Visualizzazione post con etichetta Gheddafi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Gheddafi. Mostra tutti i post

martedì 13 settembre 2011

Povero Egitto, poveri arabi...

Con buona pace della primavera araba: la Libia post-Gheddafi sarà regolata dalla shaaria, la legge coranica che prevede la COMPLETA sottomissione della donna e la pena di morte per adulterio. Lo sostiene Mustapha Abdel Jalil, presidente del Consiglio nazionale di transizione.
E l'Egitto seguirà docile in autunno, dopo le prossime elezioni.



Nel frattempo Amnesty International rende noto che i "ribelli" si sono macchiati di abusi su civili e veri e propri crimini di guerra.

mercoledì 24 agosto 2011

L'inverno arabo



In Tunisia, come in Egitto, come ora in Libia, il rimedio si sta tristemente (e prevedibilmente) rivelando peggiore del male. Questo forse spiega la cautela dei vertici israeliani circa la possibilità che venga deposto il regime sanguinario di Assad: non è fiancheggiamento, è che chi segue è certamente più dispotico e violento di chi precede. Ci siamo affannati a cacciare Mubarak, che era comunque un nostro alleato e che garantiva stabilità in Medio Oriente. Stiamo rovesciando Gheddafi, ripugnante, responsabile di orribili nefandezze, ma con cui si riusciva in qualche modo a dialogare. Lascia sconcertati la leggerezza con cui l'Occidente si sta mettendo nelle braccia di fondamentalisti islamici senza scrupoli che fra pochi anni rappresenteranno una concreta minaccia per l'Europa, e in primis proprio per l'Italia.

Si può affermare che Abdel Salam Jallud «è un personaggio che ha svolto in Libia un ruolo equilibrato e non si è macchiato di delitti e ha ottime caratteristiche per essere uno dei protagonisti della transizione verso la nuova Libia» come ha fatto ieri il ministro degli Esteri Franco Frattini a proposito del braccio destro di Gheddafi sino al 1993? La risposta è semplice: non si può. Jallud è stato infatti pienamente corresponsabile per ben 24 anni di tutti i molti crimini commessi da Gheddafi, espulsione violenta ed esproprio degli italiani dalla Libia incluso, appoggio aperto al terrorismo incluso. Questa risposta obbliga ad un'altra domanda: chi fornisce al responsabile della Farnesina informazioni così palesemente contrastanti con la verità storica? Come sa bene chiunque abbia seguito le dinamiche del potere in Libia, Jallud ha sempre svolto un ruolo di oltranzista nel quadro di comando della Jamahiriya di cui è stato, spesso contemporaneamente ministro degli Interni, vice primo ministro, ministro dell’Economia, ministro delle Finanze, Segretario Generale aggiunto del Congresso Generale del Popolo. Come Gheddafi, Jallud ha abbandonato ogni incarico formale nel 1979, ma è rimasto a tutti gli effetti il numero 2 del regime sino al 1993. E mentre il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, incontrerà domani il primo ministro del Consiglio nazionale transitorio libico, Mahmud Jibril, qualcuno deve informare al più presto Franco Frattini che è attendibile la notizia riportata di un suo viaggio in Cina nel marzo del 1970 per l’ac - quisto per 100 milioni di dollari di una bomba atomica “per risolvere una volta per tutte il conflitto arabo-sionista” (offerta respinta da Ciou En Lai). E anche che è certa la responsabilità personale di Jallud per l’ospitalità concessa al leader terrorista palestinese Abu Nidal, all’indomani degli attentati da lui organizzati a Fiumicino e Vienna nel 1985, fino al 1992. Tra l’altro, operando da Tripoli, e in raccordo con l’alleato della Libia nel “Fronte del Rifiuto” (del - la pace con Israele) Saddam Hussein, Abu Nidal organizzò l’attentato del 14 gennaio 1991 in cui fu ucciso il braccio destro di Yasser Arafat Abu Iyad (Salah Khalaf), colpevole di condannare l’appoggio dell’Olp alla invasione irachena del Kuwait. Non basta: non è possibile che l’at - tentato di Lockerbie del 21 dicembre del 1988 sia stato messo in atto - come è stato - da Abdelbaset ali Mohamed al Megrahi, alto dirigente dei Servizi libici appartenente alla tribù Magharia, senza che il capo politico di quella tribù e potente numero due del regime, Jallud appunto, non fosse pienamente consenziente. La riprova è nel fatto che è noto che Jallud - pur allontanato dal potere (ma mai imprigionato, gli fu solo ritirato il passaporto per sospetta “intelli - genza” con un complotto militare contro il raìs), non solo protestò presso Gheddafi quando questi decise di estradare al Megrahi a Londra, ma ottenne nel 2010 che Gheddafi ne “comprasse” letteral - mente la libertà - tramite la British Petroleum che ha ammesso questo ruolo - come precondizione per quel proprio rientro nel quadro di comando del regime a cui ha inutilmente lavorato Seif al Islam. Per essere chiari: Jallud è stato - a essere leggeri- il Rudolf Hess, o il Galeazzo Ciano, o il Tareq Aziz di Gheddafi e solo pensare che ora possa svolgere un ruolo positivo nella della nuova Libia è inimmaginabile. Certo. Jallud ha sempre avuto in mano i rapporti con tutte le multinazionali del petrolio, Eni inclusa. Ancora: è evidente che il passaggio di campo della sua tribù Magharia e suo personale, dal fiancheggiamento di Gheddafi al campo di Bengasi ha avuto un peso forse determinante nel contemporaneo tracollo del regime di Tripoli. Ma la realpolitik, e la stessa difesa degli interessi energetici dell’Italia, non può portare un eccellente ministro quale è Franco Frattini a attribuire attestati di affidabilità democratica - e ancor meno di coscienza pulita - ad un figuro come Jallud. Si può anche comprendere che si faccia di necessità virtù e che in qualche modo si “pa - ghi” il suo tardivo tradimento di Gheddafi. Ma che almeno lo si faccia in modo discreto

Carlo Panella, su "Libero" del 24 agosto 2011

lunedì 21 marzo 2011

La protesta si accend in Siria, mentre il MENA si islamizza



Anche in Siria Assad è (giustamente) in seria difficoltà. E nessun manifestante brucia bandiere americane o israeliane. Non ce l'hanno con i sionisti o gli imperialisti (e dire che per tanti anni i politicamente corretti hanno cercato di far passare la tesi secondo cui i problemi del Medio Oriente risiedono nel conflitto fra Israele e palestinesi): ce l'hanno proprio con i loro corrotti governanti!

E in Egitto il popolo si avvia ad un regime di coabitazione fra gli eredi del PND di Mubarak, spalleggiati dall'esercito, e la Fratellanza Musulmana: gli unici pronti per le elezioni di giugno.
Mentre in Libia, se Gheddafi sarà effettivamente neutralizzato (speriamo di sì, senno' poveri noi...) sarà smembrata e consegnata alle tribù che faranno affari sanguinosi con l'Occidente.
Sullo sfondo la shaaria, che sarà imposta così in tutto il nord Africa.

L'involuzione antidemocratica e islamica dell'Egitto è emblematica, e stridente con i proclami di libertà e democrazia sbandierati entusiasticamente (ma ingenuamente) dall'Occidente.

Il referendum costituzionale in Egitto ha limitato i poteri del presidente, e allargato quelli dell'opposizione, facendo rientrare in gioco i Fratelli Musulmani estromessi da Mubarak da anni. Per contro, non è stata proposta l'abrogazione dell'articolo 2, che recita: «L'islam è la religione dello Stato, l'arabo è la sua lingua ufficiale, la sharia è la fonte principale della sua legislazione».
Anche il popolare (in Occidente) El Baradei, quello che ha consentito l'armamento atomico iraniano con il beneplacito dell'Occidente, è favorevole alla piena introduzione della shaaria in Egitto.

Come mai le donne italiane non hanno niente da dire contro questa prospettiva aberrante per le donne che abitano a poche centinaia di chilometri da casa loro?
Aberrante perché a due passi da casa nostra le donne si avviano ad essere lapidate, frustate, cancellate dalla vita pubblica, private della libertà di guidare un'auto, di studiare, di scegliere il proprio compagno e soprattutto della propria dignità.
Lo prevede la shaaria, la legge coranica che sarà introdotta fra due mesi in Egitto.

In Tunisia è stato sottoscritto un accordo fra esercito, che garantità le prossime elezioni presidenziali, e gli integralisti islamici, che non presenteranno propri candidati ma avranno i ministeri dell'istruzione, della religione e della magistratura.

Qualcuno davvero pensa che per una donna tunisina sia facile raccogliere mille euro per emigrare in Europa? ma neanche se si prostituisse per una vita intera riuscirebbe a racimolare una somma simile. Senza contare che fra qualche settimana, dopo che saranno tenute le elezioni, le donne saranno certamente private del passaporto, e non solo di quello.

sabato 19 marzo 2011

Libia: penso che...



La Francia di Napoleòn Sarkozy da' il via alle ostilità, in USA Hillary Clinton è ancora sotto seduta di botox mentre Obama si trova dalle parti di Copacabana, e in Italia ne' di sabato ne' di marte non si attacca ne' si parte.

Penso che la Francia stia cercando di mettere a tacere chi le vuole togliere il seggio permanente all'ONU (per quello che può ancora servire questo fantoccio della democrazia).
E naturalmente penso che si adottino due pesi e due misure: quando saranno presi analoghi provvedimenti nei confronti degli stati arabi dove la popolazione viene egualmente vessata, torturata, giustiziata senza processo? L'Arabia Saudita ha invaso il Bahrein in collaborazione con gli EMU e il Qatar (che ospita Al Jazeera, nemica giurata di Gheddafi), la Siria sta sparando contro i manifestanti (e nessun giornale ne parla, tranne Repubblica che liquida la faccenda come provocazione sionista - sic!) e in Iran le rivolte sono soffocate nel sangue.
Alcuni pensano che in Libia si sia scatenata una corsa a chi arriva prima ad accaparrarsi il petrolio...

E poi penso che dopo Gheddafi la Libia scomparirà dalla mappa geografica.
Divisa in due/tre staterelli a controllo tribale.
Una bella prospettiva, di fronte a casa nostra.
Bene fa la Francia a stabilire subito una dependance.
La politica estera del CAF era abominevole, ma almeno era una politica.
Qual è la politica estera italiana? davvero il governo spera che nel dopo-Gheddafi ci sarà anche posto per l'Italia al "tavolo della pace"?...

La cosa



Indovinello: che cos'é quella cosa che vuole la CGIL, che la caldeggia Veltroni, che la rivuole D'Alema, la ammette Bersani, la caldeggia Vendola, la desidera persino Di Pietro e l'auspica Napolitano; ma che se alla Casa Bianca ci fosse stato Bush, non l'avrebbe voluta nessuno, perché brutta e sporca?...

giovedì 17 marzo 2011

Obama dichiara guerra alla Libia



Il segretario di Stato americano - tanto frustrato dall'immobilismo di Obama da annunciare la fine della sua esperienza politica al termine del 2012 - ha dichiarato l'ovvio: creare una no-fly zone in Libia comporterà l'utilizzo preventivo dei bombardieri, in probabili azioni di guerra. La risposta (minacciosa) di Gheddafi non ha tardato a farsi attendere.

Abbiamo avuto l'onore di conoscere il Premio Nobel per la Pace più bellicoso della storia...

Politico