giovedì 27 febbraio 2014

Anche Hamas investe in formazione

Hamas ha fatto propria la raccomandazione riportata dal Borghesino in merito al fattore chiave della crescita economica: ricerca e sviluppo, e istruzione e specializzazione, sin da tenera età. Non si spiega diversamente l'impegno che sta profondendo nella formazione dei suoi cittadini. Partendo dalle scuole: MEMRI riporta che l'organizzazione terroristica islamica che dal 2007 governa nel terrore la Striscia di Gaza, ha aperto nell'ultimo mese nuovi campi di addestramento per 13.000 adolescenti di sesso maschile (presto anche le ragazzine saranno "ammesse" a queste esperienze che segnano l'esistenza).

mercoledì 26 febbraio 2014

Palestinesi di serie B

La guerra civile in Siria sta per superare l'agghiacciante primato di tre anni di durata. Varie fonti aggiornano il macabro conteggio delle vittime: compreso fra 100 e 140 mila persone. Un alto esponente delle Nazioni Unite oggi ha riconosciuto che alla fine dell'anno il numero dei profughi siriani, in fuga dagli orrori della guerra, supererà la soglia dei 4 milioni. Oltre nove milioni di siriani necessitano di aiuti umanitari. Eppure, ancora oggi l'UNRWA, la speciale agenzia istituita dall'ONU per gestire e perpetrare l'esistenza dei "profughi" palestinesi, beneficia di un budget annuale ben maggiore. E come se ciò non bastasse a rimarcare l'ipocrisia onusiana, le vittime palestinesi del conflitto oscillano a seconda delle stime fra 660 e 1600 persone; una stima peraltro certamente errata per difetto, dal momento che risale a quasi cinque mesi fa.
Eppure, non una risoluzione di condanna, o quantomeno di censura, o di monito, è uscita dal Palazzo di Vetro. Nessuna flotta è salpata in soccorso o solidarietà del "glorioso popolo palestinese", che deve essersi accorto di contare qualcosa, soltanto quando è scagliato come un corpo morto contro gli israeliani. Nessun premio per la foto dell'anno è stato conferito ai reporter che documentano la tragedia aberrante che si consuma ogni giorno da tre anni in Siria. Luisa Morgantini non ritiene il caso di mobilitarsi per i suoi fratelli palestinesi di serie B, le vignette antisemite vergate da squallidi sciacalli non sono sostituite da effigi che riproducono un Assad sempre più cinicamente assetato di sangue. Direttori d'orchestra non denunciano il genocidio, e non scatta alcun embargo: continueremo a consumare serenamente datteri e frutta esotica made in Syria.

martedì 25 febbraio 2014

Il segreto del boom economico di Israele

Orfana di Stanley Fisher, il mitico governatore che dopo tanti anni di servizio ha lasciato l'istituto di emissione di Gerusalemme per prestare servizio presso la Federal Reserve di Janet Yellen; a sorpresa la Banca d'Israele ha tagliato ieri «il tasso d'interesse principale dall'1% allo 0,75%, a causa di dati relativi all'inflazione inferiori alle attese e di una crescita economica fiacca». Questo è lo scarno comunicato di ADN Kronos diffuso ieri.
"Crescita economica fiacca". Ad avercela noi, quella crescita. Dal 2002 al 2011 il PIL del piccolo stato ebraico - la superficie complessiva è analoga a quella di una regione italiana come la Puglia - è più che raddoppiato, passando da 113 a 258 miliardi di dollari correnti. Un boom economico vero e proprio, che fa impallidire anche le performance economiche delle economie emergenti; adesso peraltro visibilmente ingessate.

lunedì 24 febbraio 2014

Tutta la verità sulle Nazioni Unite

di Danny Ayalon*

Se gli alieni dovessero assaltare le Nazioni Unite, e prelevare i loro archivi, concluderebbero senza ombra di dubbio che Israele è il pianeta più malvagio del Pianeta Terra; e che paesi come la Corea del Nord e il Pakistan sarebbero posti ideali dove trascorrere le vacanze. Sto esagerando? diamo un'occhiata ad alcuni fatti che riguardano l'ONU.
Si contano 193 membri delle Nazioni Unite. Meno della metà di essi godono di libertà. Molti di essi perpetrano i peggiori crimini dell'Era Moderna. Come si spiega che mentre centinaia di persone sono correntemente detenute e torturate in Corea del Nord, i Cristiani sono vittima di persecuzioni in Iraq, le donne sono soggiogate in Arabia Saudita, gli omosessuali sono condannati a morte in Iran e i civili - incluse migliaia di bambini - sono gassificati a morte in Siria; come è possibile che l'85% delle risoluzioni contro singoli stati, approvate dall'Assemblea Generale dell'ONU, riguardi Israele: l'unica effettiva democrazia del Medio Oriente, con i medesimi diritti per tutti, e un sistema giudiziario indipendente, e una stampa autonoma ed effervescente. Partiamo dall'inizio...

mercoledì 19 febbraio 2014

Palestinesi: un popolo inventato

di Y.K. Cherson*


«La storia del popolo palestinese risale fino al...». A questo punto gli storici arabi non trovano l'accordo: alcuni sostengono che il "popolo palestinese" vanta 4.000 anni di storia; altri si spingono fino a 10.000 anni, c'è chi parla di 30.000 anni e non manca chi spara addirittura 100.000 anni di storia: il che renderebbe l'uomo di Neanderthals piuttosto giovanile a confronto dell'"uomo palestinese". Ma sebbene gli storici arabi non concordino sulla data di nascita del palestinese, su un aspetto sono unanimi: è comparso sulla Terra molto prima degli ebrei, dei romani o dei greci. C'è solo un problema: di tutta questa millenaria storia, non si trova alcuna traccia.
Nel 721 a.C., gli assiri conquistarono il Regno di Israele. È un fatto storico accertato che nessuno contesta. Magari il glorioso "popolo palestinese" avrà combattuto eroicamente contro l'aggressore, cagionando pesanti perdite? non proprio: non c'è una sola testimonianza che sia una, che fa menzione di questo popolo. Può essere che centinaia di migliaia di "palestinesi" abbiano combattuto eroicamente contro gli assiri, senza che questi se ne siano accorti? allo stesso tempo, però, i resoconti storici riportano diffusamente le battaglie contro gli israeliani. Insomma gli assiri notarono benissimo gli israeliano, ma non scorsero nemmeno un "palestinese".
Perché gli assiri non si imbatterono in nemmeno un palestinese? forse perché il re Sargon II era sionista. E che dire dei babilonesi? lo stesso mistero ci attende quando iniziamo a leggere i resoconti babilonesi circa la conquista del Regno di Giudea, avvenuta fra il 597 e il 582 a.C. Gli ebrei si scorgono in ogni pagina. E i palestinesi? niente, nemmeno una citazione isolata. Neanche i babilonesi si sono imbattuti in essi.

martedì 18 febbraio 2014

Israele viola la Convenzione di Ginevra?

di Michael Curtis*

Una visita al Museo della Scienza e dell'Industria di Chicago suscita alcune riflessioni circa le accuse di crimini di guerra mosse da certi ambienti ad Israele, ritenuto reo di violare le Convenzioni Internazionali di Ginevra del 1929 e del 1949. Il museo ospita l'U Boat 505, di fabbricazione tedesca: il sottomarino che dava la caccia alle imbarcazioni americane e alleate nei mari dell'Africa Occidentale durante la II Guerra Mondiale. L'U Boat fu l'unico sottomarino catturato dalla flotta navale americana: intercettato dall'USS Chatelain nel Giugno 1944, fu rimorchiato verso Bermuda.
L'aspetto rilevante è che la Marina americana catturò non solo l'intero equipaggio, ma sequestrò anche due apparecchiatura Enigma: lo strumento che consentiva di decrittare i messaggi in codice tedeschi. Comprendendo la rilevanza di Enigma, l'ammiraglio Ernest J. King, responsabile delle operazioni navali e Comandante in Capo della flotta americana, emise un ordine che rese segreta la cattura dell'U Boat 505. Egli non voleva che i nazisti comprendessero che il loro sistema di codifica fosse entrato in mano al nemico, rendendo così necessario il suo accantonamento. King sapeva che questa condotta violata la Terza Convenzione di Ginevra, relativa al trattamento dei prigionieri, e stilata il 27 luglio 1929. I suoi ordini comportarono che la Croca Rossa non fu informata della cattura e delle identità dei tedeschi arrestati.
All'articolo 36, la Convenzione recita: «entro e non oltre una settimana dall'arrivo nei campi (di prigionia, NdT), e similmente in caso di malattia, ogni prigioniero deve essere messo in condizione di comunicare con la sua famiglia, la quale deve essere informata della sua cattura e dello stato di salute». Sebbene i prigionieri tedeschi fossero ben trattati, essi erano isolati dal resto dei prigionieri e non erano in grado di comunicare con le rispettive famiglie. Ma il comportamento di King riuscì nell'intento: la marina del Reich informò le famiglie che l'equipaggio dell'U Boat era da considerarsi deceduto. L'ammiraglio King evidentemente violò la Convenzione del 1929, ma lo fece al chiaro scopo di ridurre la minaccia nazista, salvaguardare la sicurezza nazionale e infine vincere la guerra.
L'aspetto essenziale è se il conseguimento di un simile importante risultato giustificasse la violazione. Nel prendere la sua decisione, King non poteva essere in alcun modo accusato di crimini di guerra: la stessa Convenzione del 1929 non indicava come tale la violazione delle sue norme.

domenica 16 febbraio 2014

Terroristi per "necessità"

Rende bene, il mestiere di terrorista. Specie se ci si appiccica l'etichetta di "palestinese", che viene inteso dall'ingenuo e credulone occidentale come vittima, oppresso, infelice. E - si sa - ostendando noi un passato colonialista da cui giustamente vogliamo affrancarci, non c'è niente di meglio che parteggiare ciecamente per chi una versione moderna di imperialismo starebbe subendo. Come abbiamo rilevato in passato, dal 2004 in poi l'Unione Europea ha versato almeno 5 miliardi di dollari nelle casse dell'Autorità Nazionale Palestinese - 2 miliardi soltanto dal 2008 al 2012, in piena austerità da crisi economica; senza contare il fiume di denaro che governi e privati hanno devoluto ad ONG che dietro il vessillo arcobaleno della pace, celano iniziative di sostegno alle attività terroristiche. Una buona parte di questo fiume di denaro finisce direttamente nelle tasche di Abu Mazen e famiglia; ma non manca il sostegno ai terroristi ospiti delle galere israeliane, ai quali viene corrisposto un assegno - intascato dalle rispettive famiglie - pari al salario medio dei lavoratori palestinesi. Il bonus ovviamente aumenta a seconda della crudeltà del delitto commesso: Abdullah Barghouti, condannato a 67 ergastoli per l'uccisione di altrettanti israeliani, beneficia di un sussidio mensile di 1500 dollari: una sommetta niente male, in un'area dove il reddito mensile medio non supera i 600 dollari.

Cessare l'occupazione della Striscia di Gaza!

È emergenza a Gaza, dove secondo la denuncia dell'agenzia di stampa palestinese Ma'an News, l'esercito straniero sta distruggendo tunnel, radendo al suolo abitazioni, devastando il territorio per creare un "cuscino di sicurezza" che in alcuni punti raggiungerà i 500 metri di larghezza (300 metri nelle zone abitate dai palestinesi). Abbattuti gli alberi di ulivo, che secondo gli occupanti servivano per celare i terroristi, i quali continuamente assaltavano le località di frontiera. Secondo gli osservatori, si tratta della mobilitazione militare più vasta dal 1973.
Secondo Ma'an, la distruzione sistematica ed estesa dei tunnel clandestini priverà la popolazione locale di una linfa vitale. Si ritiene che oltre 800 tunnel siano stati distrutti nel corso del 2013; altri osservatori suggeriscono che l'operazione sistematica di distruzione abbia rimosso il 95% dei tunnel esistenti.
Prevedibile sgomento e rabbia della comunità internazionale, che punterà fermamente il dito contro l'esercito responsabile di questa devastazione, occupazione e assedio della Striscia di Gaza. Quello d'Egitto. I maliziosi sospettano che, non essendo coinvolto Israele, la notizia, seppur grave, passerà inosservata: «No jews, no news», argomentano.

giovedì 13 febbraio 2014

È tempo di investimenti


L'economia sta migliorando, ci avvisano gli esperti. Gli Stati Uniti procedono al galoppo, l'Europa sta faticosamente uscendo dalla recessione, e la Cina non preoccupa più di tanto. Merito soprattutto della ripresa degli investimenti, favoriti dai bassi tassi di interesse e dalla abbondante liquidità.
Insomma, bisogna avere fiducia e investire, per uscire dalla crisi; è il monito corale degli economisti. È anche per questo che l'autorità palestinese ha deciso di aumentare gli stanziamenti a favore dei terroristi rilasciati in tempi diversi dalle carceri israeliane, in ossequio ad negoziati di pace che però si sono risolti in gesti di buona volontà soltanto unilateralmente. Palestinian Media Watch rende noto che il governo di Ramallah ha reso disponibili ulteriori 46 milioni di dollari per il 2014, per i criminali rilasciati da Gerusalemme, in aggiunta alle svariate centinaia di milioni di dollari stanziati in un bilancio bucato come una forma di gruviera per lo stesso scopo. Bizzarra ipocrisia, quello dei governi occidentali: che denunciano e deplorano il terrorismo mondiale, e si rifiutano sdegnati di sostenere finanziariamente chi attenta alla vita altrui; salvo versare nelle casse di Abu Mazen ingenti somme - due miliardi di euro, soltanto negli ultimi cinque anni, l'Unione Europea - che in significativa parte finiscono nelle tasche di chi ha le mani ancora macchiate del sangue di innocenti.

mercoledì 12 febbraio 2014

Quel vizietto di manipolare la realtà

La propaganda anti-israeliana spesso è talmente assurda da assumere contorni grotteschi, deformati, ridicoli. Come quando si addossano ai "perfidi ebrei" tutte le possibili nefandezze mondiali: il buco nell'ozono, terremoti e maremoti, AIDS e tumori, sono tutti creati in laboratorio dai soliti sionisti; che non hanno di meglio da fare che attentare alla vita altrui. C'è da dire che non di rado queste accuse risultano logiche e coerenti da parte di menti facilmente manipolabili o comunque particolarmente vulnerabili: come quando si ripropone l'accusa ancestrale di impastare il pane con il sangue dei cristiani.
L'altro giorno MEMRI riportava il caso di un periodico femminile pakistano, in cui si sosteneva la strampalata accusa secondo cui il polio sarebbe una cospirazione ebraica ("Polio: Disease, Or Dangerous Jewish Conspiracy?"). L'articolo evidenzierebbe come le campagne di vaccinazione nei paesi in via di sviluppo, sostenute dalle organizzazioni internazionali, non avrebbero sortito interamente lo scopo perseguito, e ciò indurrebbe a sospettare la cospirazione: «gli ebrei, che aspirano a dominare il mondo, hanno inventato diversi tipi di vaccini e farmaci, e li somministrano al mondo musulmano in modo sistematico per indebolirne i valori spirituali e morali, rendendo il loro corpo contaminato. La vaccinazione antipoliomelite per via orale fa parte di una cospirazione globale, ed esclude solo gli stati sionisti».

lunedì 10 febbraio 2014

La cinquantunesima stella

Ha un sapore vistosamente intimidatorio, diremmo, vagamente mafioso; il messaggio recapitato dal segretario di Stato americano, John Kerry, all'indirizzo di Israele: «il vosto è un bellissimo paese; e sarebbe certamente un peccato se vi accadesse qualcosa di male. E badate bene che non vi sto minacciando. Vi sto solo dicendo che c'è un sacco di gente senza scrupoli là fuori, e sebbene io non sottoscriva appieno le loro minacce, devo confessare che farei fatica ad arrestarne la violenza se non doveste rinunciare a qualcosa di vitale per voi».


sabato 8 febbraio 2014

Le discutibili frequentazioni di Obama

Malcelato imbarazzo alla Casa Bianca per le rivelazioni della stampa sulla condotta del fratello presidenziale. Malik Obama è stato immortalato qualche anno fa ad una conferenza, dove indossava una kefya con le insegne di Hamas, con su impressa evidenti slogan anti-israeliani, del tipo «Gerusalemme è nostra», «Stiamo arrivando», oppure «Dalla terra al mare», con i quali si negherebbe legittimità allo stato ebraico. Le foto apparvero sul sito della fondazione intitolata a Barack Hussein Obama, che il fratello dalle deplorevoli simpatie ha fondato e tuttora gestisce.
Il sito di Walid Shoebat oggi rivela che un giornale arabo a suo tempo promosse la conferenza, indicando fra i partecipanti tale Bülent Yildirim, comandante della Freedom Flotilla che nello stesso anno avrebbe tentato l'incursione a Gaza, prima di essere intercettata dalla marina israeliana al largo delle coste dell'enclave palestinese. Quello scontro avrebbe prodotto morti e feriti, un "incidente" diplomatico fra Israele e Turchia, e un lungo contenzioso risolto prima con una telefonata chiarificatrice del governo di Gerusalemme ad Erdogan, con tanto di scuse (sollecitate forzatamente dallo stesso Obama); ed, infine, a breve, un discutibile indenizzo si dice di 20 milioni di dollari.

venerdì 7 febbraio 2014

Un'altra sconfitta per i boicottatori di Israele

Non avrà la stessa eco della sconfitta del movimento BDS ad opera della bellissima Scarlett Johannson, ma rappresenta un nuovo trionfo della giustizia e della ragione nei confronti dell'odio superficialmente definibile "anti-israeliano".
I fatti risalgono a più di tre anni fa quando, dopo ripetute accese manifestazioni, azioni di disturbo della clientela, plateali proteste, e intimidazioni della proprietà, il negozio "Ahava" nei pressi di Covent Garden, a Londra, è stato costretto a chiudere i battenti. Ciò non ha decretato il fallimento della nota società che commercializza i famosi prodotti per la cura della persona, ne' ha scoraggiato i suoi clienti; ma ha indotto i proprietari del punto vendita, nel frattempo trasferitisi altrove anche dietro "incoraggiamento" degli esercenti vicini, a ricorrere alla giustizia; che alla fine ha trionfato.
Nel 2011 quattro militanti si incatenavano ad un blocco di cemento nel punto vendita di Monmouth Street, per protestare contro la casa madre, che a loro dire opererebbero in territorio "occupato" (si badi bene: non conteso, come è corretto affermare sul piano del diritto internazionale). Un tribunale all'epoca accusa di attività criminale i quattro facinorosi, condannandoli al pagamento di una pena di 250 sterline ciascuno; ma i militanti non si danno per vinti, e ricorrono in appello, soccombendo a tutti i livelli.
Si arriva alla Corte Suprema, che in questi giorni ha respinto definitivamente il ricorso, confermando la condanna: Ahava non viola la Convenzione di Ginevra, riconoscendo implicitamente la circostanza che i territori sui quali opera sono "disputati" e non occupati; e la vendita di prodotti realizzati nel West Bank con il marchio di "Made in Israel" non rappresenta alcuna violazione di legge.
Per i boicottatori di Israele, è decisamente un brutto momento...

giovedì 6 febbraio 2014

It's the economy, stupid!

È il denaro che fa girare il mondo; beh, per fortuna quasi tutto il mondo. Muhammad Rashid si è messo nei guai. Già consulente economico di Yasser Arafat, Rashid ha scatenato la rabbia ceca dell'Autorità Palestinese. La sua colpa? aver denunciato, sul canale satellitare arabo Al Arabiya, la corruzione dilagante della famiglia Abbas: una holding dal valore di 100 milioni di dollari. Ben investiti: oltre a partecipazioni in diverse società, detenute direttamente dai figli di "Abu Mazen" e indirettamente per il tramite di società riconducibili al boss palestinese; la "Abu Mazen SpA" sarebbe titolare di un conto corrente cifrato aperto presso un banca giordana, contenente quasi 40 milioni di dollari (dei quali 13 sarebbero giunti nientemeno che dagli Stati Uniti).

Vacante il posto di Alto Diffamatore d'Israele

La buona notizia: dopo sei anni di pessima condotta, di insulti nei confronti di Israele, di dichiarazioni infamanti e razziste nei confronti dello stato ebraico, che hanno scatenato più volte le proteste di Gerusalemme, di altri capitali mondiali e dello stesso segretario generale Ban Ki-moon; Richard Falk sta lasciando il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite.
L'organismo, che accoglie al suo interno autentici paladini dei diritti umani come Cina, Cuba Russia e Arabia Saudita, e che sostiene apertamente il terrorismo di Hamas e le strampalate teorie complottistiche sull'11 settembre, si priverà fra poche settimane della collaborazione di Falk: giunto ad essere accusato di antisionismo persino da Amnesty International, altrimenti tristemente nota con il poco edificante appellativo di "Amnesy", per le omissioni rumorose nelle denunce di violazioni dei diritti umani perpetrate fra gli altri in Siria e in altri stati arabi.

mercoledì 5 febbraio 2014

Amanti della pace, sin da piccoli


Grande successo per il campo giovanile istituito da Hamas nella Striscia di Gaza. Dopo l'esperienza del 2012, che attirò 5.000 bambini, il campo di quest'anno, intitolato "Talai’ Al-Tahrir" ("pionieri della liberazione") ha trascinato a se' oltre 12.000 adolescenti, che hanno ricevuto dall'organizzazione terroristica addestramento militare e indottrinamento. Ai bambini è insegnato l'uso delle armi, il tiro a segno ed esercitazioni di guerra, incluso il fronteggiamento di situazioni di emergenza e il pronto soccorso a terroristi rimasti feriti in operazioni belliche. L'inaugurazione del campo è stata presieduta dal ministro palestinese per l'Istruzione e gli Interni. Avrà spiegato ai giovani cittadini come queste iniziative siano funzionali alla pace e al benessere del popolo palestinese...
Silenzio dell'UNRWA e dell'UNICEF, che gestiscono ingenti fondi internazionali per amministrare asili e scuole, a beneficio di una popolazione infantile e giovanile, costretta o indotta ad abbandonare le strutture ufficiali per preferire le iniziative promosse da Hamas.

 

H/t: BBC Watch.