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martedì 17 settembre 2013

Il regno di Giordania non si vende al Qatar

Notizia passata inosservata (anzi: non pubblicata, in Italia. Siamo affetti da "benaltrismo": abbiamo ben altro a cui pensare). Il Qatar (proprietario di Al Jazeera, del Paris Saint Germain, di Harrod's, sponsor del Barcellona, organizzatore dei Mondiali di Calcio 2022, eccetera) ha offerto centinaia di milioni di dollari al Regno di Giordania affinché ospitasse la sede ufficiale di Hamas.
Hamas è un'organizzazione terroristica palestinese che fino ad un paio di anni fa risiedeva non a Gaza, che pur governa; ma in Siria. Poi il genocidio di Assad, con migliaia di palestinesi trucidati, ha convinto gli estremisti a smontare le tende, trovando sede temporanea prima nello stesso Qatar, e poi in Egitto.
Siccome tutti simpatizzano per i terroristi, ma nessuno è disposto a tenerseli in casa, Hamas è ancora alla ricerca di una sede. E siccome la Corea del Nord è troppo lontana, il Venezuela pure, e in Iran non tutti i gerarchi sono d'accordo nell'andarvi, si sono rivolti ai generosi finanziatori qatarioti; che hanno formulato la proposta al re di Giordania. Il quale ha sdegnatamente rifiutato.

lunedì 8 aprile 2013

Il ruolo di Arabia Saudita e Qatar nella "primavera araba"

di Samuel Westrop*

Quando si parla di Medio Oriente, molti giornalisti, anziché far parlare i fatti, sono soliti di frequente abbandonarsi a previsioni idealistiche e a dichiarazioni radicali. Nessun giornale o se è per questo governo ha previsto lo scoppio della "primavera araba", ma una volta che essa si è concretizzata, la maggior parte dei media si è scatenata nel prevedere che un'epoca di prosperità, di eguaglianza e di democrazia avrebbe trasformato il Medio Oriente in una regione moderna, con aspirazioni avanzate.
Il Guardian, per esempio: era così disperato di giustificare il suo sostegno iniziale per la "primavera araba", che di recente ha realizzato un editoriale impassibile con cui ha sostenuto che la presa del potere da parte di Morsi è stato un gesto necessario per garantire le aspirazioni democratiche dell'Egitto.

venerdì 2 novembre 2012

Praticare sport a Gaza è sempre più semplice

Diventa sempre più difficile, per gli odiatori professionali di Israele, mascherare il loro antisionismo (ben che vada) con la presunta difesa dei palestinesi. Gaza "prigione a cielo aperto", "campo di concentramento", sono slogan che ormai non fanno più presa: talmente evidente e opposta è la realtà. Alberghi lussuosissimi, centri commerciali affollati, mercatini rionali ricci di ogni prelibatezza, auto di grossa cilindrata che sfrecciano per le moderne strade, negozi di telefonia presi d'assalto per accaparrarsi l'ultimo introvabile modello di iPhone: tutto ormai depone a sfavore della retorica falsa che ha accompagnato per anni la cosiddetta questione palestinese; che perde ogni giorno di credibilità agli occhi degli ormai disillusi occidentali.
Adesso poi arrivano i milioni del Qatar: 270 milioni di dollari; quasi 500, dicono alcuni. Per farci cosa non si sa bene (curiosa e preoccupante però l'escalation di attacchi nei confronti dell'Israele meridionale da quando l'emiro del piccolo stato del Golfo Persico si è recato in visita, accolto da un tappeto rosso di sangue animale): dicono che saranno costruiti centri commerciali, strutture ricettive, nuove autostrade, infrastrutture, eccetera.
Oggi però disponiamo di un bel progettino, di quelli che gli assessori comunali italiani sfoderano davanti alla stampa, prima di riporli nel cassetto per cronica mancanza di fondi. Ma qui i fondi ci sono, eccome!
Il sito Arabian Business oggi illustra i dettagli della costruzione di una cittadella sportiva che vedrà presto la luce nel sud della Striscia: stadio internazionale, campi sportivi, alberghi, piscina olimpionica e centro direzionale.
Il centro sarà intitolato ad Ahmad Yasin, fra i leader di Hamas e terrorista palestinese responsabile della morte di centinaia di civili (israeliani, ça va sans dire). Ci si chiede cosa abbiano da obiettare gli Stati Uniti, importanti alleati del Qatar, che finanzia ora iniziative intitolate a sanguinari criminali e assassini. Ma se il buongiorno si vede dal mattino, ne avremo di inaugurazioni da riportare...
La buona notizia è che pacifinti, flottiglieri, parlamentari sfigati e cronisti improbabili potranno godere di sempre più strutture ricettive, nelle loro vacanze a Gaza.

mercoledì 24 ottobre 2012

...E per l'emiro del Qatar un tappeto rosso (sangue)

Come rileva con sarcasmo Aussie Dave, il mondo appare distratto quando i palestinesi sono intenti a lasciare per terra sangue di infedeli. Se accettiamo la definizione di ebrei come "scimmie e maiali", non deve fare granché differenza se a queste specie animali aggiungiamo anche le pecore.
Così, nessuna sensazione per il sangue versato da due israeliani, rimasti gravemente feriti dalla pioggia di missili che nelle ultime ore ha investito le città meridionali di Israele (i missili indirizzati sui civili sono un crimine di guerra, ma non si può pretendere che le Nazioni Unite siano sempre vigili...); ne' alcuna reazione si registra per il macabro gesto che alcuni abitanti della Striscia di Gaza hanno compiuto, "in onore" dell'illustre ospite in arrivo dal Qatar.
Un bel tappeto rosso sangue. Il sangue di alcune malcapitate pecore, sgozzate - in questo sono pratici, diciamoci la verità... - affinché il percorso possa essere stato purificato dalle tracce di qualche ebreo che (chissà) l'ha calpestato prima del 2005.
Adesso aspettiamo fiduciosi le rimostranze di qualche associazione che difende gli animali dai maltrattamenti. A meno che si riesca a dimostrare che quelle pecore, nonostante il salasso, se la passino davvero bene...

mercoledì 17 ottobre 2012

A Gaza arrivano i dollari del Qatar

Le prospettive rosee dell'economia gazana, ben riflesse dal moltiplicarsi del numero di milionari, dal boom di importazioni di automobili di lusso, da centri commerciali sempre più affollati, e in ultimo dalle vendite alle stelle del nuovo quanto costosissimo iPhone 5 (oggi ne parla anche Reuters); stanno attirando investitori a caccia di opportunità.
Il fondo sovrano del Qatar - lo stato famoso per i Mondiali di calcio che qui si giocheranno nel 2022; ma prima ancora per il canale televisivo Al Jazeera, sponsor dell'islamizzazione radicale del mondo arabo nota inizialmente come "primavera araba" - ha reso noto ieri l'impegno per un piano di investimenti da 254 milioni di dollari: 1/3 del PIL prodotto annualmente.
Con questa mossa, Gaza entra sempre più nell'orbita sunnita dei Fratelli Musulmani - di cui Hamas è peraltro una costola - che detengono il potere nel vicino Egitto e nello stesso Qatar.
Resta da svelare il contenuto del progetto. Cemento, acciaio e materiali da costruzione entrano nella Striscia settimanalmente dai valichi israeliani di Eretz e Kerem Shalom; e diversi edifici pubblici sono stati riconvertiti negli ultimi sei anni da moschee e scuole a rampe di lancio per i missili che ogni giorno bersagliano un milione di persone nel sud di Israele. I ricchi investitori arabi dichiarano l'intenzione di costruire nuove zone residenziali, autostrade ed in definitiva ammodernare le infrastrutture. Staremo a vedere...

sabato 25 febbraio 2012

Anche Hamas molla Assad



Il siriano Assad deve proprio puzzare di carogna, se un alleato come Hamas l'ha abbandonato. E' successo che il macellaio di Damasco, fra i 7000 morti ammazzati, non ha esitato ad includere anche parecchi palestinesi e moltissimi sunniti, "fratelli" degli abitanti della Striscia di Gaza. Che si sono un pochino incazzati, costringendo Hamas a reprimere violentemente la rivolta che stava scoppiando nella Striscia.
Ora che ormai la testa dell'organizzazione terroristica si è spostata da Damasco al Qatar (sede di Al Jazeera, supporter della "primavera araba" e amichevole con la Fratellanza Musulmana), dove una labiorosa ricerca di sede alternativa, i sunniti di Hamas possono mollare al suo destino la minoranza sciita che governa la Siria.

Per la verità, i rapporti fra Khaled Mashaal e il sanguinario regime siriano sono deteriorati da tempo. Damasco ha concesso ospitalità ad Hamas - espulsa a suo tempo dalla Giordania - non per simpatia verso la causa palestinese, ma per minare alle fondamenta l'OLP di Arafat. Le ruggini sono cominciate alcun mesi fa, quando Assad ha fatto richiesta di pubblico appoggio alla politica di decimazione della popolazione civile, ottenendone un rifiuto, al contrario di quanto palesata dal movimento sciita Hezbollah in Libano. Ciò ha indotto il leader di Hamas - che a Gaza non mette piede da anni - a cercare sede altrove: in Egitto, in Turchia, in Giordania, addirittura in Sudan; ed infine, a Doha.
Ora però che la testa dell'organizzazione terroristica non è più basata in Siria, pur godendo ancora dell'appoggio finanziario e bellico dell'Iran, si sente libera di manifestare aperta opposizione al regime di Assad. Come a dire, "da quale pulpito..."