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giovedì 2 ottobre 2014

Sì, sono un colono israeliano

di Paula R. Stern*

Lo sono. Vivo in una città situata oltre la "Linea Verde", per essa intendendosi una linea sulla mappa esistita per 19 anni dopo la guerra scatenataci contro da cinque potenze arabe, il cui obiettivo era di distruggere lo stato di Israele ancor prima che nascesse. Non ci sono riusciti: hanno perso. Hanno iniziato a piagnucolare; e il mondo, la Sinistra e gli orbi hanno concluso che meritassero una seconda opportunità: e gliel'hanno concessa.
Nel 1956, quando ci attaccarono nuovamente. E poi ancora nel 1967, quando avviarono una marcia per chiudere lo Stretto di Tiran, mobilitando i loro eserciti verso i nostri confini. E di nuovo nel 1973, quando ci aggredirono in occasione del giorno più sacro del calendario ebraico. Ogni anno, ogni mese e talvolta ogni giorno cercano di replicare ciò in cui non sono riusciti dal 1948 in poi.
Gli obiettivi non sono mai mutati: solo i metodi, e le convinzioni di troppi israeliani, che sono talmente ansiosi di cessare questo conflitto da abbandonarsi al delirio. E così facendo deludono essi stessi, mettono in pericolo l'intero Israele, pensando che tutto questo dipende dagli insediamenti. Non è così: non lo è mai stato dal primo istante successivo alla fine della Guerra dei Sei Giorni, ne' prima e neanche dopo.

lunedì 16 dicembre 2013

Il profilo legale di Giudea e Samaria

Da anni, il mondo considera Giudea e Samaria un territorio palestinese occupato illegalmente da Israele. Ma ora un gruppo di giuristi israeliani e di tutto il mondo sta combattendo una battaglia legale per il riconoscimento della verità storica e giuridica.

Se la legittimità internazionale dell'impresa degli insediamenti fosse un cavallo, si potrebbe affermare è che rimasto troppo tempo fuori dalla stalla. Chi occupa le stanze del potere in tutto il mondo - dalla Casa Bianca di Barack Obama e John Kerry, alle Nazioni Unite - ha per anni liquidato Giudea e Samaria come territori palestinesi attualmente sotto occupazione.
L'atteggiamento ostile verso gli insediamenti è una conseguenza diretta e immediata di questa logica. Se dovessimo compiere una generalizzazione, dovremmo dire che il mondo ha adottato la retorica palestinese per definire lo status legale dei Territori. Anche chi negozia per conto dello stato israeliano, uomini e donne che ufficialmente sottoscrivono la tesi secondo cui Giudea e Samaria - la culla della civiltà e del popolo ebraico - non siano territori occupati; hanno da tempo cessato di affermarlo in pubblico, per non sopportare la seccatura di elencare la lunga lista di considerazione legali e storiche che supportano questa tesi.