lunedì 25 marzo 2013

Intolleranza e apartheid

Non riusciamo ancora a distogliere lo sguardo dallo splendore di Yityish Aynaw, la nuova Miss Israele di origine etiope, che un nuovo esempio di rispetto e di integrazione delle minoranze si para davanti ai nostri occhi.
Lina Makhoul, 19 anni, ha appena trionfato nell'edizione 2013 di "The Voice", format canoro olandese. La particolarità? la vincitrice è araba. Un'araba israeliana, come il 20% della popolazione dello stato ebraico. Probabilmente negli stati arabi confinanti una cantante cristiana, o ebrea, o drusa, o di qualunque altra religione, non potrebbe mai esibirsi su un palcoscenico, senza correre rischi per la propria vita. In Israele non è così. E forse è per questo che Gerusalemme rappresenta una spina nel fianco degli stati confinanti: Israele è paladina del rispetto delle minoranze, esempio di tolleranza e di libertà, malvisto da regimi dispotici e oscurantisti.
Mentre Lina trionfava nel reality show canoro, poco lontano Cristiano Ronaldo, delizioso con il suo gioco di gambe quanto maldestro con le sue affermazioni, perdeva la testa commettendo un fallo grossolano. Alla fine dell'incontro Israele-Portogallo, valido per la qualificazione ai Mondiali di Brasile 2014, CR7 ha platealmente rifiutato lo scambio della propria maglia con quella di un avversario. Secondo l'agenzia iraniana Irib, un giornalista di Al Jazeera avrebbe avvicinato il fenomeno in campo chiedendo una localizzazione in tempo reale; al che Ronaldo avrebbe dichiarato di sentirsi in "palestina", e non in Israele.
Sentivamo proprio la mancanza di una prova eclatante di queste manifestazioni di intelligenza. Per conseguire la pace, gli sforzi devono essere molteplici. Serve a poco, se a fronte della tolleranza in Israele, altrove regna l'apartheid.

Aggiornamento: la notizia su CR7 si sta rivelando una bufala. Grazie a Progetto Dreyfus. Meglio così.

II aggiornamento (ore 20 del 26/03). La storiella di Ronaldo che sragiona era una bufala. Probabilmente messa in giro dai soggetti citati o da ambienti ad essi vicini. Perchè? perché CR7 in Israele è stato benissimo. Al punto da rendere disponibile le foto della sua splendida giornata sulle spiagge di Tel Aviv. Un affronto intollerabile per chi è impegnato tutti i giorni a calunniare lo stato ebraico, disinteressandosi di tutto il resto. E siccome era insopportabile l'immagine di un personaggio pubblico che conduceva una vita normale in Israele, ecco che quei mattacchioni ti tirano fuori questa bufala. Ad uso e consumo dei polli. Chicchirichì!

sabato 23 marzo 2013

Medio Oriente: i dieci miti che allontanano la Pace

Il conflitto israelo-palestinese è probabilmente la questione politica più complessa della nostra epoca. Molti si limitano semplicemente a biasimare una parte piuttosto che l'altra. Ma se ci impegnamo a studiare la storia e a correggere le nostre visioni distorte, forse incomincia ad emergere qualche passo in avanti. Per cui cerchiamo di esaminare i fatti, rimuovendo dieci dei più grandi fraitendimenti esistenti.

1) "Israele ha sottratto illegalmente terra ai palestinesi".
Nel 1947, l'ONU votò una risoluzione che assegnava terra sia agli ebrei che ai palestinesi (agli arabi, nella dizione originale del 1947, NdT). Gli ebrei accettarono la partizione, e diedero vita legittimamente allo stato di Israele. Gli arabi respinsero il piano, e lanciarono un attacco. Anche dopo aver perso la guerra, gli arabi hanno detenuto la maggior parte della terra.

mercoledì 20 marzo 2013

Per la pace, attendere prego...

Chissà, forse ha ragione Beppe Grillo, il comico ligure proprietario assieme alla Casaleggio srl di un partito italiano, a fare propria la denuncia del suocero iraniano: MEMRI non traduce bene le notizie che giungono dal Medio Oriente. Forse è meglio abbassare il volume, e limitarsi ad osservare le immagini.
Detto, fatto: a Gaza, nell'ambito di una cerimonia di premiazione, un gruppetto di balde soldatesse islamiche dalla testa ai piedi ha fornito un saggio della propria perizia sparando ripetutamente una sagoma che raffigurava la stella di David, ai cui estremi figuravano i politici israeliani.
Quale espressione di gioioso compiacimento da parte di Khaled Meshal, il capo di Hamas, organizzazione terroristica che alcuni vorrebbero rimuovere dalla lista nera delle Nazioni Unite (e degli Stati Uniti e dell'Unione Europea e di altri stati pacifisti) per favorire l'avvicinamento con gli amici-rivali dell'OLP.
Quale avvenire radioso attende la Striscia di Gaza: una volta eliminati fisicamente tutti gli israeliani, s'intende.
Che pensa Obama di questa performance?

domenica 17 marzo 2013

Gli israeliani godono di grande simpatia (in America)

Mentre si approssima la prima storica visita di Obama in Israele, un sondaggio condotto di recente da Gallup evidenzia il raggiungimento di un nuovo massimo assoluto nei livelli di simpatia del popolo americano nei confronti dello stato ebraico. Il perenne conflitto arabo-israeliano è definito in termini netti dai residenti negli Stati Uniti: il 64% dei quali appoggia le posizioni di Gerusalemme, mentre soltanto il 12% parteggia per i palestinesi.

venerdì 15 marzo 2013

Un'agenda per l'Obama mediorientale

Il presidente rieletto degli Stati Uniti tranquillizza l'opinione pubblica mondiale, poco prima di volare in Israele: «non vi preoccupate, sappiamo che l'Iran sta lavorando alla bomba atomica, e che l'otterrà entro un anno. E faremo di tutto per evitarlo». Questo il succo del discorso di Obama, che trova il tempo per cenare con la nuova Miss Israele, la splendida Yityish Aynaw, di origine etiope (l'apartheid non è di casa, nello stato ebraico); ma non trova il tempo di rendere visita alla Knesset, il parlamento di Gerusalemme.
I rapporti fra Obama e Israele non sono mai stati idilliaci, tutt'altro. E la riconferma a fatica a Primo Ministro da parte di Benjamin Netanyahu deve essere costata non poca irritazione al presidente americano, che in cuor suo sperava in un ridimensionamento più drastico.

giovedì 14 marzo 2013

Continua il massacro dei palestinesi

Continua la tragedia del popolo palestinese, forzatamente ospitato nei campi profughi siriani. In meno di due anni di guerra civile - un vero e proprio genocidio - i palestinesi brutalmente uccisi dal regime di Assad sono stati più di mille: 1.036, secondo una fonte credibile. Questo alla fine di febbraio. Due settimane dopo, il conto delle vittime è aumentato di almeno 30 unità.
Per inspiegabili ragioni, malgrado questo massacro, tardano a salpare le flottiglie dei pacifisti, l'ONU tace, i gruppi politici extraparlamentari si occupano di altro, nessuno si sogna di boicottare i datteri (e la benzina) siriana, i giornali glissano, i piazzali su cui si affacciano le ambasciate di Damasco restano non presidiati e le bandiere della pace sono ben ripiegate nel cassetto. E' il trionfo dell'ipocrisia.

martedì 12 marzo 2013

Provaci ancora, Hamas...

Si vivono da giorni momenti di grande tensione sul Monte del Tempio di Gerusalemme, il luogo sacro dell'ebraismo mondiale. Per la prima volta, la polizia israeliana è stata oggetto di attacchi mediante bottiglie incendiarie. Un poliziotto ha preso fuoco, ed è stato miracolosamente tratto in salvo. Da tempo estremisti palestinesi maltrattano e minacciano i visitatori, in particolar modo quelli di religione ebraica, e lanciano pietre all'indirizzo delle forze dell'ordine. Diverse volte i luoghi di culto sono stati chiusi al pubblico per evitare che gli attacchi provocassero seri feriti.
In una sassaiola è rimasto coinvolto Atta Awisat, cine-operatore palestinese. Le versioni fornite sono due: quella delle brigate Ezzedin Al Qassam, braccio armato di Hamas, organizzazione terroristica che controlla nel terrore la Striscia di Gaza; e quella della polizia israeliana, che ha fornito a supporto diverse testimonianze fotografiche.

domenica 10 marzo 2013

Un'altra tragedia umanitaria a Gaza

La Striscia di Gaza notoriamente è flagellata da gravi problemi: si fa fatica a trovare batterie per gli esigentissimi iPhone5 di ultima generazione, armi e munizioni arrivano con il contagocce per colpa del blocco marittimo israeliano che peraltro le Nazioni Unite hanno riconosciuto legittimo, gli alberghi a cinque stelle sono sempre affollati malgrado le tariffe praticate, e ora ci si mettono gli egiziani, che inondano i tunnel scavati al confine, e pazienza se nel far questo qualche palestinese muore affogato, o schiacciato dal collasso della galleria (sicuramente farebbe più notizia se i responsabili del tentato omicidio fossero altri).
A queste sciagure bibliche - altro che l'invasione delle locuste che sta flagellando il vicino Israele; e di cui si occupa con morbosa atttenzione la stampa nostrana - se ne aggiunge un'altra: come riferisce Ma'an News Agency, nel mese di febbraio il locale ministero dei trasporti ha ordinato il numero chiuso delle auto importate nella Striscia. Motivazione? il numero eccessivo di autoveicoli che circolano per le strade dell'enclave palestinese. Le cui sofferenze risultano così sempre più indicibili.

venerdì 8 marzo 2013

La vera storia della morte di Omar Misharawi

Hanno diffuso tutti informazioni false (dolorosamente false, per l'ulteriore sangue che è stato versato dopo quella e tante altre come quella mistificazione, NdT): il Washington Post, il Daily Mail, il Sun, il Telegraph, l'Huffington Post, MSN, Yahoo, CBC News, e, ovviamente, la BBC e il Guardian, fra gli altri; hanno accusato Israele di aver sparato un missile, durante la guerra di novembre a Gaza, su una abitazione ad est di Gaza, che avrebbe ucciso un bambino di 11 mesi, figlio del corrispondente della BBC Arabic Jihad Misharawi, nonché sua cognata (anche il fratello di Misharawi sarebbe perito in seguito a causa delle ferite riportate nell'esplosione).

mercoledì 6 marzo 2013

Il giornalismo al servizio della propaganda palestinese (da Al Durah a Kulhood Badawi)

di Philippe Assouline*

E' stata una immagine caratterizzante l'ultimo conflitto a Gaza. Il primo ministro di Hamas, Ismail Haniyeh, e il primo ministro egiziano Hashim Kandil che reggono il corpo senza vita di un bambino palestinese, rivolti verso le telecamere. Il volto insanguinato, gli occhi senza vita, come ad implorare il mondo: «e voi, non vi rivolgereste contro Israele per questo omicidio?» Solo che non fu Israele ad uccidere Mohammed Sadallah, di appena 4 anni: fu invece la stessa Hamas. In una tragica ironia, uno delle migliaia di missili sparati contro i bambini israeliani ha invece colpito un bambino gazano. Il gruppo estremista islamico non ci ha pensato molto a trasformare il corpo senza vita del bambino in uno strumento di pubbliche relazioni, con la stampa internazionale ben felice di assecondarlo.
Durante la stessa settimana, attivisti palestinesi hanno ripetutamente tentato di diffondere foto false di bambini arabi morti, spacciandoli per vittime di Israele. Le foto in realtà si riferivano a bambini siriani massacrati diverse settimane prima da Bashar Assad. Qualche giorno fa, sulla scia di polemiche senza precedenti, l'ONU ha licenziato Kulhood Badawi, un alto funzionario, che cercò di spacciare l'immagine di una bambina accidentalmente perita nel 2006 come vittima di Israele. Sia la Badawi che Hamas - il cui ministro nel 2009 esaltò «l'impiego di donne e bambini come scudi umani per sfidare la macchina sionista» - contano sul fatto che la stampa internazionale prende sistematicamente per vere le loro affermazioni; e così sinora è sempre stato.

lunedì 4 marzo 2013

Più di mille palestinesi morti ammazzati. Che facciamo?

Mille palestinesi uccisi in Siria in meno di due anni; 1038, per l'esattezza. La denuncia proviene da fonte insospettabile di simpatie sioniste: le bridate Ezzedin Al Qassam, braccio armato di Hamas, che oltretutto fino a poco tempo fa aveva quartier generale proprio a Damasco, prima che la repressione di Assad decimasse centinaia di palestinesi "ospitati" (confinati) in luridi campi profughi, costringendo il movimento integralista islamico a prendere le distanze dal regime siriano, abbandonando in fretta e furia la sede principale, ora vacante.
Più di mille palestinesi, inoffensivi, uccisi spietatamente. Il macabro conteggio equivale ad oltre dieci volte le vittime palestinesi della recente operazione Pillar of Defense, considerando anche i terroristi, prevalenti, le vittime del "fuoco amico", le morti per esplosione accidentale di munizioni a Gaza e dintorni, e le vittime perite in altri conflitti, contabilizzate come palestinesi per ingigantire il conteggio e influenzare l'opinione pubblica.
Adesso chissà quanti titoloni sui giornali, quante bandiere della pace, quante ambasciate assediate, quante flottiglie salpate, quanti extraparlamentari indignati, quanti centri sociali mobilitati, quanto commissioni ONU allertate...

venerdì 1 marzo 2013

Di giorno deputato, di notte terrorista

Ahmad Tibi è un uomo molto impegnato. Medico, arabo israeliano, di giorno fa il deputato, membro del parlamento (Knesset) di Gerusalemme: è una grande cosa, per un paese talvolta accusato di amare alla follia i suoi figli, al punto da respingere chi ne desidera la morte; il consentire anche a chi esce dall'aula del parlamento nel momento in cui è eseguito l'inno nazionale, di servire lo stato. Questo senso di colpa è superato dal nostro MK ("onerevole") con un attivo impegno a favore del terrorismo palestinese.
Come riferisce Al Monitor, Tibi è appena tornato da Ramallah - dove ha partecipato ad un reality show - nella sua abitazione nei sobborghi di Gerusalemme. Tibi esulta alla notizia delle sommosse e manifestazioni alimentate e incoraggiate dall'OLP nel West Bank: la speranza è che i disordini, i danneggiamenti, le aggressioni, facciano scoccare la scintilla che accenda la terza intifada, dopo quella del 1987 e del 2000. E pazienza se morti e feriti saranno contati da ambo le parti: tanto gli ebrei resterano sul selciato; mentre gli arabi avranno l'onore di ascendere al paradiso di Allah.