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mercoledì 24 aprile 2013

C'è sciopero e sciopero...

Non c'è spiegazione. In Israele, un terrorista palestinese ha fatto notizia qualche mese fa perché nel tempo libero si dilettava a tirare calci al pallone; ma soprattutto perché, poverino, intendeva sollecitare l'attenzione dell'opinione pubblica con uno sciopero della fame durato addirittura tre mesi. Insorse il calcio internazionale, protestando per la detenzione del nostro Mahmoud, titolare addirittura della nazionale palestinese. Si sa, questi sionisti tratteranno pure bene i detenuti, è vero che svolgono regolare processo e talvolta raccolgono anche le deposizioni spontanee degli incriminati; ma alla fine cedono alle pressioni - vedasi la decisione di Netanyahu di telefonare all'omologo turco per porgergli le sue scuse per la vicenda della Mavi Marmara - e lasciano andare i delinquenti; anche se dediti ad attività terroristica.
Mahmoud Sarsak fu rilasciato, bello pasciutto e in splendida forma (dobbiamo farci dire come controllava così brillantemente l'appetito), per essere accolto a braccia aperte dai terroristi di Hamas a Gaza. Uno sciopero della fame è sempre una giusta causa per mobilitarsi, no?

giovedì 10 maggio 2012

Chiusa l'agenzia UNRWA a Ramallah

La sede di Ramallah dell'UNRWA - l'agenzia ONU "specializzata" nel perpetrare a caro prezzo la condizione di profughi dei discendenti degli arabi che nel 1948 abbandonarono il neonato stato di Israele, convinti in ciò dai belligeranti stati arabi confinanti, che poi li hanno abbandonati al loro destino - è stata chiusa da diecine di manifestanti palestinesi. Questo non per protesta contro l'assurda politica delle Nazioni Unite, che non preme affinché gli stati ospitanti concedano la cittadinanza ai discendenti dei profughi costretti a vivere in luridi campi, senza diritti ne' prospettive di decenza; ne' perché l'UNRWA si sia macchiata di particolari crimini.
Il motivo è un altro: l'UNRWA non sostiene apertamente la decisione solitaria di Abu Mazen, che incita i detenuti palestinesi nelle carceri israeliane - fra cui pericolosi terroristi appartenenti alla Jihad Islamica - che da alcune settimane sono in sciopero della fame. Chi ricorda la triste vicenda di Gilad Shalit, il caporale israeliano rapito da palestinesi in sconfinamento e detenuto per cinque anni in un posto sconosciuto, senza possibilità di comunicare con altre persone, ne' di essere visitato dalla Croce Rossa, ne' di ricevere alcun sostegno o solidarietà dall'esterno; sorriderà, pensando al fatto che malgrado le loro nefandezze questi criminali detenuti presso le carceri israeliane, possono leggere libri e giornali, incontrarsi con le rispettive famiglie, consultarsi con avvocati, rilasciare interviste a media compiacenti, e persino ottenere pasti che sdegnatamente ora rifiutano.
L'UNRWA non si pronuncia su questa disparità di trattamento. Ma questa relativa equidistanza non basta a questo gruppetto di manifestanti, che hanno pensato bene di occupare la sede del West Bank dell'agenzia ONU. Ci farebbero un grosso favore se ne smantellassero ogni pezzo, sollecitando la liquidazione di questo cervellotico quanto inutile carrozzone.

martedì 4 ottobre 2011

I criminali palestinesi iniziano lo sciopero della fame



Centinaia di detenuti nelle carceri israeliane avrebbero intrapreso uno sciopero della fame, in segno di protesta contro le condizioni di detenzione. La notizia ha del paradossale, poiché i criminali arrestati, processati e posti in detenzione godono di massimi diritti: possono leggere, guardare la TV, incontrare i familiari e consultarsi con un legale. Amaro il contrasto fra la rinuncia al cibo a cui hanno diritto, e il cibo a cui non possono accedere i palestinesi residenti a Gaza e in Cisgiordania, malgrado le centinaia di milioni di dollari inviati annualmente dall'Occidente alla dirigenza palestinese (che evidentemente impiega questo denaro per altri scopi).
E che dire del povero Gilad Shalit, il soldato israeliano sequestrato più di cinque anni fa quando aveva 19 anni e difendeva la propria patria? Shalit è imprigionato nelle carceri di Hamas a Gaza, non può vedere nessuno, non si hanno sue notizie, nemmeno la Croce Rossa Internazionale ha accesso, e nel frattempo i suoi familiari sono derisi e sbeffeggiati. Proprio una parità di trattamento, non c'è che dire...

Malgrado il disprezzo per la vita da loro manifestato, le autorità sanitarie israeliane monitorano costantemente lo stato di salute dei detenuti, ai quali vengono comunque somministrati liquidi. Nel frattempo, il "deputato" di Hamas Ismail Al-Ashqar ha annunciato che il gruppo terrorista progetta il sequestro di altri soldati israeliani, allo scopo di piegare la mano al governo di Gerusalemme.
Fra gli "ospiti" delle prigioni israeliane ci sono pericolosi e sanguinari criminali. Sette di questi sono figli della signora Latifa Abu Hmeid, 70 anni, portata da Abu Mazen a New York come simbolo della domanda di membership palestinese:

- Nasser Abu Hmeid, comandante delle "brigate dei martiri di Al Aqsa", deve scontare sette ergastoli per aver commesso sette omicidi e 12 tentati omicidi;
- Nasr Abu Hmeid, condannato a cinque ergastoli;
- Sharif Abu Hmeid, soltanto quattro ergastoli;
- Muhammad Abu Hmeid, due ergastoli, sempre per attività terroristiche.

Peraltro, in quasi tutti i casi questi criminali sono sereni e placidi rei confessi. Come i due giovani che hanno sgozzato barbaramente la famiglia Fogel (marito, moglie e tre figli, fra cui una bambina di pochi mesi) ad Itamar.
Sono questi i soggetti che protestano per le "dure" condizioni di detenzione a cui sarebbero sottoposti. Mentre le famiglie israeliane piangono le vittime dei loro crimini, e le famiglie palestinesi muoiono di fame per la spietata politica della dirigenza, che preferisce comprare armi e munizioni che alimentare la loro stessa gente.