martedì 1 novembre 2011

Anche Goldstone ammette: una calunnia parlare di apartheid in Israele


Il giudice sudafricano Richard Goldstone ha ancora molto da farsi perdonare. Salì alla ribalta quando presiedette la commissione ONU incaricata di stabilire le responsabilità di palestinesi e israeliani ai tempi dell'operazione "Piombo Fuso" a cavallo fra il 2008 e il 2009. Allora fece scalpore la conclusione salomonica del rapporto: "sono responsabili in parti eguali", sorvolando clamorosamente sull'utilizzo di scudi umani, sull'impiego di ambulanze a fini bellici da parte dei terroristi palestinesi, sullo spregio della Convenzione di Ginevra da parte di Hamas e sulla mistificazione dei numeri forniti ad uso e consumo dei media occidentali. "Se avessi conosciuto i reali dati, non avrei emesso quella sentenza", ammise ad aprile lo sconsolato Goldstone. Meglio tardi che mai? (o meglio mai che tardi?)
L'autore dell'ignobile rapporto, di cui il Senato americano ha chieso all'ONU il ritiro definitivo, ritorna alla ribalta con un editoriale apparso ieri sul New York Times, in cui riconosce - buon ultimo - l'inconsistenza dell'accusa mossa ancora oggi da alcuni nei confronti di Israele di praticare una politica di apartheid. Essendo di nazionalità sudafricana, e perdipiù non certo tenero con lo stato ebraico, Goldstone deve sapere il fatto suo: "è una calunnia ingiusta e fuori luogo, praticata per ritardare anziché favorire il processo di pace", ha chiosato. E' vero che ci sono ancora alcune differenze di condizione fra arabi israeliani ed ebrei israeliani - ogni stato del mondo ha i suoi "meridionali", ma Goldstone non può non rilevare come la condizione degli arabi sia decisamente allettante, rispetto alla condizione dei medesimi negli altri stati arabi: "il 20% della popolazione israeliana di razza araba può votare liberamente, è rappresentata in parlamento e riveste incarichi prestigiosi, come la presidenza della Corte Suprema. I pazienti arabi beneficiano negli ospedali dello stesso trattamento sanitario riservato agli ebrei". Ci sono parole anche per il West Bank: "non si rileva alcuna volontarietà nel mantenere un regime istituzionale di oppressione da parte di un gruppo razziale nei confronti dell'altro".
Goldstone riconosce la piena accettazione da parte di Israele di uno stato palestinese a Gaza e in quasi tutta la Cisgiordania, e si rammarica che l'iniziativa unilaterale di Abu Mazen alle Nazioni Unite possa far deragliare la soluzione di "due stati per due popoli".

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