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martedì 20 febbraio 2018

Danny Danon all'ONU ridimensiona Abu Mazen

Abu Mazen ha appena sciorinato il suo repertorio al Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Inutile riportarlo: il solito campionario di falsità a cui ormai non credono più nemmeno i palestinesi; per non parlare di buona parte del mondo arabo.
Leggiamo invece la risposta di Danny Danon, ambasciatore alle Nazioni Unite, per il tramite del suo profilo Twitter:
Signor Abbas: lo ha reso ancora una volta evidente, con le Sue parole e il Suo atteggiamento: Lei non è più parte della soluzione. Lei è il problema.
I palestinesi hanno bisogno di una guida che investa in istruzione, non nell'esaltazione della violenza. Hanno bisogno di una leadership che costruisca ospedali, e non che paghi i salari ai terroristi. Hanno bisogno di governanti disposti a negoziare con Israele, e che non rifuggano dal dialogo.
Il Suo incoraggiamento del terrorismo non si esaurisce nella mera retorica. Ha formalizzato il sostegno palestinese al terrorismo: lo scorso anno, avete speso 345 milioni di dollari in salari e stipendi ai terrortisti. È denaro che poteva essere impiegato, per esempio, nella costruzione di ben 40 ospedali. O 172 scuole, faccia Lei.

giovedì 28 settembre 2017

Un palestinese denuncia all'ONU la corruzione del regime di Abu Mazen


È stata una giornata memorabile, quella di lunedì a Ginevra. Dove si è tenuta la 36esima sessione del Consiglio ONU per i Diritti Umani (OHCHR), un organismo composto da 47 nazioni, che con i diritti umani sovente non hanno alcuna confidenza: Qatar, Venezuela, Cina, Cuba, Egitto, Iraq, Arabia Saudita vi dicono qualcosa?
Un organismo autoreferenziale, corrotto e degno di fare la stessa fine della omologa Commissione ONU per i Diritti Umani, cancellata nel 2006 per manifesta incapacità di perseguire l'obiettivo originario della «promozione ed incoraggiamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali». Di fatto, questo costosi carrozzoni servono per fornire a stati canaglieschi una ribalta mediante la quale scagliarsi contro l'unico stato che in Medio Oriente garantisce da sempre democrazia, tutela delle minoranze, pluralità e libertà di pensiero, di culto e di espressione.
Anche questa sessione dell'OHCHR ha seguito il copione abituale: il tema all'ordine del giorno, manco a dirlo, era la situazione dei diritti umani in "Palestina". Erano iscritti a parlare il delegato dell'OLP: «Israele continua la sua politica coloniale e le sue violazioni»; quello siriano: «Israele persegue la giudeizzazione di Gerusalemme; il Qatar: «le violazioni razziste perpetuate da Israele...»; la Nord Corea: «Israele continua a commettere violazioni dei diritti umani in palestina». Di analogo tenore i deliri profferiti dai delegati di Pakistan, Venezuela e Iran: solita solfa, che ormai annoia anche chi odia a morte lo stato ebraico. Non se ne può più.
Ma quando il presidente dell'assemblea concede la parola al palestinese Mosab Hassan Yousef, il palazzo trema.

lunedì 4 settembre 2017

Premiata ditta antisemita Tamimi

Che cosa induce Al Jazeera a definire questa donna una "supermamma", e adirittura le Nazioni Unite ad incoronarla come "difensore dei diritti umani"?
A quanto pare la signora, residente a Nabi Saleh (non lontana da Ramallah) e madre di quattro figli, è assurta agli onori della cronaca per aver giurato che gli ebrei «bevano il sangue dei palestinesi».
Da più di sette anni, ogni venerdì, la supermamma palestinese si dirige verso il vicino villaggio ebraico di Halamish, per invocarne la distruzione. È il villaggio tristemente noto per aver fatto da cornice alla barbara uccisione, lo scorso luglio, di tre membri della famiglia Salomon, mentre questa era riunita per celebrare la cena dello Shabbat. Un villaggio teatro di scontri ogni settimana fra i membri di questo clan, sempre ben attenti ad essere a favore di telecamera, e le forze di sicurezza che prontamente intervengono per proteggere i residenti.

lunedì 2 gennaio 2017

La Risoluzione 2334 affossa le prospettive di uno stato palestinese

di Moshe Dann*

Aspramente criticata da Israele e da più parti, la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU (UNSC) 2334 è stata giudicata una pugnalata alla schiena. È una pugnalata; ma al petto. Oltretutto, vista l'ostilità dell'amministrazione Obama e dei membri del Consiglio di Sicurezza, era prevedibile e inevitabile. Ironia della sorte, però, la risoluzione getta le basi per una legittima annessione di Giudea e Samaria da parte di Gerusalemme.
La risoluzione infatti stravolge le regole del gioco: di fatto, abroga il Trattato di Oslo del 1993 e gli accordi interinali del 1995, che divisero Giudea e Samaria in area A e B, sotto il controllo dell'Autorità Palestinese; e area C, in cui sotto il controllo israeliano era prevista la possibilità di insediamento di comunità ebraiche. La questione degli insediamenti era demandata ad accordi fra le parti contendenti, assieme alla questione del "ritorno" dei discendenti dei profughi arabi che lasciarono Israele nel 1948, nonché allo status di Gerusalemme. Ma imponendo uno stato arabo palestinese senza precedenti negoziati bilaterali come fatto compiuto, e dichiarando unilateralmente gli insediamenti illegali, la Risoluzione 2334 ha spazzato via tutte le precedenti intese formali.

domenica 21 agosto 2016

Le dieci principali calunnie nei confronti di Israele

di Alan Baker*

Ogni giorno Israele è bersagliato da risoluzioni a senso unico, dichiarazioni di principio, "piani di pace" e raccomandazioni formulate da governi, organizzazioni internazionali, capi di stato e di governo, sedicenti esperti e soggetti di vario tipo della comunità internazionale.
La maggior parte di queste assunzioni, nei confronti dello stato ebraico, dei suoi leader, del governo di Gerusalemme, benché ampiamente condivise; si rivelano dopo rapida verifica false e/o erronee. È per questo motivo che oggi diventa inderogabile affrontarle una ad una, smascherando la mistificazione e la calunnia.


1) «Il ritiro dai territori di Giudea e Samaria garantirà ad Israele sicurezza e accettazione internazionale»: FALSO.

Prima della conquista di questi territori da parte di Israele dopo la guerra subita nel 1967, gli stati arabi commisero tutti gli sforzi per indebolire diplomaticamente e militarmente lo stato ebraico. I tentativi arabi e iraniani di confutare le radici ebraiche in Israele e a Gerusalemme, e la legittimità dello stato ebraico, ancora oggi risuonano nella comunità internazionale; con l'UNESCO che fa da cassa di risonanza.
I palestinesi nel frattempo sono impegnati a creare un loro stato su tutta la Palestina mandataria britannica, indottrinando i loro bambini in questo senso.

mercoledì 30 marzo 2016

Ban Ki-Moon (ONU) si scusa per aver parlato di "occupazione"

La notizia ha del clamoroso: il segretario generale delle Nazioni Unite ha espresso il suo rincrescimento per aver parlato, a suo dire, impropriamente di "occupazione". Ma non con riferimento alla millenaria presenza ebraica in Giudea e Samaria, che il politicamente corretto ha da alcuni decenni ribattezzato in "West Bank" o - in Italia - Cisgiordania. Ne' tantomeno con riferimento al Papua Occidentale, occupato da più di cinquant'anni dall'Indonesia. Bensì con riferimento al Sahara Occidentale, occupato - questo sì, illegalmente - dal Marocco, con cui l'Unione Europea arriva persino a stringere accordi commerciali per lo sfruttamento delle risorse ittiche dei territori occupati. Niente etichette e nessuna tutela per i consumatori, in questo caso...
I fatti. All'inizio del mese una delegazione del Palazzo di Vetro si è recata in visita presso i campi profughi di saharawi in Algeria. Le condizioni di questi rifugiati beninteso interessando poco o punto a nessuno. Ma all'incauto Ban scappano alcune dichiarazioni di sostegno per la causa di questo popolo; e ciò scatena le proteste di piazza in Marocco, il cui governo arriva ad espellere il minuscolo contingente di Caschi Blu di stanza nel Sahara Occidentale in qualità di forza di interposizione. Una misura drammatica, che secondo il governo saharawa, in esilio ad Algeri, minaccia di far deflagrare un nuovo conflitto regionale.

domenica 31 gennaio 2016

La Francia minaccia Israele: e allora?

La Francia non sarebbe ne' il primo stato europeo, ne' il primo membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU a riconoscere lo stato palestinese. Quest vuol dire che Israele può ignorare l'ultimatum di Fabius?

di Raphael Ahren*

Ci sono due modi per valutare la minaccia francese di riconoscere unilateralmente uno stato palestinese se lo stallo nel processo di pace dovesse persistere. Più avanti ci soffermeremo sulla versione per cui ciò costituirebbe una seria minaccia per Israele. Diciamo subito che c'è chi non è sufficientemente intimorito dall'ultimatum di Parigi da rispondere: «e allora?». Parigi è libera di convocare una conferenza internazionale che cerchi di superare lo stallo, inducendo ambo le parti a reciproche concessioni, affinché si pervenga ad una pace definitiva. Ma dal momento che questo scenario appare improbabile, per non dire irrealistico; la Francia potrebbe andare avanti e dichiarare l'esistenza di uno "stato di Palestina". Questa mossa sarebbe condannata da Gerusalemme come scellerata nel conseguimento di una pace, mentre sarebbe celebrata a Ramallah come una grande vittoria. Ma dichiarazioni e riconoscimenti non muterebbero la situazione sul campo.

lunedì 2 novembre 2015

Clamoroso all'ONU: l'Egitto vota a favore di Israele!


È passato un po' inosservato l'ingresso di Israele nella prestigiosa agenzia ONU incaricata di promuovere la cooperazione internazionale per l'impiego pacifico dello spazio extraterrestre: la United Nations Office for Outer Space Affairs (UNOOSA). Al di là dei compiti di questa agenzia del Palazzo di Vetro, e del significativo apporto tecnologico che il piccolo stato ebraico potrà ora fornire, ciò che colpisce di questa cooptazione è il voto con cui è stata approvata alle Nazioni Unite: dove diversi stati arabi e musulmani - Qatar, Tunisia, Siria, Arabia Saudita, Yemen, Kuwait, Iraq e Algeria - si sono astenuti; e dove addirittura l'Egitto ha votato a favore dell'ingresso di Gerusalemme nell'organismo internazionale.
Il voto di venerdì da parte del Cairo costituisce un precedente assoluto, sin dalla creazione del moderno stato di Israele del 1948. Prima del voto, il portavoce del ministro degli Esteri egiziano si è rifiutato di rilasciare dichiarazioni. In seguito all'ingresso di Israele nell'UNOOSA, ha minimizzato rilevando che la decisione si rendeva necessaria per favorire il contestuale ingresso di altri stati arabi nell'Agenzia. Diversi politici in Egitto hanno aspramente contestato la decisione, presumibilmente benedetta invece dal presidente al-Sisi.

domenica 18 ottobre 2015

Le Nazioni Unite alleate del terrorismo palestinese?

Secondo un rapporto pubblicato da UN Watch di Ginevra, almeno dieci diversi dipendenti dell'ONU stanno usando la legittimazione della loro posizione ufficiale per incoraggiare i palestinesi ad accoltellare e colpire gli ebrei israeliani; uno di essi sulla sua pagina Facebook incita a «pugnalare i cani sionisti». UN Watch è un'organizzazione internazionale il cui mandato conferitole dal Palazzo di Vetro, consiste nel monitorare il rispetto dello statuto istitutivo da parte dell'Organizzazione delle Nazioni Unite.
UN Watch ha sottoposto il documento all'attenzione del segretario generale Ban Ki-moon, del direttore dell'UNRWA Pierre Krähenbühl e dell'ambasciatore americano all'ONU Samantha Power. Gli Stati Uniti, con 400 milioni di dollari annui, sono il principale finanziatore dell'UNRWA.
Dichiara Hillel Neuer, direttore esecutivo di UN Watch: «L'ONU e i finanziatori principali dell'UNRWA come gli Stati Uniti, dovrebbero porre immediatamente fine al rapporto con i propri impiegati che incitano ad attività delittuose e criminali, e che si abbandonano ad atti di antisemitismo, incoraggiando gli attacchi palestinesi contro gli israeliani, che hanno tolto la vita a uomini, donne e bambini innocenti».

venerdì 18 settembre 2015

Le concessioni ipocrite dell'ONU ai palestinesi

di Khaled Abu Toameh

Il voto con cui le Nazioni Unite hanno concesso di issare la bandiera palestinese davanti al Palazzo di Vetro non porterà con se' democrazia, libertà di espressione e trasparenza. Il voto all'ONU è sopraggiunto nell'ambito di crescenti violazioni dei diritti umani sia da parte dei palestinesi di Hamas, che di quelli dell'Autorità palestinese. D'altro canto, quando mai l'ONU si è preoccupata delle violazioni dei diritti umani perpetrata dall'ANP e da Hamas nei confronti del loro stesso popolo?
Chi si cura del fatto che Hamas arresta elettori e candidati del Fatah, nel momento in cui la bandiera palestinese è issata di fronte alle Nazioni Unite? Evidentemente l'ONU ritiene questo atto formale più rilevante del chiedere la cessazione delle violazioni dei diritti umani da parte di AP e Hamas. Nessuno stato membro si è preso la briga di denunciare la repressione di Hamas e il diniego di elezioni da parte del Fatah.
I paesi che hanno votato a favore della mozione non hanno alcun interesse per i bisogni e le aspettative dei palestinesi. Il voto era soprattutto una forma di attacco diplomatico nei confronti di Israele - uno scherno nei confronti dello stato ebraico, piuttosto che un concreto aiuto a favore dei palestinesi, e della prospettiva di un futuro stato indipendente.

domenica 21 giugno 2015

Nazioni Unite: mentitori seriali

Il Consiglio dei Diritti Umani dell'ONU ha emesso venerdì un comunicato stampa, dal quale si apprende che «Makarim Wibisono, relatore speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi "occupati" dal 1967, ha espresso oggi profonda preoccupazione per la situazione dei diritti umani dei palestinesi che vivono sotto un'occupazione che perdura da 48 anni. I dati dimostrano che le politiche dell'occupazione condizionano la vita dei palestinesi, costringendo loro ad abbandonare terreni e case, in special modo nell'area C del West Bank e a Gerusalemme Est», dichiara l'esperto dopo aver concluso la sua seconda missione nell'area.

mercoledì 10 giugno 2015

L'Occidente affila le armi nei confronti di Israele

Mentre si lavora febbrilmente alla concessione dello stato di potenza nucleare all'Iran degli ayatollah, al contempo si prepara l'offensiva diplomatica nei confronti di Israele. Il piccolo stato ebraico deve fronteggiare la minaccia bellica esistenziale del regime di Teheran, ma anche quella non meno minacciosa del regime di Bruxelles.
Fonti diplomatiche hanno reso noto oggi che una volta definito il quadro normativo che in breve tempo consentirà al fondamentalismo islamico sciita di dotarsi di ordigni nucleari, gli sforzi dell'Europa saranno coordinati con quelli delle Nazioni Unite, per costringere Gerusalemme ad una resa diplomatica che si tradurrà in traumatici sacrifici territoriali.

giovedì 29 gennaio 2015

Gaza: la prossima guerra passa dagli abusi su minori

Sono 20 in totale le risoluzioni di condanna di Israele adottate dall'assemblea generale dell'ONU (UNGA) nel corso della sessione 2014-2015; e soltanto 3, le risoluzioni adottate nei confronti di tutti gli altri stati al mondo: Siria, dove la guerra civile degli ultimi quattro anni ha mietuti circa 250.000 vittime, Corea del Nord e Iran. Risoluzioni peraltro sempre sussurrate e balbettanti. Non una singola parola di condanna è stata espressa per gli abusi sistematicamente commessi in Cina, a Cuba, in Egitto, nel Pakistan, in Russia, nell'Arabia Saudita, nel Sudan, nello Yemen e in diecine di stati dove i diritti umani sono calpestati, dove le minoranze sono ostracizzate, dove le donne sono emarginate, dove i gay sono malmenati, dove gli oppositori sono incarcerati, dove i giornalisti sono intimiditi, dove i bambini sono sfruttati e educati all'odio e alla guerra.

giovedì 4 dicembre 2014

Quei "giornalisti" e "politici" al servizio del terrorismo palestinese

Col passare delle settimane si ridimensiona inevitabilmente il conteggio delle vittime civili del conflitto della scorsa estate a Gaza. Il numero complessivo dei moti rimane immutato; si modifica la composizione: prevalgono militari e militanti, si riducono i civili, fra cui purtroppo spiccano gli scudi umani adottati da Hamas in spregio alla Convenzione di Ginevra. Un crimine di guerra che sarà fatto pesare, quando finalmente i territori palestinesi saranno riconosciuti come stato.
Nel frattempo tardano ad asciugarsi le lacrime versate da Irina Bokova, direttore generale dell'UNESCO, che ad agosto denunciava l'uccisione di Abdullah Murtaja, di professione giornalista. L'agenzia ONU sottolineava il ruolo insostituibile della stampa nella società moderna. Il fatto che il reporter in questione fosse dotato di un moderno fucile non ne sminuisce la missione: chi non possiede un'arma da fuoco?

mercoledì 3 dicembre 2014

Hamas recluta pescatori e muratori per la prossima guerra di Gaza

Dopo aver dilapidato miliardi di euro nel vano tentativo di persuadere i palestinesi ad intavolare finalmente negoziati di pace con gli israeliani, l'Europa decide di firmare una nuova cambiale in bianco riconoscendo preventivamente uno stato lungi dall'essersi costituito; privo di un governo, privo di confini definiti e definitivi, privo di un'economia e persino di una moneta; e soprattutto privo della volontà di vivere in pace con tutti gli stati confinanti, nessuno escluso.
Ma su una cosa sono imbattibili i palestinesi: nell'arte di dissimulare, trafficare e tradire la fiducia dei malcapitati disposti a fornirgliela. Hamas non ha rimpianto per molto la distruzione dei tunnel sotterranei che collegavano la Striscia di Gaza all'Egitto, e che fornivano cospicue entrate grazie alla lucrosa cresta praticata sulle merci in transito. Quell'opera di demolizione, è vero, è costata la vita a centinaia di ignari palestinesi, fatalmente sorpresi dall'allagamento praticato con acque di fogna, dalla demolizione con le ruspe e dai bombardamenti dell'aviazione del Cairo mentre contrabbandavano; ma la vita terrena è un concetto relativo e secondario, davanti al conseguimento dell'Obiettivo Supremo della distruzione dell'odiato nemico ebraico. Così, si apprende che Hamas sta attivamente collaborando con la filiale giordana dei Fratelli Musulmani per trafugare armi nel West Bank e a Gaza.

mercoledì 15 ottobre 2014

I negatori dei diritti umani sullo scranno più alto dell'ONU

Il potere lorora chi non ce l'ha; sentenziava sornione qualcuno. E, in compenso, rafforza chi ce l'ha. In Turchia il partito di Erdogan è al potere ininterrottamente dal 2002, e progressivamente sta abbattendo la laicità dello stato fortemente voluta da Ataturk, dimostrando una crescente intolleranza verso l'opposizione politica, verso la magistratura e verso la libertà di stampa. La crescente islamizzazione della società e dei costumi, la repressione dei movimenti di protesta e il sadico cinismo con cui si sta affrontando la questione curda, dimostrano una intolleranza che colloca Ankara ai vertici delle violazioni internazionali dei diritti umani.
Non da meno è il Venezuela. La popolazione è allo stremo per le misure di politica economica che stanno massacrando i conti dello stato; quelli noti, dal momento che il governo si rifiuta da mesi di rilasciare le stime su crescita e inflazione. L'elezione di Nicolás Maduro, delfino e successore di Chavez, è stata fortemente contestata dall'opposizione, e le proteste di piazza hanno lasciato per terra nove morti e diecine di feriti. I media sono imbavagliati, l'opposizione è zittita e messa in condizione di non disturbare il regime, le forze di polizia sono note per gli abusi ai quali si abbandonano, e Freedom House colloca lo stato al penultimo posto per libertà di stampa nel continente americano, precedendo soltanto Cuba.

lunedì 25 agosto 2014

L'UNRWA viola il diritto internazionale?

di Gal Sion*

Nell'ambito del conflitto a Gaza si sono registrati diversi incidenti che hanno sollevato il forte sospetto che l'UNRWA stia ripetutamente violando il diritto internazionale, sostenendo Hamas nella sua lotta armata nei confronti di Israele.
Qui in basso esaminerò cosa è possibile fare per confermare il summenzionato sospetto, e quali sono le obbligazioni legali e morali delle Nazioni Unite nella gestione del caso.


Personalità giuridica

L'UNRWA è un'agenzia delle Nazioni Unite. Occasionalmente collabora con stati sovrani in nome proprio, il che implica che assume il rango di entità internazionalmente riconosciuta, soggetto pertanto al diritto internazionale. In ogni caso, il personale dell'UNRWA è assunto alle dipendenze delle Nazioni Unite, e la stessa UNRWA è soggetta all'indirizzo dell'ONU; pertanto, gli atti dell'UNRWA possono addossare responsabilità  in capo all'ONU, dal momento che quest'ultima è un'organizzazione internazionale con una personalità giuridica internazionalmente riconosciuta. Sull'immunità vedasi più in basso.

giovedì 24 luglio 2014

L'UNICEF dichiara guerra ai bambini israeliani

di Giulio Meotti*

Tutti i leader di Hamas, da quello politico come Ismail Haniyeh a quello militare come Mohammed Deif, si sono probabilmente nascosti in un bunker sotto l'ospedale di Shifa: la più grande struttura sanitaria di Gaza, come d'altro canto fecero durante l'ultima operazione israeliana del 2012
Ancora una volta, gli islamici adottano tutto il loro arsenale umanitario contro Israele, impiegando i bambini come scudi umani.
A Shuja'iya i terroristi musulmani lanciano razzi - i missili iraniani tipo Grad - dalla moschea di Abu Ayn, dall'ospedale Wafa e da un giardino per bambini. Ma l'UNICEF, l'agenzia ONU dedicata ai diritti del fanciullo, non ha mai fatto sentire la sua voce contro la dirigenza palestinese.
Forse l'UNICEF crede che sia accettabile insegnare ai bambini palestinesi a farsi saltare in aria per uccidere gli ebrei, pagandoli per usare armi, o per lanciare pietre contro i soldati israeliani, mettendo a rischio la loro stessa esistenza?

domenica 22 giugno 2014

Evviva, è incominciata l'estate

La bella stagione è appena incominciata, i ragazzi salutano i compagni ed escono dalle scuole gioiosi e spensierati: avviene in tutto il mondo; incluso quel ridotto lembo di terra che si affaccia sul Mediterraneo orientale. Uno stato grande quanto la Puglia, eppur perennemente aggredito, odiato e minacciato da stati vicini grandi 640 volte Israele.
Poco lontano dello stato ebraico, per gli adolescenti si chiudono le scuole e si aprono i campi estivi organizzati e gestiti da Hamas. L'organizzazione terroristica islamica è orgogliosa dell'incitamento all'odio impartito sin da piccoli, al punto da aver invitato la scorsa settimana giornalisti da tutto il mondo, i quali hanno potuto constatare di persona l'indottrinamento subito da oltre 100.000 bambini e ragazzi. Niente libri di scuola, niente attività all'aperto, niente classi di nuoto e partite di calcio. Le materie vertono su: tecniche di guerriglia, metodologie di sequestro, fondamenti di odio razziale, principi di storia riscritta in chiave antisemita, ed esercitazione di battaglia in campo aperto. Non mancano alla fine dei summer camp esami di verifica e consegne di attestati di partecipazione. Le famiglie che più o meno volontariamente mandano i loro figli a questi campi dell'odio devono esserne orgogliose.

lunedì 24 febbraio 2014

Tutta la verità sulle Nazioni Unite

di Danny Ayalon*

Se gli alieni dovessero assaltare le Nazioni Unite, e prelevare i loro archivi, concluderebbero senza ombra di dubbio che Israele è il pianeta più malvagio del Pianeta Terra; e che paesi come la Corea del Nord e il Pakistan sarebbero posti ideali dove trascorrere le vacanze. Sto esagerando? diamo un'occhiata ad alcuni fatti che riguardano l'ONU.
Si contano 193 membri delle Nazioni Unite. Meno della metà di essi godono di libertà. Molti di essi perpetrano i peggiori crimini dell'Era Moderna. Come si spiega che mentre centinaia di persone sono correntemente detenute e torturate in Corea del Nord, i Cristiani sono vittima di persecuzioni in Iraq, le donne sono soggiogate in Arabia Saudita, gli omosessuali sono condannati a morte in Iran e i civili - incluse migliaia di bambini - sono gassificati a morte in Siria; come è possibile che l'85% delle risoluzioni contro singoli stati, approvate dall'Assemblea Generale dell'ONU, riguardi Israele: l'unica effettiva democrazia del Medio Oriente, con i medesimi diritti per tutti, e un sistema giudiziario indipendente, e una stampa autonoma ed effervescente. Partiamo dall'inizio...