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martedì 26 giugno 2012

Palestinesi ancora torturati (ma non lo dite in giro)

Hamas e Al Fatah sono le due organizzazioni politiche che governano i palestinesi, rispettivamente a Gaza e a Ramallah. Si sono scontrate senza esclusione di colpi nel 2006, dopo le elezioni tenutesi nella Striscia che le vide appaiate, con un sottile vantaggio della formazione terroristica espressione locale dei Fratelli Musulmani. Non si sono parlate per anni, poi hanno tentato un riavvicinamento, e da un bel po' parlano di riconciliazione, di governo unitario, di mettersi alle spalle i dissapori e gli omicidi reciproci. Tutte belle manifestazioni di volontà.
Ma la realtà è ben diversa. Hamas ieri ha accusato l'autorità palestinese di Abu Mazen di detenere e torturare i suoi uomini nel West Bank: uno a Nablus, tre a Ramallah. Altri uomini di Hamas sono stati ricoverati in un ospedale nei pressi di Hebron per le ferite riportate dopo essere stati torturati.
La detenzione amministrativa è una pratica comune in molti stati. Lo stesso vicino Israele ha trattenuto per diverse tempo un terrorista palestinese, fortemente sospettato di minacciare l'incolumità fisica degli israeliani quando non è impegnato a giocare a calcio. Lo sciopero della fame e l'attenzione internazionale che ha conquistato il giovane gli sono valsi la libertà, sebbene il rifiuto del cibo non abbia escluso le attente cure sanitarie delle autorità. Ben diversa sorte spetta ai soggetti remotamente sospettati di cospirare ai danni del regime palestinese dominante: uomini di Al Fatah sono incarcerati e maltrattati a Gaza, uomini di Hamas sono arrestati e torturati a Ramallah. L'opinione pubblica internazionale, però, in questo caso non ne è al corrente.

martedì 4 ottobre 2011

I criminali palestinesi iniziano lo sciopero della fame



Centinaia di detenuti nelle carceri israeliane avrebbero intrapreso uno sciopero della fame, in segno di protesta contro le condizioni di detenzione. La notizia ha del paradossale, poiché i criminali arrestati, processati e posti in detenzione godono di massimi diritti: possono leggere, guardare la TV, incontrare i familiari e consultarsi con un legale. Amaro il contrasto fra la rinuncia al cibo a cui hanno diritto, e il cibo a cui non possono accedere i palestinesi residenti a Gaza e in Cisgiordania, malgrado le centinaia di milioni di dollari inviati annualmente dall'Occidente alla dirigenza palestinese (che evidentemente impiega questo denaro per altri scopi).
E che dire del povero Gilad Shalit, il soldato israeliano sequestrato più di cinque anni fa quando aveva 19 anni e difendeva la propria patria? Shalit è imprigionato nelle carceri di Hamas a Gaza, non può vedere nessuno, non si hanno sue notizie, nemmeno la Croce Rossa Internazionale ha accesso, e nel frattempo i suoi familiari sono derisi e sbeffeggiati. Proprio una parità di trattamento, non c'è che dire...

Malgrado il disprezzo per la vita da loro manifestato, le autorità sanitarie israeliane monitorano costantemente lo stato di salute dei detenuti, ai quali vengono comunque somministrati liquidi. Nel frattempo, il "deputato" di Hamas Ismail Al-Ashqar ha annunciato che il gruppo terrorista progetta il sequestro di altri soldati israeliani, allo scopo di piegare la mano al governo di Gerusalemme.
Fra gli "ospiti" delle prigioni israeliane ci sono pericolosi e sanguinari criminali. Sette di questi sono figli della signora Latifa Abu Hmeid, 70 anni, portata da Abu Mazen a New York come simbolo della domanda di membership palestinese:

- Nasser Abu Hmeid, comandante delle "brigate dei martiri di Al Aqsa", deve scontare sette ergastoli per aver commesso sette omicidi e 12 tentati omicidi;
- Nasr Abu Hmeid, condannato a cinque ergastoli;
- Sharif Abu Hmeid, soltanto quattro ergastoli;
- Muhammad Abu Hmeid, due ergastoli, sempre per attività terroristiche.

Peraltro, in quasi tutti i casi questi criminali sono sereni e placidi rei confessi. Come i due giovani che hanno sgozzato barbaramente la famiglia Fogel (marito, moglie e tre figli, fra cui una bambina di pochi mesi) ad Itamar.
Sono questi i soggetti che protestano per le "dure" condizioni di detenzione a cui sarebbero sottoposti. Mentre le famiglie israeliane piangono le vittime dei loro crimini, e le famiglie palestinesi muoiono di fame per la spietata politica della dirigenza, che preferisce comprare armi e munizioni che alimentare la loro stessa gente.