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venerdì 8 settembre 2017

Quando ONG e media si voltano dall'altra parte...

Issa Amro è un giovane palestinese. Un attivista per i diritti umani, che si batte contro gli "insediamenti" ebraici nel West Bank. Residente ad Hebron, è più volta balzato agli onori della cronaca, grazie alla totale e tempestiva disponibilità dei media internazionali; sempre pronti a glissare sullo spirito tollerante e democratico di Israele, e viceversa a fornire microfono e taccuino a chi abbia qualcosa da recriminare nei confronti dello stato ebraico. Fosse l'accusa fondata o anche solo vagamente credibile (dopotutto, viviamo nell'epoca della post-verità, no?). Insomma, in poche parole Issa Amro da Hebron è per Gerusalemme un autentico rompicoglioni, oltre che un personaggio tutt'altro che non violento, come ama definirsi.
È per questo motivo che non si comprende come mai, nelle ultime ore, proprio non riesca a fare notizia l'arresto di Amro, pur denunciato da Amnesty International (mai tenera con Israele, per usare un eufemismo). I media arabi che hanno riportato la circostanza, tendono ad ingentilire l'accaduto, tentando grottescamente di rovesciarne le responsabilità - al solito - su Gerusalemme.

mercoledì 29 ottobre 2014

Le bizzarre preferenze del presidente Obama

Strana creazione, la democrazia. Un abito che si indossa in svariati modi, a seconda delle latitudini e delle stagioni. Due anni fa il presidente Obama, temendo per la sua rielezione, esortò il governo israeliano a desistere dal fermo proposito di garantire l'incolumità della sua popolazione colpendo le installazioni nucleari iraniane. Sarebbe stato un intervento risolutivo e già sperimentato con successo nel passato (Operazione Babilonia 1981); ma l'ex senatore junior dell'Illinois, già allora in calo di consensi, preferì non aprire uno nuovo spinoso fronte di politica estera, e riuscì a dissuadere il governo di Gerusalemme - con cui non è mai andato d'accordo - promettendo un intervento successivo. Puntualmente giunto: oggi Washington è sempre più alleato; del regime di Teheran, di cui di fatto garantisce la continuazione del programma di arricchimento dell'uranio.
Non soddisfatto di questo colpo basso, un alto esponente dell'amministrazione Obama ha trovato il modo di definire Netanyahu una "merda di gallina" (chickenshit), espressione alquanto sgradevole per definire una persona codarda e priva di attributi maschili. Il riferimento è sempre all'Iran, che ormai avrebbe collocato i propri impianti sufficientemente al riparo dai strike a sorpresa israeliani. Beffarda la dichiarazione fornita: «È troppo tardi per fare qualunque cosa. Due, tre anni fa, si poteva agire. Ma in ultima analisi, non era capace (Netanyahu, NdR) di prendere provvedimenti. È stata una combinazione del nostro intervento e della sua incapacità di assumere decisioni drammatiche. Adesso è troppo tardi».

martedì 21 febbraio 2012

Un esempio per tutto il Medio Oriente



Certe cose possono succedere solo in Israele: uno stato che ha democrazia da vendere. Anche agli stati nati ben prima del 1948.
La commissione Lavoro e Salute del parlamento di Gerusalemme ha varato una legge che dimezza la retribuzione e i benefici concessi ai cittadini che si rendono colpevoli di gravi attentati terroristici, che comportino una condanna non inferiore ai dieci anni di reclusione. La decisione salomonica è un compromesso fra il primo firmatario della legge, che proponeva una eliminazione di qualsiasi remunerazione dei cittadini che si macchiassero di atti di terrorisimo, e i parlamentari della Knesset, favorevoli ad una soluzione più morbida.
Malgrado una sentenza di condanna per terrorismo, Israele è tuttora disposta a concedere il beneficio economico, seppur parziale, ai suoi cittadini meno retti: è emerso l'orientamento secondo cui la privazione dello stipendio solleverebbe problemi di natura legale e costituzionale. Una decione di grande maturità. Non sorprende che le oligarchie arabe confinanti, in mano spesso ai fondamentalisti islamici, desiderino ardentemente schiacciare la piccola democrazia israeliana, esempio per tutto il Medio Oriente.