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venerdì 8 novembre 2013

Stati Uniti "espulsi" dall'UNESCO

Ricordate la decisione clamorosa dell'UNESCO? sul finire del 2011 l'agenzia ONU con sede a Parigi, che dovrebbe occuparsi di cultura, di istruzione e di scienza e storia, decise a sorpresa di accogliere l'autorità palestinese fra i propri stati membri. Scatenando scalpore, dal momento che la decisione di riconoscere dignità di membership ad un'entità statuale deve essere il punto di arrivo di un lungo processo formale, fissato dal diritto internazionale nella Convenzione di Montevideo del 1933.
Quella decisione unilaterale, e puramente politica, irritò non pochi gli Stati Uniti, che non avevano ancora subito la macabra metamorfosi del secondo mandato Obama, i quali annunciarono che avrebbero cessato di foraggiare l'organizzazione; stracciando un assegno che ogni anno copriva oltre un quinto del bilancio dell'UNESCO.

venerdì 11 novembre 2011

E adesso per Abu Mazen si mette male




Il bluff di Abu Mazen non ha funzionato. Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU non ha raggiunto una maggioranza qualificata di 9 voti favorevoli su 15, necessaria per concedere la membership all'Autorità Palestinese. La richiesta sarebbe stata comunque cassata, poiché in caso di raggiungimento del quorum gli Stati Uniti avrebbero opposto il veto; collocandosi in una posizione che a detta dei palestinesi avrebbe messo a disagio la presidenza Obama.
Non è stato necessario esercitare il diritto di veto: non ci sarà alcun voto, poiché una sotto-commissione ha preso atto del fallimento dell'iniziativa. Che adesso rischia di ritorcersi pesantemente contro il leader dell'AP, il cui mandato peraltro, scaduto da oltre tre anni, non è stato ancora rinnovato in assenza di elezioni legislative, che a Ramallah non si tengono appunto dall'inizio del 2009. Il goffo tentativo di Abu Mazen - che ha scavalcato l'Assemblea Generale dell'ONU, dove non avrebbe avuto bisogno di una maggioranza qualificata, salvo ottenere lo status meno prestigioso di "osservatore" - segue la vittoria politica di Hamas, che gode di maggiore popolarità a Gaza dopo la liberazione di Gilad Shalit, sequestrato in Israele cinque anni fa e rilasciato in cambio della liberazione di oltre mille terroristi, in buona parte appartenenti proprio ad Al Fatah, il movimento politico di cui fa parte Abu Mazen.

Elezioni generali nei territori palestinesi sarebbero a questo punto un suicido per l'OLP, il movimento fondato da Arafat e che dopo gli Accordi di Pace di Oslo ha prodotto l'Autorità Palestinese, embrione del futuro stato. Alcuni ritengono che l'iniziativa di Abu Mazen potrebbe preludere all'estinzione dell'Autorità Palestinese, con Abu Mazen che di fatto "darebbe le chiavi" della Cisgiordania al governo israeliano, il quale peraltro ha amministrato efficacemente quest'area dal 1967 al 1993, con un incremento degli standard di vita per i suoi abitanti.
Il rammarico per l'ennesima occasione sfumata è forte: la leadership palestinese avrebbe potuto accogliere la proposta di pace del "Quartetto" (ONU, Stati Uniti, Europa e Russia), sottoscritta immediatamente dal governo di Gerusalemme. Ma i palestinesi ci hanno abituati a rispondere sempre di no; sempre e comunque, "a prescindere". E hanno prima indugiato, poi richiesto un nuovo blocco dell'attività edilizia in Israele, dopo un'analoga richiesta assecondata per dieci mesi lo scorso anno, poi addirittura avanzato pretese sui quartieri orientali di Gerusalemme.
L'arroganza di Abu Mazen ha danneggiato anche l'UNESCO, privata di importanti fonti di finanziamento dopo l'adesione palestinese. La buona notizia è che la rinuncia ad alcuni importanti assegni ha indotto gli amministratori dell'agenzia ONU di stanza a Parigi a trovare ben 35 miliardi di dollari di risparmi. Facile interrogarsi sull'opportunità delle spese sostenute prima di questo taglio.
Ma la buona volontà nella gestione delle proprie finanze non ha impedito all'UNESCO di rivolgere ancora una volta i suoi strali contro Israele. Il quotidiano Haaretz, da sempre ferocemente anti-governativo al punto da poter essere considerato filo-arabo (e spesso in aperta polemica con Gerusalemme a causa delle diffusione di notizie militari riservate) ha pubblicato una vignetta satirica in cui il Primo Ministro e il ministro della Difesa, in uniformi da combattimento, davano istruzioni all'esercito intento ad organizzare la distruzione delle armi nucleari iraniane. Nella vignetta Nethanyahu invitava l'aviazione a colpire le sedi dell'UNESCO a Ramallah di ritorno dalla missione.
Evidente l'intento polemico di Haaretz nei confronti del governo di Gerusalemme. Ma l'agenzia ONU ha ritenuto opportuno convocare l'ambasciatore israeliano per esprimere tutto il proprio disappunto. L'iniziativa ha suscitato ampia ilarità per l'atteggiamento grottesco dell'organizzazione parigina.

P.S.: Il Borghesino non sarà aggiornato per una diecina di giorni. Tornerà lunedì 21 novembre.

giovedì 3 novembre 2011

Che gran cosa, la cultura



"Ora che la palestina è entrata nell'UNESCO, tutto il mondo potrà apprezzare la cultura palestinese".
E nel frattempo quel giornale umoristico noto come "Repubblica" ci fa sapere che ad Ashkelon muore un "colono", colpito da uno dei 50 missili Grad sparati da Gaza negli ultimi cinque giorni.
Colono?!?!? un abitante di una città israeliana al 100%, da sempre, adesso non è nemmeno più cittadino a tutti gli effetti?!?!!
Possibile che a La Repubblica non conoscano la geografia?
O per compiacere qualche lettore, e strapparne qualche altro che indossa la kefiah anche per andare a dormire, è disposta in malafede a questi grotteschi strafalcioni?

Lettera aperta all'UNESCO

Con preghiera al lettore di inoltrare ai suoi conoscenti. La fonte è imprecisata, ma non proviene da questo sito, che però naturalmente la condivide in tutta la sua interezza.


Egregio Direttore dell' UNESCO,
sarebbe così gentile da rispondere a qualche domanda? Se lei è così sicuro che la "Palestina" sia stata fondata molti secoli fa, ben prima della presenza degli ebrei e abbia lasciato tracce nella storia, beni culturali da conservare, eredità da difendere, certamente lei sarà in grado di rispondere alle seguenti domande:
- Quando è stata fondata e da chi?
- Quali erano i suoi confini?
- Qual era la sua capitale?
- Quali erano le sue città più importanti?
- Qual era la base della sua economia?
- Qual era la sua forma di governo?
- Può citare almeno un leader palestinese prima di Arafat e di Amin Al Husseini, il muftì di Gerusalemme amico di Hitler?
- La "palestina" è stata mai riconosciuta da un paese la cui esistenza a quel tempo non lascia spazio a discussioni?
Qual era la lingua parlata nello stato di Palestina prima degli ebrei?
Avevano un sistema politico? Il loro sovrano portava un titolo? C'era un parlamento o un consiglio? Hanno combattutto delle battaglie?
C'è un qualche libro palestinese prima del Novecento? Può nominare uno scrittore palestinese, un pittore, uno scultore, un musicista, un architetto palestinese prima di tale data?
Esiste un piatto tipico palestinese, che lei sappia? Un costume caratteristico?
Che religione aveva la Palestina prima di Maometto?
Qual era il nome della sua moneta? Ne esistono degli esemplari in qualche museo?
Scelga pure una data nel passato anche recente e ci dica: qual era il tasso di cambio della moneta palestinese nei confronti del dollaro, yen, franco, ecc.?
Poiché questo paese oggi non esiste, può spiegare la ragione per cui ha cessato di esistere? E può specificarne la data di estinzione?
Se la sua organizzazione piange per il destino dei poveri palestinesi "occupati", mi può dire quando questo paese era orgoglioso e indipendente?
Se le persone che, a torto o a ragione, chiamate palestinesi non sono solo una collezione di immigrati dai paesi arabi e se davvero hanno una identità definita etnica che assicura il diritto di autodeterminazione, mi sa spiegare perché non hanno cercato di essere indipendenti dai paesi arabi prima della devastante sconfitta nella Guerra dei Sei Giorni? Perché datano l'"occupazione" dal '67, se prima i "territori palestinesi" erano governati da stati "non palestinesi" come l'Egitto e la Giordania?
Le ho fatto tante domande, mi auguro che potrà rispondere almeno a qualcuna. Finisco solo con una nota: spero che lei non confonda i palestinesi con i Filistei, che erano una popolazione marittima di lingua indeoeuropea (i popoli del mare) che fecero un'invasione in terra d'Israele, come anche in Egitto e nell'attuale Libano verso il nono secolo a.C. Il solo rapporto è l'invenzione romana che dopo la distruzione del Tempio, nel I secolo, ribattezzò quelle terre per spregio con il nome di un antico nemico dei ribelli ebrei. L'etimologia non è storia.