venerdì 11 novembre 2011

E adesso per Abu Mazen si mette male




Il bluff di Abu Mazen non ha funzionato. Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU non ha raggiunto una maggioranza qualificata di 9 voti favorevoli su 15, necessaria per concedere la membership all'Autorità Palestinese. La richiesta sarebbe stata comunque cassata, poiché in caso di raggiungimento del quorum gli Stati Uniti avrebbero opposto il veto; collocandosi in una posizione che a detta dei palestinesi avrebbe messo a disagio la presidenza Obama.
Non è stato necessario esercitare il diritto di veto: non ci sarà alcun voto, poiché una sotto-commissione ha preso atto del fallimento dell'iniziativa. Che adesso rischia di ritorcersi pesantemente contro il leader dell'AP, il cui mandato peraltro, scaduto da oltre tre anni, non è stato ancora rinnovato in assenza di elezioni legislative, che a Ramallah non si tengono appunto dall'inizio del 2009. Il goffo tentativo di Abu Mazen - che ha scavalcato l'Assemblea Generale dell'ONU, dove non avrebbe avuto bisogno di una maggioranza qualificata, salvo ottenere lo status meno prestigioso di "osservatore" - segue la vittoria politica di Hamas, che gode di maggiore popolarità a Gaza dopo la liberazione di Gilad Shalit, sequestrato in Israele cinque anni fa e rilasciato in cambio della liberazione di oltre mille terroristi, in buona parte appartenenti proprio ad Al Fatah, il movimento politico di cui fa parte Abu Mazen.

Elezioni generali nei territori palestinesi sarebbero a questo punto un suicido per l'OLP, il movimento fondato da Arafat e che dopo gli Accordi di Pace di Oslo ha prodotto l'Autorità Palestinese, embrione del futuro stato. Alcuni ritengono che l'iniziativa di Abu Mazen potrebbe preludere all'estinzione dell'Autorità Palestinese, con Abu Mazen che di fatto "darebbe le chiavi" della Cisgiordania al governo israeliano, il quale peraltro ha amministrato efficacemente quest'area dal 1967 al 1993, con un incremento degli standard di vita per i suoi abitanti.
Il rammarico per l'ennesima occasione sfumata è forte: la leadership palestinese avrebbe potuto accogliere la proposta di pace del "Quartetto" (ONU, Stati Uniti, Europa e Russia), sottoscritta immediatamente dal governo di Gerusalemme. Ma i palestinesi ci hanno abituati a rispondere sempre di no; sempre e comunque, "a prescindere". E hanno prima indugiato, poi richiesto un nuovo blocco dell'attività edilizia in Israele, dopo un'analoga richiesta assecondata per dieci mesi lo scorso anno, poi addirittura avanzato pretese sui quartieri orientali di Gerusalemme.
L'arroganza di Abu Mazen ha danneggiato anche l'UNESCO, privata di importanti fonti di finanziamento dopo l'adesione palestinese. La buona notizia è che la rinuncia ad alcuni importanti assegni ha indotto gli amministratori dell'agenzia ONU di stanza a Parigi a trovare ben 35 miliardi di dollari di risparmi. Facile interrogarsi sull'opportunità delle spese sostenute prima di questo taglio.
Ma la buona volontà nella gestione delle proprie finanze non ha impedito all'UNESCO di rivolgere ancora una volta i suoi strali contro Israele. Il quotidiano Haaretz, da sempre ferocemente anti-governativo al punto da poter essere considerato filo-arabo (e spesso in aperta polemica con Gerusalemme a causa delle diffusione di notizie militari riservate) ha pubblicato una vignetta satirica in cui il Primo Ministro e il ministro della Difesa, in uniformi da combattimento, davano istruzioni all'esercito intento ad organizzare la distruzione delle armi nucleari iraniane. Nella vignetta Nethanyahu invitava l'aviazione a colpire le sedi dell'UNESCO a Ramallah di ritorno dalla missione.
Evidente l'intento polemico di Haaretz nei confronti del governo di Gerusalemme. Ma l'agenzia ONU ha ritenuto opportuno convocare l'ambasciatore israeliano per esprimere tutto il proprio disappunto. L'iniziativa ha suscitato ampia ilarità per l'atteggiamento grottesco dell'organizzazione parigina.

P.S.: Il Borghesino non sarà aggiornato per una diecina di giorni. Tornerà lunedì 21 novembre.

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