di Yarden Frankl*
Sentendo parlare di "Human Rights Watch" si potrebbe essere indotti a pensare che si tratti di un'organizzazione dedicata esclusivamente alla disamina delle condizioni dei diritti umani in tutto il mondo. Ma i lettori di vecchia data sono a conoscenza di diverse prove che documentano l'autentica ossessione di HRW per l'aggressione verbale di Israele, impiegando diverse persone, dal giudizio molto discutibile.
C'era l'"esperto di diritti umani" che adorava collezionare cimeli nazisti, fra una calunnia di Israele e l'altra. C'era il direttore generale di HRW impegnato a raccogliere fondi in Arabia Saudita - uno dei paesi peggiori al mondo per rispetto dei diritti umani - e che fece in tempo di ritorno a vergare un articolo con cui demonizzava Ariel Sharon, poche ore dopo la morte dell'ex primo ministro israeliano.
E ora, non appena Israele ha catapultato uno staff di medici e paramedici per soccorrere le vittime del terremoto nel Nepal, ecco che giunge un tweet dell'attuale direttore esecutivo:
Visualizzazione post con etichetta HRW. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta HRW. Mostra tutti i post
lunedì 27 aprile 2015
Lo sciacallaggio di Human Rights Watch
Etichette:
aiuti umanitari,
antisemitismo,
catastrofi,
HRW
lunedì 24 dicembre 2012
Crimini di guerra a Gaza
L'attività terroristica a Gaza ha raggiunto un livello particolarmente elevato, se anche un'organizzazione spesso parziale come Human Right Watch ha sentito il bisogno di lanciare l'allarme sull'escalation sperimentata nella Striscia durante il mese di novembre. Addirittura HRW ha additato Hamas, il Jihad Islamico e il FPLP come organizzazioni «terroristiche», sfuggendo al politicamente corretto che porta i media e le ONG occidentali a definire militanti o semplici combattenti, chi attenta alla vita altrui.
Il direttore della sezione mediorientale di HRW non ha esitato a denunciare l'atteggiamento deliberatamente criminale di Hamas prima e durante l'operazione "Pillar of Defense" lo scorso agosto: «gruppi armati palestinesi hanno esplicitato la volontà di colpire la popolazione civile [...] sparando missili e razzi da aree densamente popolate, nei pressi di abitazioni, fabbricati industriali e alberghi, esponendo la popolazione locale al rischio di essere esposti alla reazione israeliana». E ancora: «il diritto di guerra vieta gli attacchi di rappresaglia contro la popolazione civile nemica. Ciò dimostra l'intento di commettere un crimine di guerra».
Il direttore della sezione mediorientale di HRW non ha esitato a denunciare l'atteggiamento deliberatamente criminale di Hamas prima e durante l'operazione "Pillar of Defense" lo scorso agosto: «gruppi armati palestinesi hanno esplicitato la volontà di colpire la popolazione civile [...] sparando missili e razzi da aree densamente popolate, nei pressi di abitazioni, fabbricati industriali e alberghi, esponendo la popolazione locale al rischio di essere esposti alla reazione israeliana». E ancora: «il diritto di guerra vieta gli attacchi di rappresaglia contro la popolazione civile nemica. Ciò dimostra l'intento di commettere un crimine di guerra».
Etichette:
crimini di guerra,
Gaza,
Hamas,
HRW,
pillar of defense,
terrorismo
giovedì 25 ottobre 2012
Continuano le torture dei palestinesi
Il passaggio dell'enclave palestinese dall'orbita sciita dell'asse Iran-Siria, all'orbita sunnita (Egitto/Qatar), sta coincidendo con una recrudescenza degli attacchi nei confronti delle città meridionali israeliane; e con una sempre più insistente denuncia delle torture praticate impunemente da Hamas nei confronti dei palestinesi. E' come se fosse saltato un tappo: come se oggi si potesse dire ciò che prima era inopportuno rendere noto.
Ad ogni modo, dopo la denuncia di qualche settimana fa, HRW torna alla ribalta per denunciare la morte di Adel Razeq, membro delle brigate Ezzedin al-Qassam, braccio armato di Hamas, arrestato con un falso pretesto e torturato fino a provocarne la morte. In circostanze simili Hamas avrebbe ucciso almeno tre persone negli ultimi cinque anni, malgrado le timide condanne di circostanza giunte dall'Unione Europea.
In una risposta consegnata all'agenzia Reuters, un esponente di Hamas ha sostenuto che il rapporto di HRW contiene molti errori. Di punteggiatura?.
mercoledì 3 ottobre 2012
Una non-notizia: i palestinesi a Gaza sono torturati
Human Right Watch si è finalmente svegliata da un lungo sonno. L'organizzazione che ha prodotto due soli documenti critici sulla Siria, nello stesso periodo in cui ha prodotto 25 documenti critici su Israele, ha denunciato gli abusi di Hamas ai danni dei palestinesi nella Striscia di Gaza. Torture a mezzo di bastoni di metallo, finte esecuzioni, arresti arbitrari sono la pressi per l'organizzazione terroristica islamica che governa la Striscia ininterrottamente dal 2007 (in coabitazione con Fatah dal 2006). HRW in un comunicato sollecita il gruppo a «modificare senza esitazioni il sistema giudiziario criminale».
Una locuzione morbida, figlio di una sofferta dissonanza cognitiva, che farà fatica a farsi largo fra le prime pagine dei giornali occidentali, dove le denunce del sistema giudiziario guadagnano la ribalta solo se il carceriere è israeliano, e se il carcerato è in sciopero della fame; non importa se è stato tenuto un regolare processo, se l'imputato ha ammesso i suoi crimini, se minaccia di perpetrarli e se le condizioni detentive sono relativamente confortevoli.
Sostiene un portavoce di HRW «c'è una ampia evidenza che i "servizi di sicurezza" (sic!) torturano impunemente la gente in prigione, negando ai prigionieri i loro diritti». Gli israeliani lo sanno bene: il povero caporale Gilad Shalit, sequestrato da un commando di Hamas in territorio israeliano, è stato tenuto nascosto per cinque lunghi anni; non ha potuto parlare con nessuno, non ha beneficiato nemmeno di una visita della Croce Rossa; con i genitori che hanno dovuto affrontare per tutto questo tempo il silenzio lacerante quando non lo scherno oltraggioso dei media palestinesi.
A Gaza la popolazione civile anche lontanamente sospettata di simpatizzare per il "nemico" israeliano, o peggio di collaborare con esso, rischia la condanna per fucilazione, come è occorso a Abdel Karim Shrair, arrestato nel 2008 e torturato per tre settimane. Ha ammesso sotto tortura una non meglio specificata collaborazione con Israele. La madre, che l'ha potuto visitare due mesi dopo l'arresto, notò lividi sulle gambe e sul viso, segni di corda su mani e braccia, e bruciature sul petto. E' stato ucciso l'anno scorso. Hamas ha proibito alla famiglia la sepoltura, picchiando i suoi cari quando cercarono di impossessarsi dei suoi resti.
Casi simili sono diffusi, nella Striscia di Gaza, e non riguardano solo gli "oppositori politici", o presunti tali. Secondo HRW molti palestinesi che hanno subito torture sono troppo terrorizzati per denunciare l'accaduto. Gli stessi ospedali si rifiutano di far visionare le cartelle cliniche.
Fonte: Times of Israel.
Una locuzione morbida, figlio di una sofferta dissonanza cognitiva, che farà fatica a farsi largo fra le prime pagine dei giornali occidentali, dove le denunce del sistema giudiziario guadagnano la ribalta solo se il carceriere è israeliano, e se il carcerato è in sciopero della fame; non importa se è stato tenuto un regolare processo, se l'imputato ha ammesso i suoi crimini, se minaccia di perpetrarli e se le condizioni detentive sono relativamente confortevoli.
Sostiene un portavoce di HRW «c'è una ampia evidenza che i "servizi di sicurezza" (sic!) torturano impunemente la gente in prigione, negando ai prigionieri i loro diritti». Gli israeliani lo sanno bene: il povero caporale Gilad Shalit, sequestrato da un commando di Hamas in territorio israeliano, è stato tenuto nascosto per cinque lunghi anni; non ha potuto parlare con nessuno, non ha beneficiato nemmeno di una visita della Croce Rossa; con i genitori che hanno dovuto affrontare per tutto questo tempo il silenzio lacerante quando non lo scherno oltraggioso dei media palestinesi.
A Gaza la popolazione civile anche lontanamente sospettata di simpatizzare per il "nemico" israeliano, o peggio di collaborare con esso, rischia la condanna per fucilazione, come è occorso a Abdel Karim Shrair, arrestato nel 2008 e torturato per tre settimane. Ha ammesso sotto tortura una non meglio specificata collaborazione con Israele. La madre, che l'ha potuto visitare due mesi dopo l'arresto, notò lividi sulle gambe e sul viso, segni di corda su mani e braccia, e bruciature sul petto. E' stato ucciso l'anno scorso. Hamas ha proibito alla famiglia la sepoltura, picchiando i suoi cari quando cercarono di impossessarsi dei suoi resti.
Casi simili sono diffusi, nella Striscia di Gaza, e non riguardano solo gli "oppositori politici", o presunti tali. Secondo HRW molti palestinesi che hanno subito torture sono troppo terrorizzati per denunciare l'accaduto. Gli stessi ospedali si rifiutano di far visionare le cartelle cliniche.
Fonte: Times of Israel.
Iscriviti a:
Post (Atom)