da otto a diciotto ore al giorno...